VII

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La notte, ormai matura e sbiadita, lasciava posto all'alba di un nuovo giorno. Il giorno decisivo.

Ebbene sì, Louis si sentiva parecchio nervoso. Nella sua giovane vita non aveva mai combinato nulla di buono; mai una volta era riuscito a far buona impressione su qualcuno.

Tutta la notte era stato a guardare il cielo e le sue innumerevoli sfumature. Era mattino presto ed egli era stanco e addormentato. Decise di prendere una tazza di caffè per non fare brutta figura all'incontro con i genitori di Harry.

Ci teneva a risultare un ragazzo per bene e si rese conto che non lo faceva solo per soldi, ma, ad un certo punto, non seppe bene spiegarsi quando, il suo interesse nel conoscere quelle persone si era trasformato in qualcosa di più.



"Come mi sta?" disse Harry mentre scendeva le scale abbottonandosi il polsetto della camicia rosa che indossava.Gli faceva davvero uno strano effetto. Ogni volta che la sua mente vagava su di lui, sentiva le farfalle svolazzare nello stomaco.

'Molto virile!' pensò Louis, trattenendo un sorrisetto. In realtà gli stava davvero bene.

Lo guardò dalla testa ai piedi soffermandosi sul torace dove il giovane aveva tatuata una farfalla che, la camicia ancora aperta, lasciava intravedere. In quel momento si rese conto di quanto avrebbe voluto strappargliela di dosso.

Arrossì al solo pensiero di sfiorarlo.

"Ti dona il rosa.." disse soltanto.

Harry sorrise mentre lo guardava fisso.

"Ti ho visto arrossire, sai?!" disse un attimo dopo.

"È-è tardi.. dobbiamo sbrigarci" rispose Louis, balbettando mentre il suo colore passava al rosso acceso. 


Per tutto il viaggio in macchina, l'uomo si aggiustava in continuazione il colletto della camicia. Arrivati davanti al vialetto di casa i suoi occhi si illuminarono.

Non aveva mai visto casa più bella, pensò. I fiori ai lati della stradina erano vigorosi, nonostante fosse autunno.

Harry ricordava le estati passate a correre e giocare fra gli alberi; il profumo dei fiori di pesco era inconfondibile.

Sublime.

Riaffiorarono alla mente un sacco di ricordi. Quanto avrebbe voluto eliminarli. Lo facevano rattristire e ogni volta si sentiva come ingoiato da una spirale di immagini nitide e suoni di risate.

Arrivati di fronte alla porta, Louis, si aggiustò un'ultima volta la camicia e sentì una stretta al polso. Il giovane abbassò la testa. Voleva piangere mentre teneva stretto il polso di Louis, ma doveva rimanere un semplice desiderio. Non poteva farsi travolgere così tanto da tutte quelle emozioni. Doveva mantenere il controllo.

"Sei in gamba, ce la caveremo" disse l'uomo, forse, più a se stesso che al giovane accanto a lui.

Quando Harry suonò il campanello ci fu un minuto circa di silenzio. Un solo minuto che sembrò durare ore. Poi, sua madre, con un gran sorriso, aprì la porta  e incrociò gli occhi azzurri di Louis. Le sue mani sudate tremavano e un leggero strato di sudore imperlava la sua fronte.

La donna lo abbracciò e lui si lasciò andare in quell'abbraccio così materno e colmo d'affetto. Non si erano scambiati nessuna parola. Neanche una. Erano solo lì fermi sulla soglia di casa, stretti l'uno all'altra.

Quello che doveva essere solo un incontro "d'affari" aveva sciolto il cuore dell'uomo. Era un abbraccio che desiderava da tempo.


41 Days• l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora