L'ennesima boccata di nicotina riempiva la bocca di Harry mentre toglieva, uno ad uno, tutti i petali di un fiorellino rosso.
Nel suo stomaco si era formato un nodo strettissimo che non poteva sciogliersi facilmente, se non con la fine di tutti i casini nel quale si trovava. Aveva sempre affrontato tutto con leggerezza nella sua giovane vita, ma questa era la cosa più difficile che avesse mai dovuto fare; anche più complicata della sua cura.
Il pensiero di incontrare di nuovo i suoi genitori, dopo averli lasciati senza alcun avviso, lo preoccupava più di ogni cosa. Infondo, Harry, non si era mai chiesto se li amasse davvero così tanto. Erano stati sempre dolci e comprensivi con lui da quando era piccolo. Fin troppo comprensivi. La solitudine che il giovane aveva sempre provato, però, superava ogni tipo di affetto ricevuto. Si sentiva solo anche in mezzo a mille persone, era una sensazione che lo divorava da sempre e nessuno era mai riuscito a impedirlo; una sensazione che lo soffocava, che si portava sempre dietro, ovunque.
Solo l'arrivo di Louis, pensava, aveva acceso una luce infondo al tunnel buio in cui si era perso. Era stato come se gli avesse teso le mani per afferrarlo. Non sapeva neanche il perché, ma averlo in casa lo faceva sentire quasi.. sollevato. Eppure sapeva che era lì solo per avere qualcosa in cambio, si stavano aiutando a vicenda infondo, era qualcosa di conveniente sia per lui che per Louis, dopo tutto, non c'era alcun legame di amicizia, era solo convenienza.
E non sapeva bene come lo facesse sentire questo.
Prima che i pensieri potessero prendere il sopravvento, spense la sigaretta sul bordo di un vaso e scese distrattamente le scale. In poco tempo si ritrovò sulla soglia della porta con una mano sul fianco e l'altra nei capelli mentre il cuore gli martellava nel petto.
"Harry, ti accompagnerei volentieri, ma forse è meglio che non esco di casa" disse Louis dolcemente mentre gli accarezzava la spalla. Quel tocco, così delicato, gli causò un brivido e si scostò immediatamente, come se lo avesse appena toccato qualcosa di rovente.
"Non toccarmi!" esclamò il giovane, forse, con troppa aggressività, facendo sobbalzare Louis.
Quest'ultimo abbassò la testa.
"Scusami, io non volev-"
Harry si rese conto di essere stato un po' esagerato e brusco, quindi lo interruppe afferrandogli la mano. L'uomo non si meritava affatto quel comportamento, pensava.
"Sono nervoso."
L'uomo arrossì appena, preso alla sprovvista dal gesto e dalla sua confessione.
"Andrà tutto bene, vedrai." E stranamente Harry si fidò di quelle parole, dette così dolcemente.
Il suono della voce di Louis lo faceva tremare dentro ogni volta. Fin dalla prima volta che lo aveva sentito presentarsi in comunità, ma questo, lui, non glielo avrebbe mai confessato.
...
Un misto di ansia, gioia e paura si insinuò nel corpicino di Harry quando l'odore familiare del fumo che usciva dal caminetto di casa sua lo colpì. Perché, infondo, quella era ancora casa sua e sempre lo sarebbe stata. Era la dimora in cui tornava quando nessuno era disposto a sopportare la vista di un ragazzo drogato, con lo sguardo perso e assente; senza alcuna connessione fra pensieri e gesti. Era la dimora in cui si sentiva protetto.
I suoi lo avevano sempre accolto e, forse, anche questo suo sentirsi viziato lo aveva spinto a fare di testa sua e sbagliare perennemente.
La vernice blu sugli infissi delle finestre e i colori delle piante ben curate davano luce a quella che era la casa dove aveva vissuto la sua gioventù.

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41 Days• l.s.
Fanfiction«Perché lo chiedi proprio a me?» chiese l'uomo con un sorrisetto malizioso. «Perché sembri l'unico qui dentro incasinato quanto me -il giovane si fermò, aspettando una risposta, ma Louis era intento ad accendersi un'altra sigaretta- allora è deciso...