CAPITOLO 12

15 1 0
                                    


CARRY

Comincio a scorrere il foglio che mi trovo tra le mani, con l'ansia che mi attanaglia lo stomaco e cercando di placare Evan che sembra mi voglia strappare il foglio dalle mani. Non capisco.. i parametri sono nella norma, sembra essere tutto perfetto. Poi il mio sguardo cade su una scritta in grassetto:incinta...sono incinta. Non è possibile! Ehmm..ok, forse è possibile. Ma se sono incinta ciò vuol dire che il padre è...cazzo, cazzo, cazzo..oh merda, Evan! Mi giro a guardarlo ancora sotto shock "Oh cazzo...abbiamo un problema". Noto il suo sguardo interrogativo, perciò continuo "Sono incinta". Lo vedo sgranare gli occhi fino a quasi fargli uscire dalle orbite e spalancare la bocca. Se la situazione fosse stata un'altra, sarei scoppiata a ridere, ma ora come ora, la voglia è più quella di piangere. Non so nemmeno come mi sento a riguardo..ovviamente era quello che volevo, diventerò madre..ma acciderbolina! Il fatto che Evan sia il padre complica tutto! Cosa diranno i nostri genitori? Non vorrei che questo bambino rovini il nostro rapporto, ma allo stesso tempo non ho intenzione di abortire. Istintivamente mi porto entrambe le mani al ventre, con fare protettivo. Questo mio gesto attira l'attenzione di Evan, che segue attentamente i miei movimenti. I suoi occhi brillano di una luce che stento a riconoscere, ma irradiano un tale calore da sentire la pelle bruciare sotto al suo sguardo. Alza una mano e lentamente la avvicina fino a posarla sulle mie. Non so come interpretare il suo gesto, ma il mio cuore sembra apprezzarlo parecchio.

EVAN

Ok..diventerò padre. In teoria non ha detto che il bambino è anche mio, ma non penso sia andata a letto con qualcun'altro ed inoltre, ora che ci ripenso, presi dalla foga del momento non abbiamo preso precauzioni. La vedo prendersi il grembo a coppa. Non posso che essere attratto da questo suo gesto così materno, istintivamente porto una mano sulle sue. Lentamente, come timoroso di poter nuocere a quella piccola creatura. Non <<quella>>, ma <<mia>> o meglio.. <<nostra>>. Mi guarda ammagliata e sulle mie labbra si crea un sorriso sincero e spontaneo. "Certamente sono sorpreso, ma positivamente. Diventerò padre!" dico con il sorriso che si allarga sempre più. " E se ti dicessi che il bambino non è tuo?" mi provoca. So che questa è solo una provocazione, ma non ho intenzione di abboccare e infatti il mio sorriso non si scalfisce minimamente. "Sono abbastanza sicuro della potenza dei miei spermatozoi, non abbiamo usato precauzioni.." Dico con un sorriso smaliziato "..ma cosa più importante: Mi fido di te". Pronunciando le ultime parole ritorno serio per farle capire quanto credo in ciò che ho detto. Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime e mi butta le braccia al collo, stritolandomi in un forte abbraccio. Ricambio l'abbraccio e lentamente accarezzo i lunghi capelli che le ricadono sulle spalle in morbide onde. "Perchè piangi?" le chiedo in un sussurro, continuando ad accarezzarla. "Non dirmi che sono gli ormoni a fare scherzetti!". Le scappa un leggera risata, ma dura pochissimo. "Forse anche..ma il motivo principale per il quale piango è che mi hai detto una cosa bellissima. Ti ringrazio per credere in questo modo in me. Non ci sono molti ragazzi che  crederebbero sulla parola o addirittura che sarebbero e sicuri di essere il padre senza neanche il bisogno di dirglielo". Mi guarda negli occhi per mostrarmi tutta la sua sincerità. Il mio sguardo cade invece sulle sue labbra, e lì rimane per un tempo indeterminato, finchè non do una rapida occhiata a Carry e noto, non senza una punta di stupore, che sta facendo esattamente lo stesso con me. Non ci penso due volte ma incollo le mie labbra alle sue.

CARRY

Non so dire quanto mi siano mancate le sue labbra, ma risentirle finalmente sulle mie mi fa urlare un <<Evviva!>> interiore. Non so se sia la cosa giusta, ma ciò che è cominciato come un bacio dolce e tenero si sta trasformando in puro fuoco e passione. Le nostre mani vagano come se vivessero di vita propria e quasi non mi rendo conto di come i nostri indumenti stiano svanendo dai nostri corpi per ritrovarsi gettati a terra. Il mio corpo arde di impazienza sotto a quello di Evan. Gli vado incontro con il bacino per fargli capire chiaramente quali siano le mie intenzioni. "Impaziente come al solito il mio Pasticcino". La sua frase accompagnata da quell'adorabile sorrisetto malizioso, mi fanno avvampare dall'imbarazzo, che tuttavia svanisce immediatamente non appena sento spingere sulla mia apertura. I miei occhi, che si erano chiusi per l'aspettativa, si riaprono non capendo cosa stia aspettando. Il suo magnifico volto e contratto in una smorfia di disappunto. "Cosa c'è che non va?". Guarda ovunque, senza mai posare gli occhi su di me. "Hai intenzione di fare qualcosa per soddisfare questa povera donna ingravidata o devo fare da sola?" chiedo sbuffando inacidita. "Non è che..si, insomma..questo.." dice muovendo il dito avanti e indietro per indicarci "..possa nuocere al bambino?". Resto impassibile per mezzo secondo, ma poi, incapace di trattenermi, scoppio in una grande risata. Rido fino a farmi uscire le lacrime dagli occhi. "Dimmi quando hai fatto" dice Evan guardandomi torvo. "Scusami..ora mi calmo" mi asciugo le lacrime " e che.." sto per ricominciare a ridere ma con un colpo di reni, mi penetra facendomi mancare il fiato. Diciamo che il suo timore di nuocere al bambino è stato presto dimenticato. Ci amiamo per tutta la notte, più e più volte, fino ad addormentarci sfiniti ma appagati l'uno fra le braccia dell'altro.

EVAN

Mi sveglio a causa del sole che filtra attraverso le finestre. In un primo momento mi sento spaesato, non capisco dove mi trovo, ma poi notando Carry che dorme tranquillamente accoccolata sul mio petto, mi tranquillizzo. Mi giro verso di lei con la chiara intenzione di riprendere da dove ci siamo interrotti solo qualche ora prima. I miei piani vengono tuttavia interrotti dal campanello di casa. Mi alzo rapidamente e mi metto alla ricerca dei boxer. Una volta trovati scendo di corsa le scale e apro il portone senza nemmeno guardare di chi si tratti. Inutile dire che questa mattinata non sta procedendo come me l'ero immaginato. Di male in peggio. Davanti a me, in tutta la sua naturale compostezza ed eleganza, mi ritrovo Elisabeth White, nonché madre del mio dolce Pasticcino e futura nonna di mio figlio. Il suo sguardo mi percorre da capo a piedi come uno scanner e penso che i miei capelli post-sesso, la faccia ancora mezzo addormentata e la tenuta da letto, siano indizi alquanto ovvi su ciò che è successo. Mi sento sbiancare e i peli sulla nuca drizzarsi. Solo due persone in questo mondo riescono a farmi provare terrore: una è mia madre, l'altra è proprio davanti a me. "Beh giovanotto, non mi fai entrare? Ero venuta a portare un semplice saluto alla mia figlioletta, ma vedo che le cose andranno un po' per le lunghe..grazie Josè, vai ora. Puoi tornare a prendermi dopo aver terminato le tue commissioni" dice rivolgendosi all'autista. Una volta congedato quest'ultimo, focalizza nuovamente la sua attenzione su di me. "Penso sia meglio preparare del caffè, che ne pensi figliolo? Mentre tu vai a svegliare mia figlia, io procederò con la colazione". Non sono in grado di spiccicare parola, perciò prendo a salire. "Evan..". Mi fermo e mi giro. "Carry ha già tanti problemi..non gliene servono altri. Se non è una cosa seria ti consiglio di rivestirti e togliere le tende, come dite voi giovani". "Non è mia intenzione Elisabeth..sai che ti considero una seconda madre, perciò sarò sincero. Per me, la situazione con Carry è una cosa seria, e penso che la cosa sia reciproca". Mai dubitare dei miei sentimenti per Pasticcino. "Ne sono felice.." dice ritornando alla sua solita espressione dolce. "Vai ora..".

No One Could KnowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora