Capitolo 1. Una giornata qualunque

816 31 15
                                    

Ore 6.30, il suono della sveglia mi costringe ad alzarmi, non prima di averla spenta. Apro gli occhi: vedo i raggi del sole filtrare dalla spessa tenda color amaranto; mi alzo a fatica, barcollando verso il bagno. Guardo la mia immagine riflessa allo specchio: occhi pesti a causa del mascara colante, capelli crespi puzzolenti a causa del troppo fumo di sigaretta a cui sono stati esposti durante la notte precedente, andamento barcollante a causa del troppo alcol che ho in corpo. Sono i risultati di una notte " brava " trascorsa in discoteca per cercare di dimenticare la violenza inaudita, incessante che ho subito il giorno precedente: sento ancora le sue mani addosso, la sua bava viscida sul mio collo, sulle mie labbra, sul mio viso ... Non so se riuscirò mai a dimenticare il disgusto che ho provato verso quell' essere sporco e puzzolente che sine' fatto strada, con inaudita audacia, nel mio corpo e nella mia anima, orami martoriata, trafitta e lacerata dal dolore ... Pian piano i ricordi tornano alla mente: stavo andando a scuola e, come nei giorni precedenti, decisi di andare a piedi anziché in autobus, per fare un po' di movimento. Strada abbastanza affollata, negozi, bambini che giocano ... All' improvviso, sulla strada bianca dell' ultimo tratto prima di immettersi sulla statale, vengo inizialmente affiancata da un' auto. Dapprima, penso che si tratti di uno scherzo; continuo dunque a camminare, aumentando velocemente il passo. La macchina sembra voler rinunciare a seguirmi, così mi tranquillizzo e riprendo a camminare più lentamente, quand' ecco che una frenata brusca rompe il silenzio e una voce roca mi intima: - Stronza, entra dentro, altrimenti ti ammazzo !!! E non osare gridare, sennò sei morta ! - Il tizio, dopo aver fermato del tutto l' auto, mi mostra una pistola. Non so di che tipo si tratti ma, in un lasso di tempo relativamente breve, capisco che devo obbedire per non essere uccisa. Per la paura, le mie gambe cominciano dapprima a cedere, poi ad informicolarsi; comincio anche a sudare freddo ma non riesco a muovermi. - Sali ! - ringhia lui, in maniera più decisa ... Mi guardo intorno, nel circondario non c' e' nessuno ... Siamo soltanto noi due in quel tratto isolato; io, lui, la mia fottuta paura di reagire, con la consulente ansia di morire crivellata da una raffica incessante di proiettili. Purtroppo, mi vedo costretta a fare l' unica azione che non avrei mai voluto compiere: salgo in auto, sperando che il buon Dio abbia pietà di me e risparmi la mia vita innocente ...

OLTRE IL BUIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora