Capitolo 8

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Hungry of her

Brr... Rawr... Growl... Furono felicemente svegliati dallo stomaco di Xav. Avevano dormito tutto il giorno, era notte, futile indicazione, vista l'assenza di luce naturale, e la fame prevalse sulla sua sensazione di benessere. "Mh... Buongiorno stomaco, Buondí amore" "Buondí Xav" "Rilassati, sei con me, sbizzarrisciti con un qualche nomignolo affettuoso, basta con questa rigidità robotica d'etica." "Perdonami, non sono solente a sforare in un linguaggio simile con un mio superiore, ogni mio precedente compito mi imponeva un'elevata formalità." "Tranquilla, io non sono né il tuo superiore, questo non è né un tuo compito né un tuo lavoro, è un piacere, sei libera da tutto, regole e vincoli, con me" "O..ok" "Mi sa che però dobbiamo alzarci, è bellissimo stare a letto accoccolato a te, ma non mangio da quasi ventiquattr'ore." "Ti preparo qualcos..." "No, tu rimani qui, riposati, non sei la mia schiava e non ho la minima intenzione di approfittarmi di te." . E con queste parole si alzò pigramente dal letto. Optò per una bustina il cui contenuto era di un marrone slavato, sicuramente non di bell'aspetto, ma almeno era commestibile. Forse. Lo versò senza rimuginare oltre in una scodella di metallo e accese il fornello. Dopo qualche minuto la ragazza lo colse di sorpresa abbracciandolo da dietro, rincuorato da questo suo lento mutamento in un suo simile, o meglio, simile a lui, non al resto delle poche altre persone sparse sul pianeta. Fin da subito c'era stata una sorta di "scintilla" tra loro, e non si intende un banale malfunzionamento dei circuiti di lei. Pura complicità, sintonia, genialità, li legava profondamente. Prese la sbobba e la posò sul tavolo, lasciandola raffreddare un poco per farla rapprendere e darle una forma più solida e consistente. Halooceena gli si sedette di fronte, e, con fare incerto, gli accarezzò il volto. Lui chiuse gli occhi per assaporare il momento e la lasciò continuare, mentre un sorriso sincero, che dalla morte della sua famiglia era riuscita a risvegliare solo lei, gli incorniciava il viso, illuminandolo. La robot pensava a quanto fosse bello felice e sereno, e senza rendersene conto, proferì le fatidiche parole "Ti amo". Il ragazzo sollevò la testa di scattò, spalancò gli occhi e si buttò su di lei ad abbracciarla, non rovesciando per poco la cena, o lo spuntino che fosse, insomma, il pasto. Imbarazzata e stupita per la sua reazione, e per quello detto involontariamente, le sue guance cambiarono colore e iniziò con l'avere problemi con l'apparato fonatorio, che si era come inceppato, balbettando pezzi di parole senza senso. Le sussurrò in un orecchio "Ti amo anch'io", e con un gesto cavalleresco, o almeno, così aveva letto da qualche parte sul web, le andò accanto, la prese in braccio, se l'adagiò sulle ginocchia, finì velocemente il cibo e la riportò sul letto. Rimasero abbracciati per un tempo interminabile, poi cominciarono a baciarsi. "Ma non dovevamo salvare il mondo noi due?" chiese timidamente e titubante lei. "Shh piccola, rimandiamo a domani, voglio godermi il più possibile il tempo con te, potrebbe essere anche l'ultima volta questa, voglio poterti amare per un altro giorno ancora" e la zittì con un bacio casto, riprendendo a coccolarla e a darle tutto l'amore che aveva ancora in corpo.

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