Capitolo 1

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A Shadow in the Darkness

Per strada, un qualcuno, o un qualcosa, sembrava scappare. Avvolto da un mantello che lo nascondeva completamente, scansava gli escrementi che ricoprivano il suolo e manteneva un'elevata velocità, forse un tantino esagerata per essere un uomo. Passati vari palazzi, finalmente sembrava avesse seminato l'inseguitore e decise di entrare nell'edificio P134. Salì fino al 62° piano e indugiò sulla soglia del 6259. Alla fine bussò, e dopo qualche minuto, una voce maschile chiese chi fosse che lo cercasse. "Apri, ti prego! Ho bisogno di aiuto!". Lui girò la chiave nella toppa, aprì il chiavistello ma lasciò la catena, giusto per accertarsi di chi stava accogliendo in casa sua, e si ritrovò davanti un figuro esile incappucciato. Una voce bassa, ma presumibilmente femminile, implorava il rinomato hacker, era suo l'appartamento su cui aveva riposto la sua fiducia e speranza di rifugio. Anche se un po' insospettito dal comportamento, lasciò entrare la sagoma scura, ma poco prima rimediò un coltello da tenere a portata di mano in caso la situazione fosse precipitata. Si accomodò sul sofà consunto, e di fronte si sedette Xavier. "Chi sei? E perché sei venuto proprio da me?" "Mi chiamo Halooceena, e da un po' delle macchine che mi tenevano d'occhio mi hanno attaccato e inseguito, ma sono riuscita a fuggire, sono stata abbastanza veloce. Mi è giunta notizia che offrivi protezione e accoglievi volentieri i bisognosi di aiuto, eri l'unica persona a cui ho pensato nell'immediata paura di essere presa. Non ho esitato neanche un attimo sulla destinazione, speravo solo di trovarti in casa al momento giusto. Scusa l'irruzione, ma sono davvero disperata". E mentre diceva queste ultime parole, si abbassò il cappuccio e fissò con gli occhi grandi, penetranti e neri il giovane davanti a lei: il ragazzo possedeva una corporatura magra compensata da spalle ampie e braccia forti. Degli occhiali da saldatore gli pendevano dal collo, poggiati su una larga canottiera nera strappata, come i jeans grigi che portava. I lineamenti del viso erano abbastanza delicati, leggermente squadrati specialmente in corrispondenza del mento. La carnagione ricordava l'abbronzatura dorata dei terrestri del 2000, un poco resa grigiastra dall'inquinamento atmosferico. Gli occhi, anch'essi grigi, erano marcati da due sopracciglia lineari e nere, a risaltarne i riflessi violacei e rossi. I capelli corvini ribelli e voluminosi erano acconciati alla bene e meglio in una sorta di effetto spazzola confuso naturale. Le larghe scarpe e un orologio dal grosso quadrante completavano il look. Per ora invece della ragazza si poteva dire che portava i capelli raccolti in una coda castano-ramata e i lineamenti aguzzi mettevano ancor di più in risalto i profondi occhi, scuri come se contenessero l'intero spazio profondo, ma evidenziati da un brillante alone verde smeraldo tutt'intorno. Ci fu una pausa di qualche minuto in cui regnava un silenzio surreale nella stanza. Venne interrotto da "Dunque, non hai proprio nessun posto dove andare...?" "Ahimè no, non vivevo in un appartamento, avevo un giaciglio in un vicolo, ma anche se l'avessi avuto non ci sarei potuta ritornare, perché sarebbe stato il primo posto dove mi avrebbero cercata. Tentavo da un po' di fuggire al controllo della Rete, e ogni volta che andavo alla discarica cercavo dei pezzi per realizzare un dispositivo che me lo consentisse, ma i robot-sentinella mi hanno scoperto e son dovuta scappare." "Beh, puoi sistemarti da me finché non termini il congegno, se vuoi posso darti una mano, ho pezzi in eccesso che potrebbero tornarti utili". Sul suo viso affiorò uno stanco sorriso di gratitudine. "Sistemati pure sul divano per la notte" disse lui, ma non lo sentì, era già crollata nel mondo dei sogni sulla spalliera. Le mise sopra una coperta e decise anch'esso di andare a letto vista l'ora. Come lasciò la stanza, lei staccò una sorta di spina di corrente dalla sua schiena e l'attaccò a una presa sul muro, nascondendo il filo con la coperta. L'avrebbe tolta prima che l'umano si fosse svegliato. Fatto ciò, tornò a "riposare".

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