A Cup of Coffee
Il mattino dopo un buon profumo di caffè si insidiava in ogni spiraglio aperto, e arrivò anche al naso del ragazzo, che si svegliò così di buonumore. Ancora assonnato e con le lenzuola sfatte buttate sopra la metà inferiore del suo corpo, niente l'avrebbe fatto alzare. "Aspetta, come fa ad esistere questo buon odore..?" pensò mugugnandolo, e poi si ricordò che c'era qualcun'altro in casa. Appena riuscì a mettersi in piedi, si presentò in pantaloni di felpa usati anche come pigiama, torso nudo e un cespuglio in testa, che faceva distogliere lo sguardo dalle nere occhiaie che gli solcavano il volto. La ragazza, stranamente, non si scompose davanti al suo "look mattutino", e seduta su uno sgabello alto vicino al tavolino della cucina comunicante col salotto, se così si possono definire vista la loro grandezza, gli porgeva una tazza di quell'inebriante aroma, come se fosse un gesto meccanico che faceva ogni giorno. "Come hai fatto a fare del caffè? Esiste solo liofilizzato, e per di più è raro e complicato da preparare, perche non basta metterlo in una pentola con dell'acqua. Perché tanto disturbo?" "Beh, ti sono grata per l'ospitalità, e poi è stato semplice, ho realizzato un piccolo pentolino alto con il materiale di scarto e con pochissima acqua l'ho scaldato, poi l'ho coperto e così è diventato profumato e ha perso il sapore di plastica della busta in cui era contenuto." "Ehm... Grazie" rispose un po' imbarazzato visto che non si aspettava una gentilezza del genere, soprattutto perché... L'ultima persona ad aver fatto qualcosa per lui era stata la madre, con quel sorriso dolce, parte di una famiglia quasi sterminata del tutto all'improvviso da una malattia a cui lui stranamente era immune... Si risvegliò dai suoi pensiero con un "Che maleducato, io invece non ti ho ancora fatto gli onori di casa, non mi sono nemmeno scomodato per darti un po' di cibo liofilizzato..." "Tranquillo, mi sono già servita da sola" mentì. Scrutava attentamente il ragazzo, come se volesse studiarlo a fondo, leggerlo dentro, per essere sicura di potersi fidare. Sorseggiava appagato la bevanda, con un aroma che mai aveva provato in vita sua. La cosa che catturò più di tutto la sua attenzione fu però il disegno sul braccio. Xavier se ne accorse, e disse "Ti piace? L'ho fatto io, il cronometro col display che indica i numeri vuoto sta a simboleggiare il fatto che ho tutta la vita davanti, tutto il tempo a disposizione per fare quello che voglio, e di sicuro non saranno le macchine a fernarmi. Solo io posso decidere del mio destino. Mia madre mi diceva sempre «Guarda oltre, cambia le cose, costruisci il futuro a tuo piacimento, la tua intelligenza non deve essere limitata dagli automi e dal loro controllo. Ecco perché sono qui, ho deciso di voler fare del bene, per lei..." e un velo di tristezza rabbuiò il suo volto che fino a poco fa era disteso e sereno. Il suo sguardo ricadde sulla giacca marrone scuro con dei particolari arancioni e gialli appoggiata vicino al mantello che aveva usato Halooceena ieri. Ora indossava dei pantaloni similpelle abbastanza aderenti, che le fasciavano alla perfezione le gambe, e una canottiera non scollata, ma che ne risaltava comunque le forme. Si vergognò leggermente quando si ritrovò con un alzabandiera mattutino più evidente del solito, evidenziato dal tessuto che indossava, ma persino di questo sembrava non accorgersi. Come se per lei fosse tutto naturale, e lui non la sconvolgesse affatto. Ancora mezzo intontito le chiese se voleva cominciare a lavorare sul congegno, e lei gli mostrò i pezzi uno ad uno tirandoli fuori dalle tasche degli indumenti lasciati sul divano. "Questi credi possano servire a qualcosa?" "Beh, certo, a qualcosa pur serviranno, ti mostro il mio "angolino creativo" ", uno spazietto realizzato in camera sua, appartenuta precedentemente ai suoi. Vi era un comodo letto matrimoniale, l'unico comfort consentito e presente negli alloggi per gli umani, a parere della Rete per procreare meglio nuovi schiavi. "Posso?". Lui accennò un sì con la testa e lei si poté accomodare sulla sua sedia, entrando in una sorta di trance davanti a tutti quegli ingranaggi e al PC potenziato. "Serve una mano o fai tu?" "Tranquillo, grazie, me la sbrigo da sola, ti ho già disturbato troppo" "Allora mi vesto ed esco per vedere se a "lavoro" ti trovo altro di utile" "Grazie ancora". E dopo pochi minuti se ne andò.
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Under Them
Ciencia FicciónUna combinazione di Fantascienza e Cyberpunk per dare vita alla storia di Halooceena e Xavier, un infinitesimo delle persone che come loro sono sotto il controllo delle macchine. Under Them. Solo leggendo capirete il motivo della copertina e il suo...