thirteen.

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«Scusami Demetria, ma avevo da fare.» Si giustificò Luke, alzando lo sguardo al cielo, al quale gesto la ragazza si infuriò.

«Robert, davvero?  Hai davvero alzato gli occhi al cielo con me?» Risi, per poi guardare Luke che aveva un'aria confusa.

«Robert è il tuo secondo nome? Ragazzi qui siamo messi male.» Continuai a ridere, mentre Luke mi guardava esasperato e Demetria disgustata.

«Si, faccio Robert di secondo nome ma non la vedo una questione importante al momento.  Demetria, cosa vuoi?» Lei mise le braccia conserte sotto al seno, alzandolo leggermente.

E questa volta fui io ad alzare gli occhi al cielo.

«Io vorrei che tu mi dessi le attenzioni che una volta non avevo bisogno di chiederti, come adesso. Ma a quanto pare hai trovato un nuovo giochino, e quindi i giochi vecchi li metti sulla polverosa mensola nella tua testa.» E queste volta, per mia sorpresa, vidi una patina di lacrime negli occhi di Demetria, che corse via allontanandosi da noi che guardavamo ancora il punto in cui era scomparsa.

«È pazza, completamente fuori di testa.» Sbottò lui ed io ridacchiai.

«È questo il prezzo di starti vicino, si prende la tua stessa capacità di essere stupidi.» In realtà non mi sentivo in vena di scherzare, ma dovevo pur dire qualcosa che la Maggie Lindermann di sempre avrebbe detto.
Mi sentivo quasi in colpa per Demetria, nei suoi occhi avevo visto tristezza, sincerità per le cose che diceva. E forse anche un po di amore per il ragazzo a cui le disse.

«Quindi diventerai anche tu stupida come me?» Scossi la testa, levando la mia mano dalla sua, sentendo poi un freddo improvviso.

Non mi sarei fatta abbindolare dalla sua presenza, non lo avrei permesso.

«Io non ti sono vicina per mia volontà, ma per la tua.» Vidi il suo sorriso tentennare leggermente, per poi ritornare con un piccolo accenno di malizia.

«Un giorno sarà perché tu lo vuoi, te lo assicuro.» Feci una mossa veloce con la mano per far capire che la sua convinzione non sarebbe servita molto, e me ne andai via da lui.

***

Le ore scorrevano lentamente, ed io ero stufa di sentir parlare il professore di fisica.

«Quindi esistono due tipi di misura. Analogica e digitale. Sono composte entrambe da differenti caratteristiche, sapete dirmi quali?» Alzai la mano, e vidi i suoi occhi illuminarsi.

«Si, sa la risposta Lindemann?» Sorrisi raggiante, vedendo il suo sguardo fiero per il mio intervento.

«Posso andare in bagno?» Spostò dai suoi occhi i suoi occhiali, per mettersi una mano su di essi in segno di frustrazione, se li rimise e sospirando, annuì.

«Vada pure in bagno Maggie, tanto qui lo stupido sono io che credevo lei sapesse qualcosa della mia materia.» Non risposi, uscendo dall'aula.

Andai verso il bagno e mi misi davanti allo specchio, osservandomi.

Non dormivo bene da circa due giorni, ma non c'erano segni di stanchezza sul mio viso. Sul collo si poteva notare qualche succhiotto dovuto ai ragazzi in discoteca, ma con i capelli voluminosi davanti non si notavano molto.

Ero estremamente in forma, quel giorno.

Stavo pensando a quanto io fossi nel pieno della mia magnificenza, quando sentii un singhiozzo.

«Chi c'è?» Chiesi, ma in risposta sentii solo altro pianto.

Stanca di questo non sapere, diedi un calcio alla prima porta che vidi davanti a me, ma il bagno era vuoto.

Continuai a dare calci e a vedere all'interno dei bagni per altre tre volte, finché non arrivai all'ultimo bagno, ed aprii lentamente la porta.

Sgranai gli occhi, non aspettandomi la visuale davanti a me.

«Tu?»

𝙗𝙡𝙖𝙘𝙠𝙢𝙖𝙞𝙡//𝙡𝙧𝙝. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora