twenty-four.

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È strano come io mi ostini a voler essere un esempio per me stessa.

Maggie Lindemann non perdona.
Maggie Lindemann non non ha cuore. Maggie Lindemann non soffre.
Maggie Lindemann non viene lasciata da nessuno.

Voglio essere qualcosa che non sono anche solo per pensiero personale, non solo per i miei genitori.

Per loro sono la figlia modello tutta casa e chiesa, per me sono la ragazza stronza che viene temuta da tutti.

Ma la vera domanda è: adesso, voglio ancora esserlo? Probabilmente ancora non ho la risposta. So per certo però che Maggie Lindemann soffre, eccome se soffre.

Da quando sono tornata a scuola il lunedì seguente a quel maledetto giorno in cui la mia finta relazione è stata messa nel bidone dell'immondizia dallo stesso che ha voluto iniziarla, sto soffrendo.

Misi la testa fra le mani nervosamente, facendo cadere distrattamente il libro che avevo sulle gambe.

«Fanculo. Fanculo lui. Fanculo lei. Fanculo tutto.» Sentii qualcuno ridere vicino a me e alzai di scatto la testa, guardando lì da dove proveniva la voce.

«Parli anche da sola adesso? Non ci bastava che tu fossi un uragano isterico di questi tempi. Senti anche le voci?» Assottigliai gli occhi, alzandomi dal muretto da dove ero seduta.

«Lasciami stare. E poi cosa vuoi, Colton? Non mi pare di averti invitato nella chiacchierata tra me "e le voci".» Lui scuote la testa, ridacchiando.

«Il mio nome è Caleb, possibile che tu ancora non lo sappia.» Alzai gli occhi al cielo, prendendo poi il libro che avevo fatto cadere.

«Non posso ricordarmi tutti i nomi delle formiche di questo maledetto formicaio, sai?» Si alzò, ed io lo benedii mentalmente per la sua saggia scelta.

Gli avrei tirato il libro in testa da lì a pochi attimi.

Se ne stava andando, quando nel cortile uscirono Luke e Demetria.

Lei appiccicata a lui mentre erano a braccetto, lui che guardava avanti a sè sorridendo. Demetria lo guardava incantata, ma con uno sguardo che non trapelava amore.

"Lo amo davvero." e bla bla bla. Lei non ama neanche sua madre.
Ma forse su questo non posso giudicare.

Ma io lo amo Luke? Ma come si dice "se ami, lascia andare."

Colton o come si chiama tornò indietro, guardandomi in maniera leggermente inquietante.

«Cosa vuoi Colton, ti sei dimenticato il cervello sul muretto?» Sospirò probabilmente esausto dalla me fastidiosa e si fermò davanti al mio corpo che in questi giorni non faceva altro che chiedermi un letto dove piangere, facendo un gesto con la mano per farmi stare zitta.

Strabuzzo gli occhi, come si permette? Maggie Lindemann non sta mai zitta.

Oh andiamo, a chi voglio darla a bere.
«Parla.» Annuì, avvicinandosi a me.

«Ami Luke?» Mi fermai a guardarmi attorno, alle sue parole.

«Beh è una parola grossa, diciamo che è più un interesse, ma forse è una poss-» Mi fermò di nuovo, ed io sbuffai infastidita.

«Maggie, lo ami?» Pensai alle sue parole, cercando di mettere da parte tutto il resto.

«Si, lo amo. E quindi? Tanto sta con quella sgallettata.» Faccio cenno alla coppia che si stava limonando, e sentii una fitta allo stomaco ma feci finta di niente.

«Ho un piano.» Risi, guardando verso il cielo per qualche secondo per poi indicarlo.

«Colton, non farmi ridere.» Si portò una mano sulla faccia.

«Va bene, me ne vado.» Si stava girando per andarsene ma lo bloccai, pensierosa.

«Parla, ma non farmici ripensare.» Sorrise, sedendosi sul muretto facendomi cenno di mettermi accanto a lui.

«Stammi bene a sentire.»

[La mia inattività su questa storia e su wattpad in generale mi pesa e mi sento in colpa, ma non ho tempo per sfornare nuovi capitoli e fortunatamente ne ho altri tre nelle bozze. Me ne mancano due e questa storia si conclude. Bene, scusatemi per l'attesa ed eccomi qui dopo un infinità!
Mar.]

𝙗𝙡𝙖𝙘𝙠𝙢𝙖𝙞𝙡//𝙡𝙧𝙝. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora