Capitolo 11

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Finalmente dopo un quarto d'ora che cammino lo trovo. É seduto sotto un albero, e sta tirando dei sassolini nel laghetto. Inizio ad avvicinarmi a lui, quando per sbaglio finisco per calpestare delle foglie secche, che fanno rumore. Sperando non si sia accorto di nulla, continuo ad avvicinarmi, ma ovviamente lui si gira, e quando mi vede si alza e fa per andarsene. "Lasciami in pace" dice con un tono arrabbiato senza neanche girarsi verso di me. "Fammi spiegare, non é come pensi!" gli rispondo. Faccio appello a tutto il mio autocontrollo per non mettermi a piangere, e sì, devo anche imparare a gestire meglio la mia ansia, questo è sicuro. "Ti prego" aggiungo. Lui è ancora di spalle, ma dopo un attimo sbuffa e si volta verso di me. "Va bene, spiegami tutto" dice tornando verso l'albero sotto al quale stava seduto prima. Fa un respiro profondo e si siede a gambe incrociate per terra, sull'erba umida. Lo imito e mi avvicino a lui, quando un brivido mi attraversa la schiena. Chiudo un attimo gli occhi per formulare la frase da dirgli poi inizio a parlare, e fortunatamente le parole mi escono abbastanza spontanee. "Ah, capisco" mi dice lui dopo un attimo, guardandomi negli occhi "ma quindi non vi siete baciati? Non è successo nulla?" gli faccio cenno di no con la testa. Si guarda le mani, un gesto che mi sono accorta che lui fa spesso quando è nervoso. "D'accordo, mi dispiace aver frainteso" si alza e inizia ad allontanarsi da me. Inizialmente ci rimango male perché non ha nemmeno provato ad abbracciarmi, però poi mi accorgo che è andata meglio di quanto mi aspettassi per cui non devo che essere contenta. Ma dopo neanche due secondi sono già scoppiata a piangere, e probabilmente anche molto rumorosamente, perché mi ritrovo Benjamin di fianco che mi guarda perplesso. "Che succede?" un altro brivido mi passa per la schiena, e non riesco a non guardarlo negli occhi. "Nulla" tiro su col naso come facevo da piccola quando facevo i capricci e volevo rimanere da sola, senza parlare con nessuno. "Tieni, stai tremando" dice levandosi la sua giacca di pelle rossa e appoggiandomela sulle spalle, "sta quasi meglio a te che a me" e accenna un sorriso. Sposta il suo braccio intorno alla mia vita e mi fa appoggiare il viso sul suo collo ed inizia ad accarezzarmi dolcemente. Finalmente smetto di piangere e a Benjamin sfugge una risata. "Cosa c'è da ridere?" gli dico con una falsa aria di sfida, scoppiando poi a ridere anche io. "Niente, è che amo il tuo modo di essere" mi guarda negli occhi, però non ha più in faccia il sorrisetto di prima. "Che?" provo a dire per smorzare la tensione girandomi dall'altra parte. "Nulla, non fa niente" dice poi lui. "No no stavo scherzando, è che tutta questa situazione mi mette a disagio. Beh comunque grazie per quello che hai detto" gli dico arrossendo e mettendomi giocare con il bracciale che mi ha regalato mia mamma al mio compleanno e porto sempre al polso. "Di nulla" mi prende il mento con due dita e mi fa girare verso di lui. Ci guardiamo di nuovo negli occhi. "Tu non sai quanto..." non riesce a finire la frase perché qualcuno lo strattona per il braccio. "Oh coglione ma cosa fai?" é un ragazzo, mi sembra di averlo già visto a scuola, ma non mi viene in mente nulla a cui collegarlo "lasciami in pace" dice Benji dandogli una pacca sul petto con entrambe le mani per farlo spostare. "Ti diverti con questa cretinetta, eh Mascolo? Dovresti fare come Rossi, vai a farti tutte quelle di quinta, quelle sí che sono fighe." scuote la testa come se non capisse quello che il tipo sta dicendo e poi si gira verso di me facendomi gesto di allontanarmi, così inizio a camminare per tornare a casa. "Tu non parli di lei così, capito? O vedi cosa ti faccio" sento dire mentre mi allontano.

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