Capitolo 63

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"Mia...è nato" le dico piangendo sullo schermo del telefono. Ho già fatto il giro di telefonate ai parenti vari, ora tocca a lei. L'ho lasciata per ultima perché è quella con cui ho più bisogno di parlare, sono tanto contenta.
Sono tornata ieri dall'ospedale e Brian è nato. Ora è sul divano con Benjamin che lo sta cullando e io sono in camera, sdraiata sul letto.
Alla fine io e Ben abbiamo comprato casa qui qualche settimana fa perché volevamo trasferirci prima che nascesse.
Certo, non è una casa enorme, però è carina. È un piccolo appartamento nel centro di Londra, con tutti negozi a portata di mano.
"Davvero? Allora l'avete chiamato Brian?" mi chiede.
"Sì" le rispondo con un urletto strozzato.
Ancora non ci credo. Sono diventata mamma, e Benjamin è il papà. Fino a qualche mese fa, quando sono stata la madrina al battesimo di Ginevra, la bambina di Mia e Federico, stavo male al solo pensiero di non poterlo diventare, e ora invece eccomi qui.
"Mia..." accenno.
"Dimmi tesoro".
"Tu e Federico vorreste essere essere la madrina e il padrino di Brian al battesimo?".
"Ma certo che sì!" mi risponde Mia tutta entusiasta.
"Grazie, ti voglio tanto bene".
"Anche io amore, ti voglio tanto bene".
"Poi ti invierò l'indirizzo di dove si svolgerà il battesimo, però penso che lo faremo qui a Londra così vi facciamo vedere la casa nuova".
"Ah, okay, perfetto".
"Ci vediamo Mia".
"Ciao Sofia".
Chiudo la chiamata e mi alzo dal letto.
"Ben, tutto a posto di lì? Non vi sento più" gli dico facendomi scappare una risata mentre entro in salotto.
"Sssht, si é appena addormentato" mi dice, "vieni qui" aggiunge facendomi cenno di sedermi vicino a lui sul divano.
Mi siedo accanto a loro ma, non appena tocco il cuscino, mi addormento.

"Sono arrivati gli inviti del battesimo, li dobbiamo inviare a tutti gli invitati. Ci pensi tu o preferisci che lo faccia io?" mi chiede Benjamin mentre pranziamo.
"Potremmo fare metà del lavoro a testa, così magari facciamo più in fretta" gli propongo.
"Non ci avevo minimamente pensato, grande idea".
"Scemo" gli dico ridendo.
"Sofia Grandi! Non si dico parolacce in presenza di bambini" mi risponde lui scherzando.
"Scemo non è una parolaccia tesoro mio".
Mi alzo dalla sedia e vado a dargli un bacio, poi vado a sedermi sul divano accanto alla culla di Brian. È un bambino bellissimo: ha gli occhi azzurri come quelli del papà, ma i capelli già si intravedono e sembrano di un marrone scuro, come i miei.
"Dici che dopo il battesimo dovremmo tornare qualche volta in Italia?" gli chiedo.
"Dipende da te, ma secondo me qualche volta però dovremmo visto che Mia e Federico vivono lì".
"Giá. Hai ragione".

Oggi è il giorno prima del battesimo, Mia e Federico dovrebbero arrivare da un momento all'altro, mentre i miei genitori e quelli di Benjamin saranno qui tra un paio d'ore. Qualcuno bussa alla porta, e Benjamin va ad aprire.
"Ben" dice Federico abbracciandolo.
"Fratello" gli risponde lui.
"Sofi, come stai?" mi chiedono.
"Tutto bene grazie, entrate" rispondo chiudendo la porta.
"Dai, ora però voglio vedere il bimbo" mi dice Mia.
"Certo, vieni. Come sta Ginevra?".
"Bene dai, ora è a casa con i suoi nonni".
"Ma è bellissimo" aggiunge poi, riferita a Brian "ha gli occhi uguali a quelli di Benjamin".
"Speriamo che non diventi come il papà" accenna Federico scherzando.
"Scemo" gli risponde Benjamin.
"Benjamin, non si dicono le parolacce" gli dico scherzando.
"Sofia, scemo non é una parolaccia" mi risponde lui ridendo.
"Andiamo a fare un giro mentre aspettiamo che i nostri genitori tornino a casa? Dovrebbero arrivare tra un paio d'ore".
"Volentieri".

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