Capitolo 13

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Oggi a scuola c'è poca gente perché le prime e le seconde sono in uscita didattica, e quindi abbiamo la scuola praticamente solo per noi. Beh, o quasi, diciamo. All'intervallo quindi esco dalla classe con molta calma, ma evidentemente la persona che viene a sbattere contro di me è di fretta. Non appena mi viene addosso le cadono tutti i libri che teneva in mano e si piega per raccoglierli, mortificata per avermi urtata. La aiuto, ed intravedo anche uno dei miei libri preferiti, 'Alta fedeltà' di Nick Hornby, che avevo letto per caso perché ce lo aveva assegnato la professoressa di italiano delle medie, ma che poi ho iniziato a rileggere più volte perché mi piacevano un sacco i vari riferimenti alle band famose, tra cui i Nirvana, uno dei miei gruppi preferiti. "Grazie. E mi dispiace tantissimo, scusami, ti ho fatto male?" mi dice la ragazza non appena finiamo di raccogliere tutti i suoi libri da terra. "Non ti preoccupare, non è successo nulla" le dico sorridendo, "per fortuna, avevo paura fossi una di quelle che si arrabbiano e innervosiscono per tutto, visto che in questa scuola ce ne sono un sacco. Comunque sono Mia, piacere" dice porgendomi la mano. La squadro da capo a piedi per capire che tipo di persona possa essere, e vedo che non ci somigliamo molto. Lei mi sembra più la tipica ragazza modello, sempre in ordine, con il fisico perfetto, il tipo di persona che starebbe bene anche con un sacco in testa insomma, mentre io sono sempre vestita di nero o grigio, e diciamocelo, non sono poi così tanto bella, e nemmeno tutto questo genio a scuola, non riesco mai a concentrarmi quando studio. "Piacere, io sono Sofia" le dico accennando un sorriso che lei ricambia. "Beh ora devo scappare, o rischio di arrivare in ritardo all'ora di tedesco, devo muovermi o al professore verrà voglia di interrogarmi. Ci vediamo, è stato un piacere conoscerti" mi dice, e poi si allontana verso la 4E, che penso sia la sua classe, quindi evidentemente ha un anno più di me. Io invece oggi ho solo 4 ore, per cui appena dopo la fine dell'intervallo esco dalla scuola. Mentre sono nel viale che porta al cancello d'uscita incrocio la ragazza di questa mattina, Mia, e mi fermo a salutarla. "Ehilà" mi dice lei non appena mi avvicino. Parliamo per dieci minuti e decidiamo di scambiarci i numeri di telefono, quando sento toccarmi la spalla e decido di girarmi. "Ehi bambolina, posso parlarti un attimo?" di nuovo quel Federico. "Aspetta un attimo" gli dico con un tono acido. Mi giro verso di Mia per salutarla, e ci abbracciamo. Mentre siamo abbracciate la sento che mi sussurra qualcosa all'orecchio "Ma sei amica di Federico Rossi? Che fortuna... Invece lui non saprà mai della mia esistenza..." quando ci sciogliamo dall'abbraccio la guardò con aria perplessa e le rispondo con un "Sì" abbastanza schifato, e poi mi allontano per raggiungere Federico. Appena sono davanti a lui, lo squadro per la prima volta da capo a piedi. Ha i capelli scuri con il ciuffo biondo e gli occhi di un azzurro cristallino, porta una maglia azzurra con dei jeans neri e ai piedi ha delle Converse nere. "Ti volevo chiedere scusa per l'altro giorno. E scusa se prima ti ho chiamata bambolina" inizia lui. Lo guardo negli occhi e sospiro. Cosa vuole ancora da me? Non ha ancora capito che mi ha fatto innervosire il suo comportamento? "Scusami, davvero" riprende. Gli faccio cenno di sí con la testa, e me ne vado.
Mentre salgo sull'autobus mi arriva una telefonata e compare sullo schermo il nome Benjamin. Gli rispondo subito. "Pronto?" dico subito. "Ehi, ti va di vederci oggi pomeriggio? Devo dirti una cosa importante." ha un tono strano, che non riesco a decifrare, e questo mi fa preoccupare. "Okay. Dove ci vediamo?" gli chiedo. "Facciamo al bar che c'è vicino al parco per le 15, d'accordo?" "D'accordo." e chiude la chiamata. Cosa avrà di così importante da dirmi? Ho paura. E se non volesse più vedermi? No dai, non credo. Okay devo smettere di essere così drastica. Arrivo a casa e mi faccio una doccia, poi vado in camera a vestirmi. Apro il cassetto dove tengo di solito le maglie e, udite udite, trovo solo maglie nere. Me ne infilo una a caso e nello stesso modo scelgo anche i jeans e la felpa. Siamo al primo giorno di novembre ed inizia a fare seriamente freddo qui a Milano, quindi decido di mettermi anche una giacca di jeans nera. Sono le 14.55,  mi infilo le scarpe e mi affretto ad uscire per non arrivare in ritardo.

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