19.Andiamo via

1.3K 52 16
                                    

Attorno a me c'era solo nero, tutto nero.
In fondo alla stanza intravedevo una luce fioca, avevo freddo e sentivo delle voci provenire da quello spiraglio.
Impaurita, decisi di avvicinarmi a quella luce, non stavo capendo più nulla.
Più mi avvicinavo e più le cose mi sembravano più chiare, la luce fioca filtrava da una finestrella, e le luci sembrava arrivassero da lì fuori.
Mi affacciai per capirne di più, ma vidi solo una figura, una scenetta.
Di colpo tutto iniziò a scorrere, era un ricordo.
Mi passò davanti la mia infanzia, fino a quel fottuto giorno.
Riuscivo a sentire tutto quello che succedeva lì, la voce del medico, la mia e quella di mia madre.

"Abbiamo fatto il possibile, ma non ce l'ha fatta, mi dispiace"

Quella frase mi rimbombava nel cervello, non ce la facevo più.
Mi accasciai a terra, lasciando la finestra aperta sotto la mia testa.
Le prima lacrime iniziavano a scendere, sentivo un nodo alla gola ed avevo di nuovo freddo.

"Non ce la faccio, non più" dissi a bassa voce, nonostante fossi più che sicura di essere sola in quella stanza buia.
Chiusi gli occhi e cercai di ricordarmi di lui, fino a quando non sentii una voce chiamare il mio nome.

"Giulia! "
Sentii scrollarmi e sentii la sua voce continuare a chiamarmi.
Aprii gli occhi e mi tirai su di scatto, ero sudata marcia e avevo le lacrime agli occhi.
"Giu' tranquilla" disse Cosimo accarezzandomi la spalla.
Ripresi a respirare regolarmente e mi alzai, mi diressi in cucina e presi un bicchiere d'acqua.
Sentii i suoi passi dietro di me, si sedette su una sedia e m'invitò a fare lo stesso.
"Che cosa hai sognato?"
"È una cosa strana, mi sono passati davanti tutti i ricordi della mia infanzia fino a quel giorno"
"Era solo un incubo, tranquilla"
"Già, hai ragione" dissi posando il bicchiere nel lavandino.
"Torniamo a dormire?"chiesi prendendo per mano.
"Andiamo"
Tornammo a letto, lui spense la luce ed io mi avvicinai un po'.
"Notte piccola"
"Notte Cos"
Mi sistemai con la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, lui mi cinse i fianchi con un braccio e cercò di farmi stare tranquilla.
Dopo due minuti russava già, mentre io continuavo a contemplare le crepe sul soffitto.
Non riuscivo a riprendere sonno, avevo ancora fisse nel cervello quelle parole.
Non avevo voglia di svegliarlo di nuovo, dormiva troppo bene.
L'unica soluzione plausibile era continuare a fissare il soffitto fino al suono della sveglia.
Continuai a guardarmi attorno nel buio per svariati minuti che parevano interminabili, era strano come da annoiata le ore passassero così lentamente.
Mi girai verso il comodino e guardai la sveglietta sopra di esso, segnava le 4.15.
Erano passati pochi minuti da quando mi ero alzata.
Era improponibile pensare di passare le altre due o tre ore in quel modo.
Cercai di alzarmi senza svegliarlo e mi  diressi verso il piccolo salotto.
Sul tavolo, oltre ai pacchetti delle sigarette e i giochi della play, c'era il suo laptop.
Lo collegati alla corrente e lo accesi, non mi interessava farmi gli affari suoi,  volevo solo trovare mia sorella.
Non sapevo come fosse diventata e chi fosse diventata, mi ritrovavo al punto in cui era una perfetta sconosciuta.
Non avevo idea se frequentasse qualche università o se vivesse ancora in Italia.
Non era la prima volta che la cercavo, avevo scritto più volte il suo nome e cognome su Facebook e altri social senza trovarla.
Me la ricordavo come una quindicenne in fissa con i Nirvana e con il mito di Kurt Cobain.
Speravo solo di trovarla, sarei andata a cercarla anche in Perù se fosse stato necessario.
Quando si accese, scelsi il motore di ricerca e scrissi il suo nome.

Serena Grimaldi.

Guardai alcuni siti, certi account proponevano tipe che non assomigliavano neanche vagamente a lei.
Poteva benissimo essere cambiata in questi nove anni ma i tratti somatici non poteva cambiarli, i suoi occhi e il suo sorriso sarebbero sempre stati gli stessi di sempre.
Come pensavo non trovai nulla di interessante, pur scrivendo i suoi dati personali non trovai niente.
Quando mi accorsi che stavo navigando a vuoto, spensi il computer, tanto valeva lasciare stare tutto.
Forse però non tutto era perduto.
Mi rimaneva da chiedere solo a nostra zia, solo lei poteva sapere qualcosa.
In fondo ci aveva vissuto per almeno cinque anni insieme, doveva per forza avere sue notizie.
Tornai in camera e mi rinfilai a letto, mi addormentai quasi subito.

Scarface || Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora