37. Dobbiamo Parlare

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COSIMO

Subito dopo l'ultimo colpo, avevamo preso il primo aereo che ci potesse portare all'estero, non mi importava dove, volevo solo andare via da lì.
Affidai a Marra tutti gli incarichi miei e dicendo a Jake di tenermi informato su tutto, non mi andava per niente che qualcosa andasse di nuovo storto.
Nel giro di qualche ora, riuscimmo ad uscire dall'Italia e all'alba di quello che era ormai il giorno dopo eravamo sotto il piumone del letto dell'albergo.
La tenevo stretta a me dalla vita, io dormivo trnquillamente, lei un po' meno.
Continuava ad agitarsi nel sonno ed io continuavo a stringerla, sperando che in un modo o nell'altro si sarebbe calmata.
"Dai Giulia, ti prego." Dissi con voce impastata dal sonno quando mi svegliò per la quinta volta.
"Cosimo non riesco a stare tranquilla."
"Pensa ad altro."
"Hai dell'erba?" Domandò sedendosi a gambe incrociate.
"No, Giulia, non ne ho... Ora potresti lasciarmi dormire?" Domandai girandomi per darle le spalle.
Ero stanco morto ed in quel momento desideravo solo ed esclusivamente dormire un po'.
"Ti dispiace se esco a fare due passi?" Domandò poco dopo.
"Giulia, lo dico per te, non ti conviene... Non voglio che ti succeda di nuovo."
Forse sbagliai a dirle così, lo capii solo quando la vidi irrigidirsi.
Complimenti Cosimo, prima le dici che non deve pensarci e poi glielo ricordi.
Un fottuto genio.
Mi girai e mi alzai anche io, ormai avevo abbandonato la speranza di riuscire a dormire.
"Non volevo, scusami..." Dissi tentando di guardarla negli occhi, ma impossibilitato poiché continuava a tenere lo sguardo basso.
Non rispose, seppi solo stringerla a me per l'ennesima volta.
Cercai di calmarla e aspettai che si addormentasse accanto a me, per poi provare a dormire di nuovo.
Non potevo mettermi l'anima in pace, non era ancora finito tutto, purtroppo.
A

vevamo fatto fuori Fabrizio, era vero, ma non i suoi collaboratori, cioé Daniele e Silvia.
Come se non bastasse,  volevo sapere se ci fossero probabilità che arrivsse un bambino dopo ciò che era successo, ma non volevo sapere la verità.
Era un controsenso.
Speravo che non fosse rimasta incinta, sia perché non era il momento che perché non sarebbe stata una scelta facile quella di tenerlo o no.
Se proprio dovevo pensare a metter su famiglia, volevo almeno un figlio nostro.
Tra una sega mentale e l'altra mi addormentai anche io, sperando che non succedesse altro.

GIULIA

Mi risvegliai accanto a lui, nella stessa posizione nella quale mi ero addormentata.
Lui sembrava rilassato, aveva un braccio sulla mia schiena e gli occhi serrati.
Non russava, potevo notare che fosse ancora vivo e vegeto dall'alzarsi e abbassarsi del suo petto.
Poco dopo di me, si svegliò anche lui, tirando un sospiro e assumendo un'espressione ancora più rilassata.
"Buongiorno." Sussurrai tenendo gli occhi chiusi.
"Buongiorno, Giu'."
"Ci alziamo?"
"Con calma, siamo in vacanza."
"Appunto... Andiamo al mare?" Domandai con una certa impazienza.
Volevo solo rilassarmi un po', tra tutte le cose che erano successe un po' di tranquillità credevo di meritarmela, in fondo.
"Aspettami qui." Disse alzandosi da letto.
Lo seguii con lo sguardo e lo vidi uscire dalla camera da letto, per poi sparire in salotto.
Tornò da me pochi minuti dopo con due canne in mano e un accendino nell'altra.
"Tieni, rilassati." Disse porgendomene una.
Mi sistemai meglio e me la accesi, iniziando ad aspirare e a fare piccoli tiri.
Nel giro di mezz'ora, dopo averne fumate quattro e di cui una smezzata, potei sentirmi più rilassata che mai.
Mi ritrovai a fissare il soffitto bianco con Cosimo di fianco, visibilmente molto meno fatto di me.
"É strano..." Iniziai.
"Strano, cosa?"
"Strano il fatto in cui ci siamo ritrovati qui, insomma, all'inizio non ci avrei scommesso un cazzo."
"Beh, neanche io."
"Alla fine, invece, é andata bene."
"Beh, dai, nel complesso non ci possiamo lamentare." Commentò lui.
"Diciamo che se alcune cose fossero andate diversamente, forse sarebbe stato meglio." Continuò.
"Ah, su quello hai ragione." Risposi io, dopo essermi accoccolata al suo petto.
Lui mi chiuse in un abbraccio, fino a quando non lo sentii accarezzarmi un fianco da sotto la maglietta.
Iniziai a tracciare con il dito il contorno di uno dei suoi innumerevoli tatuaggi e gli lasciai un bacio sulla guancia, dopodiché​ tornai alla posizione precedente.
"Sai a cosa pensavo?"
"A cosa?" Domandai.
"Potremmo cambiare casa e prenderne una più grande."
"É una buona idea."
"Oppure, già che Fabrizio é stato sistemato, potremmo occupare la tua vecchia casa." Suggerì.
"Che figata sarebbe!"
"Dai, appena torniamo a Milano pensiamo a tutto.... Oppure potremmo andare a vivere a Lugano."
"No, in Svizzera no." Risposi io.
"Non ti piace?"
"Non mi va di lasciare Milano, tutto qui."
"É comprensibile."
"Già."
Rimanemmo in silenzio, con il solo rumore dei nostri respiri in sottofondo.
"Abbracciami." Sussurrai poco dopo.
Non ottenni risposta, però fece ciò che gli avevo detto.
Avevo bisogno di sentirmi protetta, tutto il resto poteva aspettare.
"Non ti é ancora passata?"
"Non ancora... Non é facile."
"Immagino."
"Vorrei non pensarci più."
"Non ci riesci?"
"No, é come se io mio cervello mi riproponesse quelle immagini."
"É tutto passato, non preoccupartene."
"Lo so..."
"Hai paura per quello che potrebbe venire dopo?" Domandò piano.
"No, quello diciamo di no, non é arrivato alla fine."
"Per fortuna."
"Posso dirti una cosa?" Domandai una volta appoggiata la testa al suo petto.
"

Che cosa?"
"Jake aveva ragione, cazzo se aveva ragione."
"In che senso?"
"All'inizio mi aveva detto di stare alla larga da tutto questo, che sarebbe stato meglio per me."
"Mi ricordo..."
"Avrei dovuto dargli retta."
"In ogni caso sarebbe andata così, fidati."
"Dici?"
"Sì, anche perché Fabrizio non aveva dei bei piani per te, se non fosse andata come é andata, ti avrei convinta ad andare a vivere da Marra per un po'."
"Non ti seguo..."
"Fabrizio mi aveva spiegato i suoi piani, ho dovuto aiutarti. Non sai quante ne ho viste negli ultimi anni..."
"Per mano sua?"
"Se ti dicessi cosa ho fatto per lui non saresti così contenta, se mi guardassi dentro potrebbe non piacerti."
"Non pensiamoci, almeno per ora... In fondo siamo qui per rilassarci."
"Giusto." Annuì.
"Dopo potremmo andare al mare..."
"Non é una brutta idea."
"Prima però dammi un bacio."
Mi guardò e fece un sorriso compiaciuto, per poi avvicinarsi alle mie labbra e lasciarmi un bacio a stampo.
Mise le mani sui miei fianchi ed io inrociai le braccia dietro al suo collo, per poi posizionarmi sopra di lui.
Lo baciai nuovamente, fino a quando non lo sentii irrigidirsi.
"Qualcosa non va?" Domandai una volta staccata, fissando il mio sguardo nei suoi occhi.
"Aspetta, stai in silenzio un attimo." Disse stringendo un po' di più i miei fianchi.
Lo guardai interrogativamente, la sua mascella era serrata e il suo sguardo era attento alla porta della camera.
"Cazzo..." Borbottò poco dopo.
"Vestiti, Giulia. Dobbiamo andare via al più presto." Disse facendomi scendere da lui.
"Cosa succede, Cos?"
"Ci stanno cercando, sono al terzo piano, non possiamo farci prendere."
Raccolsi un paio di pantaloni grigi corti dal pavimento e li indossai, per poi mettere le adidas e una sua maglietta nera.
"Fai così : la tua valigia usala per non farti colpire, sono armati.
Poi tieni questa, infilatela nei pantaloni, ti potrà tornare utile." Disse dandomi una delle sue Glock 17.
Annuii ed infilai tutta la roba nella valigia, per poi seguire Cosimo fuori dalla stanza dell'hotel.
"Prendi le scale antincendio, io uso le principali.
Prenderò la macchina del portiere, ormai non se ne fa più un cazzo, ti aspetto giù."
"Va bene, Cosimo."
"Ultima cosa, se dovesse mai succedere qualcosa ricordati che ti amo." Disse avvicinando il mio viso al suo, per poi lasciarmi un tenero bacio sulla fronte.
"Ti amo anche io."
Ci dividemmo, lui andò a destra, mentre io andai dritta, fino agli ascensori.
Da una grande finestra si vedevano le spiagge e il mare, pensai che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei visto uno spettacolo simile.
A risvegliarmi dai miei stessi pensieri fu proprio il rumore di due spari molto vicini a livello di intensità di rumore.
Percorsi ancora un tratto di corridoio fino a quando non trovai la porta con il cartello con una scritta in spagnolo a cui diedi poca importanza.
Ci tirai uno spintone, ma non si aprì.
Provai una prima volta forzando la maniglia ed una seconda tirandoci una spallata.
Niente.
Sentivo gli spari sempre più vicini e il mio cuore martellarmi dentro al petto.
Non volevo morire lì, in quel modo.
Mi feci forza e tirai un calcio alla porta, facendo aderire la suola alla superficie metallica.
Sentii un rumore e dopodiché vidi la porta aprirsi di poco, ci tirai un'ennesima spallata e si aprì del tutto.
Tirai un sospiro di sollievo e scesi giù velocemente, facendo attenzione a non inciampare.
Scesi le rampe di scale metalliche ed arrivai dove, teoricamente, doveva esserci Cosimo.
Teoricamente, appunto.
Di lui non c'era nemmeno l'ombra.
Iniziai a pensare al peggio, non poteva lasciarmi in quel modo.
Mi attaccai con la schiena al muro e respirai a pieni polmoni, cercando di rilassarmi un momento.
Attesi dieci minuti buoni, nei quali pensai al peggio.
Avevo già immaginato le nostre tombe, con come data di morte, la data di quello stesso giorno.
Vidi un'Audi nera avvicinarsi lì, senza farmi troppi problemi salii, doveva essere per forza Cosimo.
Richiusi la portiera dietro di me e guardai un minuto l'uomo di fianco a me.
Aveva un taglio di bassa profondità su uno zigomo, ma per il resto continuava a mantenere la sua bellezza.
"Ci é andata bene." Sentenziò.
"Troppo."
Sorrise e continuò ad accellerare.
Rimasi in silenzio fino a quando non arrivò in autostrada.
In quel lasso di tempo ricordai una cosa troppo importante.
"Se ci hanno trovato qui, lo faranno anche a Milano... Dobbiamo assolutamente metterci in contatto con gli altri."
"Giusto."
Presi un respiro profondo ed iniziai a parlare.
Del mio mega discorso mentale che avevo preparato, riuscii a dire solamente un "Cosimo, ti devo dire una cosa importante."

Spero vi piaccia 💓

Scarface || Gué PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora