Tired - Kenma Kozume

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04/01/2017

"Sono sempre stanco,
ma mai di te."
• Gnash,
I hate u, I love u •

«Prima di Facebook, se volevi dedicare una canzone, non bastava metterla in bacheca e taggarci su la persona a cui l'avresti dedicata. Dovevi prendere il telefono, come minimo, chiamarla, e se anche morivi di vergogna, dovevi dirle: "Ascolta qua", e mettere il telefono vicino la cassa dello stereo.» E il fatto che il tuo migliore amico, l'alzatore del Club di pallavolo del Liceo Nekoma, ti stesse facendo proprio sentire una canzone dalla radio, ti fa imporporare le guance.

La canzone è sicuramente europea, presumi. Capisci qualche parola qua e là in inglese, ma non ci dai troppo peso. Rimani però ad ascoltarne la melodia: triste, lenta, sofferente. Dall'altro capo del telefono aggrotti un po' le sopracciglia. Sai che Kozume non è mai stato un ragazzo pimpante, o quantomento sorridente, però il fatto che ascoltando una canzone così triste, il biondo si rilassi, ti manda in confusione.

«È bella.» Dici, incapace di non riconoscerne la purezza. «Molto.» Concorda lui, e dal suo tono riesci ad intuire che Kenma sia sdraiato sul suo futon, con gli occhi chiusi, le mani sotto la testa, ed il cellulare di ultima generazione al lato del viso. «Hai fatto i compiti?» Chiedi, interrompendo il silenzio sceso tra di voi, colmato solo dalle note tristi di questa canzone. Lui tiene sempre gli occhi chiusi, tarda un po' a rispondere. «No.» Biascica solamente, e tu ti accontenti di questa flebile risposta, sorridendo appena.

Nonostante Kenma sembri - per il suo carattere chiuso in se stesso, per la sua reticenza al fare nuove conoscenze, o anche per il suo solo aspetto fisico - un secchione, non lo è. Sei tu che, con le tue ripetizioni, mantieni la media del ragazzo sufficiente. Dopo un paio di minuti chiudi gli occhi,  e la sua voce bassa ti fa capire che non si è addormentato. «Ti va di...» Si blocca. Potrebbe spingersi così in là con la propria migliore amica? Non lo sa. E mentre aspetta, cercando di trovare una risposta a tale quesito, tu gli vai incontro.

«Ho sentito che questo weekend esce [film], al cinema. Mi ci accompagneresti?» Tira un sospiro di sollievo. Codardo. «Va bene. - dice - Ma solo se mi lasci mangiare le patatine all'uva.» Emetti un suono schifato. «Ma che schifezza è mai questa! - esclami - All'uva. Sei serio?» Sorride lievemente. «Ci vediamo sabato alla stazione. Per le sette. Non fare tardi.» E quel sorriso, da dietro uno schermo, riesci a sentirlo. Quando la chiamata viene interrotta, il tuo cuore fa una capriola.

***
La sera del sabato seguente hai indossato il tuo paio di jeans preferito, le scarpe nuove, e la giacchetta carina. Ti sei truccata un po', per l'uscita. Non qualcosa di troppo eccessivo - non è da te - e sono le sette meno cinque, e tu sei alla stazione, ad aspettare il tuo migliore amico.

Che non si presenterà. Non questa sera.
***

Ti sta evitando, pensi. E sinceramente non sai con che altra espressione spiegare il comportamento furtivo di Kenma, nei tuoi confronti. Entra dopo a scuola, la mattina, ed esce prima, evitandoti, appunto.

«Ho bisogno di parlarti.» Lui aggrotta le sopracciglia, poi ghigna. Cretino. «Possiamo fare altro, dolcezza.» Ammicca. Alzi gli occhi al cielo. Cretino. «Mi servi serio, per una volta.» Alza le spalle, con un'aria angelica - che non gli appartiene - sul viso. «Micina, io sono sempre serio. - dice - Anche la mia proposta di prima lo era.» Occhiolino. Non sai se prenderlo a pugni, o prenderlo a pugni. Cretino. «Kuroo... - esasperazione ovunque - ti prego...» Quando la malizia ricompare sulla sua faccia, quasi ci rinunci. «Oh be', se me lo chiedi così...» Cretino.

***
«Senti - l'hai trovato. Ti stava evitando come suo solito. Ovviamente, pensi. Devi ringraziare Tetsurō per averlo trovato, (cretino), ma lo farai più tardi. Kozume intanto sobbalza, e si ferma; dandoti le spalle - è da almeno una settimana piena che mi ignori, biondino. - la tua voce fa paura. È piena di rabbia, tristezza, e altre sensazioni negative a cui non riesci a dare un nome - Ti ho aspettato, sai? Per almeno mezz'ora, Kenma!»

Si gira verso di te. Ha la testa bassa, e i vostri nasi si toccano. Siete vicini. «Scusa...» Soffia, e il tono straziato con cui lo dice, ti spezza il cuore. Lo abbracci, e posi la testa contro il suo petto. Siete in mezzo al giardino scolastico, e nessuno sembra darvi tanta attenzione. «Kozume, non ignorarmi.» E glielo chiedi come fosse una supplica, una preghiera - quasi. Chiudi gli occhi. «Ma io...» Cerca di controbattere, e c'è questa sensazione di vuoto, dentro di lui, da quando non ha fatto altro che guardarti alla stazione, sabato, da lontano, come un vecchio maniaco.

È nuovo in queste cose, nonostante abbia sedici anni - quasi diciassette - sulle spalle. Avrebbe dovuto chiedere a Kurō, lui sì che se ne intende. Di ragazze e robe varie. A dire il vero s'intende solo di robe varie, le ragazze non le sa trattare proprio. «Mi piaci dalla terza elementare.» La butti lì, come una bomba a mano, e niente, Kenma è pietrificato. Non ti stringe a sé, solo le tue braccia fanno sì che il vostro legame di corpi non si disfi.

Il timido palleggiatore cerca in tutti i modi di non arrossire come un peperone maturo, ma la cosa gli risulta alquanto difficile. [Nome] aveva una cotta per lui da anni? Kenma non riesce a trovare parole per descrivere quanta felicità gli scorre nelle vene. È al settimo cielo. Per la gioia potrebbe anche baciarti. Baciarti. È quello che vuole fare da un'infinità di tempo, ormai. Potrebbe? Patetico. Fatti crescere un paio di palle e baciala, pensa, nonostante sul suo viso ci sia sempre la solita apatia che lo caratterizza.

Posa le mani sulla tua vita, scostandoti da lui un poco. È la prima volta dopo un sacco di tempo che senti il suo tocco. Vi guardate negli occhi, e le tue orbite [colore] si perdono in quelle gialle del biondo. Quando lo vedi avvicinartisi, decidi di dargli una mano, annullando la distanza fra le vostre labbra, e gettandogli le braccia al collo. Lui è sempre più emozionato, e tremando, appoggia le sue mani sui tuoi fianchi, avvicinandoti lievemente.

***

«Vieni qui.» Siete in cucina, e Kenma ha appena rubato un pomodorino da sotto i tuoi occhi. Alzi il viso verso quello che è il tuo fidanzato da ormai, quanto, tre anni? «Perché?» Chiede ingoiando quella piccola palletta rossa. Gli sorridi affabile, il mestolo in mano. «Vieni qui e basta.» La voce languida quasi lo convince, ma poi vede ciò che tieni in mano, e tutti i buoni propositi scompaiono. «No. Poi mi picchi.» E, ridendo, lo rincorri per tutto l'appartamento, finché non vi buttate sul divano, tu a cavalcioni su di lui. Entrambi con le cote rosse, il respiro accelerato, il battito del cuore anche, e la felicità in viso.

«Non farlo.» Dice d'un tratto Kozume.
«Cosa?» Chiedi.
«Non picchiarmi.» Scoppi a ridere.
«Mai.» Ti bacia. Non sei ancora abituata a queste sue prese di posizione, anche se ti piacciono molto. Le adori. Dopo il Liceo, quando siete andati a convivere insieme, Kenma ha fatto passi da gigante con il suo carattere. È ancora quel patito di videogiochi - e sotto sotto anche della pallavolo - di qualche anno fa, è ancora restio a esprimere a parole i suoi sentimenti, ma con te si è aperto davvero tanto negli ultimi anni.

«Col tempo impari a tenerti tutto dentro, non perché hai un carattere chiuso, ma perché spesso spiegare è inutile. Tanto alla fine le persone che ti capiscono veramente sono quelle a cui non hai bisogno di spiegare nulla.» Ti aveva detto una volta. E tu l'avevi guardato come si guarda un bimbo appena nato, un fiore, oppure un gioiello. Troppo preoccupati di romperlo per accorgersi di quanto sono belli. E niente, lui ti aveva baciata, prendendoti alla sprovvista, ma rallegrandoti. E, in quella stessa occasione, ti aveva detto il suo primo ti amo.

***
«Che palle.» Sbuffa.
«L'hai già detto.» Ti accoccoli di più addosso al biondo.
«Ripeterlo sembrava valerne la pena.» Vi guardate.
«Che c'è ora?» Alzi un sopracciglio.
«Niente - un timido sorriso - solo, non mi sarei mai immaginato che saremmo arrivati fin qui.» E quando il pianto di un bambino - del vostro - invade la casa, sorridi e prendi il viso di Kozume tra le mani. «Ti amo tanto.» Dici. «Non sai quanto, [nome].» E fa scontrare le sue labbra con tue. Le farfalle nel tuo stomaco sono le stesse del vostro primo bacio.

Haikyuu!! x Reader {Ita}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora