Capitolo 15

3.9K 226 118
                                    

CAPITOLO 15

POV ANNABETH

Casa.

Finalmente ero a casa, ed era la prima che sentivo veramente mia.

Perchè, diciamocelo, "Casa" non è solo una parola che si riferisce a quattro mura e un po' di mobili carini.

No no, significa molto di più.

E' riferita anche alle persone che vivono nell'edificio o nei dintorni, è riferita alle esperienze vissute lì dentro.

Riferita ai pianti, agli urli di gioia, agli attacchi di rabbia e le paure che hanno macchiato quei muri nel corso degli anni.

Anche se ero in quella città da poco tempo, non mi ero mai sentita a casa come in quel momento, mentre varcavo l'entrata con Percy al mio fianco e mio padre dall'altro e Piper e Jason al seguito, che erano arrivati lì appena avevano saputo delle mie dimissioni.

"Benvenuta a casa Annie" mio padre mi avvicinò a sé lasciandomi un bacio sulla fronte. Gli sorrisi mentre faticando mi lanciai, praticamente, sul divano di pelle del salotto che mio padre aveva insistito a portare direttamente da San Francisco.

Mentre l'odore pungente di limone che aveva da sempre caratterizzato quella casa mi pungeva le narici ringraziai mentalmente mio padre.

Quel divano aveva visto cuori infranti, promesse e sogni, una telecamera che non si spegne mai.

Finalmente ero a casa.

POV PERCY

Il tempo passò velocemente dalle dimissioni di Annabeth. Fortunatamente le sue dimissioni coincidevano con le vacanze d'autunno, il che era un sollievo dato che avevo già saltato la scuola per stare accanto a Annabeth, magari andando solo alle lezioni del mattino o saltandole proprio. Probabilmente avrei dovuto recuperare più argomenti di quanti una mente umana possa comprendere, ma sinceramente non mi pesava, stare accanto a Annie era molto più importante di qualche calcolo algebrico.

Le vacanze sarebbero durate circa una settimana e mezzo e quel giorno eravamo circa a metà di esse.

Annabeth aveva ancora il gesso alla gamba e la stampella, anche se le abrasioni e i tagli sembravano essersi quasi tutti rimarginati.

Per quanto riguardava la nostra situazione io e lei non eravamo ancora riusciti a parlarci seriamente. Ogni volta che uno dei due iniziava un discorso qualcuno ci interrompeva, o succedeva qualcosa che ci separava.

Era snervante perchè diamine, sembrava che l'Universo non ci volesse insieme. Ah, ma io e Annabeth avremmo parlato e volente o dolente l'Universo avrebbe dovuto adattarsi.

Quel giorno ero andato come il mio solito a trovarla e lei mi aveva aperto sorridente la porta.

Eravamo in cucina, parlando del più e del meno mentre lei armeggiava con dei mestoli per preparare qualcosa da mangiare.

Senza che me ne accorgessi mi venne in mente, prima che tutto diventasse così complicato, il nostro piccolo momento nella mia cucina dove iniziammo una battaglia di cibo in piena regola finendo a pochi centimetri l'uno dal viso dell'altra.

La voce di Annabeth mi riportò alla realtà "Perchè stai sorridendo come un'idiota?" mi domandò, puntandomi contro il mestolo di legno "Stavo solo pensando" risposi avvicinandomi a lei.

Sinceramente pensavo che come il nostro solito sarebbe arrivato qualcuno o che il telefono suonasse o qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto interromperci. Stranamente niente si mise in mezzo mentre lei continuava a guardarmi con fare interrogativo.

Best Friends -Percabeth-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora