Stiles
Quattro giorni.
Mancavano solo quattro giorni.
Dopodiché sarei diventato un lupo mannaro.
Questo pensiero mi assillava praticamente 24 ore su 24, provocandomi un forte mal di testa.
Non solo ero completamente terrorizzato, ma io avevo cominciato a pensare, come facevo sempre, ovvero in modo ossessivo, a cosa mi sarebbe capitato se il tutto non fosse andato come secondo i piani.
Sarei morto? Sarei sopravvissuto? Sarei diventato come gli altri? O mi sarei trasformato in qualcos'altro, come Jackson anni fa?
Non ne avevo idea, vuoto assoluto.
E si sa, l'ignoto fa paura.Mi alzai dal mio letto dove ero comodamente steso da più di un ora, cercando di prendere sonno, ma senza successo.
Guardai la sveglia sul comodino, segnava le 2:30 di notte. Ero rimasto a pensare più del previsto.
Non sarei riuscito a dormire comunque, quindi decisi di fare un giro a piedi.
A nessun ragazzo normale sarebbe venuto in mente di fare un giro a piedi alle due e mezza di mattina, ma a me piaceva distinguermi.
Mi misi velocemente una tuta e uscii silenziosamente da casa, senza svegliare mio padre. Sarei tornato prima che lui si fosse svegliato.Mi misi a camminare per le strade senza meta, lentamente e anche un po' infreddolito.
Arrivai senza accorgermene alla scuola, e mi sedetti su uno dei tavoli su cui era solito pranzare o fare i compiti.
Era tutto cosi tranquillo, calmo e silenzioso.
Di giorno ero abituato a vedere centinaia di ragazzini che giravano e parlavano tra di loro in questo giardino, ma vederlo adesso sembra diverso. Non sembra neanche la mia scuola.Le verità è che io ho sempre cosi tanti pensieri per la testa, mi faccio sempre troppi giri mentali, me lo diceva sempre anche mia madre.
Fin da piccolo riuscivo a trovare mille domande diverse quando si poneva un problema. Quando si trattava degli altri ero bravo, ma quando si parlava di me, ero una una frana.
Solo mia madre riusciva a capirmi davvero..I miei pensieri furono interrotti da una persona che si avvicinava a me camminando.
<<Der che ci fai qui?>> dissi quando lui si sedette davanti a me.
<<Faccio un giro. Tu piuttosto cosa ci fai in giro alle due di notte, è pericoloso>> disse schivando abilmente la mia domanda.
<<Faccio un giro>> dissi citando le sue parole provocando una sua risatina.
<<A che pensavi?>> chiese.
<<Quando?>>
<<Prima che io arrivassi qui. Eri molto pensieroso..>>
Si stava preoccupando per me? O meglio si stava interessando a me?
<<Pensavo a quello che sta per accadere. Il mio quasi suicidio-sacrificio grazie al quale Allison forse tornerà in vita, la mia trasformazione in lupo mannaro, di cui ho preso in considerazione anche la possibilità dì trasformarmi in un essere mostruoso come Jackson..>>
<<Tu non ti trasformerai mai in un mostro. Ricordi? La forma che assumi riflette la persona che sei. Tu non sei un mostro okay? Vai bene cosi come sei>> disse interrompendomi.
Non potei fare altro che arrossire. Queste parole non erano granché, ma dette da lui, uno freddo e scontroso, ti fanno sentire... come si può dire? Bene? Si, ti fanno sentire davvero bene.
<<Non era questo il punto.>> sbottai <<Quello che volevo dire è che questa situazione mi ha portato inevitabile a pensare a tutta la mia vita fino ad adesso e soprattutto a...>> mi bloccai.
Volevo davvero parlargli di mia madre?Giorni fa Scott mi aveva detto che avrei dovuto fare questo discorso a Derek, almeno il nostro legame Alpha-Beta si sarebbe rafforzato.
Ma fare adesso questo discorso sarà la stessa cosa?
Odiavo le scelte perché qualsiasi decisone tu possa prendere perderai sempre qualcosa.
L'importante è che tu sappia cosa sei disposto a perdere.
Adesso era esattamente la stessa cosa.
Aprirmi con Derek significava mostragli il mio lato debole, ma non aprirmi significava perdere questa occasione.
<<A...?>> chiese dopo miei attimi di silenzio.
Cosi presi una decisione.
<<A mia madre>> dissi d'un fiato.
Lo guardai. Le labbra erano socchiuse e gli occhi spalancati, non si aspettava una risposta del genere.
<<Mi ricordo che una volta, alle elementari, i ragazzi più grandi mi volevano picchiare perché non avevo fatto i compiti per loro. Cosi per evitare di essere picchiato corsi via, il più velocemente possibile, ma non è stato comunque abbastanza. Ho fatto a botte lo stesso, ma devo dire che anche loro erano conciati male.>> risi a quel ricordo e anche Derek rise con me.
<<Alla fine quando tornai a casa mia madre mi chiese cosa fosse successo e io gli spiegai tutta l storia. Nello stesso momento in cui stavo incominciando a raccontare, entrò mio padre. Mi chiese cosa fosse successo e mia madre gli rispose che avevo fatto "a botte". Allora mio padre mi disse "il mio picchiatore! Chi ha vinto?" mia madre lo richiamò, ma io dissi che non aveva vinto nessuno visto che ero corso via. Non lo dissi ai miei genitori ma mi sono sentito un codardo a scappare dai miei problemi. Cosi un giorno, insieme a Scott, andammo da loro e li pestammo. Non ci hanno dato più fastidio>> mi asciugai una lacrima che era scivolata sulla mia guancia e tirai su col naso.
<<La stessa sera ero nel letto e lei era seduta da parte a me. Mi accarezzava i capelli, sapeva che amavo quel gesto. Era come se mi calmasse, ma in realtà mi sentivo al sicuro e solo allora mi addormentavo. Mi cantava una canzone per farmi addormentare, infatti si assicurava sempre che io dormissi prima di uscire dalla stanza. Ma quella sera proprio non ne volevo sapere di dormire. Mi disse che se non mi fossi addormentato avrebbe spento la luce e io dissi subito che avevo paura del buio. Lei rispose "tu non hai paura del buio Stiles. Tu hai paura di rimanere al buio da solo. Ti addormenti solo quando ci sono io perché ti senti al sicuro. Ma se io adesso spengo le luci e vado di sotto, sarò sempre vicino a te, in qualche modo, e tu sei sempre al sicuro, perché noi siamo solo di sotto. Okay?" Quella fu l'ultima notte che passai con lei. Il giorno dopo le diagnosticarono la malattia e poi lei->> la voce mi si spezzò come un ramoscello.
I ricordi fanno male. Fanno maledettamente male.
Derek a quel punto si spostò vicino a me, mi mise una mano dietro la testa e delicatamente mi fece accoccolare sul suo petto.
<<Tranquillo non devi per forza trattenere le lacrime per salvare il tuo orgoglio o qualunque cosa sia. Sfogati pure>> mi disse dandomi leggere pacche sulla spalla.
Allora mi lasciai davvero andare.
<<M-Mi manca mia madre..>> dissi scoppiando a piangere.
Strinsi le mie braccia attorno alla sua vita, non mi importava se non avrebbe apprezzato il gesto, avevo bisogno di pensare che qualcuno fosse li per me, anche se forse non era cosi.
Io ero solito piangere in silenzio, avevo imparato fin da piccolo, fin dopo la morte di mia madre, a trattenere tutti i singhiozzi, tutti i minimi lamenti, per non svegliare mio padre che era sempre allerta.
È brutto piangere in silenzio, con la gola che ti brucia e la testa che ti scoppia e le mani sulla bocca per coprire i singhiozzi. Quella voglia dentro di te di urlare e dire a tutti che stai male, ma alla fine a chi importerebbe davvero? Nel mio caso, a Scott. E mio padre. Ma gli altri? Neanche si sono accorti che stavo male.Non mi ero ancora accorto che Derek mi aveva stretto tra le sue braccia. Una mano massaggiava la mia schiena mentre l'altra era poggiata sulla testa.
<<Anche a me manca mia madre..>> sussurrò lui.
Avevo pensato cosi tanto a me che non mi ero ricordato che anche lui aveva perso i genitori. E anche molto di più..
Mi staccai leggermente da lui e lo guardai in faccia. Aveva gli occhi bassi, come se non volesse che io notassi quanto dolore essi portassero dentro.
<<Ne vuoi parlare?>> chiesi incerto.
Lui rispose solo con un cenno della testa, ma alla fine fui io a fare la prima domanda.
<<Che tipo era tua madre?>> chiesi.
<<Lei era..molto simile a tua madre in realtà. Gentile, brava, cordiale, piena di forza di volontà, era coinvolgente, come se attraesse tutti, aveva una risata fantastica, che lei stessa disse che avevo preso da lei. A volte era severa, rigida, ma sapeva essere leale e giusta quando si parlava di accordi con i lupi.>> la sua voce era calma. Di solito quando parlava il suo tono era tagliente, ma ora risultava quasi calmo, soave, e io ne ero ipnotizzato.
<<Doveva essere davvero un persona fantastica>> dissi accarezzando la spalla di Derek, che adesso era sempre seduto davanti a me, ma che non mi guardava più in faccia. Era semplicemente seduto con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e fissava il vuoto.
<<Non mi potrò mai perdonare quello che ho fatto. In pratica ho aiutato quella psicopatica a uccidere la mia famiglia e..>> la voce di Derek si spezzò come la mia poco fa.
Si sentiva in colpa. Ma per cosa? Non era colpa sua.
<<Derek non è colpa tua okay? Tu hai solo amato una persona che in realtà aveva dei secondi scopi, ma tu, non hai nessuna colpa. E se amare è una colpa ognuno di noi è colpevole>> non seppi nemmeno da dove mi fossero uscite quelle parole.
Mi stava osservando stupito quanto ma dalle mie parole. Le lacrime gli solcavano le guance e le sue mani tremavano.
Abbassò di nuovo la tesa e strinse le sue mani in due pugni. Le sue braccia erano nella stessa posizione di prima, ovvero appoggiate sulle ginocchia, cosi senza neanche pensare alle conseguenze, avvicinai il palmo della mia mano al dorso della sue e intrecciai le nostre dita.
Dapprima si fece rigido, ma poi capì che quello che volevo fare era solo consolarlo come lui aveva fatto con me, allora mi lasciò fare.Rimanemmo li, in silenzio per attimi che parvero ore, poi fu lui a rompere quella calma.
<<Grazie di avermi ascoltato>> disse guardandomi negli occhi.
<<Grazie a te>> risposi alzandomi.
Lui si alzò dopo di me e ci ritrovammo in piedi uno di fronte all'altro.
Cosi feci la cosa più strana che avessi mai fatto con lui, e lo abbracciai.
Lui ricambiò l'abbraccio e mi passò di nuovo le mani sulla schiena, poi dopo un semplice ciao entrambi tornammo a casa.
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My New Life ❁ Teen Wolf
Fiksi Penggemar«Niente è più come prima ormai» - Sophia Teller, ragazza orfana che vive con il fratello, trascorre la sua vita come una normale liceale fino a quando una notizia inaspettata la travolgerà. Dopo essersi trasferita dal cugino Scott, tutto cambierà. ...