12.

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Suona la sveglia.
Non ho voglia di andare a scuola.
Stanotte sono andata a dormire alle 2:30.
Mi dirigo verso l'armadio e prendo i jeans strappati e un maglione bianco.
Vado verso il bagno e mi preparo.
Come mio solito metto la matita e il mascara.
Scendo di sotto e metto le mie adoratissime Vans.

«Buongiorno» dico dando un bacio sulla guancia a Michi e andando verso il frigo.
«Buongiorno bimba, pronta a tornare a scuola?» chiede
«Ehm, più o meno. In realtà, c'è una metà me che sta sclerando perché vuole andarci, l'altra me che vorrebbe solo tornare a dormire.» rispondo
Lui mi guarda e scoppia a ridere.
«Sei la solita» dice dando un morso alla sua brioches
Prendo uno yogurt e mi siedo accanto a lui.
«Allora oggi...» comincia a dire Michi, prima di essere interrotto dalla suoneria del mio telefono

«Pronto?» chiedo rispondendo
«Buongiorno bimba, dormito bene?» risponde mio padre
«Eh? Oh sì, grazie. Tu?» dico
« Si, pronta per la scuola?» chiede
«Mm.. certo» dico facendo una smorfia e Michi sorride
«Ti dovrei credere?» dice ridendo, poi aggiunge «Oggi viene a prenderti Jacob, così poi vieni da noi a mangiare. Ti va bene?»
«Certo, a dopo.»dico
«Buona scuola bimba» dice

Guardo l'orologio e noto che mancano meno di 10 minuti all'inizio della scuola e non ho voglia di correre.

«Michii, lo sai che sei il mio cuginetto preferito?» chiedo guardandolo
«Sono anche l'unico che hai» specifica dando un ultimo morso alla brioches, finendola.
Lo guardo con uno sguardo da cucciolo.
«Eh va bene, sali in macchina.» risponde
Cavoli, aveva già capito.

Prendo lo zaino e salgo in macchina.
Michi accende la radio e parte "Just a Dream"
Io e Michi ci scambiamo un occhiata, poi cominciano a cantare.
Arriviamo davanti scuola.
«Ti accompagno dalla preside?» chiede lui
«Tranquillo, ce la posso fare. Ricordami solo una cosa: dov'è?» dico
Lui ride.
«Infondo al corridoio, giri a destra, percorri il corridoio ed è la porta alla fine.» dice
Mi sono già dimenticata ciò che ha detto. Forse per l'emozione di essere di nuovo a scuola, forse perché ero persa nei miei pensieri.
«Okay, grazie. Ci vediamo dopo alle macchinette?» chiedo
«Certo bimba, a dopo. Non cacciarti nei guai» dice dandomi un bacio sulla fronte.

«Michi, aspetta» dico mentre si allontana
«Si?» risponde
«Ho paura...mi manca Matteo che mi difendeva da tutti...» dico trattenendo le lacrime.
Lui si accorge che ho gli occhi lucidi, perciò mi abbraccia.
«Quest'anno ci sono io a difenderti, tranquilla. »
«Grazie, ti voglio bene.»
Sciolgo l'abbraccio e mi dirigo verso l'ufficio della preside.

La campanella suona, ed io mi sono persa.
In giro ci sono solo io.
Arrivo all'ufficio e busso.
Una voce da donna mi risponde.
«Lei deve essere la signorina Evans, prego si accomodi.» dice
Io entro in quella stanza dalle pareti bordeaux, una scrivania marrone e molte lauree incorniciate e appese alle pareti.
Mi siedo su una di quelle sedie in pelle proprio davanti alla scrivania.
«Allora, pochi giorni fa è venuta tua zia a parlarmi. Mi ha detto che hai difficoltà nel ricordare luoghi e persone che hai conosciuto prima dell'incidente, perciò volevo solo dirti di non preoccuparti, anche se delle cose non le ricordi, non fa niente, recupererai man mano. Per il resto, qualsiasi cosa tu abbia non esitare a venire da me. » mi dice sorridendo

Io le sorrido.
Sento bussare alle porta e appena si apre vedo Alex che entra.
«Federica, lui è Alex, le farà fare il giro della scuola. » dice la preside
«La ringrazio, arrivederci.» dico uscendo dall'ufficio insieme ad Alex.

«Ehi ehi, come stai Fede?» chiede lui
«Bene, un po' ansiosa ma bene. Tu?» rispondo
«Benissimo, allora eri tu la 'nuova ragazza' che continuava a nominare il prof. » dice
«Aspetta, vuol dire che seguiremo gli stessi corsi?» chiedo dopo circa un minuto
«Eh già, ci sei arrivata quindi.» dice ridendo

Dopo aver fatto il giro della scuola di circa un'ora, Alex mi accompagna al mio armadietto.
Appena lo apro, trovo dentro un pacchettino, che metto nella borsa senza farmi notare.
«Mi accompagneresti al bagno? Per favore.» chiedo
«Ma certo madame.» mi risponde sorridendo

Entro nel bagno.

Le pareti sono rosa, le porte rosse abbinate ai saponi liquidi di fianco ai rubinetti.

Mi appoggio ai lavandini e prendo la scatoletta.
La apro? Non la apro?
Sto per aprirla quando bussa Alex e dice « muoviti siamo in ritardo»
La rimetto velocemente in borsa ed esco.
«Scusa» dico
«Tranquilla, ora andiamo o quello di storia ci ammazza.» dice per poi prendermi per il polso e cominciare a correre.
Arriviamo davanti alla porta chiara con su scritto '119'
Bussiamo ed entriamo.
L'aula è davvero grande, ci saranno come minimo 29 banchi.
Le pareti sono di un grigio pietoso, che sembra urlare "voglia di vivere saltami addosso".
C'è una lavagna nera ed una LIM bianca.

«Allora, lei dev'essere la nuova studentessa. Evans, giusto? » chiede il professore.
«Sì» rispondo
«Bene, allora Alex vai pure a sederti, Federica vieni qui alla lavagna e presentati.» dice segnando qualcosa su un'agenda.
Guardo Alex dirigersi verso il suo posto, poi mi avvicino alla cattedra marrone.
«Ciao a tutti, io sono Federica e vivo qui con mia zia e mio cugino.» dico
Tutti mi guardano con strane occhiatacce e bisbigliano qualcosa fra loro.
«Avete domande da fare alla vostra compagna?» chiede il prof. «Sì Abigail, chiedi pure» dice poco dopo rivolgendosi ad una ragazza dai capelli neri e lunghi.
«Tu sei la ragazza che ha tentato il suicidio?» chiede con un tono da 'sono la più bella del reame'.
Okey, sei bella, ma abbassa i toni.
«Emh, si. Sono io.» rispondo.
Il prof mi manda a sedere nel banco di fianco ad un ragazzo.

«Piacere, io sono Aaron. Tu a quanto ho capito sei Federica.» dice
Annuisco continuando a guardare la lavagna e prendere appunti.

Sono già passate le prime due ore e la mia mano mi sta supplicando di smettere di prendere appunti.

Mentre tutti escono dalla classe tra varie risate e abbracci.

Non vedo l'ora di avere anch'io il mio gruppo di amici.

Mi dirigo verso il mio armadietto, mentre mi arriva un messaggio.

Michi: ehi bimba, come sono andate le prime ore? scrivimi il numero del tuo armadietto così ci vediamo lì. 

io: 237 

Apro l'armadietto e mi scivolano i libri dalle mani. Mi piego per raccoglierli.

«Aspetta, ti do una mano.» dice una voce un po' familiare

«Grazie» dico io arrossendo
Quando alzo lo sguardo verso il ragazzo, capisco chi è.
Aaron, dai capelli un po' ricci e castani chiaro, due occhi marroni davvero bellissimi.

«Grazie davvero » dico mettendo i libri dentro l'armadietto.
«Figurati. Allora, come ti sembra la scuola?» chiede
«Beh è come la ricordavo, anche se non ne ricordavo molto. » dico sorridendo.
«Io ora devo andare, se dovessi aver bisogno di qualsiasi cosa, chiamami pure. Questo è il mio numero.» dice scrivendo su un foglietto il suo numero.
«Okay, grazie. Allora a domani.» dico sorridendo
«A domani» dice ricambiando il sorriso.

Quel Fottuto Segreto 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora