17.

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Dopo che Giorgio se n'è andato, sono rimasta ancora un po' sotto quel vecchio albero.
Adesso sono in spiaggia a correre, con tutti questi pensieri nella testa.
Mi fermo un attimo a mandare avanti molte canzoni. Non ho voglia di ascoltarle adesso. Stavo per mandare avanti ancora, quando mi accorgo che è partita Una Scusa di Astol.
A questo punto ricomincio a correre. Sono talmente immersa nei miei pensieri che inciampo su qualcosa e cado a terra.
«Scusa, avrei dovuto tenere stretto il mio cane. Max ama l'acqua..» dice il ragazzo aiutandomi ad alzarmi.
«Scusa te, ero persa nei miei pensieri e non ci ho fatto caso.» dico togliendomi la sabbia dalla felpa.
«Aspetta, tu sei Federica, giusto? »
«Sì, ci conosciamo?»
«Ahaha, sì. Sono Jason, ti ricordi di me?» dice ridendo
«Oh sì, scusa. Non ti avevo riconosciuto.» dico sorridendo
«Ti potrei parlare? Cioè, devo dirti una cosa abbastanza urgente...» dice
Annuisco e ci sediamo sul suo asciugamano.
«Allora, tu che sei riuscita e impedirmi di saltare, mesi dopo l'hai fatto tu?»
«Eh già, sembro molto incoerente però...»
«Tranquilla, non mi devi dare spiegazioni. Arriviamo direttamente al punto. Non sei curiosa di sapere chi ti ha trovato mentre eri in acqua a morire? » dice
«Sì, me lo sono chiesta spesso in questi mesi.»
«Beh, ero con la mia squadra di immersione quando un certo Dylan ti ha visto saltare. Stavi piangendo, sai? Dylan ha detto di conoscerti, così ha nuotato fino a dov'eri tu e ti ha portato sulla barca con noi. Eri in una pozza di sangue. Mentre andavamo a  riva abbiamo chiamato l'ambulanza. È arrivata subito per fortuna. Tu conosci questo Dylan? »
«Sì...»
«Beh dovresti ringraziarlo. Ti ha salvato la vita. Anche se tu non volevi vivere, ricordati che arriverà anche per te il sole.» dice
«Ora devo andare, grazie per avermi detto tutto questo. » dico alzandomi
«Grazie a te per avermi ascoltato. Max, andiamo.» dice poi rivolgendosi al cane.
Io mi incammino verso casa di mia zia.
Sono le 8:30, saranno già svegli.

Sono davanti casa. Suono? Me ne vado? Cosa devo fare?
Mentre penso ciò non riesco nemmeno a ragionare e suono. Arriva ad aprirmi pochi minuti dopo mia zia, già vestita da lavoro.
«Fede, che bello vederti. Come stai?» dice abbracciandomi
«Bene grazie, tu?» rispondo
«Bene. Ora io devo correre al lavoro, Michele è in camera sua. Ti voglio bene» dice dandomi un bacio sulla guancia e andandosene
Salgo le scale e vado in camera di mio cugino.
Busso, ma nessuno risponde. Decido di entrare. In camera non c'è. Vado verso il comodino davanti alla finestra e prendo in mano la cornice che c'è sopra. È una foto di me, lui, Irene e Matteo. Mi scende una lacrima quando entra lui dalla porta.
«Michi» dico voltandomi per guardarlo in faccia.
Lui corre ad abbracciarmi.
«Fede, scusa scusa scusa. Puoi perdonarmi?» dice piangendo
«Certo, sono venuta qui per questo. Dobbiamo parlare.» dico anch'io piangendo.
Ci sediamo sul letto.
«Avevi ragione su Benedetta, è una stronza. Ha detto che stava con me solo per farti soffrire. Domani torna a Miami. Scusami Fede, ti ho fatto troppo male. » dice con lo sguardo basso.
«Tranquillo, a me dispiace vederti così. Non dovresti stare male, soprattutto per una come lei. Ci sono così tante ragazze che farebbero la fila per stare con te.» dico
«Davvero?» chiede
Non lo riconosco. Lui non ha mai perso occasione per vantarsi di tutte le ragazze che gli vanno dietro, ora invece fa fatica a crederci.
«Davvero. »
«Grazie bimba» dice abbracciandomi
«Figurati, sono tua cugina. È il mio dovere.» rispondo ricambiando l'abbraccio.
«Posso fare qualcosa per te?» chiede poi
«Mi accompagni al cimitero?» rispondo
«Certo, andiamo.» dice e ci incamminiamo.
Per fortuna il cimitero non è molto distante.

Da quando Matteo è morto, non sono mai venuta a trovarlo.
Egoista, vero? Però non riuscivo a sopportare di vedere il suo volto così sorridente, in quella foto su quella tomba. Dovrebbe essere qui a sorridere con me, no?
Credo che però per lui è molto meglio così.
Entriamo in quel cimitero, pieno di fiori e tombe.
Appena dentro a destra, c'è uno spazio dedicato solo ai bambini. Quei poveri bambini.
Loro non hanno potuto scegliere se vivere o no, e io mi sento così egoista adesso.
Io che ho la fortuna di essere ancora qui, tento il suicidio? Per quanto la vita sia brutta, non c'è un rimborso, un tasto di "reset" o "replay", quindi meglio se la comincio a vivere davvero.
Arriviamo alla tomba del mio Matteo.
È così bello in quella foto. Lo osservo attentamente, mi manca la sua voce, i suoi baci, gli abbracci.
Mi manca tanto, ma non posso continuare a guardare indietro.
Devo pensare al presente e al mio futuro.

Dopo aver pianto un po' sulla tomba del mio migliore amico, tornai alla macchina con Michi.
Adesso stiamo percorrendo la strada per andare a casa di mio padre.
Michi continua a raccontarmi di una ragazza nuova del paese, credo che le interessi molto. Io però non lo sto ascoltando molto, sto guardando fuori dal finestrino e penso all'incontro di ieri con Dylan, Sasha e Alex e a quello con Jason.
«Mi potresti lasciare qui?» chiedo a Michi
«Ti sto annoiando così tanto?» dice
«No no, semplicemente ho voglia di camminare un po', se non ti dispiace.» rispondo
«Certo bimba, ti scrivo dopo. Ti voglio bene.» dice accostando e dandomi un bacio sulla guancia.
Scendo e mi dirigo al parchetto.
Mi siedo su una panchina sotto un grande albero.
È un po' ricurvo, chissà quanti anni ha.
Prendo il mio telefono, spengo la connessione dati, metto la modalità aerea e accendo la musica.
La riproduzione casuale fa partire Non Passerà di Eden.
"Non posso crederci alla fine abbiamo perso noi, quelli convinti di fare invidia agli dèi."
Eh già, abbiamo perso noi.
Dylan non capirà mai quanto ero affezionata a lui.
Credo che lo amavo, tanto anche.
È la prima persona di cui mi innamoro dopo Matteo.
Prendo dal mio zainetto bianco il mio Block Notes e la penna a sfera che mi ha regalato mia sorella tre anni fa.
"Per una ragazza troppo speciale in questo mondo, e spero che con questa penna ne scriva uno tutto suo." c'era scritto sul biglietto quando me la regalò.

"Vorrei che tu fossi qui,
a parlare con me,
a stringermi forte a te.
Vorrei che tu fossi qui,
a farmi da scudo,
a farmi passare tutte queste paure
e queste insicurezze.
Vorrei che tu fossi qui,
a farmi innamorare,
non solo di te
ma anche di me.
Vorrei che tu fossi qui,
ma la vita non è
come in un film."

Mi cade una lacrima, che fa davvero male.
Ad un certo punto una mano mi accarezza il viso, asciugandomi le lacrime.
Mi volto al lato da cui proviene quella mano e mi accorgo che la penna che reggevo tra le mie dita poco fa, è crollata a terra.

Guardo quel viso, di quel ragazzo che amo.
I suoi occhi guardano prima i miei, poi il foglio che tengo sulle gambe.
Lo prende e comincia a leggerlo.
Vorrei toglierlo dalle sue mani, perché leggendo quello sta leggendo dentro me.
Finisce di leggere e lo appoggia accanto a lui.
Io prendo quel foglio e mi alzo, poi comincio a correre.
Corro per circa cinque minuti, poi mi fermo dietro un albero.
Mi accascio a terra.
Rimetto il Block Notes nello zaino, poco dopo comincia a piovere.

«Ti è caduta questa.» dice Dylan in piedi accanto a me.
«Cosa vuoi da me?» urlo alzandomi in piedi
Lui si avvicina a me, mi avvicina tenendomi per i fianchi, si china e mi bacia.
«Voglio te, lo capisci? Non ho finto tutto questo tempo per farti soffrire, ma proprio perché ti voglio. Per favore, capiscimi.» dice staccandosi
«Dylan, ti amo.» dico e, mettendomi sulle punte, lo bacio.

La pioggia cade sempre più forte, percorre i nostri volti lentamente,  bagnandoci completamente.
Ma poco importa.
Sto baciando il ragazzo che amo, il resto non conta.
Ci stacchiamo, lui appoggia la sua fronte sulla mia, poi sorride.

«Ti va di essere mia?» chiede
«Sarebbe bellissimo.» rispondo

Quel Fottuto Segreto 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora