La capitale

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Il giorno dopo mi svegliai di buon ora e trovai il signor Rain chiacchierare amabilmente con la domestica della locanda. Sospirai rassegnata, ma lo lasciai in pace. Appena finii la colazione e pagai il soggiorno, andai verso di lui e gli ruppi le uova nel paniere.

-Buongiorno signor Rain, credo sia ora di andare-.

-Di già?- domandò la cameriera.

-Sì, dolce fanciulla, ma tornerò presto, ve lo prometto- e così dicendo le baciò la mano.

-Andiamo Romeo- commentai, alzando gli occhi al cielo.

Usciti fuori il mago mi fermò.

-Esiste una scorciatoia- esordì.

-Una qualche magia?-

-Esatto- rispose ammiccando e tirò fuori dalla manica, letteralmente, un tappeto.

Lo stese per terra e vi si sedette sopra.

-Prego, accomodatevi-.

Titubante mi sedetti dietro di lui.

-Aggrappatevi forte- mi avvisò ed ebbi giusto il tempo di aggrapparmi a lui che il tappeto volò a tutta velocità sempre più in alto.

-Non mi avete detto il vostro nome- commentò il mago urlando sopra il vento.

-Ha importanza?-

-Sì, a meno che non vogliate che continui a chiamarvi "principessa"-.

-Elisa- risposi automaticamente.

-Un nome grazioso-.

-Voi? Qual è il vostro nome?-

-Rain-.

-Allora il vostro cognome?-

-Non ce l'ho. I maghi scelgono dei soprannomi per non rivelare mai il loro vero nome: basterebbe quello perché qualche stregone possa scagliarci contro qualche incantesimo poco gradevole. Voi a-magici siete molto ingenui. Rivelare i vostri nomi così tranquillamente un giorno potrà procurarvi molti guai-.

-Non se si evita di comportarsi come fate voi- replicai.

Sotto di noi, intanto, il paesaggio cambiò velocemente e a poco a poco divenne sempre più bianco e l'aria che ci sferzava il volto era diventata come una frusta di ghiaccio.

-Ecco la capitale!- esclamò Rain.

Davanti a noi una città grigia e immensa si estendeva alle pendici di un alto monte. Per quanto potesse sembrare fredda e desolata, era piena di vita, come tutti i paesini che avevo visitato, solo in versione più grande.

-Pronta per l'atterraggio!-

Mentre planavamo, uno strano volatile ci venne contro. Nel tentativo di non scontrarci con questo animale, il mago virò talmente bruscamente che persi la presa e caddi in una stradina. Mi rialzai a fatica e controllai che non avessi nulla di rotto. Mi scrollai la neve di dosso e guardai verso il cielo, ma di Rain neanche l'ombra.

Mi aggirai per le strade, diretta al palazzo reale. Più mi avvicinavo a destinazione, più il lusso aumentava: le strade erano più pulite e ampie, i negozi vendevano merce preziosa e le persone giravano con abiti sontuosi e pregiati. Notai un ragazzino, vestito con abiti lisi e sudici. Ad un tratto urtò una signora dai molti gioielli. Lo vidi scusarsi, nonostante le crudeli e aspre parole della nobildonna, e proseguire nella direzione opposta.

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