Folletti

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Partiti di buon'ora pieni di provviste, ci incamminammo fuori dalla capitale, diretti all'antro della strega. Per arrivarci avremmo dovuto passare per Zucchero, il regno delle fate. Questo era situato nel Bosco Nero, noto per la perenne ombra dei suoi alberi, i quali permettevano difficilmente ai raggi solari di filtrare.

-Non potremmo usare quel tappeto volante per arrivare più in fretta dalla strega?- domandai, mentre all'orizzonte iniziava a profilarsi il profilo oscuro del bosco.

-No, è un tappeto usa e getta. Permette un solo viaggio e non vi si può mettere di nuovo l'incantesimo del volo- rispose Rain, che teneva il principe - rana sul grande cappello rosso.

-Non esistono magie di teletrasporto?-

-Le Paludi Desolate sono protette da potenti barriere magiche che impediscono di atterrarvi. Inoltre per accedervi bisogna passare per Zucchero ed anche questo è protetto dalla magia. Per farla breve è più semplice camminare fin lì- poi rivolgendosi al principe aggiunse: -Non vi preoccupate Vostra Altezza, arriveremo presto a destinazione-.

Eppure tutto andò storto, come in ogni avventura d'altronde.

Arrivati nel Bosco Nero, a causa del perenne buio, perdemmo l'orientamento e continuammo a vagare finché Rain non annunciò che ci eravamo ufficialmente persi. Decidemmo di accamparci per la notte, sperando che il giorno seguente saremmo stati più fortunati. La storia si ripeté anche il giorno dopo e anche quello dopo ancora.

-Basta, io mi arrendo!- esclamò Rain.

-Tu ti arrendi, no? E come vorresti tornartene indietro se qui è tutto uguale?!- gracidò il principe.

-Con un bel teletrasporto, ecco come- replicò il mago.

-E se provassi a uscire dal bosco, sorvolarlo e capire la direzione che dovremmo prendere?- chiesi.

-Non è così semplice, Zucchero non può esser vista a occhio nudo- disse una vocina.

-Ma guarda: folletti!- esclamò Rain, guardando a terra.

Un omino piccino non più di un palmo, dalle lunghe orecchie a punta e dalla folta barba bianca, camminava col naso incollato ad un libro e seguito da altri due folletti. Uno aveva l'aria stanca e assonnata tanto che camminava strascicando i piedi, l'altra, invece, aveva il broncio e ci guardava adirata, neanche le avessimo recato qualche torto.

-Avete finito di guardarci? È inquietante- disse il primo folletto.

-Non è che potreste dirci dov'è il regno delle fate?- chiese il principe Alessandro.

-Guarda una rana che parla!- esclamò il folletto addormentato sgranando gli occhi.

-Non fissarlo in quel modo Tuc, non è la prima volta che vedi bizzarrie simili- lo rimproverò la folletta arrabbiata, poi aggiunse rivolta a noi: -Non potete andare a Zucchero se non avete un valido motivo, forestieri-.

-Ma noi dobbiamo passare per Zucchero per andare poi dalla strega delle Paludi Desolate e far tornare di nuovo umano il principe Alessandro- replicai io.

-Ma chi, la rana?- chiese il primo folletto, socchiudendo il libro.

-Sì- risposi.

-Quella rana ... è un principe?- chiese Tuc biascicando le parole.

-Sì-.

I folletti si misero a ridere, tranne Tuc che li rimproverò: -Non ridete, è un problema serio-.

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