Nebbie

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La mattina dopo i folletti ci riempirono di provviste e si raccomandarono che tornassimo a salutarli presto. Noi, invece, li ringraziammo a non finire e regalammo loro dei fazzoletti di seta ricamati, che nella capitale valevano una fortuna. Not, Vac e Tuc furono designati come nostre guide verso Zucchero e insieme ci mettemmo in viaggio.

Camminammo per il bosco con Tuc che spesso e volentieri si distraeva rincorrendo le farfalle e Vac che puntualmente lo richiamava, mentre Not procedeva spedito, leggendo un tomo vecchio, senza guardare dove stesse andando.

Rain si divertiva ad osservare tutte le specie di piante e di animali che incontravamo, entusiasmandosi di qualche erba o insetto introvabili. Per certi versi lui e Tuc si somigliavano. Alessandro, invece, pareva annoiato lì sul largo cappello di Rain, tanto che a un certo punto si addormentò.

-State attenti ora: siamo nella Zona d'Ombra- ci avvertì Not.

-Perché, cosa potrebbe succedere?- chiesi curiosa.

-Se la nebbia si alza è la fine: non usciremo più da qui- rispose Rain indifferente.

-Vedete di non allontanarvi: anche io ora sono più attento. I fantasmi è bene non svegliarli- commentò Tuc serio, accostandosi di più agli altri due folletti.

-Ma i fantasmi non esistono- mormorai.

-Se esiste la magia, allora i fantasmi possono benissimo esistere- replicò Vac.

Un brivido mi corse lungo la schiena e fui bene attenta a non distaccarmi dal gruppo.

Proseguimmo in silenzio, nemmeno gli animali parlavano più. C'era un'atmosfera cupa e sinistra.

Una brezza ghiacciata mi sfiorò la pelle e udii una voce chiamarmi.

-L'avete sentito anche voi?- chiesi in un soffio.

-Sentito cosa?- domandò Rain.

-Come un sussurro- mormorai.

-No, non c'è nessuno qui a parte noi- replicò il mago –Non lasciarti suggestionare-.

Procedemmo per un po', poi di nuovo udii qualcuno chiamarmi, ma questa volta era una voce chiara e nitida. Mi voltai, ma non c'era nessuno. Scrutai il bosco e notai che stava scendendo la nebbia, che avvolgeva a poco a poco tutto.

-Qui si mette male: c'è la nebbia!- esclamai voltandomi, ma i miei compagni erano spariti.

-Rain! Principe!- chiamai, ma nessuno rispose –Not! Tuc! Vac!-

Ero paralizzata sul posto. Non sapevo dove andare o anche solo cosa fare. Se quello che aveva detto Rain era vero, allora non sarei mai uscita da lì.

Ecco che udii qualcuno chiamarmi, ma era più come una cantilena.

-Chi sei?! Mostrati!- urlai a quella presenza.

-Sei proprio buffa!- esclamò la voce alle mie spalle.

Mi voltai di scatto, ma non c'era nessuno. Il cuore mi batteva per la paura e non sapevo cosa fare.

-Dietro di te Elisa!- disse la voce.

Alle mie spalle c'era una bambina vestita con uno splendido abito pieno di pizzi e merletti e i capelli raccolti con un fiocco. Era innaturalmente pallida, con il gentile sorriso freddo come il ghiaccio. In mano aveva una palla e me la porgeva.

-Vuoi giocare con me Elisa?- mi chiese.

-Come conosci il mio nome?- domandai.

-Io so molte cose. Se giochi con me te le dirò- rispose.

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