Il Signor Tempo

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-Una stanza per questa notte per favore- dissi rivolta all'oste.

Questi mi squadrò da capo a piedi, sorpreso.

-Ho libera solo una piccola stanza in mansarda. Con questa pioggia la locanda è piena. È un po' malandata, ma per lo meno non vi sono spifferi. Non posso offrirti altro-.

-Meglio una stanza polverosa che una pioggia tagliente- replicai.

-Bene, lascia qui le scarpe, non voglio che sporchi tutto di fango. Il mio garzone te le luciderà. Non ci vorrà molto, appena prone te le farò portare- ordinò l'oste.

-Bene-.

Eseguii le sue istruzioni e seguii una delle cameriere verso la mia camera.

-Eccoci qui, questa è la chiave. Sei tutta bagnata e sicuramente infreddolita ... Vuoi che ti prepari un bagno caldo?- mi chiese la giovane donna.

-Sì per favore-.

In poco tempo mi riempì la vasca con acqua calda, tuttavia la cameriera continuava a lanciarmi occhiate furtive, incuriosite.

-Volete sapere qualcosa?- chiesi.

-Come scusa?-

-Continuate a guardarmi e sembra che vi stiate trattenendo dal pormi qualche domanda-.

-Mi domando solo cosa ci fa una ragazzina in giro da sola, ma con un portafoglio ben fornito-.

-Sono una Raccontafavole. Probabilmente molto giovane per la mia età, ma sono abbastanza abile da riuscire a riempire ben bene il mio portafoglio- le spiegai.

-Ora si spiegano molte cose, scusa per averti importunata con la mia curiosità, La cena sarà annunciata dalla campana. Se non vieni per allora, ti troverai senza mangiare: ci sono molti uomini affamati, soprattutto cavalieri – mi avvertì la donna.

La ringraziai e rimasi sola.

Mentre sistemavo la mia roba qualcuno bussò alla porta.

Aprii e davanti a me c'era un ragazzino con le mie scarpe belle lucide.

-Ecco le vostre scarpe- mi disse porgendomele.

-Non le vedevo lucide da molto tempo! Tieni- e in cambio del suo servizio gli diedi una moneta di rame, la giusta mancia per un buon lavoro.

-Grazie mille signorina!- esclamò il ragazzino e corse via.

Rientrai in camera ed ebbi giusto il tempo di darmi una ripulita e vestirmi con abiti asciutti che sentii il suono della campana. Finalmente era ora di cena!

Scesi nella sala comune e mi accomodai al bancone in attesa di essere servita.

Osservai i commensali, cercando di capire che tipo di persone fossero e se tra loro ci fosse qualcuno che avesse una storia importante alle spalle. Lo si può comprendere dal modo di vestire, dal modo di esprimersi e anche da quanto logore fossero le loro scarpe. Tuttavia dovevo pazientare: l'ora dei racconti doveva ancora arrivare.

Il servizio non era male, ero stata fortunata. Mi venne offerto del vino e lo accettai: non c'era niente di meglio per cacciare i residui di freddo rimasti nel corpo.

Molti mi osservavano curiosi, ma non prestavo più caso agli sguardi indiscreti della gente. Probabilmente, un tempo, anch'io mi sarei fatta due domande sul perché una ragazzina di soli quindici anni se ne stesse da sola in una locanda a bere vino, indossando pantaloni e stivali.

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