Pipponino e Cucù

310 18 1
                                    


Dopo diversi giorni di cammino per boschi e immensi campi coltivati, giunsi, finalmente, nel piccolo paese di Campo – fiorito. Era giorno di mercato e decisi di avventurarmi tra le varie bancarelle a curiosare in cerca di merci dall'aspetto buffo ed insolito. Giunsi nella piazza principale e rimasi folgorata dall'imponente tempio che sorgeva al centro.

Davanti a questo c'era un'immensa folla e  si udivano delle voci discutere.

Incuriosita, riuscii a passare tra le file di persone, arrivando davanti. Ciò che attirava tanta attenzione erano due uomini distinti e facoltosi, dagli abiti pregiati, che erano impegnati in una discussione filosofica. Uno sosteneva che dopo la morte tutto finiva e nulla rimaneva dell'uomo, neanche il ricordo; l'altro, invece, credeva che niente finiva e proprio quel ricordo teneva in vita l'uomo defunto. Concordavo con quest'ultimo, ma purtroppo la sua dialettica non era così raffinata come quella del suo avversario.

-Per quanto si cerchi di tramandare il ricordo ai posteri, questo col tempo viene modificato e pian piano dimenticato. Infine anche quello morirà- disse il primo filosofo.

-Signore, permettete una parola?- chiesi, avanzando di qualche passo.

-Una ragazza che vuole intervenire in una discussione filosofica! Questa sì che è nuova. Dite pure madamigella- rispose quello.

-Io sono una Raccontafavole e credo che basterà narrarvi una storia per smentire quanto voi avete sostenuto fin'ora-.

Il filosofo si mise a ridere insieme alla folla.

-Perché non la lasciamo parlare. Forse può insegnarci qualcosa- mi difese l'altro.

-D'accordo ragazzina, racconta pure questa tua favola- acconsentì il filosofo.

Mi misi al centro, in modo da vedere sia i due uomini che la folla e così iniziai a narrare:

«Era notte fonda: la luna splendeva chiara e le stelle luccicavano nel nero universo. Le cicale frinivano e l'aria calda avvolgeva tutta la campagna.

La villa era silenziosa, il Signor Giorgi era andato a dormire presto quella sera.

Nel buio della casa si sentiva il ticchettio dell'orologio a cucù.

Tic-tac ... Tic-tac.

La lancetta dei minuti si muoveva lentamente.

Tic-tac ... Tic-tac.

Il tempo passava lento e costante.

Tic-tac ... Tic-tac.

La magia si stava per compiere.

Tic-tac ... Tic-tac.

Ecco la mezzanotte.

Cucù ... Cucù.

L'uccellino uscì fuori e cantò, ma dopo il dodicesimo cucù non rientrò nella casetta. Scosse le ali e spiccò il volo. Attraversò la stanza e si poggiò sul lampadario.

-Ti aspettavo Cucù- miagolò il gatto nero Pipponino –Aspettarti è una noia. Se ci metti sempre così tanto, allora domani dormo e basta-.

-Non essere così musone. Sono puntuale: a mezzanotte finisco con il lavoro e vengo da te- cinguettò Cucù e volò davanti al gatto.

Pipponino si stiracchiò e disse: -Vieni-.

Si diresse verso la finestra semiaperta ed uscì.

-Non andiamo fuori stanotte, ho un brutto presentimento. Inoltre se non rientro per tempo non potrò più rianimarmi e rimarrò per sempre un pezzo di legno- commentò Cucù.

Storie della BuonanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora