Le Paludi Desolate

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Il giorno seguente fu il momento degli addii. Not, Tuc e Vac dovevano tornare indietro a Numbalbero, la loro missione era finita. Era un peccato doversi separare da loro, in fondo portavano allegria alla compagnia. Loro tre furono condotti nuovamente nel bosco, mentre noi, dopo aver preso i nostri bagagli, fummo portati oltre la periferia della città.

Le guardie ci augurarono buona fortuna e se ne andarono. Camminammo per ore e ore, fermandoci giusto per riposare un po' le gambe. Pian piano il paesaggio cominciò a mutare, divenendo sempre più umido e acquitrinoso, con zanzare e insetti che intralciavano il nostro cammino. Il povero principe Alessandro aveva fatto indigestione di insetti e non sembrava molto contento quando il suo istinto lo spingeva a mangiarne uno. Il freddo umido ci penetrò fin nelle ossa, congelandoci.

Quando ormai il sole era calato quasi oltre l'orizzonte ci accampammo, accendendo un fuocherello. Parlammo del più e del meno, mangiando un po' delle nostre scorte, cercando di portare un po' di allegria in quel posto desolato e freddo.

-Sapete perché si chiamano Paludi Desolate?- chiesi.

-Naturalmente perché non vi vive nessuno- rispose il principe –Chi mai costruirebbe una casa in un luogo sperduto, umido, freddo e da cui non può nemmeno procacciarsi la selvaggina?-

-Sì, ma vi siete chiesti perché qui, oltre agli insetti, non c'è nessun altro animale? Non un uccello, non un alligatore o serpente?- chiese Rain.

-In effetti oggi, ora che me lo fai notare, oltre a noi non c'erano altri suoni- commentò Alessandro.

-Questo è perché c'è una storia dietro, naturalmente. Non è vero raccontafavole?-

-Mi spiace, ma alle storie dell'orrore per bambini non ci credo e non le racconto-.

-Non dovresti parlare così delle anime degli innocenti. Tu stessa hai visto il fantasma di una bambina- replicò Rain.

-Quale anima? Di cosa state parlando?- domandò Alessandro.

-Tu stavi dormendo quando è successo- commentai e gli raccontai in breve quello l'accaduto.

-Non so niente di quella bambina- disse Alessandro quando gli accennai del ragazzo con la spilla

-Comunque questo cosa ha a che fare con le storie dell'orrore per bambini?-

-I fuochi fatui. Mai sentito parlarne?- chiesi.

-No, racconta-.

-Bene ...

Tanto tempo fa c'era un uomo, che amava viaggiare. Egli era conosciuto come Girovago. Si era spinto sino ai confini del mondo, aveva visitato le terre inaccessibili degli Elfi Bianchi e ammirato i tesori dei Nani testardi; aveva stretto molte amicizie durante i suoi viaggi, sia persone di alto lignaggio e che umili contadini e anche creature pericolose, come lupi mannari e draghi. Pensate che il re dei draghi offrì a Girovago un passaggio per il regno delle sirene. È l'unico che non si faceva ingannare dal loro canto. Naturalmente ha avuto la sua buona dose di guai, come stregoni antipatici, gatti-mannari irascibili, gnomi suscettibili e molti altri.

Un giorno scese nel cuore della terra, attraversando un immenso labirinto di gallerie. Lì giravano creature viscide e malvagie, che non vedevano il sole da anni. Continuò a scendere finché non arrivò in un luogo pieno di anime e di stelle.

Era nell'Ade. Fu accolto dal re di quel luogo che lo rimproverò di essere stato tanto curioso da giungere sin lì. Lo voleva rinchiudere nella prigione del suo castello, finché l'anima di Girovago non fosse stata pronta per unirsi al suo regno. Tuttavia egli riuscì a raggiungere un compromesso col re dell'Ade: Girovago sarebbe uscito da lì e avrebbe continuato a vagare sulla terra fin quando avrebbe voluto, a patto che ogni anno tornasse nell'Ade con i fantasmi incontrati lungo il cammino. Se mai non si fosse presentato il giorno prestabilito, il re avrebbe mandato la Morte a prenderlo e avrebbe finito di vagare.

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