Zucchero

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Erano passati alcuni giorni dal mio incontro col fantasma e finalmente eravamo giunti a Zucchero. Le fate ci legarono le mani dietro la schiena e ci bendarono, perché nessuno deve sapere la strada che porta nel cuore della città. Quando ci liberarono eravamo in una città di alberi che cambiavano colore: dal verde all'oro di giorno e dal blu al viola la notte. Ci scortarono all'ufficio turismo, dove i forestieri sono interrogati sul motivo della loro visita e, a quanto diceva Not, sarebbe stata una fortuna non essere banditi dal regno così, su due piedi.

-Mi dispiace, non possiamo farvi attraversare il nostro regno. La vostra motivazione non è abbastanza valida- disse la fata dietro il bancone.

Era un uomo di mezz'età con le ali troppo piccole per la sua stazza.

-Che cosa?! Ma ha ascoltato la storia?!- domandò il principe adirato.

-Sì, sì, una storia strappalacrime, certo, come quelle di tutti i ranocchi parlanti che spergiurano di essere uomini. È inutile che fingete: siete stregoni che vogliono studiare la nostra polvere magica e voi gnomi la volte rubare per rivenderla-.

-Non siamo gnomi!-esclamò Vac indignata –Siamo dei rispettabilissimi Folletti di Numbalbero-.

-È uguale-.

-No che non lo è-.

Per fortuna in quel momento entrò una guardia che interruppe la lite imminente. Questa sussurrò qualcosa alla fata, che sbiancò e sgranò gli occhi. Quest'ultima, quando la guardia lasciò la sala, si schiarì la voce in evidente imbarazzo e, balbettando una serie di scuse sul suo comportamento poco gentile, ci chiese di seguirlo. Tra lo stupore generale andammo con lui fino all'albero reale, il più grande di Zucchero. Lì fummo accolti con i massimi onori e condotti in sontuosi appartamenti dove potemmo ristorarci fino a cena. Interrogando i domestici scoprimmo che la Regina delle Fate, colei che scruta il cielo e interroga le stelle sui segreti dell'universo, sapeva che saremmo giunti e aveva organizzato tutto. Tuttavia non si presentò a cena, né il giorno dopo e nemmeno i giorni che seguirono. Tutti più o meno trovammo qualcosa da fare. Rain si chiuse in biblioteca con Not a consultare tomi ingialliti e polverosi; il principe Alessandro ogni giorno tentava di essere ricevuto in udienza dalla regina e puntualmente la sera tornava sconfitto: si rinchiudeva nelle sue stanze e rifiutava di parlare con alcuno; Vac e Tuc mi tenevano compagnia, ma per lo più se ne stavano in giardino. Io girovagavo per il castello, esplorando posti da tempo dimenticati.

La settima sera del nostro soggiorno a Zucchero, mentre tornavo verso i miei appartamenti, udii una soave voce cantare. La melodia arrivava sin nel cuore, rievocando dolci ricordi felici. Era come se fossi in trace: seguii l'istinto e giunsi in cima ad un'alta torre senza cornicioni. Non tirava vento e il cielo era limpido. Vi si potevano scorgere le numerose stelle. Al centro c'era una bellissima donna dai capelli dorati e il vestito argenteo, con le ali grandi e luminose come gli astri del firmamento. Irradiava un'aurea di superiorità e gentilezza.

-Sei giunta infine- disse lei, smettendo di cantare.

-Non sapevo di essere attesa-.

-Tu no, ma le stelle sì-.

-Vostra maestà, noi ...-

-So perché siete qui- m'interruppe la Regina –Avete il mio consenso ad attraversare Zucchero, ma sappi che questo viaggio non servirà a nulla-.

-Ma il principe deve tornare umano!-

-Nessuna magia può spezzare l'incantesimo, nemmeno la strega delle Paludi Desolate temo. Almeno è quanto mi hanno detto le stelle-.

-Le stelle non possono sapere tutto: siamo noi che scriviamo il nostro destino- replicai.

-Come sei ingenua ...! Se solo potessi udire le loro voci sapresti quante cose non conosci. Loro vedono più lontano di tutti e voi umani siete così prevedibili-.

-Non tutti, non sempre: vi sono persone che sono passate alla storia per le loro gesta, perché imprevedibili- commentai.

-Rare gemme preziose nell'arco della vostra breve storia. Ne ho viste molte e tu non mi sembri una di quelle- controbatté la Regina.

-Parlate come se voi, una volta, foste stata una stella-.

La Regina mi guardò attentamente e scosse leggermente il capo:- Il passato è passato, non ha più importanza ormai-.

-Raccontatemi la vostra storia. Sono una Raccontafavole e di queste cose io mi interesso-.

Ero la stella più luminosa del firmamento, l'orgoglio delle mie sorelle con le quali ogni notte ballavo e cantavo. Una sera fui invitata dalla Principessa della Luna al suo castello, perché voleva ascoltare il mio canto. Ben felice mi presentai alla sua corte, ma ero ignara del fatto che vi avrebbe presenziato pure il re Sole. Lui mi riservò attenzioni indesiderate, con quel suo atteggiamento da sbruffone. Il mio rifiuto lo irritò al punto che fui scaraventata giù dal cielo. Non so per quanto tempo precipitai, tuttavia mi avvicinavo sempre di più al suolo della terra. Per gli umani sarei stata solo una stella cadente a cui avrebbero rivolto un desiderio, mentre io non potevo far altro che attendere la morte certa. Eppure, quella sera, un giovane mago era in groppa al suo destriero e mi salvò. Piansi disperata, perché avevo perso la mia luce e il mio canto. Egli ebbe pietà di me. Mi nascose in un luogo sicuro, eppure io volevo solo morire: che senso aveva vivere se non potevo più né brillare e né cantare? Il mago decise di portarmi qui, tra le fate, ma nemmeno loro poterono fare molto. Così egli decise di praticare una magia proibita: trasferì tutta la sua luce interiore in me. Divenne una persona cupa e tetra, ma gli andava bene così. Non ebbi mai il modo di ringraziarlo o ricambiare il favore. Sparì così, senza una parola.

Ogni notte ora interrogo le mie sorelle sul futuro e se mai potrò rivedere quel principe.

-Come si chiamava quel mago?- domandai.

-Federico-.

-E voi avete permesso che divenisse una persona tetra pur di riavere la luce e il canto?-

-No, non lo capii fin quando non compì l'incantesimo. Dopo quel giorno non lo rividi-.

-E come mai ora sei regina?-

-Perché Federico era il re-.

La guardai stupita ed incredula e alla mia espressione la Regina si spiegò meglio: -Egli era sì un mago, ma le fate lo avevano eletto sovrano dopo la morte del re precedente. Quando lui sparì, tutti mi considerarono la loro regina-.

Annuii pensierosa e commentai: -Comunque non troverai il tuo re scrutando le stelle. Non è così semplice. Solo una spedizione di ricerca, forse, lo troverà-.

-Ti sbagli e presto te ne accorgerai piccola umana. Ora va'- ordinò la Regina.

Lasciai la torre e non potei che rattristarmi nel vedere come una stella potesse confidare nel ritrovare il suo re solo scrutando il cielo.

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Buon giorno a tutti!

Come state?

Mi dispiace non aver pubblicato ieri sera il capitolo, ma ho avuto dei problemi di connessione. Comunque l'importante è che ora è tutto risolto :)

Godetevi il fine settimana. ;)

MargyMGP

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