Angolo autrice:
Ciao a tutti, sono nuova in questo sito e questa è la prima fan fiction che pubblico qui. Come avrete letto nell'introduzione, questa storia è già presente sul sito EFP fanfiction, ma ho deciso di pubblicarla anche qui, non so per quale strana ragione.
Comunque, spero di aver catturato l'attenzione almeno di qualcuno. So che la trama può sembrare vista e rivista, ma mi sono impegnata affinché la storia fosse il più originale possibile!
Detto questo, spero che la mia scrittura sia comprensibile e di non aver fatto troppi errori. Spero anche che la mia fan fiction vi piaccia e ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e/o recensiranno la mia storia. Non so che altro dire quindi...buona lettura!"Potremmo fare finta che gli aeroplani, nel cielo notturno, siano stelle cadenti?"
Mi svegliai decisamente soddisfatta dopo quel sonno ristoratore. Ancora nel letto e ancora intorpidita, girai la testa di lato per vedere l'ora. Un quarto a mezzogiorno. Come al solito mi ero svegliata tardi, ma non mi dispiacque più di tanto considerato che avrei ucciso chiunque avesse osato svegliarmi, ora che era estate. Prima di alzarmi feci un paio di conti. "Dunque oggi è giovedì e sono le undici e tre quarti. Ciò significa che i miei torneranno tra due giorni e la donna di servizio è andata via appena un quarto d'ora fa. Bene." pensai. Il giovedì mi metteva sempre di buon umore perché era il giorno in cui usciva il capitolo settimanale di One Piece, cosa che lo rendeva di diritto il mio giorno preferito. Sorrisi al pensiero e mi stiracchiai ben bene tutti i muscoli. Presi il cellulare e controllai prima i messaggi di Whatsapp e poi le notifiche di Facebook, passando in rassegna meticolosamente ogni pagina dedicata a One Piece per vedere se fosse uscito il capitolo. Sfortunatamente era uscita solo la versione in cinese, che non avevo alcuna intenzione di leggere. Mi alzai e dopo aver sbadigliato un'ultima volta, mi avviai verso la porta della camera. Avevo la mano sulla maniglia quando mi si gelò il sangue nelle vene.
Delle voci. Sentivo delle voci. C'era qualcuno in casa mia. Ma chi poteva essere? Mi assalì un senso di terrore poco piacevole. Ero nel panico. Mi imposi di ritrovare la calma e pensare a una soluzione. Figurarsi se a una come me, paranoica fino al midollo, in una situazione del genere fosse stato facile pensare lucidamente a una soluzione. Nonostante ciò, mi feci forza e coraggio e cominciai a ragionare sulle possibili appartenenze di quelle voci. Non poteva essere la colf perché oltre al fatto che avrebbe perso l'autobus se non fosse andata via entro le undici e mezzo, aveva una tono di voce talmente alto da riuscire a risvegliare anche un morto. Non potevano essere nemmeno i miei genitori, perché se la stavano "spassando" all'Expo di Milano e non sarebbero di certo tornati prima senza avvertire. Oddio, sarebbero anche stati capaci di farmi una sorpresa, ma che motivo c'era?
"Ti preoccupi troppo, saranno la nonna o la zia che sono venute a controllare se è tutto a posto" mi dissi per tranquillizzarmi. Affinai il mio udito e restai in ascolto per qualche secondo. Da quello che potei sentire le voci erano tutte maschili. Di male in peggio. Dovevano essere almeno tre. Ero fottuta. Caput. Addio. Tuttavia avevo un vantaggio. Chiunque fosse, non sapeva che ero sveglia e se ero fortunata, non sapeva nemmeno della mia esistenza. Potevo quindi sfruttare l'effetto sorpresa. "Non lasciare che il panico ti assalga, nemmeno per un secondo" mi diceva sempre mia madre. E certo, la faceva facile lei che non era in pericolo di vita. Decisi di seguire il suo consiglio e mantenni il sangue freddo. Mandai un messaggio a mia mamma con scritto "C'è un problema" per non allarmarla troppo – anche perché magari stavo facendo di un sasso una montagna – e scannerizzai tutta la stanza, nonostante fosse mezza buia in cerca di un possibile oggetto contundente. Tutto ciò che trovai fu un righello lungo mezzo metro e un paio di ciabatte ai piedi del letto. Mi vestii senza fare rumore– non potevo decisamente uscire in reggiseno e mutande con chissà quali malviventi in casa mia – e una volta infilato il cellulare in tasca con il numero dei carabinieri già impostato come chiamata rapida, mi riversai fuori dalla porta spinta da chissà quale impulso kamikaze con addosso un reggiseno sportivo, dei miseri pantaloncini e tanta, tanta paura.
Stringevo le ciabatte e il righello come se avessero potuto scivolarmi via da un momento all'altro – cosa non del tutto improbabile vista la mia copiosa sudorazione – a tal punto da farmi diventare bianche le nocche, mentre avanzavo a passo lentissimo e soprattutto cauto verso la sala da pranzo, da dove sentivo provenire i suoni. Eppure in quei timbri di voce c'era qualcosa di familiare. C'era decisamente qualcosa di familiare, ma cosa? L'insieme mi sfuggiva. Quando fui abbastanza vicina da riuscire a sentire i loro discorsi rimasi paralizzata.
«Dobbiamo assolutamente trovare una soluzione al più presto.»
«Sì, concordo pienamente.»
«Ma come cavolo ci siamo finiti in un posto del genere!?»
«Non lo so, ma ecco che succede a mandare avanti te in una spedizione! Moriremo tutti!» quest'ultima voce aveva un tono dapprima arrabbiato e poi lagnoso
«Ehi! Non mettermi in mezzo! Piuttosto...ci sarà del saké in questo strano posto?»
«Non è colpa dello spadaccino, altrimenti come spieghi la presenza mia e del comandante?»
«A questo non avevo pensato...»
«Questo "strano posto" deve essere una casa e a giudicare da questa stanza direi che ci troviamo nella sala da pranzo.»
Moriremo tutti. Sakè. Strano posto. Spadaccino. Comandante. No. Non era possibile. Non era neanche lontanamente immaginabile. Se il cervello di mi diceva di scappare il più lontano possibile o di farmi direttamente ricoverare in un reparto psichiatrico specializzato, i miei piedi si muovevano da soli verso la provenienza delle voci, di cui credevo di aver capito l'appartenenza. I miei sospetti si rivelarono fondati quando, arrivata sull'uscio della sala da pranzo, quattro paia di occhi mi fissarono. Dire che ero totalmente pietrificata non renderebbe giustizia a come realmente stavo. Dire qualsiasi cosa, non avrebbe reso giustizia alla situazione. Situazione che per la cronaca peggiorò – contro ogni aspettativa e reale possibilità– quando sentii dei rumori sinistri provenire dalla cucina. Non so dove trovai la forza ma indietreggiai quanto bastava per vedere altre due figure che armeggiavano con il frigo. Lasciai cadere le ciabatte e il righello. Niente aveva più importanza a questo punto. Che ci facevano loro qui? E perché erano proprio in casa mia? Sarei morta? Mi sentivo male. Il cuore aveva preso a battere a un ritmo forsennato, avevo la nausea e mi serviva una sedia. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, aspettando qualche secondo prima di riaprirli nella speranza che loro sarebbero spariti. Ma quando rimisi a fuoco erano ancora tutti lì, più reali che mai e in attesa di spiegazioni che non sarei stata in grado di dar loro, soprattutto in quel momento. Troppe domande mi frullavano per la testa, che aveva preso a girare vorticosamente.
«Credo proprio che tu ci debba delle spiegazioni.» due occhi di ghiaccio mi trafissero, seri.
Deglutii un paio di volte anche se c'era ben poco da deglutire, visto che la mia bocca aveva smesso di produrre saliva da un bel po'. Vedendo che non proferivo parola, il mio interlocutore intensificò lo sguardo già abbastanza terrificante e fece un passo verso di me.
«Oh cazzo...non è possibile.» dissi. E per qualche ragione che tuttora non comprendo, cominciai a ridere, irritandolo ancora di più. «Io pensavo che oggi uscisse il capitolo...non i personaggi del manga!» fu tutto ciò che riuscii a pronunciare prima di cadere a terra svenuta.
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Lost boys - ONE PIECE
FanfictionCosa fareste voi se vi ritrovaste all'improvviso in casa sei personaggi del vostro manga/anime preferito? E se a complicare le cose ci fosse il fatto che siete gli unici che riescono a vederli? Cosa sarà successo? E soprattutto come faranno a tornar...