Sbuffai, accarezzandomi lo stomaco. Ero stravaccata sull'ormai famoso divano in pelle, in preda all'abbiocco del dopo pasto. La pizza era piaciuta a tutti. Forse un po' troppo, perché Rufy a parte – che era vispo come al solito – eravamo tutti estremamente rilassati, quasi lamentandoci della quantità di cibo ingerito. Sebbene Sanji all'inizio fosse un po' contrariato perché voleva cucinare lui, alla fine si era goduto la sera di libertà e per la prima volta aveva lasciato che qualcun altro cucinasse per lui. Non aveva ribattuto dopo, quindi doveva aver apprezzato. Del resto, erano nel mio mondo e per giunta in Italia, il paese della pizza per eccellenza, almeno una volta dovevano provarla!
Quando avevo aperto al fattorino, mi aveva guardato male. Avevo ordinato dieci pizze e come minimo si aspettava una festa, invece aveva visto che l'appartamento era vuoto, in apparenza. Gli avevo sorriso un po' impacciata dicendogli che i miei amici erano usciti e che sarebbero tornati a breve e a quel punto non aveva detto niente e mi aveva fatto pagare, poi mi aveva rifilato le pizze tutte insieme e se n'era andato senza nemmeno salutare. Era stato proprio gentile. In un altro momento, avrei pensato che sarebbe andato d'accordo con Law, ma ero troppo impegnata a tenere in equilibrio le pizze, che pesavano quanto Machvise alla massima potenza ed erano anche bollenti, tra l'altro. Sanji, da vero gentleman, era subito venuto in mio soccorso, ma era stato fermato dal marimo che diceva che i suoi muscoli si stavano atrofizzando e voleva fare lui, causando così l'ottantesima litigata del giorno. Nel frattempo anche Rufy era intervenuto, ma non le avrei di certo lasciate a lui.
«Dalle a me, faccio io» mi aveva detto Marco, e me le aveva prese delicatamente dalle mani. A vederlo sembrava che stesse tenendo in mano un foglio di carta, anziché dieci pizze impilate alla buona.
«Ehi, pennuto! Dovevo prenderle io!» il cuoco se l'era presa anche con la povera Fenice.
«Sanji, apparecchieresti per me?» gli avevo chiesto, sperando che ciò lo facesse azzittire. Aveva funzionato e tutti avevamo potuto goderci quella meraviglia divina, ognuna con ingredienti diversi. Rufy mi aveva sollecitato a mangiarla tutte le sere, oltre alla sua amata carne ovviamente. Non aveva capito che se mangiavo la pizza tutte le sere diventavo più grossa di Big Mom.
Ora giacevamo immobili, chi sui materassi, chi sul divano, chi su altre superfici, senza nemmeno avere l'energia per parlare. Tra un paio di ore saremmo tornati tutti arzilli come prima, giusto il tempo di digerire.
Avevo ragione. Verso le undici si ridestarono tutti dalla loro inerzia e vollero addirittura uscire. Rufy voleva vedere la città di notte e Zoro voleva bere. Ovviamente quei due in giro da soli non potevano andare, quindi – noi sani di mente – decidemmo di comune accordo che Sanji sarebbe andato con loro. Marco si era addormentato sul divano, mentre Law si era chiuso direttamente in camera, socievole com'era. Usop era stanco e aveva espresso il desiderio di rimanere a casa, noi umani la sentivamo la stanchezza. Ci eravamo fatti un tè e eravamo in cucina a chiacchierare, facendo attenzione a fare piano per non svegliare la Fenice. C'era una tale tranquillità e una tale pace senza Rufy intorno, che poteva sembrare un tempio buddhista. Potevo capire il povero testa d'ananas che, sebbene fosse abituato alla confusione, non lo era a Rufy e alla sua incredibile energia. Ora, non che il comandante della seconda flotta di Barbabianca fosse così diverso, ma almeno ogni tanto aveva attacchi di narcolessia che lo "costringevano" a stare buono per un po'. In tutto quel turbinio e con tutte le cose che erano successe negli ultimi giorni, Marco non aveva potuto riposare neanche un secondo e doveva essere stanco. Da bravo pirata aveva colto l'occasione e ora stava facendo una pennichella prima che tornasse quel casinista e prima che le urla del cuoco e dello spadaccino si sentissero di nuovo. Perché spesso il problema erano anche loro due.
«Questo tè è molto buono» mi comunicò il mio interlocutore a un certo punto.
«Vero? Lo ha comprato Sanji, ancora una volta ha fatto la scelta giusta» sorrisi, ma il viso di Usop era spento, distante. Guardava in basso con un'espressione assente, come se lo turbasse qualcosa. Avevo intenzione di chiedergli cosa gli passasse per la testa, ma non ce ne fu bisogno, perché me lo comunicò lui.
«Sai Cami, stavo pensando...» si fermò un attimo, sospirò e poi proseguì «tu hai detto che quella sera hai sentito la Stella sussurrarti qualcosa, vero?»
«Sì...» risposi titubante, non capivo il nesso.
Sbuffò una risata.
«Come quella volta a Enies Lobby...» si ricordò, quasi in un sussurro. Poi abbassò lo sguardo e si perse nei ricordi.
«Usop?» lo richiamai «cosa cerchi di dirmi?» gli chiesi assottigliando gli occhi.
«La Merry...ci ha salvati tutti. Ci ha sussurrato di buttarci in mare e lei era lì» quando lo disse mi fece una tenerezza incredibile. Avevo capito.
«Era lì per noi» sentii la sua voce vacillare un attimo e mi parve di vedere una lacrima scivolare lungo la sua guancia, per poi essere spazzata via lesta dalla mano del cecchino, che aveva ancora lo sguardo basso. Quella scena me la ricordavo bene, mi ci ero pure commossa. "Tutti in mare!" la voce angelica di quella piccola grande caravella ancora mi risuonava in testa. Si erano buttati tutti in mare come aveva detto ed erano riusciti a scappare. Il resto lo sappiamo tutti.
«Hai ragione, sai. In un certo qual senso, si può dire che la Stella sia stata la mia Merry» constatai, con un'espressione agrodolce sul volto.
«Allora sei stata molto fortunata» mi sorrise nostalgico e io gli sorrisi di rimando.
«Vuoi dell'altro...» feci per domandargli, ma mi bloccai.
«Oh mio Dio» mi lasciai sfuggire. Spalancai gli occhi, che divennero lucidi in pochi secondi e mi portai una mano alla bocca.
«Che succede? Che c'è Cami? Che è successo?» Usop si era allarmato ed era scattato sull'attenti
«Io...mi sono appena ricordata che cosa mi ha detto la Stella!» esclamai, ancora confusa.
«Cosa ti ha detto?» volle sapere, sporgendosi in avanti. Fremeva impaziente, tutta la sua malinconia sembrava essersene andata adesso.
«Grazie. Grazie!» mi alzai dalla sedia, feci il giro del tavolo e lo abbracciai stretto, sotto il suo sguardo attento e atterrito. Poi accostai la bocca al suo orecchio e sottovoce gli bisbigliai le parole che avevo sentito in quella sera magica.
«Non avere paura. Ti prometto che non sarai mai più sola. Sei in buone mani adesso. Esaudirò i tuoi desideri e ti farò visita un'ultima volta.»
Stavolta toccò a me versare una lacrima. Io però non me la asciugai. La lasciai scorrere fino a che non andò a finire sulla spalla del cecchino, che dopo quello che gli avevo detto mi accarezzava la schiena.
«Sarà meglio staccarci» dissi dopo un po' «non vorrai affrontare le ire di Sanji, vero?»
«No per carità!» quasi lo urlò, facendomi ridere.
Sciogliemmo l'abbraccio e tutto tornò alla normalità. Sui nostri volti c'era la solita allegria e agli occhi di un estraneo sarebbe stato come se non fosse successo nulla. Noi due, però, sapevamo.
Il resto della serata trascorse tranquilla. Insegnai a Usop a giocare a briscola e a scopa e il tempo passò in fretta. Fu divertente, ci giocammo le caramelle. Traffy non si fece vedere, se non una volta in cui fece capolino dalla Stanza Oscura per chiedere se era rimasto del tè. Marco, invece, aveva continuato a dormire come un ghiro. Era così carino quando sonnecchiava. Si vedeva che dormiva profondamente, ma non russava né niente. Se ci si avvicinava, lo si poteva sentire respirare. Era un respiro regolare, un po' più forte di quello normale, che dava l'idea di un sonno tranquillo e sereno. I vagabondi, al contrario, ancora non erano tornati. Era l'una quando, dopo l'ennesima tazza di tè deteinato, Usop decise di andare a letto. Quella sera faceva un po' più freddo e gli procurai – o meglio, fregai dal letto di Zoro – un lenzuolo per coprirlo. Si addormentò poco dopo avermi augurato la buonanotte. Ero rimasta sola praticamente. Mi girai i pollici per un po' in attesa di sentire la serratura della porta scattare, ma non accadde ed io cominciai a preoccuparmi. Mi avviai verso la camera di Law e bussai. Non ottenni risposta, ma dopo un po' entrai. Aveva sempre indosso gli occhiali da vista e leggeva qualcosa che sembrava straordinariamente noioso e impolverato. Di sicuro era un tomo di medicina o roba simile. Dove l'avesse trovato ovviamente era un mistero.
«Quel coso sembra più pesante di te» commentai, indicando il libro che aveva tra le mani.
«Che c'è?» tagliò corto come al solito.
«Ti serve qualcosa?» gli chiesi accomodante, nonostante la sua maleducazione.
«No, grazie.» rispose, scrutandomi grave da dietro i suoi occhiali.
«Ok, buonanotte» accompagnai le mie parole con gesto della mano.
«Buonanotte» replicò, tornando a leggere il suo volume.
Almeno era stato più educato del solito. Sospirai, non sapendo che fare e rassegnandomi a passare una nottata all'insegna dei solitari con le carte. Almeno finché non fosse tornato Sanji che mi avrebbe riaccompagnato a casa.
«Fa freschino stasera» commentò una voce poco distante da me.
I miei occhi si illuminarono.
«Marco! Ben svegliato!» esclamai contenta.
Lo osservai stiracchiarsi seduto sul divano.
«Gli altri?» domandò guardandosi in giro.
Alzai le spalle. «Vuoi del tè?» gli chiesi premurosamente. Santo Cielo, mi sembravo il Cappellaio Matto quella sera.
«No grazie» mi sorrise.
All'improvviso mi venne un'idea. Ok, forse non mi era venuta proprio in quel momento, ma decisi che quella era la volta buona per metterla in pratica. Era la sera perfetta. Lo fissai, ancora indecisa se parlargliene o no. Iniziai a muovere nervosamente la gamba.
«Devi dirmi qualcosa?» fece, apprensivo. Aveva sollevato di poco le sopracciglia.
«Verresti fuori con me un attimo?» volli sapere, indicandogli il terrazzo con un cenno del capo.
«Certo» asserì. Senza perdere tempo si alzò dal divano e si avviò verso la portafinestra. Sapeva essere molto pratico e veloce quando voleva. Non che avessi dubbi a riguardo. Forse aveva capito le mie intenzioni; o comunque aveva capito che ciò di cui dovevo parlargli era una questione delicata.
Contemplammo il cielo stellato per qualche buon minuto. Era meraviglioso, quella notte era pieno di stelle. Ma non era quello il motivo per cui me la sarei ricordata per sempre. Né perché faceva più freddo del solito, né perché avevo vinto tante caramelle da farmi venire il mal di pancia se le avessi mangiate, o perché Traffy mi aveva risposto in modo gentile. Strinsi nervosamente la ringhiera riparata poco prima e finalmente mi decisi a parlare.
«Marco la Fenice. Comandante in seconda della rinomata e temuta ciurma di Barbabianca» iniziai solenne. Mi interruppi per prendere un lungo e profondo respiro.
«Ex comandante» mi corresse, con una punta di amarezza nella voce, che solo chi lo conosceva bene avrebbe saputo distinguere. Non che io lo conoscessi bene, ma passando così tanto tempo in sua compagnia avevo più o meno imparato a comprendere i suoi "trucchetti". E poi, ero al corrente della sua storia e di una piccola parte del suo passato.
«Oh, già. Scusa» replicai, mordendomi un labbro e strizzando gli occhi. Accidenti a me che quando parlavo, parlavo sempre troppo. Ero nervosa e il nervosismo per me aveva effetti devastanti sulla scelta delle parole.
«Non importa. Va' avanti» mi esortò. Aveva un'espressione a metà tra il divertito e il perplesso.
«Ok, cioè no. Ricominciamo.» mi espressi, seria. Avevo iniziato a tamburellare le dita sulla balaustra di ferro.
«Dillo con parole tue» mi prese in giro. Non aveva tutti i torti alla fine. Ero lì come un'ebete. Ma gliel'avrei chiesto, avessi dovuto riformulare la richiesta cento volte. Presi un altro respiro profondo, raccolsi le idee e mi girai a guardarlo.
«Marco la Fenice, esaudiresti il mio secondo desiderio?» gli domandai, nella speranza che la sua risposta fosse affermativa.
Lui mi fissò negli occhi per qualche secondo senza dire niente. Poi, si decise a parlare.
Angolo autrice:
Ciao a tutti, ecco un altro capitolo. Come vi avevo preannunciato è meno comico e più introspettivo e lo sarà anche il prossimo. Spero che vi sia piaciuto e un grazie in anticipo a chiunque vorrà commentare. Alla prossima! :)
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Lost boys - ONE PIECE
FanficCosa fareste voi se vi ritrovaste all'improvviso in casa sei personaggi del vostro manga/anime preferito? E se a complicare le cose ci fosse il fatto che siete gli unici che riescono a vederli? Cosa sarà successo? E soprattutto come faranno a tornar...