Eravamo tutti, chi più chi meno, sconvolti. Perfino Rufy, lingua penzolante e testa piegata, non sapeva spiegarsi cosa fosse appena successo. Nessuno lo sapeva. Spostai il mio sguardo da un pirata all'altro per cercare di capire, ma niente.
«Qualcuno mi spieghi perché diavolo tua zia ha sbattuto contro il marimo!» si agitò leggermente Sanji
«N-non sarà che anche lei è...» iniziò Usop, per poi continuare a voce più bassa «una strega!?»
«Quante volte dovrò ripeterti che non sono una strega?»
«Quindi» rabbrividii mentre Law iniziò a parlare, sempre con quel timbro atono «gli altri non possono vederci, né sentirci ma possono toccarci.»
«A quanto pare» fece Marco anche lui impassibile, dopo l'iniziale sbigottimento
«Questo va oltre il limite del razionale» disse il cuoco, che si era appena acceso un'altra sigaretta. Quando c'era da pensare, avevo notato, il biondo ne iniziava sempre una nuova.
«Il cuoco ha ragione. Non so che strano scherzo sia questo, ma vedi di farci tornare dove eravamo o ti garantisco che te la farò pagare.» il medicastro aveva incatenato i suoi occhi ai miei e nonostante la freddezza del suo sguardo, mi sentii sciogliere per qualche motivo ignoto
«Sentite» d'improvviso mi ridestai dal mio stato pseudo catatonico «vi garantisco che sistemeremo tutto. Penseremo a come fare, ma prima per favore aiutatemi a ripulire questo casino» li implorai congiungendo le mani.
Le mie suppliche funzionarono, perché mezz'ora dopo tutto era tornato come prima, eccetto il frigo che era ancora vuoto. Sanji però mi aveva promesso che nel pomeriggio sarebbe andato personalmente a fare spesa degli ingredienti più pregiati. Come non lo sapevo, visto che era invisibile agli altri e io ero a corto di soldi. Beh, i soldi ce li avrei anche avuti se non avessi dovuto sfamare sei persone di cui almeno una mangiava per un plotone militare. Ma io confidavo in lui e nella sua parola e mi riproposi di accompagnarlo, se non altro perché non aveva idea di come muoversi nel nostro mondo. Per il momento però, mi limitavo a gustarmi le pietanze paradisiache che aveva preparato per pranzo, stando attenta come mi avevano detto, alle mani lunghe – in tutti i sensi – di Rufy.
Il pomeriggio scorse abbastanza tranquillo. Per ovviare al caldo opprimente del dopo pranzo, sistemai il ventilatore in salone. Inutile dire che Rufy ci si parò davanti, impedendo a tutti gli altri di goderne dei benefici. Zoro invece aveva monopolizzato uno dei due divani, addormentandocisi sopra. Io, Usop e Marco occupavamo l'altro mentre Sanji sciacquava le ultime stoviglie. Sapevo di non essere una buona padrona di casa, avrei dovuto aiutare il cuoco, ma lui mi aveva detto di non disturbarmi e io avevo seguito il consiglio, se così si poteva chiamare; e comunque gli avevo mostrato dove stava tutto l'occorrente. Law stava seduto compostamente sulla poltrona, con uno sguardo torvo. Probabilmente stava pensando a un modo per tornare a casa. Non riuscivo a capire perché non si rilassasse un po'. Come aveva detto due anni prima, del resto, lo One Piece non scappava da nessuna parte. E poi si erano tutti rilassati, perfino Marco aveva preso un po' di confidenza con me e ora mi sedeva accanto, con la testa reclinata all'indietro e le gambe leggermente allargate. Quindi perché non poteva farlo anche lui?
«Vi va di giocare a palla?» chiesi all'improvviso, annoiata da tutta quella inattività.
«Palla? Sì!» Rufy si era scosso dal semitorpore in cui era
«Va bene! Ma ti avverto, io ero il campione del mio villaggio!» mi comunicò Usop con finta fierezza, facendomi sogghignare
«Perché no?» Marco si alzò lentamente dal divano
«Ehi Traffy, vieni anche tu!» lo incitò Rufy
«Tsk» fu la sua unica risposta, e io capii che era meglio lasciar perdere.
«Tu vieni Sanji?»
«Si fiorellino, non appena ho finito di asciugare i piatti».
Zoro nemmeno lo considerai, non svegliare il can che dorme, dice il detto.
Li guidai in terrazza, dove ci raggiunse anche Sanji. Poco dopo decisi di andare in un angolino a osservarli, perché se avessi anche solo sfiorato la palla dopo che l'aveva colpita uno di loro, mi sarei fratturata un polso. La potenza dei loro colpi era infinita. Due minuti dopo, poi, si unì anche Zoro al gioco – anche se sarebbe più propenso dire al massacro – che si era da poco svegliato e che in realtà cercava la dispensa. Il momento più spettacolare fu quando, per errore, Rufy fece finire la palla fuori dal terrazzo. In un secondo netto Marco appoggiò la gamba sul parapetto, fece un salto in direzione della palla e utilizzando i suoi poteri spiegò le ali. Aveva recuperato il pallone sorridendo. E io avevo visto Marco la Fenice utilizzare i suoi poteri. Dal vivo. A meno di tre metri da me. Se qualcuno avesse visto i miei occhi in quel momento ci avrebbe visto pura meraviglia. Meraviglia che si trasformò in esasperazione quando il cuoco e lo spadaccino si misero a litigare per l'ennesima volta e quest'ultimo, troppo impegnato nell'accapigliamento, trinciò in due la mia palla.
«La mia povera palla...» mi lamentai, inginocchiata sui resti di quello che una volta era un fiero pallone
«Ecco vedi marimo!? Hai fatto piangere la mia bella Cami!»
«A me non sembra che stia piangendo...»
«Beh comunque le hai affettato la palla e ci hai rovinato il gioco!»
«Se vuoi affetto anche te, sopracciglia a spirale!»
«Provaci, testa d'alga e ti faccio assaggiare uno dei miei calci!».
Sospirai, sconsolata e mi passai una mano sulla faccia. Me ne tornai dentro, avevo bisogno di un po' di pace. Avevo intenzione di andarmene in camera mia e distendermi sul letto, ma l'idea fallì quando vidi Trafalgar Law proprio sopra il mio materasso, intento a leggere un libro preso chissà dove. Mannaggia a lui. Sapeva irritarmi anche senza aver fatto nulla di particolare. Quando mi vide alzò lo sguardo di poco per poi riabbassarlo e continuare a leggere come se nulla fosse. Lo odiavo. E lui odiava me, poco ma sicuro.
«Sei sul mio letto.» gli feci notare con poco garbo, decisa a riprendermi quello che era mio. Non rispose. Ora sapevo di chi non volevo la compagnia se mai fossi finita su un'isola deserta. Me ne fregai e mi ci sedetti accanto, aspettando una sua reazione che ovviamente non arrivò. Non contenta, allungai le gambe verso di lui ma stando attenta a non toccarlo, ci tenevo ai miei arti inferiori e desideravo che rimanessero attaccati al mio corpo.
«Dovresti chiamare tua madre» disse semplicemente, senza nemmeno alzare la testa dal libro. Quelle quattro parole bastarono a farmi balzare in piedi. Con uno scatto fulmineo presi il cellulare e digitai il numero, precipitandomi fuori dalla stanza per non far sentire a Law la conversazione. Nella fretta non lo vidi in faccia, ma ero sicura che sulla suddetta vi era stampato un largo ghigno. Maledetto. Questa volta aveva vinto, ma se era la guerra che voleva, la guerra avrebbe avuto. La telefonata con mia madre mi impegnò dieci minuti buoni. Non è facile spiegare a un genitore perché non rispondi al telefono, perché lasci il frigorifero aperto e soprattutto come mai il sopraccitato frigorifero è vuoto, il tutto inventandoti assurde scuse per non farti internare direttamente al CIM. Una volta che l'ebbi tranquillizzata, anche il resto del pomeriggio trascorse sereno. Andai a fare spesa con Sanji, che si meravigliò delle auto – che nel suo mondo non esistevano – e del supermercato. Fortunatamente era tutto abbastanza accessibile a piedi da dove abitavo io. Per sicurezza comprammo anche un lucchetto a combinazione da mettere al frigo. Convenimmo entrambi che non andava bene, non potevo spendere cento euro ogni giorno solo per il sostentamento del suo capitano, avevo dei budget molto limitati al contrario dello stomaco di Rufy. Mi chiesi come sarebbe stato se ci fosse stato anche Ace e mi venne da ridere. Sicuramente non sarebbe stato positivo per le mie tasche.
Il vero problema arrivò la sera quando, dopo aver cenato, il sonno cominciava a farsi sentire. Di solito la ciurma di cappello di paglia rideva e festeggiava fino a tardi, ma quella sera nessuno era tanto in vena. A parte questo, non avevo idea di come li avrei sistemati. Primo, perché non avevo sei pigiami maschili da prestargli e se anche ce li avessi avuti non avevo intenzione di prenderli in prestito da mio papà, che se ne sarebbe sicuramente accorto e me ne avrebbe chiesto il motivo. Secondo, dove cavolo li mettevo a dormire sei ragazzi!?
Il primo punto si risolse con la decisione di comune accordo – o quasi – dei ragazzi di dormire in mutande. Il secondo punto fu un po' più complicato da sbrogliare. Con l'aiuto di Zoro, Usop e Sanji tirai fuori il letto per gli ospiti e misi le lenzuola. Lasciai il mio letto a una piazza e mezzo a due di loro. Preferii lasciarlo a Rufy e Usop, anche perché non vedevo altra possibile coppia. Io presi il letto per gli ospiti e mandai Zoro a dormire sul divano che aveva occupato nel pomeriggio. Sull'altro divano ci andò Law. I due biondi rimasti andarono a dormire nel letto matrimoniale dei miei. Per fortuna erano affidabili e mi auguravo che non avrebbero fatto danni. Per quanto riguardava il mio letto invece, temevo il peggio. Ma la preoccupazione mi passò completamente quando vidi i bei pirati spogliarsi. Un paradiso. Ero in estasi. Li passai in rassegna tutti, uno per uno, senza tralasciare alcun dettaglio. Mi soffermai un po' più sui pettorali ben scolpiti dello spadaccino e sul petto tatuato del chirurgo. Mentre il verde si fece rimirare ben bene, esibendo un sorriso compiaciuto sulla faccia, il moro non parve essere della stessa opinione poiché mi guardò male e, con mio grande disappunto, si voltò dall'altra parte. Per ripicca smisi di osservarlo e posai il mio sguardo sulla cicatrice a X di Rufy. Doveva aver fatto molto male. Dal vivo era un'altra cosa rispetto ai disegni. Mi chiesi come avrei fatto ad andare avanti con una cicatrice del genere, che mi avrebbe ricordato costantemente che una persona a me cara era morta proprio tra le mie braccia, proprio in quel luogo maledetto, proprio per mano della persona che mi aveva sfregiato. Quando però alzai gli occhi, il ragazzo di gomma sorrideva. Era un sorriso sincero, felice e innocente, che mi scaldò il cuore.
«Buonanotte Cami!» urlarono in coro Usop e Rufy dopo che anche io mi fui cambiata, non davanti a loro ovviamente
«Buonanotte Cami» ripeté Zoro con meno entusiasmo, prima di andare a coricarsi sul divano
« Buonanotte mio dolce bocciolo di rosa! Ci vediamo domattina!» Sanji sbucava da dietro la porta con gli occhi a cuore
«Notte, a domani» disse Marco
«A domani» bisognava ammettere che Law era davvero uno di poche parole
«Buonanotte ragazzi» risposi io prima che ciascuno dei pirati andasse a stendersi sul letto - o divano - a loro assegnato. Avrei voluto aggiungere altro, ma mi fermai. Non c'era bisogno che sapessero che in fondo ero contenta di averli lì con me. Sorrisi nel buio. Per la prima volta dopo tanto tempo, nonostante tutto, andavo a letto felice.
Angolo autrice:
Rieccomi qui con il quinto capitolo. Capitolo tranquillo e un po' più introspettivo anche se lo spogliarello ci stava :D Che altro dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se avete voglia lasciate un commento. :)
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Lost boys - ONE PIECE
FanfictionCosa fareste voi se vi ritrovaste all'improvviso in casa sei personaggi del vostro manga/anime preferito? E se a complicare le cose ci fosse il fatto che siete gli unici che riescono a vederli? Cosa sarà successo? E soprattutto come faranno a tornar...