Ultimo desiderio

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Un brivido mi attraversò quando sentii il narratore pronunciare la frase d'inizio del cartone; frase che ormai sapevo a memoria. Marco, che era accanto a me, sorrise quando vide le mie labbra muoversi in sincrono con le parole pronunciate dalla voce narrante.

"Questa è una storia senza tempo, di ieri come di domani. Ma quanto al luogo, non vi è dubbio: essa ha inizio a Londra, in una strada del quartiere di Bloomsbury."

Avrei continuato il mio solenne discorso, ma qualcuno mi interruppe. Stoppai, per non far perdere agli altri nemmeno mezza parola, o forse per non farla perdere a me.
«Dov'è Londra?» chiese una voce molesta.
«È in Inghilterra» risposi infastidita.
«E dov'è l'Inghilterra?» volle sapere il mio interlocutore. Sbuffai.
«È lontana da qui, Rufy. Non puoi andarci» replicai, affondando la schiena nello schienale del divano ed iniziando a picchiettare un piede per terra, sempre più nervosa.
«Oh... uffa» il moro sembrò deluso e si chetò.
Afferrai di nuovo il telecomando e pigiai il tasto per poter far continuare il film, sperando che non avremmo avuto altre interruzioni di questo tipo. Per me, ciò che stavamo guardando poteva considerarsi sacro, e come tale, andava guardato in religioso silenzio. 

"Nella casa d'angolo laggiù, abitava la famiglia Darling, e Peter Pan la prescelse fra tante altre, perché in quella casa vi era più d'uno che credeva nella sua esistenza."

Il resto del film scorse tranquillo. Tranquillo per modo di dire, visto che Cappello di Paglia, insieme al cecchino, rideva e partecipava attivamente alle vicende del cartone. Mi scappò inevitabilmente una risata quando il padre di Wendy disse: "Pan o Pane è la stessa cosa". Pensai a Law che rabbrividiva e dovetti mettermi una mano davanti alla bocca. Per lui, del resto, tra Pan e Pane c'era un'enorme differenza! Risi anche quando il capitano dei mugiwara notò in Uncino una certa somiglianza con il suo ex nemico Crocodile. "C'è anche il coccodrillo!" aveva detto lui, e io non avevo potuto fare altro che confermargli che Oda si era ispirato proprio al caro vecchio Capitan Uncino per creare l'ex flottaro. Rimase anche positivamente colpito dal fatto che all'interno della storia vi erano i pirati. Per non parlare dell'Isolachenoncè, gli piacque così tanto che si impuntò perché voleva andarci, al punto che dovetti mettere in pausa un'altra volta.
«Rufy, ragiona, è un'isola di fantasia. Non puoi andarci» gli dissi dolcemente.
«Se ci credi tutto è possibile!» ribatté lui.
«Ne sono sicura, ma certe cose non si possono fare» ripetei malinconicamente. Non era il solo che avrebbe voluto visitare quella meravigliosa ed estatica isola.
«Sì, invece! Basta crederci!» esclamò convinto.
«Adesso basta, Rufy» fece Sanji.
«Il cuoco ha ragione, smettila di comportarti come un bambino» gli diede man forte Zoro.
Pensai che in quel frangente, quei tre fossero molto teneri. Sembravano madre, padre e figlio.

Il finale piacque a tutti, soprattutto a me, che mi emozionavo sempre quando Agenore Darling, come battuta finale, diceva: "è molto strano, ho la sensazione di averlo già visto, quel vascello. Tanto tempo fa, quando ero bambino.".
C'era qualcosa, nelle sue parole, che mi infondeva speranza. Come se, nonostante tutto, si potesse tornare ad essere bambini. Ad essere felici, innocenti e spensierati. Come se bastasse un semplice ricordo a cui aggrapparsi per poter ritornare a sognare. Per poter ritornare a volare, nel cielo limpido che era la vita.

Attaccammo con il secondo dvd e anche qui mi emozionai per l'inizio. Ripetei – come avevo fatto con il precedente film – mentalmente le parole del narratore.

"La storia finisce sempre così. Peter Pan che grida: addio Wendy! E poi ,Wendy, che gli risponde: crederò sempre in te, Peter Pan! E mantenne la parola, sempre. Anche quando lasciò la fanciullezza alle spalle ed ebbe dei bambini suoi.".

Inutile dire che anche durante la visione del secondo cartone il moro volle intervenire. Parlava con i personaggi e pretendeva pure che facessero ciò che aveva detto loro di fare. Si arrabbiò con Capitan Uncino più volte, poi con Jane ed infine si intristì per Trilli, la cui luce si era spenta. Gioì quando la fata rinsavì ed associò la piovra – sostituitasi al coccodrillo – al suo amico Surume, il kraken che lui ed il resto della ciurma avevano incontrato sull'Isola degli Uomini-pesce.
«Non assomiglia un po' al Chirurgo della Morte, questa Jane?» chiese Marco sottovoce ad un certo punto «è sempre imbronciata, ed è anche un po' una guastafeste. Sembra che non sappia come divertirsi e che voglia togliere il divertimento anche agli altri» constatò subito dopo, serafico, facendomi aggrottare la fronte e spalancare la bocca.
«Oh, mio Dio! Hai ragione! Non ci avevo pensato, sono identici!» esclamai, per poi ridere di gusto.
«Chi?» s'intromise Usop, ficcanaso come al solito. Del resto, con quella proboscide che si ritrovava sul viso, non poteva fare altro.
«Niente, discorsi tra machiavellisti» feci io per giustificarmi, accompagnandomi con un'alzata di spalle.
«Marco sei decisamente un genio» gli sussurrai non appena fui sicura che il cecchino non ci stesse più ascoltando.
«Non abbastanza da batterti a Machiavelli, però» considerò, facendo sorridere entrambi. Aveva ragione. Per quanto ci provasse, non poteva battermi in alcun modo. Ero insuperabile, quando si trattava di giocare a Machiavelli.

Lost boys - ONE PIECEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora