Insolazione

809 72 23
                                    

"Tu vieni con me" aveva detto Traffy. Per quanto potessi dimenarmi, imprecare, negare, insultarlo e infine supplicarlo, avevo dovuto fare come diceva lui. Non sembrava, ma aveva una presa molto salda. Al che mi ero rassegnata e gli avevo chiesto dove andavamo. Mi aveva risposto con un semplice "a casa". Io però volevo tornarmene nella mia, di casa. Con la stanchezza che mi ritrovavo l'ultima cosa che volevo era di passare una serata con quegli scalmanati e in mezzo a quel casino. Avevo bisogno di dormire. Perché una volta tanto non potevo fare quello che volevo? Ma soprattutto, perché mi stava trascinando nel suo covo? Quel ragazzo era un mistero, davvero. Vai a capire che voleva. Oltretutto non era facile cercare di ragionare in quella posizione, mi stava andando tutto il sangue al cervello. Ma poco importava, perché in tre minuti fummo al loro appartamento.
«Ah. Bentornati» fece Rufy, o almeno così mi pareva, dato che da dietro la schiena di Law non vedevo niente. Avevo imparato a distinguere le loro voci da tempo, ma nelle condizioni in cui ero poteva pure essere un cane che abbaiava e che avevo preso per il capitano dei mugiwara.
«Ma che ci fai di nuovo qui? Non avevi detto che andavi a casa?» chiese Zoro, annoiato.
«E soprattutto, perché sei sulla spalla di Law?» aggiunse Usop.
«Non ti stanchi mai di noi, eh?» disse Marco arrogante e divertito, che da quel poco che riuscivo a vedere era ancora nella stessa posizione di quando ero andata via, ovvero con i piedi appoggiati al tavolo di vetro.
«Cosa!? Traffy mettila subito giù!» questo era sicuramente Sanji che si era infuriato per il trattamento poco galante che mi aveva riservato il chirurgo.
«Roronoa, per questa notte mi serve il tuo letto» affermò il mio rapitore.
«Eh!?» fecero in coro spadaccino e cuoco.
«Col cavolo che te le lo lascio!» proseguì Zoro «E per cosa ti servirebbe poi?»
«Brutto cretino di un marimo, non è evidente!? Law, non osare toccare Cami con un solo dito o dovrai vedertela con me!» Sanji urlava in preda alla rabbia ed in me si insinuò un bruttissimo presentimento, che mi provocò brividi in tutto il corpo
«No, no, senti Traffy non facciamo scherzi. Io sono una brava ragazza! Se devi soddisfare i tuoi bisogni carnali usa Federica, la mano amica...» parlai con le ultime energie che avevo in corpo.
«Fa' silenzio» rispose amichevole come sempre, e non riuscii a sentire altro perché mi addormentai lì di punto in bianco, sulla spalla del medico.

Mi risvegliai in un letto che mi accorsi dopo poco non essere il mio. Per un attimo mi prese il panico, ma poi mi ricordai del "rapimento" e mi tranquillizzai. La stanza era buia e io non vedevo quasi niente. Le coperte da cui ero avvolta erano verdi, segno che dovevo trovarmi nella stanza di Law e Zoro, e a giudicare dalla posizione dovevo essere sul letto di quest'ultimo. Solo in un secondo momento mi accorsi di avere qualcosa di umidiccio poggiato sulla fronte. Con un grande sforzo, tirai fuori dalle coperte un braccio e me lo portai alla testa. Tastando, ebbi la conferma che si trattava di una pezza bagnata. Infine, notai che il lenzuolo era tirato su fino alla mia bocca e che invece di sentire caldo – cosa più che normale visto il clima torrido – sentivo leggermente freddo e avevo pure il respiro pesante. Ora, forse, cominciavo a capire. Quanto ero stata stupida. Neanche a farlo apposta, la porta si aprì in quell'istante, facendomi sollevare leggermente la testa verso di essa e chiudere un occhio per la luce che vi proveniva. Avevo la gola secca, ma provai a parlare comunque.
«E così mi sono presa una bella insolazione» dissi alla figura appoggiata allo stipite.
«Quello che mi stupisce è che tu ci abbia messo così tanto a capirlo»
«Probabilmente non volevo dartelo a vedere. Mi avresti preso per la ragazzina fragile che dopo una stupida giornata sotto al sole si prende una febbre da cavallo» riflettei ironicamente.
«È quello che sei» sentenziò impassibile il mio interlocutore, facendomi sbuffare una risata.
«Grazie Traffy, sei molto gentile» constatai, appoggiando di nuovo la testa sul cuscino a causa del pressante mal di testa.
«Ehi Law, adesso si è svegliata, può tornarsene a casa!» Zoro entrò quasi urlando.
«No»
«Rivoglio il mio letto! Non dormirò per terra.» protestò il verde.
«Puoi dormire con Naso-ya o con il cappellaio» fece atono.
«Scusate, ma credo che Zoro abbia ragione, io devo tornare a casa» affermai. Poi feci per alzarmi, ma il chirurgo con due dita spinse la mia testa all'indietro, facendola ricadere sul cuscino. Giurai di aver sentito il mio cervello rimbalzare dentro la scatola cranica. Dopodiché fece una cosa inaspettata; inumidì la pezza – che era caduta mentre tentavo di mettermi in piedi – nella bacinella che c'era sul comodino e me la rimise sulla fronte. Spalancai gli occhi. Ero sconvolta. Lui. Che faceva una cosa simile. A me. Forse aveva la febbre anche lui.

Dopo qualche buon minuto passato a discutere inutilmente con il medicastro, io dovetti rassegnarmi al fatto che avrei passato la notte lì, mentre lo spadaccino dovette rassegnarsi al fatto che avrebbe dovuto dormire insieme a qualcuno. Mi ero offerta di andare a prendere un altro materasso per il povero martire al negozio di mio zio, ma non potei alzarmi dal letto. Ad un certo punto mi sarebbe andata bene qualsiasi cosa, purché il verde avesse smesso di urlare. Chissà perché tutt'a un tratto quella testa d'alga – che era capace di dormire pure in un cannone e di essere sparato per aria senza svegliarsi – si agitava. Forse non amava cedere le cose di sua proprietà.
«Traffy aspetta!» esclamai dopo che la situazione si fu calmata e prima che il moro uscisse dalla stanza
«Che c'è?» mi chiese, voltandosi a guardarmi con un certo fastidio.
«Devo avvertire mia mamma. Mi serve il telefono e il caricabatterie perché è scar...»
Nella penombra vidi il suo braccio alzarsi svogliatamente e indicare un punto alla mia destra. Mi puntellai sui gomiti, mi girai nella direzione in cui indicava il dito e notai che dietro alla famosa bacinella, c'era il mio cellulare con tanto di caricabatterie attaccato alla presa. Assottigliai gli occhi e lo guardai.
«Come accidenti hai fatto?» gli domandai, sinceramente stupita. Cominciavo a pensare che fosse un genio. Incompreso, ma pur sempre un genio.
Lui ghignò, o almeno così credevo, e se ne andò dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Chiamai mia mamma sforzandomi di fare una voce squillante e le dissi che rimanevo a dormire da Sara. Per fortuna i miei non erano né troppo apprensivi, né troppo indagatori quando si trattava delle mie amiche di infanzia. Bastò qualche parola di circostanza e fu fatta. Una volta finita la telefonata, affondai la nuca nel cuscino e mi godei quella pace dei sensi. Il mal di testa ancora non era passato e di sicuro nemmeno la febbre, ma pazienza. Il resto della serata passò in tranquillità. Troppo in tranquillità per i miei gusti. Non osai andare a guardare quello che stava – o non stava – succedendo e me ne rimasi stesa e al caldo tutta la sera.
A un certo punto, entrò qualcuno e dovetti riprendermi dallo stato di torpore in cui ero.
«Cami, tesoro, come ti senti?» mi chiese una voce dolce.
«Sanji» sorrisi, un po' sorpresa «ancora un po' rintronata. Tu come stai?»
«Addolorato che la mia dea stia male» finse di disperarsi, d'altronde era solo un po' di febbre. Mi sollevò la pezza dalla fronte e la immerse nella bacinella piena d'acqua. Corrugai la fronte.
«Che stai facendo?» volli sapere, sospettosa.
«Traffy mi ha chiesto di inumidire il panno e di prenderti la temperatura ogni quattro ore» rispose con tranquillità.
«Ah...» riuscii a dire. Ero alquanto stupita di come Law fosse diventato premuroso tutto ad un tratto. O forse stava solo facendo il suo lavoro. O meglio, lo stava delegando a qualcun altro.
«Ma lui e gli altri dove sono?» domandai a Sanji.
«Sono usciti, non ti ricordi? Rufy è entrato in camera come una furia» mi spiegò con un sorriso, forse per rassicurarmi. O forse mi aveva sorriso per pietà, perché avevo l'aspetto di una moribonda. Ad ogni modo, non me lo ricordavo proprio, dovevo essermi assopita. E anche profondamente, visto che per non sentire Cappello di Paglia ce ne voleva. Immersa in questi pensieri, con la coda dell'occhio, vidi il cuoco che tentava di infilarmi il termometro in bocca. Scostai la faccia dopo aver corrugato la fronte. Glielo strappai dalle mani sempre con espressione corrucciata e me lo misi sotto all'ascella. Per fortuna che era lui e non Rufy, o chissà dove avrebbe tentato di infilarmelo...
«Hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa?» mi chiese il biondo mentre aspettavamo che quello strumento maledetto suonasse.
«No grazie» risposi, nello stesso istante in cui dalla mia ascella arrivò un rumore ovattato. Accesi la lampada del comodino per vedere meglio e lessi trentanove e otto.
«Fantastico. Come cavolo posso aver fatto a prendere una febbre da cavallo stando semplicemente sotto il sole?» mi interrogai sarcastica.
«Forse è anche lo stress» considerò il cuoco, facendomi sbuffare una risata.
«Che stress posso avere ora che finalmente le cose stanno andando per il verso giusto?» gli domandai, accompagnandomi con un'alzata di spalle.
«Beh, stare dietro a Rufy, alla testa d'alga e a tutti noi richiede una certa dose di nervi saldi» affermò consapevole. Accennai una risata. Non aveva tutti i torti. Ma ciononostante, mi piaceva stare in loro compagnia.
«Fammi un toast, va» gli dissi. Mi era venuto un certo languorino e avevo cambiato idea.
«Subito mio amore!» esclamò, emozionato. Sanji era tornato quello di sempre, e anche il mio stomaco a quanto pareva.

Trangugiai quella prelibatezza in soli due bocconi, gustandomela appieno nonostante la bocca impastata e la gola secca, appena in tempo prima che tornassero gli altri cinque pirati. Mi si accalcarono subito intorno e fu bello sapere che si interessavano della mia salute e si preoccupavano per me. Law volle sapere i resoconti medici e ordinò a Sanji di fare un tè verde per me, un ottimo drenante e antiossidante. Mi faceva schifo, ma lo bevvi tutto da brava paziente. Per un po' facemmo una sorta di pigiama party e rimanemmo a chiacchierare del più e del meno, fino a che il medicastro non decise che era ora di riposare. Nonostante il mal di testa martellante, mi faceva piacere parlare con loro. Anche di cose stupide, come quali creature secondo Rufy fanno la cacca o quanti pesci possono entrare nell'acquario della Sunny. Loro mi facevano sentire a casa, come se ci fosse un posto per me, da qualche parte. Per tutta la vita mi ero sentita diversa, quasi sbagliata. Ma con loro non era così. Loro mi facevano sentire accolta e potevo essere me stessa liberamente, senza dovermene vergognare.
«Buonanotte Cami!» mi augurarono i pirati, uscendo dalla stanza.
«Buonanotte ragazzi. A domani» li salutai con la mano, sorridendo. Ero in pace con me stessa in un certo senso. Quando però vidi il chirurgo spogliarsi, mi allarmai.
«Hai intenzione di dormire qui?» indagai, alzando un sopracciglio.
Mi guardo come si guarda una cretina, tanto per cambiare.
«Dove altro dovrei dormire?» volle sapere, quasi scettico.
«Mi fa strano dover dormire da sola nella stessa stanza di uno che non mi sopporta» affermai.
«Non è un mio problema» disse, impassibile come al solito, mentre tirava le coperte ai piedi del letto. Solo in quel momento notai le cicatrici sul petto e quella sul braccio. Chissà perché, la prima volta che si era spogliato non le avevo notate. Erano tutte ricordi dell'ultima battaglia che aveva combattuto. Una battaglia che alla fine aveva vinto, quelle erano solo il prezzo che aveva pagato per ciò che voleva. Mi ricordai i proiettili di piombo, i fili che lo trapassavano, Doflamingo che gli tranciava il braccio di netto. Tutta l'angoscia che avevo avuto per lui, uno dei miei personaggi preferiti, che ora era tranquillamente immerso nella lettura di un giornale accanto a me. Pensai al suo passato e a come doveva essersi sentito. Allontanato da tutti perché malato di una malattia non contagiosa. Questo era davvero il colmo. E pensai che in fondo ero stata fortunata, avevo avuto una vita fantastica in confronto alla sua. Fissai quelle cicatrici che per molti altri non erano che solchi sulla pelle di un uomo freddo e insensibile, ma che per me erano molto di più. Quelle cicatrici erano la sua vittoria personale. Segnavano la fine della sua sofferenza e un nuovo inizio, che non aveva ancora avuto in realtà perché proprio sul più bello io gliel'avevo portato via. E mi sentii tremendamente in colpa. E in parte capii perché si comportava in quel modo con me.
«Traffy» cominciai, prendendo un respiro profondo «mi dispiace di averti...»
«Il tuo mondo non è poi tanto diverso dal nostro» mi interruppe, facendomi sgranare gli occhi, quel tanto che il mal di testa mi consentiva.
«Cosa?» chiesi, confusa.
«Nel tuo mondo c'è molta più oscurità di quanto pensassi» dichiarò atono e tranquillo.
«C-che vuoi dire?» balbettai. Ero perplessa. Forse avevo sentito male per via della febbre. Lui continuava a stare con la testa china sul giornale e a sfogliare le pagine.
«In questo mondo, come nel mio, si cela un'oscurità che va ben oltre la comprensione di molte persone» ripeté il chirurgo.
«Non sono sicura di aver capito ciò che intendi dire» dissi imbarazzata dopo qualche attimo di silenzio.
«Non importa. Buonanotte Camilla» mi salutò, poggiando il giornale sul comodino e spegnendo la luce.
Sbuffai. Tipico di lui lasciare le frasi in sospeso.
«Buonanotte Law» ricambiai il saluto, sistemandomi meglio sotto le coperte. Se non altro, ora finalmente avevo capito che cosa leggeva ogni sera il chirurgo della morte.





Angolo autrice:
Sono qui per dirvi che avevo degli appunti per questo capitolo, appunti molto belli...che ho perso. Quindi ho dovuto riscriverlo secondo quanto mi ricordavo e ovviamente è venuto meno bello di quanto immaginavo, ma spero comunque che vi sia piaciuto.
Ad ogni modo, oggi devo festeggiare! Devo festeggiare perché questa storia ha raggiunto le mille visualizzazioni! A molti di voi potrà sembrare una sciocchezza, ma io sono molto contenta di questo! Quindi grazie a tutti! <3
Alla prossima! :)

P.s. la battuta della mano amica mi è uscita così, del resto ho una mente molto perversa :D

Lost boys - ONE PIECEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora