Desideri

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Arrivammo a casa tutti trafelati. Anche se il pub era vicino, ero sfiatata. Avevo fatto una corsa pazzesca, trascinandomi praticamente dietro lo spadaccino che non voleva lasciare il suo angolo di paradiso. Il cecchino in compenso aveva fatto da sfondo musicale per tutto il tragitto con le sue lamentele sul perché stessimo correndo. Spalancai la porta, entrando come una valanga.
«Ah, già tornati?» chiese Rufy sporgendosi dal divano
«Il tritatutto ha combinato qualche guaio?»
«Stai zitto imbecille di un cuoco. Io non ho fatto proprio niente, è lei che è impazzita»
«Ehi, non osare offendere Cami-chan!»
«Chiudete la bocca.» ordinai io «per favore» aggiunsi, giusto per cortesia. Si azzittirono.
«Non è il momento di bisticciare. Devo dirvi una cosa molto importante»
«Infatti! Ascoltatela!» mi diede man forte Usop. Non feci in tempo a dire mezza parola che squillò il telefono di casa.
«Non rispondere.» mi intimò Law
«Devo farlo o si preoccuperanno e manderanno di nuovo qualcuno a controllare». Non obiettò stavolta. Andai in sala da pranzo, lasciando tutti in sospeso e guardai il numero sul display. Mia nonna. Tipico dei miei familiari chiamare - o apparire - sempre nei momenti peggiori. Alzai la cornetta pregando che la chiamata finisse presto, ma chiacchierona come era avrebbe fatto prima Oda a terminare la sua opera. Erano già passati cinque minuti – in cui la mia cara nonnina mi aveva aggiornato sulle ultime puntate di Beautiful e del Segreto, suscitandomi lo stesso interesse di quello di un bradipo in letargo – e cominciavo a fremere.
«Sì, ok nonna, scusa ma ora devo proprio andare. Buonanotte» le dissi senza troppi fronzoli
«Aspetta! Che devi fare di tanto urg...» non finì la frase. O meglio, non potei sentirla mentre la finiva perché una figura alle mie spalle con le dita tatuate mi aveva preso il telefono dalle mani e lo aveva rimesso a posto. Mi girai molto infastidita.
«Vedi di parlare. Odio chi mi tiene sulle spine.»
Gli feci gesto di tornare in salone dagli altri.
«Oh» mi scappò davanti alla scena che vidi. Marco aveva il telecomando in mano e rideva davanti alla tv accesa.
«Non sapevo cosa fosse e come funzionasse. Pensavo che magari sarebbe stato utile per riportarci a casa...» si giustificò sorridendo, leggermente imbarazzato
«Non ti preoccupare. Quello si chiama telecomando e serve per far funzionare la televisione» comunicai loro, indicando lo schermo piatto acceso su un canale di televendita.
«E a cosa serve la televisione?» chiese Usop
«Serve a tante cose. Non mi sembra il momento di parlarne ora, ve lo spiegherò più tardi».
Anche nel loro universo c'erano degli schermi che trasmettevano delle immagini, ma erano perlopiù immagini in diretta e tutte riprese da particolari lumacofoni. Il concetto che avevamo qui di televisione era un po' più complicato e io non avevo né tempo né voglia di stare a spiegarglielo.
«Toglietevi tutti dal mio divano, voglio farmi un pisolino»
«Sta' zitto marimo, non vedi che Cami-chan deve dirci una cosa importante!?»
Dietro di me percepii il medico stringere le dita attorno alla sua nodachi.
«Per ora direi che basta.» strappai di mano il telecomando alla fenice, anche se poverino non se lo meritava e spensi la tv. Il telefono squillò di nuovo, provocando irritazione sia in me che in Law, che ciononostante mi accordò il permesso di andare a rispondere. Come se avessi bisogno di un permesso, rasentavamo il ridicolo.
«Ti sembra questo il modo di comportarti con tua nonna!?» la vecchia gridava dall'altra parte del telefono, costringendomi ad allontanare l'apparecchio dall'orecchio
«Scusa nonna, ma è caduta la linea» inventai
«Farò finta di crederci...» rispose lei all'altro capo. Chissà perché tutti i miei parenti mi dicevano così.
«Molto gentile» commentai sarcasticamente
«Non fare cavolate. E salutami i tuoi quando tornano»
Non fare cavolate, diceva. Se solo avesse saputo...
«Lo farò. Ora devo davvero andare. Ciao nonna»
«Ciao tesoro» finalmente riagganciò. Tornai dagli altri che stavano in silenzio ad aspettarmi. Nonostante la tensione del momento, non erano agitati. Zoro era talmente tranquillo che si stava per addormentare. Dopo una lieve botta in testa da parte di Usop si riprese e io potei finalmente parlare.
«Ho capito perché siete qui» cominciai
«Perché siamo qui?» domandò Marco con aria annoiata. Evidentemente lo avevo offeso con il mio gesto di poco prima
«Siete qui per mio volere»
«Spiegati meglio» insistette il moro, allentando la presa sulla Kikoku
«È complicato, ma cercherò di farvi capire»
«Sarà meglio»
«Tempo fa ho espresso un desiderio» iniziai a ricordare «sapete, qui da noi c'è una superstizione. Non so se c'è anche nell'universo di One Piece, ma in questo mondo se vedi una stella cadente puoi esprimere un desiderio e, se sei fortunato, questo si avvererà.»
«E tu hai desiderato di incontrarci? Come sei dolce! Ma adesso ci sono qui io con te! Il tuo desiderio è diventato realtà!» il tono di voce di Sanji era salito di almeno tre ottave, provocando uno spasmo al mio occhio e un conato di vomito allo spadaccino.
«Ora capisco...» Usop aveva le mani appoggiate sulle ginocchia e le dita stuzzicavano il pizzetto. Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo.
«Quindi è colpa tua?» chiese Marco, retoricamente. Law si sedette sul divano «Tu risolverai la situazione» disse tranquillamente anche se sembrava più un ordine
«Certo» asserii io. Non sarebbe stato semplice ma lo avrei fatto, non appena avessi avuto un po' più informazioni su come procedere.
«Ora possiamo riaccendere la telequalcosa?» Rufy si grattava la testa annoiato
«Traffy vai a farti un giro o cambia posto, voglio dormire» fece lo spadaccino. Aggrottai la fronte. Davvero a loro non importava di saperne di più? Non volevano sapere altro? Bastava così poco? Eppure l'argomento era di loro interesse. Persino Law sembrava essersi tranquillizzato. E dire che pensavo mi avrebbe bombardato di domande. Ma mi stavo dimenticando del motivo per cui desideravo tanto conoscerli, la loro spensieratezza. Io purtroppo la spensieratezza non sapevo nemmeno dove stava di casa. Ero paranoica e pensavo decisamente troppo. Mi serviva quel clima di leggerezza che solo loro avrebbero potuto darmi. Scossi la testa per scacciare via i pensieri negativi, presi il telecomando e mi sedetti tra la fenice e cappello di paglia. Accesi sul canale sportivo, che poteva interessarli un po' di più e porsi l'apparecchio a Marco per farmi perdonare.
«Ma non volete sapere niente di più su come avete fatto a finire qui?»
«Ci fidiamo di te» affermò Rufy con un sorrisone dei suoi. Quasi mi commossi. Era bello sapere che qualcuno credeva in me. Mi diede un senso di pace interiore.
«Naturalmente io, il grande Usop, ti aiuterò a trovare una soluzione per farci tornare a casa» il cecchino pronunciò il tutto con voce solenne.
«Grazie» dissi, con molta tranquillità. Non sapevo a chi stessi parlando, né per cosa stessi ringraziando, ma non mi importava. Guardai lo schermo della televisione dove un uomo probabilmente stava facendo il tiro che avrebbe segnato la sua carriera da golfista e mi sentii bene. Sorrisi e decisi che per quella sera poteva bastare con le spiegazioni. O almeno, con quelle serie.
«Allora, volete sapere come funziona la televisione?»
«Sì!» esclamò Usop
«In poche parole è lo stesso principio dei lumacofoni che hanno trasmesso la guerra di Marineford in diretta. Solo che ci sono più programmi da scegliere, per permettere a tutti di guardare cosa preferiscono e non sono sempre in diretta. Spesso sono registrati qualche tempo prima e solo dopo essere stati rivisti e modificati vengono trasmessi sullo schermo» cercai di essere il più chiara possibile, ma non era facile far capire una cosa del genere a quelle teste di legno.
«Questo significa che potrebbe fornirci informazioni» esaminò Law. Che noia lui, la sua serietà e le sue informazioni. Mi aveva stufato, anche se non aveva tutti i torti.
«Oppure potremmo guardare dei combattimenti!» suggerì il verde
«Ottima idea, Zoro!» concordò Rufy
«Ci sono anche dei programmi di cucina?» chiese speranzoso Sanji
«Sì, certo» risposi io, sorridendo orgogliosa
«Fantastico!» al cuoco si illuminarono gli occhi
«Scordatelo torciglio, non vedremo mai quei programmi di merda»
«Stai pur certo che tu non li vedrai mai perché ti caverò l'unico occhio buono che ti è rimasto»
«Non se prima ti taglio le gambe. Chissà se Rufy le mangerebbe se gliele servissi con qualche salsa»
«Di certo non potrebbe mangiare te, avresti un saporaccio persino per i mostri marini!»
Sospirai. Supponevo che per quei due non ci fossero speranze. Proprio in quel momento, mentre ascoltavo gli insulti che si stavano scambiando cuoco e spadaccino e mentre fissavo la tv, mi venne in mente una cosa. "Ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Lo farò, prima o poi. Se non altro, questo dovrebbe chetare i loro animi per un po'." pensai, e sorrisi vittoriosa mentre il golfista metteva in buca la palla.







Angolo autrice:
Ok, so che questo capitolo è scarno di spiegazioni sul perché i nostri pirati preferiti sono qui. Ma verrà tutto spiegato meglio nel prossimo capitolo, che già vi preannuncio che sarà un po' malinconico e piuttosto introspettivo. Per il momento questo è tutto ciò che posso dirvi, spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!  

Lost boys - ONE PIECEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora