Era una fredda e buia sera di Febbraio. Le nuvolette di vapore uscivano dalla mia bocca ogni volta che espiravo. Sedevo su una sdraio in terrazza, con le gambe raggomitolate al petto, per tenermi al caldo. Era una di quelle sere in cui niente sembrava avere senso. Non avrei saputo spiegare come mi sentivo, sapevo solo che ero persa. In realtà ancora non lo avevo capito, ma ero certa che qualcosa non andava. Nella mia testa c'era la più totale confusione, mentre nel mio petto c'era il vuoto più assoluto. Non sentivo nemmeno più di tanto il vento che mi sferzava la pelle aggressivo. Ancora mi chiedo come ciò sia possibile.
Stavo lì senza far niente, a fissare il cielo illuminato da quella miriade di stelle, sperando che una di loro, da qualche parte, potesse cadere per farmi esprimere un desiderio. Stavo solo lì, senza sapere perché. Ma era una di quelle sere in cui non mi importava di niente, poteva crollare il mondo o potevo morire, non me ne sarebbe importato e probabilmente non me ne sarei nemmeno accorta. Forse perché in parte già il mondo era crollato e in parte già ero morta. Se anche avessi visto una stella cadente, non avrei avuto idea di quale desiderio avrei espresso, avevo solo bisogno di esprimerne uno. Il vento gelido soffiava forte. Ero quasi congelata, ma volevo rimanere fuori, perché dovevo pronunciare il mio maledetto desiderio. Mi strinsi nella pseudo coperta che avevo appoggiata sulle spalle. La bandiera della ciurma di cappello di paglia. In mano stringevo il ciondolo della mia collana preferita, quella da cui non mi sarei separata mai e poi mai, per nulla al mondo. Il pendente era il tatuaggio che aveva sul braccio sinistro Portgas D. Ace. Avrebbe potuto sembrare stupido, ma stringendo quei due oggetti, sentivo meno freddo. Era come se avessi dovuto aggrapparmi a loro per sopravvivere. E in un certo qual senso, era così. Poi, ad un tratto, l'avevo vista. Era bastato un attimo, avevo alzato la testa ed era lì. Sembrava dire "guardami, sto splendendo per te" e per una volta, una sola volta nella mia vita, sapevo esattamente cosa fare. Brillava, di una luce meravigliosa, capace di oscurare perfino la luminosità della luna. E così, sotto quella luminosità magica e ipnotica, avevo chiuso gli occhi e avevo espresso tre desideri, sempre tenendo stretti la bandiera-coperta e il ciondolo. Tre desideri che mi vennero così, sul momento, ma dalle profondità più remote del mio cuore. Erano lì da tanto tempo e l'unica cosa che doveva fare la mia testa era elaborarli, non appena si fosse presentata l'occasione. Quella sera avevo colto l'attimo.
Un lieve brivido mi era sceso lungo la schiena e avevo provato una sensazione strana, come se quella stella si fosse mossa. Come se l'universo si fosse mosso. In un secondo mi ero sentita avvolgere dal suo calore e dalla sua brillantezza e avevo sentito un sussurrio. Non sapevo come fosse possibile dimenticarsi di una cosa del genere, ma me ne ero ricordata solo nel momento in cui avevo capito con esattezza cosa era successo. Però non riuscivo a ricordarmi cosa avevo udito. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a rammentare quale fosse il significato di quel suono. Cosa tentava di dirmi?
«Non riesci a dormire?»
Girai di scatto la testa verso quella voce. «Marco...mi hai spaventata»
«Scusa, non volevo»
«Tranquillo» gli sorrisi «a quanto pare nemmeno tu riesci a dormire» affermai poi, sospirando. Sapevo bene che brutta bestia fosse l'insonnia.
«Ogni tanto mi capita di svegliarmi nel cuore della notte»
Abbassai lo sguardo. «Ah, mi dispiace. Ti succede spesso?»
«Mi succede da dopo la guerra» rispose, fissando un punto imprecisato dritto davanti a sé.
Accidenti, potevo capirlo. Perdere suo padre e un suo compagno fidato non doveva essere stato per niente facile. Per non contare tutti gli altri membri che erano caduti in battaglia e quelli che erano rimasti gravemente feriti, tipo Jozu. Tutti ci eravamo concentrati sul dolore di Rufy, ma nessuno aveva pensato al dolore di tutti quelli che erano lì e che avevano perso un amico, un padre o un fratello.
«Posso?» mi chiese indicando il gradino dove ero seduta anche la sera precedente
«Certo» gli feci cenno di sedersi e lui si accomodò accanto a me. Per un po' rimanemmo in silenzio a fissare il cielo.
«Anche Ace ogni tanto faceva come te. Non riusciva a dormire e allora usciva sopraccoperta e fissava le stelle per ore e ore, senza stancarsi mai, finché si addormentava stremato sul ponte della nave» rise, ma i suoi occhi celavano un velo di nostalgia
«Io ho sempre adorato Ace. Pur non conoscendolo di persona, mi ha sempre ispirato fiducia e simpatia»
«Sì, era genuino e spontaneo, e non si faceva troppi problemi. Finiva sempre nei guai e ci trascinava anche me!» sorrise, con la tipica espressione di chi rimpiange qualcosa che non c'è più
«Mi sarebbe piaciuto conoscerlo» ammisi.
«Sareste andati d'accordo, credo. Non è poi tanto diverso da suo fratello»
Mi alzai e andai a prendere la collana con il tatuaggio di Ace, anche se con quel buio fu difficile trovarla al primo colpo. In quei giorni non l'avevo messa per non essere bombardata ancora di più dalle domande di tutti. «Quando ho espresso il desiderio di conoscere Rufy e la sua banda di scalmanati, ho stretto al petto questo ciondolo e ho desiderato di poter incontrare anche lui, anche se sapevo bene che viste le circostanze avrei potuto incontrarlo solo in sogno» confessai con un po' di malinconia.
La Fenice sembrò destabilizzata per un attimo.
«Tutto a posto Marco?» chiesi
«Sì. È solo che era da tanto...che non vedevo quel tatuaggio»
«Scusa...non ci avevo pensato» feci, mortificata
«Non ti devi scusare» fece un mezzo sorriso.
Gliela porsi e lui allungò la mano per prenderla.
«Solo perché sei tu» feci, scherzando. In realtà non scherzavo affatto, ero gelosissima delle mie cose, soprattutto di quella collana. Ma anche se era solo una stupidaggine, credevo che lui avesse bisogno di un gesto del genere.
Se la rigirò tra le dita come a sentirne la consistenza e la strinse, proprio come feci io quella famosa sera di Febbraio. Marco la Fenice, uno dei più pericolosi e temuti pirati in circolazione, ora assaporava il contatto con quel ciondolo quasi fosse la cosa più preziosa del mondo. Chiuse gli occhi e sospirò un paio di volte, finché la sua faccia si illuminò all'improvviso.
Deve essere per questo che sono capitato qui!» esclamò, facendomi corrugare la fronte.
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Lost boys - ONE PIECE
FanficCosa fareste voi se vi ritrovaste all'improvviso in casa sei personaggi del vostro manga/anime preferito? E se a complicare le cose ci fosse il fatto che siete gli unici che riescono a vederli? Cosa sarà successo? E soprattutto come faranno a tornar...