12: Sogni

702 57 2
                                    

I sogni.
I sogni non si possono infrangere, almeno cosí si crede.
Sono la lastra sottile che divide la realtá dalla fantasia.
Una lastra così sottile, fatta del vetro più fragile che esista.
I sogni non si possono infrangere...
I sogni si possono frantumare.
È molto diverso il fatto.

Punto di vista Giuliet

Erano le 12:30 di una mattina un pó troppo gelida per l'autunno.
Guardare perennemente la finestra e domandarsi del perché di tutto ciò.
C'era qualcosa nell'aria che mi faceva ricordare le piccole cose che facevo da bambina; guardare la finestra aiutava il mio ricordo a raffiorare pian piano.
Così, come in un sogno, mi svegliai da quella specie di trance.
Dal mio telefono arrivò una notifica.
Lo presi svogliatamente e sbloccai lo schermo, andai sui messaggi e mi spuntò un sorriso.

"Ti avevo promesso che saremmo usciti insieme. Guarda fuori dalla finestra."

Guardai velocemente fuori dalla finestra e mi venne quasi un colpo.
Vidi Nicholas strofinarsi le mani per il freddo, guardai quel suo cappellino nero che mi piaceva un sacco.
Lui rivolse il suo sguardo alla finestra e fece una faccia buffa, strana.
Risi ed aprii la finestra.
"Ehi, oggi , con questo freddo, sei venuto da me per mantenere la promessa. Mi sorprendi, un sacco." Gridai dalla finestra.
Lui si mise le mani in tasca e con una specie di sorriso disse:
"Dai scendi".
Cosí feci.

Mi trovai faccia a faccia, con quello che doveva essere la persona peggiore che potesse mai capitare nella mia vita.
Non fraintendetemi, é ancora la persona peggiore che mi sia capitata nella vita, ma adesso, aveva acquistato un pó della mia fiducia.

Guardai avanti a me ed iniziai a far uscire dalla mia bocca del vapore.
Sarò strana, ma da piccola mi ricordava un drago che sputava fuoco. Ció mi divertiva un casino.
Guardai Nicholas che stava facendo la stessa cosa.
"Mi ricorda così tanto un drago."
Lo guardai stupita.
"Mi stupisci. Non fare domande."
Dissi solamente, mettendo fine alla conversazione.

"UH, ANDIAMO LÌ. NO LÌ. NO LÁ..."
Gridai indicando le diverse giostre.
Nicholas rise e ,mentre guardavo avanti indicando le diverse attrazioni, lui mi abbassó il braccio e mi sorrise.
"Andremo dove vuoi ma..."
Non gli feci finire la frase che riattaccai con la mia euforia.
"ZUCCHERO FILATO" e iniziai a correre verso il carrello dello zucchero filato.

"Vada per lo zucchero filato." Sentii dire da Nicholas.
In due secomdi mi ritrovai con un bastone di zucchero filato in mano. Guardai con gioia quella palla di zucchero e iniziai a mangiarla.
Mi voltai dalla sua parte.
Stava ridendo.
"Vuoi?" Chiesi sorridendo.
Lui mi sorrise e prese un pó dello zucchero filato.

Continuammo così la giornata. Tra giostre, risate e cibo.
Mi sentivo, in un certo senso, a casa.
Guardavo il suo sorriso e mi rincuoravo.
Ascoltavo la sua risata e mi sentivo bene...
Una favola.

Ci trovammo su una panchina a guardare la ruota panoramica.
Il mio sguardo si perse...
"La mia infanzia è stata segnata da ciò..." disse lui guardando avanti.
"Cioè?" Domandai.
Lui si girò verso di me.
"Da te."
Sorrisi d'istinto.
"Lo so. Sono stata una persona importante."
E poi silenzio. Vidi un suo sorriso nascosto dal colletto della maglia.
Rimanemmo in quel silenzio. Era un silenzio rassicurante.

Guardai avanti a me, mentre lui mi prendeva la mano.
Me la strinse, come fanno i bambini, e continuammo a camminare.
Guardai le nostre mani. Era ritornato tutto come un tempo, quando eravamo bambini e tutto ciò che avevamo era la spontanietá.

Quel momento fu interminabile...ma fu l'attimo di un secondo a rovinare l'infinito.

"Amoreee" .
Ci girammo e guardammo la ragazza correre verso di noi.
"Lauren, cosa vuoi?" Chiese Nicholas, con tono disperato.
"Nulla, passavo di qui...ti ho visto e ti ho chiamato." Disse sorridendo.
"Okay, mi hai salutato, ora te ne puoi andare." Disse lui scocciato.
Guardai Lauren con un'aria triste.
Sorrisi e: "Vuoi venire con noi?" Dissi con spontanietá.
Lei mi guardò e le si illuminarono gli occhi.
Aveva una scintilla di non so che, sapevo solo che avevo fatto la cosa giusta.
Nicholas mi trucidò con gli occhi, mentre io gli strinsi di piú la mano per poi lasciargliela e allontanarmi un pó da lui.

"Senti, dato che siamo tutti e tre qui...potrei chiamare anche Simo? Cioè è un mio amico...ormai potremmo fare un uscita a quattro." Chiesi in modo veloce, guardando la schermata del mio telefono.

Non aveva molto senso, ma lo volevo fare.

Lui mi guardó con aria indifferente e fece spallucce.

Selezionai il numero e lo chiamai.

Punto di vista Nicholas

Guardai Giuliet al telefono, un pó più lontana da noi.
Guardai la ragazza che mi era affianco e pensai a come Giuliet, avesse messo da parte tutto quello che aveva solo per stare insieme.
"Cosa c'è?" Disse, guardandomi, Lauren.
Le sorrisi.
"Nulla."

"Allora, dobbiamo aspettarlo al muretto del parco. Quindi, incamminiamoci. Susu."
Aveva un sorriso sulle labbra.
Le piaceva tutto ciò, le piacevano le persone un pò fuori di testa.
Si circondava solo da coloro che potevano, in qualche modo, tenergli testa.

Aspettammo al muretto del parco.
Vedemmo arrivare Simo. Stava correndo verso di noi. Arrivato al muretto ci salutò eda abbracciò Giuliet.
Una cosa inaspettata anche per lei.
"Allora, che si fa?" Chiese lui, guardandoci in modo indifferente.
Giuliet gli prese la mano.
Sorrise al suo sguardo un pó perso.
"Ci si conosce." Disse infine, iniziando a camminare, trascinandoci con se.

"Non ci posso credere, Lauren." Sentenziò Giuliet.
Ci eravamo messi tutti a ridere.
"È vero. Non è stata colpa mia se sono caduta davanti a quello che mi piaceva in 1 media. " disse ridendo.
Ci stavamo divertendo. Non c'era tenzione, c'erano solo risate.

"Su, Simo, dicci tu qualcosa." parlò Giuliet.
"Io non faccio brutte figure." Disse lui un pó distante.
"Ah, davvero?" Disse Giuliet.
Aveva un certo luccichio negli occhi.
Mi fece l'occhiolino e saltò su Simo.
Lui la prese, come se sapeva giá tutto.
Mi rivolse uno sguardo sorridente...
"Nicholas, la buttiamo nella piscina?"
"Oh, si"
"NOOO. CHE PISCINA. FA UN FREDDO BOIA" Urló lei.

Era stata una bellissima giornata. Avevo riso fino alle lacrime.
Non sapevo che quei due erano così divertenti.
Non sapevo nulla su di loro...
Ora...ora era come se loro erano una parte importante di noi.
E questo mi stava bene.

"Ehy, senti..."
Lei mi guardò, mentre io giocherellavo con le nostre mani intrecciate.
Sembravamo due bambini in quel momento.
"Cosa?" Chiese lei.

Guardai dinnanzi a me per mettere fine al nostro contatto visivo.
"A volte penso che ciò sia un sogno..."
Dissi, voltandomi di nuovo dalla sua parte.
"Non puó essere un sogno."
Disse lei, guardando davanti a se.
"Ah, e perchè?" Chiesi facendola voltare dalla mia parte.
"Una semplice lastra divide la realtá dai sogni...
I sogni sono realizzabili, ma hanno bisogno di tempo. I sogni non si possono infrangere.
La realtá porta alla mente tutto ciò di cui hai sperato e sognato. Sa che ce la puoi fare. Sa che non ce la puoi fare. Dipende dai casi...solo che nella realtà i tuoi sogni si potrebbero frantumare, come vetro."
Detto questo, mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò.

CenerentolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora