Punto di vista esterno
20 DicembreL'aria fredda d'inverno gli faceva arrossire le guance. Le nocche delle sue mani ormai spaccate ,per i vetri frantumati, con grandi tagli su di esse.
La sigaretta tra le dita della mano destra e la cenere che cadeva sull'asfalto.
Tutto quello che ricordava lo riproduceva attraverso il cielo scuro.
I suoi occhi erano persi a guardare il nulla...
A pensare a tutto quello che avrebbe potuto fare.
Aspirò dalla sua sigaretta e chiuse gli occhi. Si appoggiò al muro e rimanette in quello stato per un pò di tempo.
Poi, uno squillo.
Prese il suo telefono e ,senza alcuna emozione, ripose.
"Pronto?" Chiese.
"Nicholas...come stai?" Chiese la voce dall'altro lato.
Il ragazzo sbuffò sonoramente, passandosi una mano sulla fronte.
La sigaretta ormai a terra, schiacciata, spenta.
"Come vuoi che stia, Lauren?" Disse con un tono, alquanto, agitato.
Non sentì nulla dall'altra parte.
Si passò la mano sugli occhi e poi...
"Sto come al solito. Tu?" Chiese.
La ragazza sussultò.
"Oh, io sto bene. È da un sacco che non ti sentivo...hai lasciato anche la scuola.
Insomma, è una settimana che non vieni." Disse la ragazza.
Il silenzio regnò.
A spezzare quest'ultimo, la risposta del ragazzo.
"Già...ci vediamo stasera." Disse, infine, per poi riattaccare.
Mise il telefono nella tasca e si fece cadere a terra.
Mise le mani fra i capelli ed iniziò a pensare.
Il tempo che gli crollava addosso.
I secondi, i minuti, le ore che passavano.
Le sue mani stavano tremando al solo pensiero del futuro.
Un futoro che non prevedeva nulla di buono. Nulla di affascinante.
I rapporti con quella ragazza erano chiusi e lui doveva solo andare avanti...Mentre ,il mondo intorno a lui cessava con i suoi rumori...
Il mondo, intorno a lei, era rumoroso.
Troppo rumoroso per resisterci ancora.
Il silenzio ci inqueita.
Il rumore ci danna.
L'unica armonia che potremmo ascoltare, sarebbe quella della vita che vorremo...
Di quello che aspettiamo.
Intorno a lei il caos regnava.
Gente che faceva avanti e dietro nei corridoi.
Gente che usciva ed entrava da quella camera.
La sua vita era...
Era un via vai.
Un via vai di gente. Di cose.
Le sue emozioni erano celate.
C'era solo la rabbia e il nervosismo a fare compagnia.
Guarava fisso il lettino d'ospedale dove ,suo padre, era disteso.
Pensava e si struggeva.
Attimi non passati con lui.
Attimi che non avrebbe mai recuperato.
Nulla avrebbe salvato il nulla.
Si sentì afferrare per una spalla e, senza voltarsi, seppe di chi era quella mano.
Il tocco è sempre stato lo stesso.
Un tocco delicato che la faceva sentire al sicuro ma, in quel momento, la face innervosire.
"Cosa c'è?" Chiese la ragazza senza voltarsi.
Si sentì un sospiro da parte della donna.
"Ti prego, Giuliet..." non potè finire di parlare che ,la ragazza, scostò la mano.
"Divertiti. Non esci più. Non vai nemmeno a scuola...cerca di non pensare a ciò. Potrebbe farti ancora più male di quello che ti sta facendo. È difficile, ma non vuol dire che devi finire anche la tua di vita." Finì sua madre.
La ragazza si voltò verso di lei.
Occhi scuri...
"Io...io non ce la faccio. Non riesco, mamma. Non voglio perderlo." Affermò la ragazza.
Dai suoi occhi si poteva intuire la voglia di piangere ma, aveva finito le lacrime ed era un blocco.
Ora come ora, era cemento.
Sua madre sospirò di nuovo.
La prese per il braccio facendola alzare dalla sedia.
"Giuliet, sei una bellissima ragazza. Non sprecare il tuo tempo così. Il tempo non si recupera. Si vive." Disse sua madre, mentre guardava suo marito.
Giuliet abbassò gli occhi guardando il suo maglione gigantesco.
Prima non le andava così largo...era diventata molto più magra...
Guardò la porta alle sue spalle, avviandosi ad essa.
"Va bene...cercherò di fare qualcosa."
Disse aprendo la porta, per poi uscire e lasciare sua madre da sola.
Si guardò intorno e iniziò a camminare verso le scale per raggiungere il piano inferiore.Era da un sacco di tempo che non tornava nella sua stanza.
Non tornava, sul serio, nella sua stanza.
Si girava intorno a se stessa e guardava le pareti piene di schemi che aveva fatto da piccola.
Quegli schemi per riassumere la sua vita.
Le foto con tutte le persone che amava...
Il suo occhio cadde su un punto della scrivania.
Un punto non molto in vista. Vide quel pezzo di carta lesse la scritta e ,subito dopo, si avviò verso l'armadio.
Aprì le ante e guardò quel vestito che aveva comprato un pò di tempo prima.
Un semplice vestito rosso a ruota...
Un semplice vestito che avrebbe cambiato la sua serata.
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Cenerentola
RomanceLei: 14 anni di sorrisi che distruggono chi li guarda. Lui: 16 anni di persuasione, di distruzione e di divertimento. Loro: beh, molto diversi. Molto diversi. Entrambi sanno che a mezzanotte tutto finisce. Proprio come quella fiaba lì. Proprio come...