Punto di vista Giuliet
Non è sempre bello rovistare nel passato di una persona, a volte è un disastro.
Una catastrofe, oserei dire un incubo.
A volte, perdendoti negli attimi del passato, ti ritroverai in lacrime...come se quello che hai vissuto, ritornasse in vita e ti facesse di nuovo male.
Vero, ci sono anche i momenti belli.
Quelli che ti hanno fatto sorridere.
Quelli che ti hanno fatto gioire.
Quei momenti, sono durati così poco, che hai avuto il tempo solo di prendere un pò di aria e poi....BOOM.
Di nuovo la catastrofe e il disastro che ti assale.
Anche io, come persona, ho avuto diversi momenti...di questo tipo.Camminavo su e giù per la mia stanza, come se non avessi nient'altro da fare.
Ricordarsi chimica mentre si pensa ad altro...è così difficile e alleviare il tutto facendo su e giù, non è il massimo.
Ero stanca di fare tutto ciò.
Buttai il mio libro sulla scrivania sedendomi sulla sedia, più che sedermi mi stesi sulla mia sedia.
Ero scomposta manco se fossi stata una bambina.
Sbuffai sonoramente chiudendo gli occhi e massaggiandomi le tempie.
Poi si accese una lampadina nella mia mente.
Aprii di scatto gli occhi aprendo ogni cassetto davanti i miei occhi.
E finalmente, lo trovai.
Sorrisi felice e vittoriosa prendendo in mano quella specie di diario che conservavo ormai da tempo.
Lo misi sulla scrivania e iniziai ad aprirlo.Le foto erano messe a casaccio senza un vero motivo...
Ogni foto portava la propria descrizione, come se si volesse esprimere l'emozione che si provava ma, che non si poteva intuire da quelle immagini.
Sfiorai la foto di mio padre e sorrisi.
Giacca e cravatta.
Un sorriso smagliante che non avrei rivisto più.
E...un qualcosa di indescrivibile.
Felicità, direi.
Il sorriso che era comparsi per pochi istanti svanì subito.
Gli angoli della mia bocca si portarono in basso.
Chiusi di scatto il diario facendo un casino enorme, poi guardai un punto indefinito della stanza.
Era di nuovo quella sensazione.
Indifferenza verso il mondo interoSentii una porta sbattere.
Mi girai e guardai mia madre.
Non avevo emozioni sul mio viso e non le volevo nemmeno avere.
Lei mi guardò con fare dubbioso, come se pensasse alla domanda che mi doveva fare. Se era pertinente o meno.
Poi sbottò.
"Cosa stai facendo?" Chiese avvicinandosi di più alla mia scrivania.
Presi di scatto il mio diario e lo rigettai nel cassetto.
Mia madre guardò il tutto senza proferire parola.
Mi girai verso la mia scrivania.
"Sto studiando chimica." Dissi solo.
"Vuoi aiuto?" Chiese mia madre avvicinandosi sempre di più.
"Non ne ho bisogno, puoi andare." Dissi senza nemmeno guardarla.I suoi passi si sentirono per un pò.
Poi la porta si chiuse.
Sospirai e ritornai nella mia posizione normale, ripresi il diario e lo rimisi sulla scrivania, facendo quasi cadere il mio libro.
Lo guardai per lunghi secondi, poi quando mi decisi ad aprirlo, sentii una specie di tosse forzata.
Mi girai e guardai mia madre stesa sul letto.
In quel momento mi fermai.
Lei si stava mantenendo sulle sue braccia e mi stava squadrando.
Poi come se niente fosse:
"Lo so cos'è quello. Non devi avere paura di aprirlo quando ci sono io."
A quelle parole rimasi pietrificata.
Si stesa meglio sul letto e iniziò a parlare.
"Anche io, dopo quello che gli è successo, guardavo sempre quel diario. Era un ricordo per rivederlo vivo e non solo come un vegetale." Affermò con malinconia e durezza.
Non proferii parola, la stetti solo a sentire e a guardare.
"Una foto sua è come aggrapparsi al passato...e la storia del passato non è bella." Disse in fine.Ci furono lunghi attimi di silenzio dove c'era solo il mio respiro che si faceva sentire sempre di più.
Poi alzò la testa e guardandomi disse:
"Quando nascesti tu, sapevo che saresti diventata bella. E non bella come tua sorella. No.
Non si possono paragonare due rose diverse.
Una rosa bianca e una nera.
Hanno bellezze simili ma, diverse. Ciò le rende speciali.
La loro diversità." Disse prendendo un pò di aria.
Ormai ero impalata...non riuscivo nemmeno a muovermi.
"Quando eri ancora quì dentro..." Disse indicando la sua pancia per poi continuare: "Sapevo che saresti stata una casinista totale. Lo sentivo dai tuoi perenni calci.
Lo avevo intuito." Disse ridendo.
A me spuntò un sorrisetto...
"Tuo padre aveva deciso questo nome. Aveva detto 'Io voglio che mia figlia si chiami Giuliet. Non c'è un perchè. Deve essere così e basta.'" Disse imitando la voce di mio padre.
A quel punto mi misi a ridere.
Mia madre fermò il racconto guardandomi contenta.
"Tuo padre fu il primo a vederti.
Fu lui a registrare i tuoi primi passi.
E la tua prima parola fu proprio pappa...ma non sapevamo se intendevi la pappa o tu padre."
Si fermò ridendo.
"C'era sempre.
C'era nei momenti belli e brutti.
Mentalmente e anche fisicamente.
I tuoi primi passi.
La tua prima parola.
Il gesso.
Le stampelle.
Il tuo incidente.
Lui c'era sempre stato."
Disse in fine, alzandosi e andando verso la porta.
Prima che potè fare qualsiasi altra cosa mi alzai e andai da lei, fermandola.
Ci guardammo per attimi infiniti.
Solo una madre e una figlia possono capire gli sguardi.
Gli sguardi di un grazie.
Gli sguardi di un rimprovero.
Gli sguardi della malinconia.
Madre e figlia sono collegate da un sottile filo.
Invisibile e indistruttibile.
"Mamma...mi manca." E le lacrime iniziarono a scorrere.
La nostra altezza era quasi pari.
Lei mi guardò e mi abbracciò.
Accarezzandomi i capelli disse:
"Anche a me manca.
Fa male.
Non devi nascondere quello che fai.
È solo un gesto di affetto e di malinconia, non fare sempre la dura.
Non ti serve a molto."
Disse infine baciandomi la nuca e andandosene.Incondizionabilmente e anche stranamente, madre e figlia sono collegate.
Dopo tutte le litigate, i vaffanculo e i silenzi...ritorneranno a riprendersi.
Sempre.
Perchè?
Perchè senza la forza dell'una e dell'altra crollano e muoiono.
Non fisicamente.
Non mentalmente .
Molto lentamente.
Nell'anima.
La figlia è lo specchio della madre.
La madre è lo specchio della figlia.
E così sarà sempre.Spazio autrice
I sentimenti di lei tramite questo capitolo.
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Cenerentola
RomanceLei: 14 anni di sorrisi che distruggono chi li guarda. Lui: 16 anni di persuasione, di distruzione e di divertimento. Loro: beh, molto diversi. Molto diversi. Entrambi sanno che a mezzanotte tutto finisce. Proprio come quella fiaba lì. Proprio come...