Era come essere al parcogiochi. Ritornati in quel mondo di divertimento, sogni e desideri.
Era insaziabile, non potevi mai stancarti di fare qualcosa perché ti divertivi...e poi, dopo il parco, si diventa grandi.
Si fanno quelle cose troppo grandi, troppo noiose per i più piccoli.
Quelle carte stropicciate sul tavolo che ti ricordano una scadenza di qualcosa.
L'affitto che richiede essere pagato ogni mese.
La solitudine in una casa troppo grande per i tuoi gusti.
Era un'illusione.
Tutto quello che le dicevano:
"Vivrai in un sogno"
"Incontrerai il principe azzurro"
Erano tutte bugie. Illusioni su illusioni.
Già da piccola, sapeva che non sarebbe successo ciò. Che c'è un limite anche alle bugie e all'illusione.
Era una bambina molto sveglia, così sveglia che non aveva paura di niente.
I mostri sotto il letto erano per persone che credevano troppo all'oscurità.
Il buio era la paura più stupida, secondo lei.
Nel buio, lei, trovava la pace. Ciò che non trovava di mattina. Alla luce del sole.
Era così coraggiosa e forte...che non aveva paura di nulla.
Non credeva alle frottole che le raccontavano, solo per farla felice.
Credeva solo in ciò che voleva credere.
Lei, in cuor suo, amava una cosa di cui aveva paura.
L'unica cosa che le faceva paura ma, che allo stesso tempo amava per la sua magia.
Nel suo piccolo cuore, c'era una parte dedicata a tutti quei libri fantasiosi.
All'interno di essi c'erano: mostri, draghi, guerrieri e spade.
Lei le amava queste storie ma, aveva paura.
Paura della sua favola che, bella o brutta, si sarebbe tramutata pian piano nella realtà
Una realtà a cui lei non poteva sfuggire.
Non poteva essere coraggiosa in quella realtà.
Le faceva paura ,l'idea, di avere un destino già scritto. Che tutto quello che faceva era solo una scaletta o una sequenza già scritta da qualcun altro.
Il suo pensiero era rivolto a ciò.
Si diceva nella testa:
"Se è già scritto, io, non lo voglio vivere. Il destino non può essere scritto e nemmeno comandato. Solo gli attimi possono decide il mio destino."
E aveva ragione.
Come si può vivere sapendo, che in qualche modo, la tua vita è programmata?
La tua prima parola, il tuo primo dentino, il primo natale passato con tuo padre vestito da Babbonatale, le prime amicizie e...il tuo primo amore.
Come puoi vivere sapendo che sei destinata già ad una persona?
Beh, non è che voglia dire che si deve diventare una vecchia bisbetica con più gatti che anni.
Non voglio mettere in discussione la leggenda del filo rosso...
Ma, sapere che si è destinati già a qualcuno è come dire: "Mi butto sul divano e non faccio nulla, fin quando quel principe non viene a bussare alla mia bella porta."Non è il massimo, vero?
Lei, aveva sempre pensato di sfuggire al suo destino.
Lo aveva pensato...
Era incatenata. Era come essere intrappolati in qualcosa.
Non puoi sfuggire a ciò fin quando non trovi una buona strategia per fottere la trappola. Per raggirare il tutto.
Al destino non si poteva scappare, facilmente.
Nè con il tempo, nè scappando...nemmeno con la cara e vecchia amica morte.
Nulla si risolveva con essa.
Nulla.
E quella si che era una brutta verità...dove non si poteva più ritornare indietro.
Sapeva solo una cosa sul destino:
Le stava sbarrando la strada per l'amore. Quello vero."Il destino te lo crei non te lo scrivono"
E se il destino te lo avevano già scritto?
"Su, Francesco. Non è una cena molto importante."
Disse lei, guardandolo indaffarato.
"Amore, devo conoscere tua madre."
Forse è meglio se ritorniamo a qualche anno prima...
3 anni prima
"Da cosa stai scappando, Emily?"
Disse guardando la ragazza davanti a se e accarezzandole i capelli.
Aveva un'aria di compassione rivolta al soggetto davanti a sé. Aveva gli occhi carichi d'amore verso sua figlia.
"Nulla, mamma" disse lei fredda.
"Stai scappando dalla realtà, come il tuo libro." disse, infine, la donna prendendo in mano le pagine del libro.
Le guardava con disprezzo , come se esse erano la causa di qualcosa.
La ragazza la guardò attentamente. Guardò attentamente i suoi lineamenti, le sue mani sulla carta.
"Non sto scappando dalla realtà. Cerco solo di scrivere il destino a modo mio. Per caso è un reato?" Disse lei, strappando le pagine dalle grinfia della madre.
La donna chiuse le mai in due pugni e si sedette su una sedia.
La ragazza stette, lì, in piedi...ad aspettare una sua parola.
Vide gli occhi della madre scrutarla. Le penetravano l'anima. La facevano sentire male."Tu e tua sorella, state andando nella direzione sbagliata."
La ragazza era sbalordita dalle parole di sua madre.
"Che vuoi dire?" chiese solo.
La madre si alzò.
La guardò per alcuni secondi.
"Tu sai di cosa parlo.
Tu non puoi stare con quel ragazzo. Colui che ha tentato di uccidere tuo padre.
Non puoi stare con la persona che ha quasi rovinato la nostra famiglia. Che ha fatto finire tuo padre in un ospedale, in fin di vita.
Tua sorella non può frequentare il fratello di quel ragazzo. Finirà per ammazzarla."
Un rumore risuonò nella stanza. Qualcosa colpì la colonna di legno.
Il suo pugno era contro il legno, aveva la testa abbassata.
La madre la guardò atterrita da quel gesto.
La ragazza stava tremando. Aveva gli occhi chiusi che ben presto di aprirono.
"Non dirlo mai più. Non sei la persona giusta per fare la predica ad entrambe. Se lei vuole stare con lui, è okay.Tu non potrai fermare nulla, mamma. Non serve una matrigna in tutto ciò."
Detto questo uscì dalla stanza senza aggiungere altro.Tutto ciò che voleva fare, era sfogarsi.
Ma, la solitudine non si combatte da sola. Se solo provi a cadere nell'oblio, anche solo per un attimo, non ti rialzerai mai più dal tormento della tua vita.
Le sue parole uscirono flebili tra le sue labbra.
"Voglio solo qualcuno che sappia reggere le mie emozioni in un abbraccio."
Detto questo, si fece cadere a terra. L'impatto con il suolo le fece ricordare il dolore.
Quel dolore, ora, solcava le sue guance, la sua pelle...
Quel dolore era l'amore.
E il destino aveva nelle mani tutto quello che amava
Come in un campo granato. Ogni passo falso, ogni sbaglio, equivale ad un'esplosione.Sia interna che esterna...ed essa ti può ferire gravemente.
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Cenerentola
RomantizmLei: 14 anni di sorrisi che distruggono chi li guarda. Lui: 16 anni di persuasione, di distruzione e di divertimento. Loro: beh, molto diversi. Molto diversi. Entrambi sanno che a mezzanotte tutto finisce. Proprio come quella fiaba lì. Proprio come...