15: Ghost

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Punto di vista Nicholas
Ci sono fantasmi ovunque.
Mostri che non dormono mai e persone...
Persone che in realtà non hanno un'anima.
Un cuore.
Hanno quella faccia sorridente.
Hanno quel qualcosa di sinistro.
Hanno il cuore di un mostro e la faccia da angelo.
Potrei definirli solo in un modo.
Fantasmi.
Sono morti.
L'unica cosa è che ritornano da te.
E ti fanno rimanere male.
Ti fanno rabbrividire.

Quell'armadio di legno.
Continuavo a guardarlo senza distogliere lo sguardo.
Qualcosa che mi aveva salvato e mi aveva portato incubi a catena.
Ero incantato a guardare le ante di quel mobile.
La mia infanzia l'avevo passata a nascondermi lì dentro.
Là dentro c'erano i miei incubi peggiori e i fantasmi della mia infanzia.

Ricordo ancora le grida.
Le urla di mia madre, le botte.
Gli spari.
Ricordo ogni singola cosa.
Ogni singola sensazione.
Ricordo i miei occhi chiusi a forza, le orecchie tappate e la mia paura.
Ricordo ogni piccolo movimento che rieccheggiava nella mia mente.
Ricordo tutto lo schifo che mi ha fatto passare mio padre.
Tutto.

Distolgo lo sguardo dell'armadio vedendo mia madre avvicinarsi.
"Cosa vuoi farne?" Dice solo.
La guardo con indifferenza.
Non le dò nemmeno una risposta, l'unica cosa che faccio, è andare vicino l'armadio e incominciare a tirare pugni. Calci.
Inizio a sfogarmi.
Sento lo sguardo di mia madre su di me ma, tutto resta in religioso silenzio.
Continuo a sfogarmi su quel mobile, ormai invecchiato.
Le mie nocche iniziano a bruciare e il legno dell'anta è ,ormai, andato.

Mi accascio a terra, mettendo le ginocchia contro il petto e stando a vedere quell'oggetto in frantumi.
L'unica cosa che mi passa per la testa, ora, è quello che starà facendo mia madre dietro di me.
Mi starà guardando male.
Avrà l'idea del figlio stupido e sbagliato.
E forse dirà anche:
"Non è colui che ho cresciuto. Mi ricordo di avergli imparato ad essere forte. A non cadere in giù"
Tutti questi pensieri che mi girano nella testa.
Riesco solo a mettere la testa fra le gambe e a chiudere gli occhi.
Riesco solo a pensare a quello che potrebbe dire lei, alla sua faccia schifata...riesco solo a pensare alla sua delusione.

Sento due braccia stringermi.
Una testa fra le mie spalle e delle lacrime che bagnano la mia maglia.
Alzo pian piano la testa e poi...
"Va bene. Va tutto bene. Non reprimere quello che senti. Rompi tutto lo schifo dei tuoi vecchi giorni se ti farà stare bene.
Ma, ti prego, cerca di essere un uomo degno di questo titolo. Okay?"

Dice tutto questo fra le lacrime e i singhiozzi.
E io...da perfetto idiota, piango con lei.

18:30
Guardo l'ora picchiettando il piede a terra.
Poggio la testa al muro mettendo le mani nella tasca del mio Parka nero. Chiudo gli occhi e continuo a pensare a ciò che dovrei dimenticare.
In un attimo sento qualcosa di congelato sul mio viso. Apro gli occhi e mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri dal mio.
La guardo con un sorrisetto mentre lei arrossisce sia per il freddo, sia per la situazione.
"OKAY, andiamo!"
Dice voltandosi dall'altra parte e puntando il dito in una parte indefinita. Come un capitano.
Sorrido per quel gesto infantile e inizio a seguirla.

Mentre camminiamo iniziamo a parlare di cose che ci fanno sorridere ad entrambi.
Ridiamo come stumidi, come bambini.
È come se tutto quello che ho passato lasciasse la mia mente.
Ora siamo solo io e lei.
Le nostre risate e le nostre cazzate.

Ora ci siamo solo io e lei.
Senza nessun fantasma che mi faccia più paura.
Ora c'è lei che mi fa passare tutto.
È lei la mia ancora, ora.

Il suo sorriso è la mia salvezza.

Angolo Autrice
Piccolo capitolo ma, molto significativo.
Per quelle 600 parole, ciò, ha più significato di 3000 caratteri.
Spero che vi sia piaciuto.
Buona giornata.

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