Capitolo 4: Cosa ci fa lei qui?!

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Cindy

"Lalalala, evry body gerom na!" Non era sicura di quello che diceva ma era una canzone che aveva sentito alla radio, una vecchia canzone di un gruppo da quanto aveva capito, molto famoso. Ridacchiò mentre la frittata era quasi finita, girò con il mestolo ancora e versò il tutto su un piatto. Allungò la mano afferrando il pepe poi il sale, aprì il cassetto e tirò fuori una forchetta e raggiunse di nuovo il divano. Mentre mangiava controllò l'orario "Cavolo... Tra poco devo andare..." Sbuffò mangiando il più in fretta possibile, se sarebbe arrivata tardi sicuramente l'avrebbe licenziata. < Sara la solita storia, un ritardo di cinque minuti...> si stiracchiò e lasciò il piatto nel lavandino con il resto delle cose da lavare. La osservò un attimo facendo una smorfia <Se avessi una lavastoviglie...> sospirò ed andò a diboscare la giacca, prese la borsa e uscì chiudendo a chiave la porta dietro di sé. Guardò l'ora sul l'orologio da polso scendendo le scale svelta. Raggiunse in tutta velocità la fermata del bus, difatti arrivò poco dopo è salì tranquilla.
Scelse un posto a sedere e guardò fuori dal finestrino, lo stomaco brontolò "Che misero pranzo..." Appoggiò la mano sulla pancia mentre si lamentava <Zitto... Hai appena mangiato!> sbuffò continuando il viaggio. Ora era pure costretta a razionare il cibo, si rese conto quella mattina prima di andare al lavoro come fiorista che le erano rimasti giusto ancora soldi per pagare l'affitto. Si portò le mani al viso "Cavolo... Eppure cerco di risparmiare... Cosa consumo così tanto?" Ricominciò a studiarci sopra, dal pagamento dell'acqua a quello che spendeva al supermercato. In più con quello che guadagnava... "Mangio veramente troppo..." Si disperò rendendosi conto che era proprio la spesa a portarle via la maggior parte dei soldi, ma però amava così tanto il cibo. Si innamorò al pensiero delle tavolette di cioccolato oppure di quel pacco di patatine che aveva provato tempo fa. Le tornò in mente anche un buon piatto di Nudels che aveva mangiato in un piccolo street food, con quel pezzo di carne e uovo dentro... Le venne la colina in bocca per poi sentire brontolare per l'ennesima volta lo stomaco. "Adesso piango..." Sussurrò scendendo alla sua fermata. Camminò fino in centro evitando di guardare quei enormi poster con su del cibo <Ma mi vogliono far soffrire?!> rabbiosa raggiunse il negozio di dolciumi ed entrò salutando, il suo datore con un alzata di testa e uno sguardo pieno d'odio la salutò indietro. Si sforzò a sorridergli sparendo nel retro del negozio a prendere ed indossare il costume. <Bene, è di malumore oggi. Niente bonus mi sa> indossò la maschera vedendo tutto ciò che era intorno a lei attraverso quei due piccoli fori, con il tempo era riuscita ad orientarsi, ricordò la prima volta che era sbattuta addosso ad ogni angolo del negozio prima di uscire, rotolando poi giù da quei stupidi gradini. Raccolse la cesta, stavolta ripiena di volantini pubblicitari del negozio, ed uscì a passo veloce sentendo lui urlarle dietro un forte "Spicciati! Oggi sei pure arrivata in ritardo!" "Vadooooo!" Urlò indietro scendendo velocemente le scalette avviandosi verso la piazza. Goffamente a passo pesante camminò fra la gente urlando le solite parole fermando le persone in modo carino e salutando bambini per poi consegnare i volantini. Alcuni turisti la fermarono per strada, la presero per un braccio "Can we take a picture togheter?" Le domandò a fatica <L'inglese non è il suo forte... Mi ricorda molto me...> annuì con il capo per poi posare insieme a loro. Li salutò dopo il flash raggiungendo così la piazza. Appoggiò la cesta a terra per alleviare il dolore al braccio per il troppo peso cominciando poi a salutare tutti. <Sarà una giornata noiosa...> sicuramente non avrebbe guadagnato molto.
Alla fine non era per niente facile, fare vari tipi di lavoro, pur avendo studiato fotografia, guadagnare alla fine così poco era ridicolo. Quando viveva ancora in Italia, dopo gli studi, aveva lavorato giusto un po' da un fotografo, ma poi aveva deciso di venire qui a Seoul. Ricordava ancora come a sua madre vennero le lacrime "Vuoi veramente partire Cindy? Non conosci neanche una parola!" "Giusto qualcuna e mi arrangerò non ti preoccupare" la madre la abbracciò forte mentre erano a tavola. Era sera all'ora di cena e suo padre continuava a mangiare con un sorriso "Lei è  già partita Hahahah, nostra figlia non è più da fermare. E grande abbastanza e deve fare esperienza!" Lui appoggiò la forchetta guardandola nei occhi "Sappi che qualunque cosa succeda la famiglia c'è sempre ok?" Era così felice che suo padre comprese. Ne aveva passate tante, non aveva quasi amici, giusto qualche compagna di scuola durante il periodo di studio andava d'accordo, poi al lavoro era diversa la cosa. Alla fine aveva deciso di fare una nuova esperienza, un nuovo inizio e non la si poteva più fermare.
Raccolse la cesta cambiando postazione ripetendo le parole del padre "La famiglia c'è sempre..." Sorrise fermando un anziana signora. Si inchinò e le porse il volantino, la donna la fissò un attimo, come se fosse un mostro, fece una smorfia e se ne andò senza badarle. " Di buon umore..." Doveva attirare l'attenzione, in un qualche modo, lasciando un sorriso sul volto della gente, migliorando gli la giornata. Era la cosa che amava di più alla fine di tutto questo lavoro. Vedere le persone sorridere, felici e gioire per le sue gesta. Voleva rendere la giornata più colorata alle persone. Cominciò a ballare qualcosa a caso mentre dei bambini passarono di fronte a lei e così li salutò, uno dei tre le corse in contro abbracciandola, dopodiché anche gli altri due più timidi fecero lo stesso. Consegnò alla madre il volantino inchinandosi poi rimase di nuovo sola. Il telefono le squillo nella tasca "Fantastico e ora come faccio?!" Guardò in celo cominciando a ritirare il braccio verso di sè sfilando via dalla parte del costume. Quando il braccio fu appiccicato a lei allungò la mano nella tasca dei pantaloni per tirare fuori il natel. "Pronto?" La voce parlò veloce quasi urlando "Si va bene!" Riattaccò scazzata  infilando di nuovo il braccio nella manica del costume. "Fantastico ora devo camminare ancora di più..." Riprese il passo raggiungendo un agenzia grazie alle indicazioni della gente, a quanto pareva la conoscevano tutti e così attese di fronte a essa il suo capo. Un edifico enorme dalla forma bizzarra di colore grigio con un posteggio coperto mentre le altre macchine stavano fuori. Solo una porta per entrare, notando che stessero arrivando delle nuvole grigie raggiunse la parte coperta "Tanto non mi diranno niente no? Non è un reato mettersi al comperto in un agenzia..." Appoggiò la cesta notando le macchine dietro di lei, erano tutte molto costose... "Ma quanto guadagnano questi qui?! C'è quella Porsche non costa poco!" Si avvicinò a guardarla da più vicino, con quei due fori non riusciva a vederla per bene. Era nera come la pece e luccicava come un diamante, le ricordò che aveva passato per un pelo l'esame per la patente e non era mai riuscita a comperare una macchina tutta sua, mentre lì di fronte a lei si trovava una macchina molto costosa. Si sentì deprimere ancora di più.
Una mano la afferrò alla spalla e lanciò un urlo dallo spavento, un uomo molto alto dai capelli neri e vestito in modo elegante le sorrise muovendo le mani in segno di calmarsi. Si scusò subito "Perché devi scusarti? Non hai fatto nulla" "Non voglio rubare niente! Stavo ammirando la macchina tutto qui!" Si inchinò ancora più volte dopo le sue parole e lui la rimase a fissare sorpreso. Probabilmente non sapeva cosa fare in quell'istante poi cominciò a ridere "Non credo che un panda rubi delle macchine..." una voce roca che riconobbe li interruppe dopo le ultime parole dello sconosciuto, il suo capo la strattonò via "Mi dispiace, la mia cosiddetta dipendete è molto inbranata..." "Cosa?! Non è vero!" Lui strinse la presa al suo braccio lanciandole un occhiata rabbiosa "Non ha fatto nulla, l'ho spaventata io signore" l'uomo si inchinò sorridendo. <Come è elegante... Mentre io son vestita così...> "Siete venuti a consegnare i dolcetti per i Winner?" Domandò mentre si incamminarono alla porta "Si esatto" rispose subito lui "Bene allora vi conduco da loro" "Grazie signor..." Disse lei attendendo il suo nome "Kwan, puoi chiamarmi Kwan" così lui entrò e lo seguirono. La stretta sul suo braccio si fece ancora più forte e sentì il suo viso sfiorare il costume "E una grande occasione per il mio negozio... Quindi vedi di fare le cose per bene oggi, se no puoi scordarti la paga!" "Hai! Ho capito ma lasciami il braccio!" Si strappò via dalla sua presa fermandosi, mentre quello stupido continuò il suo tragitto guardando ancora indietro per un istante furioso. <Ok che devo fare il mio lavoro, ma comportarsi in quel modo si potrebbe anche evitare, io ho bisogno di quei soldi...> con il broncio li seguì reggendo la nuova cesta piena di caramelle e altri dolciumi vari. Un uomo dai capelli rosso fiamma passò al suo fianco al telefono colpendola quasi in faccia con il braccio intento ad indossare la giacca.

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