Eleonora VIII

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Usciti dal locale andai a sedermi in auto, ero arrabbiata con lui. Come faceva a sperperare il denaro senza alcun rimorso per chi moriva di fame? Era un vero egoista. Dopotutto di che mi meravigliavo, alla fine gli importava solo di sé stesso, se ne stava nel suo mondo, mondo di cui non avrei mai fatto parte.
Ero così assorta dai miei pensieri che non mi accorsi di dove stavamo andando, eravamo usciti dalla città.
<<Dove stiamo andando?>>. Dove mi stava portando? E senza il mio permesso per giunta.
<<Ti sto portando in un posto sperduto>>. Mi voltai per guardarlo allarmata. Fece una risate da psicopatico, aggiungendo, <<Per poi ucciderti e sotterrare il tuo cadavere dove nessuno lo troverà mai>>.
Era davvero uno psicopatico allora, anche la mia vocina interiore me lo diceva ma stranamente il mio cuore non voleva sentirne ragione. <<Lo sapevo!>>.
<<Che cosa?>>. Era confuso.
<<Sei uno psicopatico e fin dall'inizio è stato questo il tuo piano e io come una stupida ci sono cascata>>. Finalmente ti ho mascherato.
Rise della mia affermazione. <<Quindi pensi che sia uno psicopatico, eh?>>.
<<Be', il nostro primo incontro non è stato dei migliori, volevi sgozzarmi>>. Mi ricordavo perfettamente quella scena, ma ricordavo anche che stava piangendo, per quale ragione ancora non lo sapevo.
Rise ancora più forte. <<Volevo solo spaventarti>>, ammise.
<<Be', non ci sei riuscito>>. Mi aveva solo fatto arrabbiare il suo gesto maleducato.
<<Quindi non sono spaventoso?>>.
<<Neanche un po'>>. Qualche volta sì. Mi ricordò la mia vicina interiore che cercai d'ignorare.
<<Neanche adesso che ti ho detto che sto per ucciderti e nascondere il tuo corpo?>>.
<<Cosa mi dice che sia vero?>>.
<<E cosa ti dice che non lo sia?>>.
Come facevo a dirgli che nonostante pensassi che fosse uno psicopatico una parte di me sapeva, sentiva, che era buono e che non mi avrebbe mai fatto del male? <<Non è che poi ti metti a ridere?>>. Già mi aveva riso in faccia fin troppe volte in un solo giorno, ne avevo già abbastanza.
<<Non prometto niente>>.
Sbuffai seccata. <<Qualcosa dentro di me mi dice che non mi farai del male>>, cercai di sviarlo.
<<E cosa sarebbe questo qualcosa?>>. Tentativo fallito, era troppo intelligente per me.
<<Ehm...>>. Che imbarazzo, non ero abituata a dire certe cose.
<<È così imbarazzante?>>, rise per l'ennesima volta di me.
Presi coraggio e glielo dissi. <<Il mio cuore>>. Come risposta accostò bruscamente facendomi prendere uno spavento. E adesso che gli prendeva?
<<Cos'ha il tuo cuore, ti senti male?>>. Era allarmato.
<<Cosa?>>. Stavo benissimo... poi capii. <<No... Sam, il mio cuore sta bene, ho solo risposto alla tua domanda>>. Che cosa avevo fatto?
<<Accidenti Eleonora, mi hai fatto prendere uno spavento>>, urlò. Non mi aveva mai chiamata per nome, si era arrabbiato e anche parecchio, mi sentii in colpa.
<<Mi dispiace...>>, gli dissi colpevole.
Slacciò la cintura per poi slacciare la mia, non capivo cosa volesse fare ma non riuscii a togliere lo sguardo su di lui. Senza preavviso mi attirò a sé. Ero cavalcioni su di lui e ammetto che avevo voglia di baciarlo ma non osavo far il minimo movimento.
<<Mi dispiace, non avrei dovuto arrabbiarmi ma... ma appena si accenna a quella parola io non penso più... sono andato nel panico temendo il peggio>>. Era angosciato ed era colpa mia ma io non volevo, mi sentivo davvero in colpa. Era evidente che la sua condizione lo condizionasse parecchio per reagire in questo modo. Che si fosse preoccupato per me?
<<Ti stavo dicendo che è il mio cuore che mi dice di non aver paura di te>>. Puntai i miei occhi nei suoi e vidi che si rilassò. <<Comunque il volante è scomodo>>, aggiunsi cercando di mozzare la tensione che si era creata, anche se il volante veramente mi stava uccidendo la schiena.
Con galanteria spostò il sedile indietro e la mia schiene gli fu grata. <<Meglio?>>. Annuii. <<Che altro ti dice il tuo cuore?>>. Lui e le sue domande, sapeva sempre come mettermi in difficoltà.
<<Si chiede cosa sia io per te>>. Forse avevo parlato troppo ma non m'importava, dovevo sapere.
<<Che non può fare ameno di te>>, fece una pausa sospirando, <<Dimmi che non sono l'unico che ti pensa costantemente, dimmi che lo stesso vale per te>>. Quindi stavano così le cose? Quindi, dopotutto, un po' gli importava di me.
<<Se ti dicessi di no mentirei>>.
<<Sto cercando di capire cos'è tutto questo per me, ci sto lavorando con il mio psicologo, ma lui non mi è di gran aiuto>>.
<<Come, scusa?>>. Quindi andava in giro a dire cosa succedeva fra noi?
<<Sì, parlo di te al mio psicologo, ma solo perché mi sconvolgi>>. Cosa?
<<Io ti sconvolgo?>>.
Mi accarezzò una guancia con il dorso della mano, questo contatto mi mandò a fuoco. <<Non sai quanto...>>, mi fece un sorriso sghembo che mi tolse il respiro. <<Meglio andare>>, suggerì.
Anche se volevo stare in quella posizione per sempre, mi andai a sedere nel mio posto. Dopo che ci fummo ricomposti ripartì.
Dopo un eternità uscì dalla strada per inoltrarsi in una sottospecie di foresta. Forse voleva realmente farmi fuori. Dopo un po' vidi sbucare fra gli alberi una casa fatta di mattoni e ricoperta da edera. Era stupenda, sembrava uscita da una fiaba, c'era anche un lago a pochi metri di distanza. Non riuscivo a credere che esistesse un posto del genere, ma che soprattutto Sam ne conoscesse l'esistenza. Accostò l'auto nel vialetto e dopo che fu sceso mi venne ad aprire lo sportello con galanteria. Dovevo ammettere che mi ci stavo abituando a questi suoi modi di fare.
Notai che aveva un sorriso a trentadue denti, non l'avevo mai visto così.
<<Ti piace questo posto?>>, mi chiese destandomi dalle mie fantasie.
<<È... è... meraviglioso>>. Ero senza parole.
<<Sembra o non sembra uscito da un libro questo posto?>>. Continuava a sorridere e questo mi contagiò.
<<Sì>>. Girai su me stessa per ammirare con meraviglia il posto. <<Come hai trovato questo posto?>>, chiesi incredula voltandomi verso di lui.
<<C'è una storia dietro questo posto, una storia d'amore>>.
<<Posso sentirla?>>, chiesi entusiasta.
Mi prese per le braccia attirandomi a sé. Eravamo troppo vicini. <<Come siamo curiose>>, la sua voce era suadente e mi frastornava, ero nelle sue mani e lui lo sapeva. <<Prima andiamo in un posto e poi, magari, se farai la brava, ti racconterò la storia>>. Sapevo che si stava prendendo gioco di me, lui lo trovava divertente ma io no.
<<Antipatico>>. Mi liberai dalla sua presa per incrociare le braccia al petto imbronciata. Come al solito rise di me. Lo avrei preso a caldi se non mi avesse presa per un braccio e trascinata dentro casa. Anche da dentro la casa sembrava uscita da un libro, aveva un nonché di rustico ma allo stesso tempo era moderno, non sapevo come ben definirlo. Romantico? Le cose che mi piacevano di più erano il camino, che era scolpito in quello che credevo un unico blocco di pietra e poi c'erano le scale con dei gradini di pietra che portavano al piano di sopra.
<<Ti piace?>>.
<<Sì>>, sorrisi, <<Questo non si chiama violazione di domicilio?>>.
<<È casa mia vedi>>, ridacchiò.
<<Ah...>>. Che stupida a non averci pensato, dopotutto era ricco e chissà quante altre proprietà possedeva.
<<Aspettami qua>>, mi disse mentre mi fece accomodare sul gran divano di fronte al camino. Era troppo grande il divano, ci sarebbero state comode almeno dieci persone, un altro spreco di soldi, sicuramente non ci venivano mai qui nonostante fosse ben pulito e accogliente.
Dopo qualche minuto ritornò con una coperta sottobraccio.
<<Cosa devi farci con quella?>>.
Alzò gli occhi al cielo. <<Secondo te? Non vorrai mica sederti sull'erba, quella punge vedi>>, mi rispose come se fosse tutto ovvio, per lui forse. Ci voleva una gran pazienza con lui.
Battei il palmo della mano sulla fronte in modo teatrale. <<Oh, che sciocca, era ovvio>>, finsi con altrettanta teatralità.
<<Oggi siamo spiritosi, eh?>>.
<<Chi, io? Nah>>.
<<Dai, andiamo, prima che ti butta nel camino>>. Mi prese per il braccio trascinandomi fuori di casa ma questa volta dalla porta sul retro. Camminò per un po' senza seguire nessun sentiero camminando fra gli alberi e continuando a tenermi per un braccio. Dopo un eternità arrivammo in una piccola radura.
<<Era qui che mi volevi portare?>>.
<<Sì, peccato che non è primavera, è il periodo più bello ed è pieno di fiori, comunque sia ha sempre il suo fascino, non trovi?>>.
<<Sì>>.
Mi lasciò andare per aprire la coperta e stenderla per terra, si accomodò per poi farmi cenno di sedermi accanto a lui. Forse ero pazza ma poco m'importava. Invece di sedermi accanto a lui mi sedetti sulle sue gambe e incrociai le braccia intorno al suo collo. <<Allora, non dovevi raccontarmi una storia d'amore?>>.
Per la prima volta da quando lo conoscevo era rimasto a bocca aperta. Un punto per te Eleonora.
<<Sì, ecco... dunque...>>, si schiarì la voce, <<Questa è la storia d'amore dei miei genitori>>. Poggiai il capo sulla sua spalla per ascoltarlo comoda e perdermi nel suo racconto, lui intanto proseguì. <<Anche mia madre amava leggere ed era un inguardabile romanticona, lei viveva nel suo mondo, il suo mondo fantastico, così lo definiva lei. Mentre erano fidanzati, lei è mio padre, ecco, lui le comprò questo posto, voleva che lei avesse il suo posto speciale, il suo mondo fantastico. Fu qui che le chiese di sposarlo e lei senza esitazione accettò, sai il perché?>>.
<<No>>.
<<Mi disse che un uomo così era raro, era più facile trovarlo nei libri che nel mondo reale ma lei lo avevo trovato, quasi per caso... era inevitabile non amarlo, così accettò di sposarlo>>.
<<Che bella storia>>, sussurrai.
<<Venivamo qui ogni fine settimana, fino a quando non si ammalò e non fu più in grado di venire, amava questo posto. Ci vengo ogni domenica...>>. Mi spostai dalla mia posizione per guardarlo in viso, stava soffrendo.
<<Sam...>>.
<<Non dire niente, ti prego...>>. Una lacrima scese prepotente rigandogli il viso.
Istintivamente mi allungai verso di lui e gli bacia un angolo della bocca, anche se non era un vero e proprio bacio il mio cuore fece una capriola. <<Non piangere, adesso ci sono io>>.
<<Fammi una promessa>>.
<<Dimmi>>.
<<Ti prego, non morire anche tu, non mi lasciare>>.
Mi strinsi a lui inspirando il suo dolce profumo. <<Mai>>. Non c'era bisogno di dire nient'altro. Mi strinse forte a sé e restammo così per un tempo indefinito ma a noi andava bene così, stavamo bene e ci beavamo l'uno del contatto dell'altra. Era questo dunque quello che si definiva amore? Se era così volevo scoprirlo.
<<Elle?>>.
<<Sì?>>. Eravamo ancora abbracciati ma nessuno dei due dava segno di staccarsi.
<<Ci voglio provare>>.
<<A fare cosa?>>.
<<Ad avere una storia romantica con te. Prima di te non mi era importato di niente, ma come ti ho già detto: tu mi sconvolgi. Con te desidero cose che non ho mai voluto, perciò, vuoi far parte del mio mondo? Anche se sinceramente ne fai già parte>>. Non riuscivo a credere alle mie orecchie e alle sue parole, ero incredula.
<<Ne sarei onorata>>.
<<Bene>>. Lo sentii sorridere.
Mi staccai da lui fissando i miei occhi nei suoi e perdendomi in lui. Volevo baciarlo, lo desideravo tanto e forse era giunto il momento. Poggiai la mia fronte contro la sua, avevo le palpitazioni e il fiati corto, anche lui lo aveva. Con una mano gli accarezzai i capelli e lo sentii emettere un suono gutturale. Mi avvicinai alle sue labbra per baciarlo ma lui mi fermò poggiando le sue dita sulle mie labbra.
Lo guardai senza capire ma prontamente mi rispose. <<Voglio che il nostro primo bacio sia speciale, dato in un momento speciale e super romantico>>.
<<Sbaglio o i ruoli si sono invertiti?>>, risi.
<<Occhio per occhio, mia cara>>. Scoppiamo a ridere. Dopotutto me lo meritavo ma non glielo avrei mai detto, non gli avrei mai dato questa soddisfazione. Ci sdraiammo sulla coperta e senza accorgermene, ci addormentammo.

Qualcosa mi solleticava il naso, era davvero fastidioso, così decisi di scacciarlo via ma il solletico non cessava. Infastidita aprii gli occhi e la visione che ebbi mi fece restare senza fiato. Di fronte a me c'era un Sam sorridente e con una foglia in mano. Aspetta! Cosa ci faceva con una foglia in mano davanti alla mia faccia!?
Mi alzai bruscamente e lui rise sempre più forte. <<Sam! Che modi sono di svegliare la gente!>>. Non cambiava mai.
<<Eri così buffa, e poi non ho saputo resistere>>. Aveva perso ogni minimo di dignità, si era buttato sull'erba ridendo a crepa pelle. Maschi!
<<Sei un idiota!>>. Continuava a ridere, non c'era verso di farlo smettere. <<Se non la smetti di ridere di me, prendo e me ne vado>>.
<<Ok, ok>>. Si riprese mettendosi seduto sull'erba. <<Non voglio essere ucciso da tua madre perché ti ho persa nella foresta>>.
Portai le braccia sui fianchi arrabbiata. <<Se non la smetti ti do il resto di stamattina>>.
Smise di ridere, forse anche di respirare e tornò serio. <<Ok, perdona quest'umile ragazzo ingenuo che voleva svegliarti, ma tu non davi segni di vita e non trovavo altro modo, sennò farti il solletico con l'erba, e poi ho portato da mangiare>>. Cosa? Ero così assorta da lui che non mi ero accorta del cesto da picnic sulla coperta.
<<Hai cucinato tu?>>.
<<Più o meno>>, ammise.
<<Mi devo avvelenare per caso?>>.
Cercò di trattenere una risata ma invano. <<Sam!>>, lo ammonii.
<<Ok, scusa>>. Alzò le braccia in segno di resa. <<Ho trovato tutto già pronto, come ogni domenica, io ho semplicemente messo nella cesta la roba dal frigo>>.
<<Allora sono salva>>.
<<Che vorresti dire?>>. Fece il finto offeso.
<<Oh, nulla>>.
<<Se non ti comporti bene, il cosiddetto tuo padrone, ti mette il guinzaglio e ti lascia qui legata a un albero e ci vado da solo al lago a fare un giro in barca>>. Lago. Giro in barca.
<<Vuoi portarmi sul lago a fare un giro in barca?>>.
Alzò un sopracciglio. <<Hai sentito solo le parole lago e giro in barca?>>.
<<Non perdo il mio prezioso tempo ascoltando i tuoi deliri>>. Prese il cestino e fece per andarsene via. <<No, no>>, lo fermai, <<Chiedo umilmente perdono>>. Si rimise seduto con una faccia compiaciuta. Come una sciocca c'ero cascata.
Aprii il cestino porgendomi un panino che accettai, la sua cuoca personale cucinava davvero bene. Mi diede anche un bicchiere di succo, avevo proprio sete.
Finito di mangiare andammo su una barca a remi. Per mia fortuna Sam aveva intuito il mio scarso senso dell'equilibrio e con cavalleria mi aiutò a salire sulla barca poco stabile. Si posizionò di fronte a me e iniziò a remare. Era proprio un bel posto, l'acqua era limpida e le anatre nuotavano felici e libere. Da quel che avevo capito ci veniva ogni domenica, mi chiedevo se da solo o se ci avesse mai portato qualcuno.
<<Sam?>>.
<<Dimmi>>.
Vai e diglielo Eleonora. <<Ci hai mai portato qualcuno qui prima di me?>>.
<<No, questo è il mio posto speciale>>. Mi chiedevo perché mi avesse portata qui allora. <<Qualcosa non va?>>, mi chiese cogliendo che c'era qualcosa che non andava in me, chissà che faccia avevo in questo momento.
<<Mi chiedevo solo perché mi avessi portata qui, tutto qua>>, feci spallucce.
<<Perché volevo condividere il mio posto speciale con te>>.
<<Perché proprio io?>>. Come sempre mi confondeva.
<<Perché sei speciale>>, mi disse facendomi l'occhiolino. Con lui non si sapeva mai se facesse sul serio o semplicemente mi stesse prendendo in giro. <<Mi racconti qualcosa di te? Tu sai fin troppo di me ma di te non so molto>>. Non c'era molto da dire su di me, solo che ero patetica.
<<Non c'è molto da dire>>.
<<Allora sentiamo questo poco>>. Perché si interessava così tanto a me, io non ero nessuno dopotutto.
<<Non voglio annoiarti>>. E non voglio parlare di me.
<<Sono certo che non mi annoierò>>, mi sorrise.
Alzai gli occhi al cielo, questo ragazzo era proprio impossibile. <<Cosa vuoi sapere?>>.
Fece un sorrisetto che non mi piacque affatto. <<Dunque, parlami di te e la tua matrigna>>. No, proprio lei no.
<<Devo proprio?>>.
<<Fra noi non ci devono essere segreti>>. In che guaio mi ero cacciata?
Abbassai lo sguardo sulla barca. <<Be', il nostro primo incontro non fu dei migliori>>.
<<Perché?>>, mi chiese confusamente.
<<Praticamente mentre ero scesa in cucina per far colazione me la sono ritrovata di fronte che mangiava dalla mia tazza, ed era nuda>>.
<<Come, scusa?>>. Era perplesso.
<<Era nuda, senza niente addosso>>. Arricciai il naso a quel ricordo.
<<Cosa ci faceva a casa tua nuda?>>.
È tonto o cosa? <<Secondo te?>>. Alzai lo sguardo per guardarlo.
Aggrottò la fronte. <<È pazza? Non ama i vestiti? Era per caso sotto effetto di droghe?>>. Solo lui poteva pensare a certe cose.
<<Aveva passato la notte con mio padre>>.
<<E perché faceva colazione senza vestiti? Poteva mettersi qualcosa addosso, no?>>. Giusto, ma lei era troppo piene di sé per indossare dei vestiti.
<<Diciamo che quando è in casa ama stare senza vestiti>>.
Alzò un sopracciglio. <<Che tipo curioso>>. Risi della sua affermazione. <<Come si sono conosciuti?>>.
<<Mio padre il giorno prima era andato nella sua vecchia università, ci ritorna spesso, lei quel giorno faceva da modella per alcuni studenti, ecco... la ritraevano nuda>>.
<<Ora tutto mi è più chiaro>>.
<<Già... lui appena l'ha vista ha perso la testa>>.
<<E con te come si comportava?>>. Mi irrigidii a quel pensiero e al ricordo di come si comportava con me, era peggio degli altri.
Abbassai di nuovo lo sguardo. <<Lei... lei... diciamo che non le facevo molta simpatia, non che abbia mai fatto simpatia a qualcuno ma con lei era peggio>>.
<<Peggio?>>.
<<Non era molto carina con me, era il mio tormento, mi diceva che ero scialba, che non mi avrebbe mai voluta nessuno perché ero brutta ed ero una secchiona che stava sempre incollata a dei stupidi libri...>>.
<<Che altro faceva?>>. Mi sentivo il suo sguardo addosso che mi trapassava.
<<Aveva l'abitudine di farmi degli scherzi>>.
<<Che scherzi?>>. Alzai lo sguardo per osservarlo, era una mia impressione o sembrava innervosito da qualcosa?
<<Tutto ok?>>.
<<Che scherzi ti faceva?>>, mi chiese alterandosi. Ok, era proprio arrabbiato, per quale motivo poi?
Presi un respiro e proseguii il mio racconto. <<A volte, le piaceva chiudermi a chiave in stanza o in bagno per delle ore...>>, presi un altro respiro, <<Altre volte... mi nascondeva i vestiti, amava farlo soprattutto quando facevo la doccia, poi dopo che la supplicavo e mi riempiva di insulti mi ridava i vestiti>>.
<<E tuo padre non diceva o faceva niente?>>, urlò facendomi sobbalzare dallo spavento, che gli prendeva?
<<No...>>.
<<Se osano avvicinarsi a te li rovino>>, sibilò.
Lo guardai allarmata. <<Cosa?>>.
<<Mi hai sentito bene. Se osano avvicinarsi a te o farti del male io li rovino. Devi dirmelo se accade, intesi?>>.
<<Sam...>>.
Posò i remi per avvicinarsi a me facendo traballare la barca. Mi accarezzò con delicatezza la guancia, a quel contatto chiusi gli occhi. <<Nessuno deve osare farti soffrire. Il mio compito da adesso in poi è quello di proteggerti>>.
Aprii gli occhi per guardarlo. <<Perché?>>. La mia domanda lo spiazzo, era evidente.
Senza preavviso mi attirò a sé facendo traballare ancora di più la barca. <<Te l'ho detto, il mio compito è quello di proteggerti... qualcuno lo dovrà pur fare, no?>>. La sua voce era così dolce, mi sentivo così al sicuro con lui. Mi appoggiai al suo petto ascoltando i battiti del suo cuore irregolare e facendomi cullare da lui. <<Adesso ci sono io>>, mi sussurrò baciandomi i capelli.

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