<<Eccomi!>>, gridai quando vidi da lontano quell'oca fin troppo vicino al mio Sam, sicuramente gli stava facendo delle avance. Entrambi si voltarono, Sam nel vedermi fece un gran sorriso, invece l'oca era rimasta di stucco.
<<Cosa ti è successo?>>, esclamò stupita nel vedermi.
<<Ehm, io... ecco...>>. Ero nell'imbarazzo più totale.
<<Non l'è successo niente>>, s'intromise Sam venendo in mio aiuto, <<a parte l'incidente di prima>>.
<<Ma... ma... prima non era così, insomma, era...>>, balbettò.
<<Bella?>>, la interruppe.
<<No, si conciava in modo indecente... i capelli e gli occhiali che fine hanno fatto? E i vestiti? Non sei più quella di prima>>, mi fece notare.
Be', grazie tante.
Volevo ribattere ma s'intromise un'altra volta Sam, era il mio eroe. <<Sa com'è, c'è chi nasce bello e chi no. Lei è sempre stata bella, solo che si nascondeva dietro a dei vestiti e degli occhiali troppo grandi. Certo, al contrario di Elle alcuni si devono sforzare per essere un tantino presentabile>>. Questa era cattiva ma ben gli stava a quell'oca.
<<Su, andiamo Eleonora, tuo padre ci aspetta>>. Era indignata e mi trascinò via con sé, non potei che seguirla di malavoglia. Prima che me ne andassi mi voltai verso di lui per mimargli un grazie che ricambiò con un: Chiamami.
Quando salii in auto iniziò la mia pena.
<<È inutile che ti conci così, tanto nessuno vorrà una secchiona sfigata come te>>. Rieccola all'attacco. <<Che illusa>>. Avrei voluto strozzarla in quel momento ma non volevo provocare un incidente e fare vittime innocenti.
<<Dov'è mio padre?>>, le chiesi cambiando argomento.
<<Ha da fare lui, non ha tempo da perdere dietro a un imbranata come te>>. Cercai di contare fino a dieci per non ucciderla. Come sempre a mio padre importava più del suo lavoro che di me.
Anche a casa quel oca non mi lasciò in pace. <<Quel ragazzo, com'è che si chiama?>>. Eh no, tieni lontano i tuoi artigli dal mio Sam!
<<È minorenne>>.
Rise come un'oca strozzata. <<Non sono affari tuoi chi mi faccio o meno e se è minorenne, ma alla fine che ne può sapere una verginella come te>>. Come la odiavo. Di certo non ero come lei che la dava a tutti.
<<Senti, lui è di gran lunga superiore a te>>, sbottai.
<<Ma senti un po' la mocciosa. So che scuola frequenti, mia cara>>.
<<Che vorresti dire?>>. Dove voleva arrivare?
<<La tua è una scuola di super ricchi, ovviamente devi ringraziare la tua adorata mammina se sei stata ammessa>>.
<<Non capisco dove vuoi arrivare>>.
<<Lo so io dove voglio arrivare, ma tu?>>.
<<Io?>>.
<<Scommetto che non solo è da mozzare il fiato il tuo amichetto ma è anche uno tra i più ricchi della scuola, dico bene?>>. Era pazza. Onestamente non sapevo quanto fosse ricco, se più o meno di qualcun'altro, alla fine non mi era mai importato, lui era solo il mio psicopatico.
<<Al contrario di te, mia cara, io non penso solo al denaro. Lo so che hai sposato mio padre solo per i suoi soldi>>.
Rise. <<Guarda un po', in quella testolina c'è un po' di sale>>. Si avvicinò a me ma io indietreggiai. <<Con il denaro si ottiene tutto, più ne hai e più in alto andrai>>. Era disgustosa.
Sentimmo suonare il campanello e per mia fortuna andò ad aprire la porta lasciandomi finalmente in pace.
<<Ciao, vedo che ci hai ripensato>>. Con chi stava parlando?
<<No, sono venuto per studiare>>. Sam! Il mio Sam era venuto a salvarmi.
<<Eleonora, c'è il tuo amichetto>>. Appena l'oca mi chiamò sbucai dalla cucina. Appena Sam mi vide mi fece l'occhiolino mostrandomi il suo zaino. <<Ho portato i compiti, tutor>>. Come sempre era astuto e aveva architettato qualche piano, mi bastava solo stare al suo gioco.
<<Andiamo in cucina>>. Lo feci accomodare su uno sgabello per poi sedermi accanto a lui.
<<Quindi Eleonora è la tua tutor?>>, domandò l'oca.
<<Ovvio, altrimenti non l'avrei chiamata tutor>>. Un punto per te, Sam.
La sentii ridere. <<Cosa c'è da ridere?>>, le chiese infastidito.
L'oca si avvicinò posizionandosi di fronte a noi. <<Adesso mi è tutto più chiaro>>.
<<Cos'è tutto più chiaro?>>.
<<Che un figo come te si sia avvicinato a una come lei>>, m'indicò con insufficienza come al suo solito.
Accidenti, Sam stava per sbottare, chi lo tratteneva più ora? Meno male che era venuto a salvarmi ma così facendo avrebbe rovinato tutto e me, così gli diedi un calcio negli stinchi che lo fece calmare.
<<Be', lei è fin troppo per me. Non sono nulla in confronto a lei. Lei è unica e speciale: così intelligente da confonderti e così bella da stravolgerti>>. Lei rimasta basita e anch'io. Pensava veramente questo di me? <<Adesso, se non ti dispiace, dobbiamo studiare>>. Finalmente se n'è andò lasciandoci soli.
<<Non avresti dovuto farlo>>. Cercai di rimproverarlo ma mi veniva troppo da ridere, non l'avevo mai vista così.
<<Cosa, elogiarti?>>. Chissà se era vero o no, glielo dovevo chiedere? <<Per la cronaca, penso veramente quelle cose>>, aggiunse facendomi l'occhiolino.
<<Sai, quando fai così non so mai se fai sul serio>>. Era sempre il solito, ma io lo adoravo per questo.
<<È il mio scopo mandarti in confusione>>, ridacchiò.
<<Ho notato>>. Com'è irritante quando fa così.
<<Piuttosto, ti ho portato i moduli per le lezioni extra e i compiti per casa che ti sei persa>>. Prese i fogli dallo zaino per darmeli. Allora diceva sul serio sul seguire le lezioni extra insieme.
<<Grazie>>.
<<Per cosa, per averti salvata da quella strega?>>. L'aveva appena chiamata strega, era decisamente meglio di oca, le si addiceva.
<<Sì, sei il mio eroe>>. Ed era la verità.
<<Non c'è di che, principessa>>.
Qualcuno suonò il campanello. Sicuramente era papà, finalmente si era degnato a farsi vivo. Infatti, come previsto era lui.
<<Chi è lui?>>, chiese quando vide Sam. Oh no.
Prontamente si alzò per andarsi a presentare a mio padre, probabilmente stava continuando la sua messa in scena. <<Sono un compagno di sua figlia, mi fa da tutor>>. Gli spiegò mentre gli allungava la mano.
<<Quindi siete compagni, eh?>>. Mio padre accettò la sua mano lanciandogli uno sguardo tagliente.
<<Sì, signore>>. Sam mantenne un tono pacato e distaccato come al suo solito. <<Ero venuto per portarle i compiti che si era persa per via del suo incidente>>, gli spiegò. Era un attore nato.
<<Posso parlarti in privato?>>. Oh no, adesso lo avrebbe ucciso.
<<Va bene>>.
Papà condusse Sam in salotto e sparirono dalla mia vista e da possibili testimoni oculari.
Che accidenti si staranno dicendo quei due? Ero in ansia.
Finalmente tornarono e Sam appena mi vide mi fece l'occhiolino. Che aveva combinato? C'era d'aspettarsi di tutto da lui.
<<Bene, visto che stai bene e sei in buone mani, noi andremo>>, disse mio padre.
<<Va bene>>. Come sempre non si interessava a me.
Quando se ne andarono andai dritta da Sam. <<Che gli hai detto?>>.
<<Che sono gay>>. Come? Era impazzito per caso?
<<Cosa?>>.
Alzò gli occhi al cielo. <<Aveva già pensato male di noi, pensa se lo avesse detto a tua madre, saremmo finiti nei guai, così ho pensato di usare la carta dell'amico gay>>, mi spiegò facendomi in fine l'occhiolino. Anche se era stato un folle mi aveva salvata da mamma.
<<Sei pazzo>>.
<<E te ne accorgi solo adesso?>>. Io lo strozzo.
<<Ma guardati>>. Si avvicinò a me guardandomi con aria preoccupata. <<Dovresti mettere del ghiaccio, hai il naso arrossato>>.
<<Ehm, va bene così, sono apposto>>. Le sue improvvise attenzioni mi mandarono in confusione. Ero imbarazzata.
<<Come vuoi... comunque ho pensato io a quella che ti ha fatto questo>>. L'ha uccisa per caso!?
<<Che hai fatto?>>. Ero nel panico.
Aggrottò le sopracciglia. <<Quello che andava fatto>>.
<<Sam, sei fuori di testa!?>>.
<<Come, scusa?>>.
<<Non si uccidono le persone!>>. E adesso che facevo? Calma Eleonora, respira.
<<Eh?>>.
<<Hai ucciso quella ragazza!>>. Scoppiò in una risata fragorosa. Era uscito fuori di testa.
<<Tu leggi troppi libri>>.
<<Come?>>.
<<Non ho ucciso nessuno, l'ho solo denunciata al preside e riceverà, ahimè, solo un provvedimento disciplinare>>. Ah...
<<Ah...>>. Che figuraccia.
<<Come sempre sei buffa>>.
<<Sei tu che mi fai pensare male>>. Non era mica colpa mia, forse...
<<Sei tu quella che pensa sempre male>>. Gli lanciai uno sguardo assassino, almeno sperai che lo fosse.
<<Hai mangiato?>>, mi chiese cambiando argomento.
<<No, non ne ho avuto il tempo>>.
<<Meglio così. Andiamo in quella tavola calda che ti avevo promesso>>.
Era tutto buonissimo in questo posto e i piatti erano abbondanti, e soprattutto non mi sentivo fuori posto. Però lui non mangiò nulla. Doveva rispettare la sua dieta e il suo medico era molto severo al riguardo. Chissà che tipo era. Forse era una signora brutta, scorbutica e col pugno di ferro. Stare in compagnia di Sam mi piaceva, ero diventata dipendente da lui, volevo stare sempre con lui. Che mi stessi innamorando? Il punto era se potevo permettermi tali sentimenti con lui, però mi aveva promesso che ci avrebbe provato ad avere una storia romantica con me. Di che tipo non mi era ancora ben chiaro. Era in grado di innamorarsi di me o poteva solo darmi del romanticismo? Era un tale mistero questo ragazzo. Forse era meglio non innamorarsi di lui, ma in fondo a cuor non si comanda e io non riuscivo a star lontana da lui. Ero disposta a soffrire per lui nel caso mi fossi innamorata e mi avrebbe lasciata per essersi stufato di me? Dopotutto nella realtà non esisteva il vissero felici e contenti, non sempre almeno. Cosa dovevo fare con lui allora? Scappare finché ero in tempo o lasciare così le cose come stavano?
<<A cosa stai pensando?>>. Sussultai dallo spavento, ero così assorta dai miei dilemmi interiori da essermi quasi dimenticata della sua presenza, ero tornata nel mio mondo.
<<Nulla di che>>, mentii.
Mi guardò con aria pensierosa. <<A me sembrava che stessi avendo un conflitto interiore>>. Ma come faceva? <<E adesso dalla tua espressione deduco che abbia indovinato>>. Era impossibile mantenere dei segreti con lui a questo punto.
Sbuffai irritata. <<Sono solo pensieri>>.
<<Pensieri che mi appartengono>>, mi disse con voce soave e vellutata.
<<Sam>>. Non mi piaceva quando faceva così con me, era consapevole che non riuscivo a resistergli e se ne approfittava.
<<Cosa c'è?>>.
<<Smettila>>.
<<Di fare che?>>, chiese come se non capisse.
<<Di incantarmi, sappi che non attacca>>.
<<Beccato>>, ridacchio. <<Allora?>>.
<<Allora cosa?>>.
<<A cosa stavi pensando?>>. Era impossibile.
<<Ci tieni così tanto?>>.
<<Tantissimo>>.
Sbuffai sonoramente. <<Mi chiedevo cosa intendessi con storia romantica, cioè, cosa puoi darmi e cosa no?>>. Sperai tanto che i miei dilemmi non lo facessero scappare da me un'altra volta.
<<Tu cosa vuoi?>>. La sua domanda mi spiazzo. Sinceramente non ci avevo mai pensato.
<<Non saprei. Non sono mai stata quel genere di ragazza che voleva per forza un fidanzato da sfoggiare, certo, sono una ragazza romantica e questo non lo nego>>.
<<Vorresti me come fidanzato?>>.
<<Tu non mi vuoi, Sam>>.
Si acciglio. <<E questo chi lo dice, tu? Non sai quello che sento, che provo>>.
<<E tu lo sai?>>.
<<Ci sto lavorando, però, posso provarci insieme a te, se me lo permetterai>>. Era già qualcosa, potevamo capirlo insieme.
<<Ok>>.
<<Quindi, se per caso ti chiedessi di diventare la mia fidanzata, tu cosa mi risponderesti?>>.
<<Non saprei>>.
Si passo le mani fra i capelli per la frustrazione, trovai quel gesto molto... sexy.
Che pensieri sconci che hai Eleonora, un po' di contegno.
<<Sappi che non accetterò un no come risposta>>, mi disse deciso guardandomi dritto negli occhi.
<<Potrebbe accadere, ricorda che non sono come gli altri>>. Non gli avrei detto un sì a un suo schiocco di dita come facevano gli altri.
<<Quindi con me ti imponi e con gli altri no>>, disse più a sé stesso che a me. Si soffermò a guardarmi per un attimo. <<Lo so che non sei come gli altri, per questo mi affascini, ma so per certo, che un tuo no non lo sopporterei. Perciò dovrò esserne certo che quando te lo chiederò, tu mi dirai di sì>>. Quindi lui non si aspettava un no da me. E se non volessi mai diventare la sua fidanzata?
Lo guardai decisa negli occhi. <<E se per caso non vorrò mai esserlo?>>. Era perplesso, come se non avesse pensato a tale eventualità.
<<Forse in quel caso sarei perso>>.
<<Perché?>>.
Si alzò dal suo posto di fronte a me per sedersi accanto a me. <<Da quando ti ho conosciuta tutto è cambiato per me, tu mi fai sentire come non mai. Mi fai sentire bene, sei il mio sole, la luce che mi illumina. Se mi dirai di no tornerà l'oscurità che mi avvolgeva>>, fece una pausa sospirando, <<Io ho bisogno di te>>. Come sempre le sue parole mi frastornavano.
<<Sam...>>.
<<Mi piace quando mi chiami per nome>>, mi sorrise.
<<Tu cosa vuoi da me?>>.
<<Essere accettato per quello che sono, anche se sono un vero disastro>>. Il mio Sam, aveva solo bisogno di un po' d'affetto, e questo, senza ombra di dubbio, glielo potevo dare. Allargai le braccia per stringerlo in un abbraccio che lui ricambiò senza esitazione.
Dopo quella chiacchierata i dubbi su di lui erano diminuiti ma stavo sempre allerta.
Quando mi riaccompagnò a casa mi salutò con un bacio sulla fronte e potrei giurarci che quando se n'è andò aveva stampato in faccia un sorrisetto da tramatore, cos'aveva combinato stavolta? Salii in camera per cambiarmi e mettermi a studiare in vista del prossimo compito. Quando entrai vidi sul letto un orso di peluche. Mi precipitai sul letto per prendere l'orso e abbracciarlo, era così morbido. Notai che c'era un cartoncino, lo presi e lessi:
Cara Elle,
È abbastanza romantico secondo te?
Visto che sei una ragazza fuori dal comune, e questo mi piace, ho pensato che ti potesse piacere.
Abbraccialo quando ti sentirai sola e triste, e dormi con lui per far sogni dolci.
Il tuo psicopatico.
Andai alla ricerca del mio telefono, che trovai dentro lo zaino, e mi scattai una foto insieme all'orso da mandare a Sam. Insieme alla foto mandai in allegato un messaggio.
Grazie del regalo, sei stato dolce e romantico. Stasera dormirò sicuramente con lui. Ancora grazie. La tua Elle.
Non tardò molto ad arrivare una sua risposta.
Finalmente ho una tua foto, non lo credevo possibile. La custodirò come si deve ;)
Eh? Che cosa aveva in mente di fare con la mia foto?
Non fare le zozzerie con la mia foto.
Come sempre pensa male, signorina.
Com'era irritante.
Allora cosa intendevi prima?
Che non la mostrerò a nessuno, ricorda che SEI SOLO MIA e devo vederti solo io, e poi...
E poi cosa? Me lo faceva apposta o cosa?
E poi cosa?
Quando penserò a te e mi mancherai, guarderò questa foto.
Come sempre a modo suo sapeva essere dolce.
Però non è giusto.
Cosa non è giusto?
Io non ho una tua foto da guardare quando mi manchi.
Vuoi una mia foto per fare le zozzerie?
Ma io lo strozzo sul serio.
Poi chi è che pensa male, eh?
No, sconcio che non sei altro!
Ok, come non detto.
Allora, la vuoi questa foto o no?
Questa volta mi sarei divertita io con lui.
Voglio una tua foto in pigiama, mio caro psicopatico.
Molto spiritosa. Per la cronaca, non uso pigiami. Cambia piano, principessa col pigiama con gli orsi.
Voglio una foto carina però, e devi sorridere mio caro.
Dopo che gli inviai questo messaggio non mi rispose più. Che gli fosse successo qualcosa? No, non dovevo assolutamente pensarci.
Per distrarmi mi misi a studiare.
I minuti passavano e lui non mi rispondeva, non facevo altro che guardare il telefono invece di studiare. Che fine aveva fatto?
Sentii il telefono vibrare e questo mi fece sussultare, sperai tanto che fosse lui.
Aprii il messaggio ed era una foto, per la precisione una sua. Si era cambiato i vestiti e aveva i capelli bagnati, forse aveva fatto una doccia, comunque stava molto bene ed era come sempre da mozzare il fiato. Come sfondo c'era una libreria, era bellissima.
Bella libreria.
Gli risposi.
È la libreria che ho in camera, ovviamente è più grande ma in foto non si vede. Comunque, trovi solo la libreria bella?
Che fosse geloso? Be', visto che mi aveva fatto aspettare e preoccupare, la gelosia era quello che si meritava.
Sì, è la cosa migliore, a parte l'intruso.
Intruso? Dichiarati colpevole. Che cagnetta ingrata che ho, dopo tutto quello che ho fatto per te.
Come mi divertivo con lui, era un vero spasso.
Magari se fai il bravo ti dico che sei carino.
Questa, mia cara, si chiama ricompensa, e da quel che mi risulta, il cane fra i due sei tu.
Bene, visto il tuo cattivo comportamento, sappi che la libreria è molto più carina.
Sappi che da adesso sono geloso della mia libreria, dichiarati colpevole.
Mai.
Devo andare, mio padre mi cerca.
Che peccato mi stavo divertendo. Posai il telefono e tornai a studiare.
Mentre studiavo sentii la porta di casa aprirsi, sicuramente era mamma. Ora che ci pensavo, non era un po' presto? Che avessi studiato così tanto? Guardai l'ora ed era ancora presto, oggi sarebbe tornata per le sei. E allora chi era, che fosse un ladro? Ma no, un ladro non usava le chiavi di casa. Mentre pensavo a chi potesse essere, sentii la porta di camera mia aprirsi, mi voltai e vidi che era Sam.
Ma quante copie delle chiavi aveva fatto?
<<Sappi che ti meriti una punizione>>, mi annunciò dopo aver chiuso la porta.
<<Per quale motivo?>>.
<<Per essere una cattiva cagnetta>>, incrociò le braccia al petto. Mi voltai per tornare a studiare, ero stufa dei suoi comportamenti infantili.
Lo sentii avvicinarsi a me, ero spacciata. Girò la mia sedia facendomi sussultare per poi ritrovarmi faccia a faccia con lui.
<<Cosa vuoi, non vedi che sto studiando?>>, lo sfidai.
<<Non fare l'acida con me, non attacca>>. Mi guardò per minuti interminabili che mi sembrarono ore o giorni persino. <<Mi trovi brutto o poco attraente?>>, mi chiese con tono serio, mi sembrava anche preoccupato.
<<A cosa devo questa domanda?>>.
<<A volte penso che ti sia del tutto indifferente e altre no... mi mandi in totale confusione>>.
<<Non credere che tutte subiamo il tuo fascino>>.
<<Come siamo sfrontate>>.
<<È quel che ti meriti>>.
Abbassò il capo sospirando. <<Touché, dopotutto è quel che mi merito>>.
<<Già>>. Che avessi esagerato?
Alzò il capo per guardarmi dritto negli occhi. <<Non ti piaccio neanche un po'?>>, mi chiese supplichevole, sembrava un cane bastonato.
<<Prima tu, mio caro>>. Non volevo essere l'unica che ci era cascata e poi dovevo sapere.
Si spostò per andarsi a sedere sul mio letto, sbaglio o era a disagio? <<Be', ecco... oggi quando ti ho vista con la tuta, ecco... come posso spiegarti...>>, chiuse gli occhi e prese un gran respiro, <<ho provato una strana sensazione>>.
<<Che sensazione?>>, chiesi curiosa.
<<Non saprei, non l'avevo mai provata, volevo andare dal mio psicologo per capire cos'era ma dopo quello che è successo non ne ho avuto il tempo>>. Non aveva bisogno di scappare da uno psicologo per ogni cosa, se aveva bisogno di qualcosa o dei chiarimenti c'ero io.
<<Perché non chiedi a me?>>.
<<No, voglio chiederlo a lui, sai... è una cosa fra maschio>>. Non lo seguivo più.
<<Come vuoi...>>. Ero un po' delusa, credevo che a questo punto si fidasse di me, ma a quanto pare mi sbagliavo.
<<Comunque ho occhi solo per te, non ti basta questo?>>.
<<No>>, dissi arrabbiata. Non capiva che volevo di più da lui e che questo di più era la fiducia? A quanto pare no, non lo capiva o semplicemente non gli importava.
<<Qualcosa non va?>>.
<<Sei tu che non vai!>>.
Alzò gli occhi al cielo. <<Mi dici che cosa ho fatto, di grazia?>>. Cosa aveva fatto? Tutto!
Mi alzai dalla sedia per avvicinarmi a lui e prendere un cuscino dal letto.
<<Cosa vuoi fare?>>.
<<Oh, nulla di che>>, sfoderai un finto sorriso per poi colpirlo col cuscino.
<<Mi dici che cosa ho fatto!?>>.
<<Tutto mio caro!>>, gli dissi continuando a prenderlo a cuscinate.
Prendendomi alla sprovvista, mi afferrò per le braccia gettandomi di peso sul letto e facendomi cacciare un urlo poco dignitoso. Ero spacciata. Era sopra di me cavalcioni e mi teneva ferma per le braccia.
<<Non ti piaccio neanche un po'?>>, mi chiese per l'ennesima volta.
<<Il punto è se io piaccio a te>>. Apparve un po' confuso.
<<Non mi sei indifferente. Ora tocca a te, mia cara>>.
<<Chi lo sa>>.
Avvicinò il suo viso al mio. <<Dimmelo>>.
<<Altrimenti?>>, lo sfidai, di certo non l'avrebbe avuta vinta con me.
<<Ti faccio il solletico>>, mi disse con un sorriso beffardo. Adesso si che ero spacciata e sicuramente aveva intuito dalla mia espressione che soffrivo il solletico.
<<Non te lo dirò mai>>. Non sapevo da dove mi venisse tutto questo coraggio ma non volevo dargliela vinta.
<<Bene, l'hai voluta tu>>. Chiusi gli occhi preparandomi al solletico e alla mia tortura. Sentivo che si avvicinava ancora di più ma di solletico ancora nulla. Il suo corpo caldo era sempre più premuto contro il mio, era sempre di più su di me, poi sentii le sue labbra sul mio collo che mi provocarono un brivido. Poi un altro ancora e ne susseguirono altri, ero nelle sue mani. Non facevo nulla per oppormi, anche se la mia vocina interiore mi diceva di spingerlo via ma il mio corpo non voleva, al contrario, desiderava di più. Senza volerlo mi scappo un gemito. Che vergogna.
<<Ti voglio>>, gli sentii sussurrare appena.
<<Eh?>>.
Si spostò da me per dirmi: <<Cosa?>>.
<<Mi hai appena detto una cosa>>. Ero senza fiato.
<<Cosa avrei detto?>>. Era tonto per caso?
<<Ti voglio>>.
<<Non è vero>>.
<<Sì, invece>>, ribattei.
<<No>>. Mi credeva davvero così stupida?
<<Vattene via>>. Ero stufa dei suoi assurdi comportamenti.
<<Perché?>>.
Roteai gli occhi. <<Primo: ti stai comportando male con me. Secondo: oggi mia madre torna presto e non voglio finire nei guai se ti trovasse qui in camera mia>>.
<<Io non mi sto comportando male>>. Si come no.
<<Ho detto: vattene via!>>.
<<Come vuoi...>>. Si alzò da sopra di me andandosene via dalla porta. Quando lo sentii sbattere la porta d'ingresso capii che se n'era andato via. Forse avevo un po' esagerato con lui ma doveva capire che con me doveva comportarsi in un certo modo. Non poteva più fare come gli pareva, doveva imparare le buone maniere.

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Tu Sei La Mia Vita
RomanceSam, un ragazzo transessuale alla quale restano pochi mesi di vita. Tutto questo non lo sa nessuno, solo il suo medico di fiducia e suo padre. Egli proviene da una famiglia molto ricca, fondatrice di una scuola prestigiosa e ambita da tutti. Un gio...