Lo psicopatico oggi si era comportamento in modo più strano del solito, forse stava peggiorando. Probabile. Quando era suonata la campanella che annunciava la fine delle lezioni, era scappato via senza lasciare traccia di sé, ma forse era meglio così, non volevo che mamma mi vedesse in sua compagnia. Cosa avrebbe pensato, ma soprattutto, cosa avrebbe detto? Lei era un tipo rigido e aveva il suo modo di vedere le cose. Non voleva che avessi un fidanzato, diceva che ero troppo giovane per pensare a certe cose e che dovevo dedicarmi allo studio. Più che altro, non voleva che commettessi il suo stesso errore che aveva commesso con papà. Quando si erano conosciuti erano giovani, andavano ancora all'università. Lui era un aspirante artista e lei sognava di diventare un chirurgo. Lei aveva preso una grossa sbandata per lui e si sposarono troppo in fretta, poco dopo nacqui io. Per papà ero solo un fastidio, a lui importava solo della sua arte e mia madre era divisa tra me e il diventare un chirurgo. Quando avevo due anni divorziarono, papà nel frattempo si era affermato nel mondo dell'arte e mamma faceva il suo tirocinio, così fui affidata a lui, ma di me si occupava la tata. In fondo capivo perché mamma fosse così rigida con me e non potevo biasimarla ma tanto poteva stare tranquilla, io non ero il genere di ragazza che interessava ai ragazzi, specialmente allo psicopatico. Però lui mi affascinava, era così tenebroso e bello, anche se era un po' strano. Diceva che ero sua, ma in che modo ancora non mi era ben chiaro, ma forse era solo pazzo. Poi mi aveva detto delle cose così strane: non sa cosa facciano i fidanzati, non sa la differenza tra l'essere amici e l'essere fidanzati, e infine, non gli interessavano le relazioni d'alcun tipo. Non capivo, quindi non sapeva niente delle gioie della vita, e poi, perché non gli interessavano? Mi confondeva questo ragazzo ma volevo capirlo, ero certa, che in fondo, anche se lo nascondeva, in realtà soffrisse.
Anche se mamma oggi era libera, non trascorremmo del tempo insieme a fare shopping o robe tra madre e figlia, anche se stavamo nella stessa stanza, era come starsene soli. Lei passava il tempo sul suo pc facendo ricerche e io leggevo un buon libro, che mi faceva sempre compagnia.
Dopo cena, mi ritirai nella mia stanza e come sempre, mi misi a leggere. Erano le dieci di sera e mamma dormiva, quando stava a casa andava a letto presto e io come al solito avevo l'insonnia, fortuna che leggere mi aiutava ad addormentarmi. Sentii uno strano rumore ma non ci feci tanto caso, dopo un po', lo risentii, così mi alzai dal letto. Da dove poteva provenire quello strano rumore? Che fosse il mio telefono? Mi era sembrata una vibrazione ma non poteva essere, nessuno mi mandava messaggi... poi realizzai, che fosse lo psicopatico?
Mi precipitai in cerca del mio telefono, dove l'avevo messo!? Come al solito posavo le cose distrattamente e non ricordavo dov'erano. Dopo aver messo a soqquadro la stanza, lo trovai, era nel mio zaino. Controllai i messaggi, ce n'erano due ed erano da parte dello psicopatico.
Aprii il primo, che diceva: Che fai?
Il seguente diceva: Dormi? Sei una gallina per caso? È presto per dormire.
Com'era irritante. Decisi di mandargli un messaggio.
Non sto dormendo!
Non mancò molto, che arrivò un suo messaggio.
Cosa stavi facendo? Sai che non mi piace aspettare, e non usare il punto esclamativo con me!
Infuriata più che mai, gli risposi per le rime.
Punto uno: quello che faccio non sono affari tuoi. Punto due: uso tutti in punti esclamativo che mi piacciono!!!
Così imparava. Non tardò molta a mandare una risposta.
Tutto quello che fai sono affari miei, TU SEI MIA, ricorda. E non usare i punti esclamativi con me!
Faceva di tutto per irritarmi al massimo, così decisi di non rispondergli, così imparava.
Riposi il telefono sul comodino e ripresi il mio libro. Sfortuna volle che lo psicopatico mi mandò un altro messaggio, ma non gli avrei risposto. Un altro messaggio ancora, com'era insistente. Dopo un po', sentii dei strani rumori provenire dalla finestra, per lo spavento mi infilai sotto le coperte. Poi sentii bussare, con titubanza e terrore sbirciai da sotto le coperte per vedere cos'era. Vidi una figura nera fuori dalla finestra che mi fece urlare ma poi capii che era lo psicopatico, fortuna che mamma aveva il sonno pesante.
Come una furia andai alla finestra per aprirla e magari far cadere di sotto quel cretino, così imparava a farmi prendere certi spaventi.
Quando aprii la finestra, lo psicopatico mi guardò storto, dicendomi: <<Perché hai urlato?>>. Cosa!? Lui mi faceva morire di paura e poi se la prendeva con me! Era fuori di testa!?
<<Mi hai fatto prendere un colpo, ecco perché ho urlato, e adesso vattene!>>. Ero furiosa.
<<Sì, sì, abbiamo capito, che paura e bla bla. Fammi entrare, sto scomodo>>. Mi spinse di lato per entrare dentro la mia stanza ma lui non poteva stare qui e poi non lo volevo vedere.
<<Vattene via>>, lo intimai ma a quanto pareva non funzionò e poi io non facevo paura a nessuno.
<<Mi spieghi perché mi ignori sempre?>>, mi chiese irritato.
Eh no mio caro, quella arrabbiata sono io. <<Magari se fossi un tantino più gentile e meno prepotente, magari non ti ignorerei>>. Forse avevo esagerato, aveva assunto lo sguardo da, ti faccio esplodere la testa con la sola forza del pensiero.
<<Io non sono gentile, che sia ben chiaro>>.
<<Chiarissimo>>. Incrociai le braccia al petto per la frustrazione.
Senza permesso si buttò sul mio letto prendendo il libro che stavo leggendo.
Oh no! Non doveva vedere cosa stavo leggendo! Mi avventai su di lui per riprendermi il libro ma prontamente si scansò facendomelo mancare e quasi mi scontrai con la testata del letto.
<<Interessante>>, mormorò mentre cercavo di sottrargli il libro dalle mani.
<<Ridammelo>>. Era più forte di me e non riuscii a riprendermi il libro, così rinunciai, tanto aveva già visto cosa stavo leggendo. Che vergogna, avrei voluto scomparire.
<<Non sapevo che ti piacessero questi generi di libri>>.
<<Ehm... ecco... io...>>.
Scoppiò a ridere vedendo il mio disagio, mi ridiede il libro per tornare sul mio letto. <<Non mi importa cosa leggi, basta che non mi ignori e fai quello che ti dico>>.
Arrabbiata più che mai gli tirai il libro, non aspettandoselo non si scanso, così lo presi in pieno sulla testa. Si portò le mani sulla testa sul punto dove il libro l'aveva colpito ed era sofferente. Oh no, cosa avevo fatto? Mi avvicinai a lui. <<Mi dispiace, non volevo farti male>>, piagnucolai.
All'improvviso fui scaraventata sul letto. Lui era sopra di me e mi teneva i polsi fermi sulla testa, come una stupida ero caduta nella sua trappola e adesso ero nelle sue diaboliche grinfie. <<Sei una bambina monella>>, sibilò. Era furioso con me, adesso mi avrebbe uccisa.
Cercai di liberarmi ma vanamente. <<Ti prego, non mi uccidere>>, lo supplicai.
Assunse un'espressione stranita. <<Perché mai ti dovrei uccidere?>>.
Forse perché sei uno psicopatico!? <<Perché ti ho tirato il libro in testa facendoti male>>.
Rise. <<Se ti uccidessi, il mio divertimento finirebbe>>. Con lentezza, si avvicinò al mio orecchio sinistro. <<No, mia cara, c'è qualcosa di meglio dell'uccidere>>, mi sussurrò diabolicamente. Cosa c'era di peggio!? Ero decisamente nel panico più totale.
Cercai per l'ennesima volta di liberarmi dalla sua morsa. <<Ti prego, non farmi del male, farò qualunque cosa>>. La mia vocina interiore mi guardava indignata vedendo il mio comportamento poco decoroso ma poco m'importava, avrei fatto di tutto per salvarmi la pelle.
<<Bene, adesso si che ci intendiamo>>. Era compiaciuto.
Mi liberò i polsi per mettersi seduto.
Aprii un occhio per vedere cosa stava facendo. Quando avevo chiuso gli occhi?
Aveva le braccia conserte e mi guardava con il suo solito sguardo intenso. <<Voglio che ti vesti come si deve, con abiti adatti a una ragazza della tua età, che facciano risaltare la tua femminilità e devono essere della taglia giusta>>, decretò lasciandomi a bocca aperta. Mi ero umiliata per questo? Presi il cuscino che era alla mia destra per lanciarglielo in pieno volto. Non fece una piega. <<Domani mattina arriveranno le tue nuove divise>>. Cosa!?
Fece un ghigno compiaciuto. <<Ho le mie fonti>>. Era uno stalker oltre a essere uno psicopatico? <<È meglio che vada, prima che noti la mia assenza...>>, disse fra sé guardando l'ora nel suo orologio da polso costoso. Mi guardò. <<Non fare sogni sconci... a domani>>. Si alzò dal letto per andare verso la finestra e scomparire nelle tenebre. Quel ragazzo mi avrebbe fatto impazzire, n'ero certa.
L'indomani mattina, appena suonarono il campanello, mi precipitai alla porta d'ingresso alla velocità della luce, era il fattorino con le mie nuove divise scolastiche. Allora lo psicopatico non aveva mentito. Come aveva fatto a procurarsi la mia taglia? Qualcosa non mi tornava, che mi spiasse? Era possibile con lui.
Di malavoglia indossai la nuova divisa ed era orribile. Era attillata e la gonna era troppo corta per i miei gusti, mi si vedevano le gambe e le mie forme. Pensandoci bene, preferivo questo, che scatenare la furia omicida dello psicopatico, sarebbe stato capace di torturarmi fino alla pazzia. Meglio non pensarci.
Quando arrivai alla fermata dell'autobus, lo trovai ad aspettarmi come ieri. Era appoggiato alla sua costosissima auto di lusso, indossava la divisa, che gli stava così bene e aveva tra le labbra la solita sigaretta spenta. Con titubanza mi avvicinai a lui che mi guardò in uno strano modo, sembrava stupito.
<<Ciao>>, mormorai. Mi aprì lo sportello dell'auto per farmi entrare, senza dire una parola salii. Quando entrò in auto, mi allontanai il più possibile da lui, non volevo che mi toccasse.
<<Scappi da me?>>, mi sussurrò per poi afferrarmi e stringermi a sé. Il suo alito sapeva di cioccolata fondente, probabilmente ne mangiava molta. <<Non devi scappare, tu sei mia, non lo dimenticare>>. La sua voce era suadente e mi incantava, ero persa. Chiusi gli occhi beandomi del suo contatto. <<Ti senti bene?>>. Aprii gli occhi notando che aveva una piccola ruga di preoccupazione tra le sopracciglia, com'era possibile?
<<Sì, sto bene>>, riuscii a biascicare.
<<Respira allora>>. Cosa? Avevo smesso di respirare per caso?
<<Ok...>>.
<<Oggi ti voglio portare in un altro posto segreto, vedrai, ti piacerà>>. Aveva un sorrisetto compiaciuto.
Giunti a scuola, ero più nervosa di ieri, non solo mi avrebbero visto un'altra volta in compagnia dello psicopatico ma adesso indossavo dei vestiti della mia taglia.
<<Ti mordi il labbro>>, mi fece notare. Quando ero nervosa lo facevo sempre.
Allungò una mano per liberarmi il labbro dalla mia morsa, era la seconda volta che lo faceva e mi lasciava sempre stupita. <<Andiamo in quel posto>>. Mi prese per mano facendomi uscire dall'auto.
Camminammo per un po', finché non raggiungemmo la serra della scuola, non ci vedevo nulla di speciale o di segreto in quel posto. Mi portò in una specie di capanno degli attrezzi. Mi voleva fare a spezzatini, n'ero certa a questo punto.
Mi fermai di colpo.
Lo psicopatico sii voltò a guardarmi. <<Perché ti sei fermata?>>.
E adesso che gli dico? Non posso mica dirgli che mi sono fermata perché ho capito il suo piano diabolico. <<Ehm... soffro di claustrofobia>>. Sperai che ci cascasse.
Alzò un sopracciglio. <<Tranquilla, entriamo e usciamo subito>>. Non capivo. <<Diciamo che è una porta>>, mi spiegò. Visto che non intendevo muovermi mi trascinò con forza dentro il capanno.
Aiuto!
Quando entrammo, premette un mattone sul muro che rivelò un'apertura su un lato del capanno. Agilmente si intrufolò dentro l'apertura, incuriosita lo seguii. Eravamo finiti in uno stretto e buio corridoio, per la paura mi afferrai alla sua giacca, conoscendomi ero capace di perdermi anche lì. Camminammo per un po', finché non aprì una porta e non fummo investiti da una luce accecante. Quando fummo usciti, ebbi per la prima volta una ragione per restare a bocca aperta. Il posto segreto era un giardino, ma non uno qualunque, era un labirinto con al centro una fontana maestosa dalla quale, zampillava dell'acqua.
<<È bellissimo>>. Ero incantata da quel posto. Per l'ennesima volta il suo gesto mi confondeva.
<<Vieni, andiamoci a sedere su quella panchina>>. Mi indicò una panchina di marmo bianco, dove andammo a sederci. Ero nervosa e non sapevo che cosa fare o che dire.
<<Ti mordi il labbro>>. Cosa? Non me n'ero accorta.
<<Scusa...>>. Liberai il labbro per poi abbassare lo sguardo.
<<Non devi essere nervosa, mica mordo>>, mi disse mentre si portava una sigaretta alle labbra. Quel gesto mi diede fastidio e lui lo notò. <<Cosa c'è?>>, mi chiese con la sigaretta tra le labbra.
<<Il fumo fa male, e poi uccide>>. E lo sapevo fin troppo bene. Mamma, per non farmi mai fumare, mi aveva fatto vedere delle foto orrende, certe volte sospettavo che non stesse molto bene, mi traumatizzava col suo strano modo di fare.
Scoppiò in una fragorosa risata. Notai che aveva una bella risata.
Eleonora, ma cosa vai a pensare, un po' di contegno! Mi rimproverai mentalmente per la milionesima volta.
Continuando a ridere, lo psicopatico iniziò a scartare la sua sigaretta, per poi darle un morso. <<È di cioccolata, ne vuoi un po'?>>. Mi offrì quel che restava della sua sigaretta.
Lo guardai stranita per varie ragioni, la prima: stranamente mi stava offrendo qualcosa. La seconda: perché andava in giro con delle sigarette di cioccolata? Che poi adesso capivo il perché avesse l'alito che profumava di cioccolata. Ultima cosa, ma non poco importante: mi stava offrendo qualcosa che aveva appena morso, era quasi come baciarlo o no? Probabilmente ero solo io che mi facevo fin troppe paranoie e film mentali. Infine, decisi di non ascoltare i miei strambi pensieri e accettai la cioccolata offertami. Quando presi quel che restava della sigaretta, mi fissò in uno strano modo, era indecifrabile il suo sguardo, che credesse che non l'avrei mai accettata? Con lui era tutto possibile. Comunque sia, quando assaggiai la sigaretta di cioccolata, constatai che era fondente, tra l'altro l'adoravo. Ora che ci pensavo... avevo un'altra cosa in comune con lui. Che disagio, che fossi anch'io una psicopatica? Speravo proprio di no.
<<A cosa stai pensando?>>. Il suo guardo era serio mentre mi poneva quella domanda.
<<Mi chiedevo il perché andassi in giro con delle sigarette di cioccolata>>. Perché mai glielo avevo chiesto? Ero pazza!
Guardò un punto indistinto sorridendo. <<È l'ultima cosa che mi rimane di mia madre...>>, fece una pausa per poi continuare, <<Quando ero piccolo, giocavo sempre con lei, certe volte facevamo finta di fumare e usavamo queste sigarette di cioccolata>>. In lui c'era tristezza e dolore, riuscivo a percepirlo.
<<Cosa l'è successo?>>. Avevo un groppo in gola e un senso di angoscia che mi attanagliava.
<<È morta quando avevo sei anni, una brutta malattia se l'è portata via...>>. Avrei voluto abbracciarlo forte e non lasciarlo più andare.
<<Ti manca?>>.
<<In ogni istante... anche mio nonno, se è per questo, se n'è andato qualche anno fa, portandosi via l'ultima parte di me>>. Mentre parlava continuava a guardare un punto indistinto.
<<Guardami>>.
Si voltò verso di me e vidi che stava soffrendo. Istintivamente, mi gettai fra le sue braccia, stringendolo forte a me e aspirando il suo dolce profumo. Adesso capivo perché si comportava così, dentro di sé c'era tanto dolore e sofferenza, lui aveva bisogno di me.

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Tu Sei La Mia Vita
RomanceSam, un ragazzo transessuale alla quale restano pochi mesi di vita. Tutto questo non lo sa nessuno, solo il suo medico di fiducia e suo padre. Egli proviene da una famiglia molto ricca, fondatrice di una scuola prestigiosa e ambita da tutti. Un gio...