Eleonora X

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Era passato un mese da quando io e Sam c'eravamo incontrati al parco. Non avrei mai creduto e pensato che in così poco tempo mi potesse capitare qualcosa del genere, ma era accaduta. Facevamo tutto insieme, eravamo l'ombra l'uno dell'altra, seguivamo anche le lezioni extra insieme. A volte, quando mamma aveva dei lunghi turni al lavoro lui si fermava a dormire la sera. Mi piaceva dormire con lui, stare stretta fra le sue braccia e sentire il suo calore confortante e il suo battito irregolare. Lui non mi faceva più sentire sola e pensavo anche di essermi perdutamente innamorata di lui. Ero persa. Una piccola parte di me credeva, sperava, che anche lui provasse le stesse cose verso di me. A volte lo beccavo a fissarmi, mi guardava in un modo così unico, mi faceva sentire amata, ma forse era solo frutto della mia fervida immaginazione che mi giocava uno brutto scherzo. Lui era bello e tenebroso e tutte lo volevano ma era mio e lo sapevo, era certo che lo fosse, me lo diceva un infinità di volte, specialmente quando le ragazze lo guardavano con la bava alla bocca. In questo mese erano cambiata tante cose, non solo nella mia vita a causa di Sam, anche lui era cambiato. Di solito si interessava solo a sé stesso ma adesso no, non solo faceva ruotare il suo mondo intorno a me ma aveva anche imparato a prestare attenzione agli altri e a essere gentile. Aveva anche acconsentito a lasciar in pace la ragazza che se l'era presa con me, fortunatamente non era tornata più all'attacco. L'unica cosa che non era cambiata era il fatto che i nostri genitori non sapessero di noi. Volevo tanto parlare alla mamma di Sam ma lei non l'avrebbe approvato, se solo lo avesse conosciuto, ero certa che avrebbe cambiato idea all'istante, lui era così gentile e romantico con me. Ancora non mi aveva dato il nostro primo bacio perché aspettava il momento giusto, qual era lo sapeva solo lui. Però vedevo che per lui era difficile trattenersi dal baciarmi, specialmente quando mi mordevo il labbro, lo faceva impazzire. Non vedevo l'ora di baciarlo e assaporare quelle labbra al sapore di cioccolata fondente.
Oggi il professore di storia era più noioso del solito, così avevo dato il permesso a Sam di dormire, ultimamente era più stanco del solito, mi preoccupava, gliene avevo anche parlato ma lui mi aveva detto che andava tutto bene e che era normale, sapevo che mi mentiva solo per non farmi preoccupare. Cosa mi nascondeva? Lui pretendeva che gli dicessi tutto, e così facevo, però lui no, facendomi solo preoccupare ulteriormente. Lo sentii agitarsi nel sonno, qualche volta lo faceva, probabilmente aveva degli incubi. Allungai una mano per accarezzargli i capelli, lo faceva calmare quando si agitava nel sonno. Aprì gli occhi biascicando un ciao in mia direzione per poi stiracchiarsi per svegliarsi del tutto.
<<Hai dormito per un bel po', tra un po' suonerà l'ultima campanella del giorno>>.
<<Fantastico, ho fame>>. Mi fece ridere come al solito, lui aveva sempre fame.
<<Ma voi maschi avete lo stomaco senza fondo per caso?>>.
<<Anche voi ragazze avete sempre appetito, solo che siete più discrete>>, mi disse facendomi l'occhiolino.
<<Sei il solito>>. Non riuscivo a smettere di sorridere, ultimamente con lui era sempre così.
<<Peccato che non possiamo pranzare insieme, oggi c'è tua madre a casa>>, disse sospirando, era sempre così quando non potevamo stare insieme. Triste.
<<Non ti preoccupare, puoi sempre intrufolarti nella mia stanza mentre lei va a letto>>.
<<Sì, ma mi mancherai...>>.
<<Puoi sempre disturbarmi con i tuoi messaggi>>.
Si accigliò. <<Io non ti disturbo con i miei messaggi>>, affermò.
<<Si come no. L'altra volta mi hai riempito di messaggi, che hanno fatto impazzire il mio povero telefono>>.
<<Solo perché tu non mi rispondevi>>, si difese.
<<Sam, stavo facendo la doccia e te l'avevo anche detto e tu mi davi già per dispersa>>.
<<Non ci vuole mica una vita>>, si lamentò.
<<Scusa tanto se ho i capelli lunghi e ci vuole una vita per asciugarli e renderli così>>, li indicai mentre protestavo.
Alzò gli occhi al cielo esclamando: <<Ragazze>>.

Come al solito Sam mi lasciò alla fermata dell'autobus, che era a due passi da casa mia, cosicché mamma non vedesse che scendevo da un'auto che costava più di casa nostra.
Entrata a casa, salutai mamma che stava sperimentando in cucina una nuova disgustosa ricetta e non mi prestò attenzione, così salii in camera per posare la cartella e cambiarmi.
Quando mi fui cambiata, scesi giù in cucina trovando il pranzo in tavola, be', si faceva per dire, più che altro era una poltiglia informe, chissà cos'era.
<<Com'è andata a scuola, tesoro?>>, intavolò la solita noiosa conversazione.
<<Bene>>, dissi dopo aver inghiottito a fatica la poltiglia, era orribile.
<<Brava, continua così>>.
<<Lo farò>>. E di solito la nostra conversazione finiva qui.
<<Hai molto da studiare?>>, mi chiese, il che mi stranii.
<<No, solo ripasso, perché?>>. Qui c'era puzza di bruciato e sta volta non era il pranzo.
<<Nulla di che, solo...>>, era nervosa e si agitava sulla sedia, <<stasera andremo a cena da quel mio amico, sai, il preside della tua scuola>>. Cosa? No, non potevo andare da nessuna parte, stasera dovevo stare con il mio Sam, mi aspettava.
<<Devo proprio venire?>>.
<<È solo una cena>>.
Ci pensai su. <<Per che ora torneremo a casa?>>.
<<Verso le dieci, perché?>>, mi chiese sospettosa.
<<Perché non voglio fare tardi, e poi domani ho scuola>>.
<<Giusto, fai bene ad andare a letto presto>>. Aveva abboccato, in realtà dovevo avvisare Sam, nel caso avessi fatto tardi e non mi avesse trovata in stanza. Dopo quella discussione nessuna delle due proferì parola.
Dopo aver ingolato a fatica il pranzo, corsi in camera mia per informare Sam della faccenda.

Mia madre vuole farmi conoscere il suo amico di vecchia data, così stasera andremo a cena da lui, ma saremo a casa per le dieci.
Aspettai con impazienza una sua risposta e sperai che non se la prendesse.

Non ti preoccupare, anch'io sono stato costretto a una cena, mio padre ha invitato il mio medico, come se non lo vedessi già abbastanza.

Almeno tu non sei costretto a cenare con qualcuno che non conosci.

Ehm, veramente...
Cos'era quello, cosa mi stava nascondendo?

Sam, cosa mi devi dire?

Verrà anche la figlia del mio medico, che non ho mai visto, vogliono che la conosca.
Sentii una punta di gelosia mentre leggevo il suo messaggio. Avevo un brutto presentimento, e se stessero combinando un matrimonio? E se lei fosse stupendamente bella?

Vi stanno combinando le nozze per caso?

Certo che no, e poi la dottoressa la pensa come tua madre al riguardo, non farebbe mai una cosa del genere. Secondo una mia deduzione, vogliono che faccia amicizia con lei.
Oh ma lei appena lo vedrà vorrà più che un'amicizia da lui.

Ti salterà al collo quella quando ti vedrà.

Qui qualcuno è geloso per caso?
Ero stata beccata. Sì, lo ero, ma con lui non l'avrei mai ammesso, e poi me lo avrebbe rinfacciato fino alla fine dei miei giorni, lui non dimenticava mai.

No, mio caro, solo che le mie cose non si toccano.

Sei gelosa. Tranquilla, non voglio niente da lei e poi ho te e mi basti, non potrei avere di meglio.
Come al solito era irritante e adorabile allo stesso tempo.

Ti aspetto per le dieci.

Ci sarò ❤
Ultimamente era diventato davvero dolce.

Mi preparai per la famosa cena, optai per un vestito bianco e nero semplice e formale con la gonna apia, a Sam sarebbe piaciuto. Sospirai pensando a lui, mi mancava. Chissà che cosa avrebbe indossato. Così mi venne una brillante idea. Andai alla ricerca del mio telefono per scattarmi una foto e mandargliela.

Vuoi farmi morire?
Mi scrisse qualche minuto dopo.

Perché, non ti piace?

Mi fa impazzire, in senso buono però.
Sorrisi della sua affermazione, gli piaceva il vestito che avevo scelto. Magari avrei potuto tenerlo stasera per lui, chissà...

Tu cosa indosserai per il tuo appuntamento galante?
Lo presi in giro.

Non è il mio appuntamento galante, consideralo più un sequestro di persona.
Leggendo il suo messaggio scoppiai a ridere, era un po' esagerato, ma almeno sapevo che non si sarebbe interessato a lei.

Tranquillo, la serata passerà in fretta, e poi sarai tutto per me.

Come sempre.
Mi mandò la foto di ciò che avrebbe indossato per la cena. Come sempre era vestito di scuro. Indossava dei pantaloni neri e una camicia bianca con le maniche arrotolate, aveva anche una cravatta nera e un gilet dello stesso colore. Come faceva a essere sempre cosi bello ed elegante?

Adesso sei tu che vuoi far morire me.

Non sia mai, mia principessa.

Mentre eravamo in macchina mamma era nervosa, non faceva che agitarsi e lanciarmi occhiate fugaci, chissà cos'aveva. Da casa nostra non fu lunga la strada, eravamo entrate nella zona più lussuosa della città, le ville erano immense. Camminammo ancora per un po', lasciandoci alle spalle quelle magnifiche ville, fino a ritrovarci dinanzi a una reggia. Era la ville più grande che avessi mai visto, con un giardino altrettanto immenso e ben curato e di un verde brillante. Non pensavo che il preside fosse così ricco, ma vista la scuola in cui andavo non c'era da meravigliarsi. Non vedevo l'ora di entrare lì dentro. Con la macchina passammo un gigantesco cancello in ferro battuto che si aprì al nostro passaggio, per poi chiudersi alle nostre spalle quando lo attraversammo. Ad attenderci c'era un uomo ben vestito di mezza età, che fosse il preside?
<<Buona sera>>, ci disse cordiale, <<penserò io alla vostra auto, il mio padrone vi sta' attendendo>>. Mamma gli diede le chiavi della sua adorata auto ecologica, che lui prese. Non l'avevo notato prima, ma portava dei guanti bianchi. Salì in auto per portarla chissà dove.
Prima di entrare nel grande portone di legno riccamente intagliato, mamma mi afferrò per un braccio fermandomi. <<Prima che entriamo, devi sapere una cosa>>. La guardai non capendo. <<Non ceneremo solo con il mio amico ma ci sarà anche suo figlio con noi>>.
<<Figlio?>>.
<<Sì, avete la stessa età, pensa>>. Cos'aveva in mente?
<<Mamma, mi vuoi combinare un matrimonio per caso?>>. Era impazzita per caso?!
<<Ma certo che no... solo che lui è un tipo riservato, ma soprattutto è molto solo>>. Il suo volto si rattristò quando mi disse questa cosa.
<<Vuoi che diventi sua amica?>>.
<<Non ti sto obbligando, ma magari, se ci provassi, te ne sarei grata>>.
<<Mamma, non si può obbligare la gente a esserti amica>>, esclamai indignata, e poi se Sam l'avesse scoperto mi avrebbe uccisa con le sue stesse mani.
<<Tu provaci, ok?>>.
<<Ok, mamma>>, acconsentii rassegnata.
<<Un'ultima cosa>>. E adesso che altro c'era?
<<Cosa?>>.
<<Tu e lui frequentate la stessa classe>>. Da quando andavo in classe col figlio del preside? Io non ne sapevo niente, o semplicemente ero troppo presa dal mio Sam per essermene resa conto. Aspetta!
<<Mamma! Tu è il preside a che gioco state giocando?>>. Cos'avevano in mente?
<<Te l'ho detto, lui è molto solo>>, mi disse innocentemente. Non potevo avere una madre più normale, no eh?
<<Entriamo, prima che cambi idea e giri i tacchi>>.
Ad aprirci e accoglierci fu un altro uomo vestito altrettanto bene, però lui aveva qualche anno in più rispetto all'altro. <<Buona sera, prego seguitemi, il mio padrone vi sta' attendendo>>.
L'interno della villa era abbagliante. La sua bellezza e maestosità ti abbagliava. Mi sentivo così piccola, inutile e insignificante qui dentro. Era tutto più bello e lussuoso rispetto alla scuola, ma soprattutto, più grande. <<Benvenute mie care>>. A riportarmi alla realtà fu una voce di un uomo, era così calda e accogliente. Quando lo vidi restai di stucco. Era un uomo affascinante e con classe, sicuramente era lui il padrone di casa.
<<Finalmente ti conosco Eleonora, tua madre mi ha parlato tanto di te, ha sempre detto che sei una ragazza brillante>>. In quel momento mi sentii a disagio, non ero abituata a certe cose. Continuava a sorridermi e aspettarsi una risposta da me, che non arrivò. Mi soffermai a guardare i suoi occhi che catturarono la mia attenzione, erano uguali a quelli di Sam, altrettanto blu e intensi.
<<Scusala tanto, è un po' timida>>, si intromise mamma.
<<Oh, nessun problema>>, si rivolse a lei guardandola con occhi sognanti.
Li osservai guardarsi l'un l'altro con occhi sognanti. Mi ero persa qualcosa per caso? Mi schiarii la voce per attirare la loro attenzione, la situazione era diventata piuttosto imbarazzante. Accorgendosi della situazione imbarazzante, staccarono il loro contatto visivo. <<Oh, che maleducato, io sono, Richard Edwards decimo>>. Cosa?! Decimo! Era così antica la sua famiglia? Sorrise divertito vedendo la mia espressione stupita. <<Noto che tua madre non ti abbia raccontato nulla sulle origini della mia famiglia, e tu non ti sia documentata a quanto pare>>. Mi ero persa qualcosa? È vero, non mi ero documentata, solo perché avevo avuto altro per la testa e questo qualcuno aveva un nome.
<<Ehm... no, signore>>, risposi imbarazzata.
<<Te la racconterò io allora. Prima però lascia che ti presenta mio figlio>>. Probabilmente era Richard Edwards undicesimo. Si allontanò dirigendosi verso le scale per salire ai piani superiori. Quella scala era stupefacente.
<<Mamma>>, attirai la sua attenzione, <<tu e il preside, state insieme per caso?>>, le chiesi senza giri di parole.
Fece una faccia da chi era appena stata beccata in flagrante. <<Ma no, cosa vai pensando, io e lui siamo solo amici>>. Si come no, a me non la dava di certo a bere.
<<Ho visto come vi guardavate>>.
<<Io non lo stavo guardando in nessun modo... aspetta, lui come mi stava guardando?>>. Prima che le potessi rispondere sentimmo qualcuno scendere le scale, era il preside di ritorno.
<<Mia cara, lascia che ti presenti mio figlio, Sam>>. Indicò in cima le scale e lì credetti di morire. Era Sam. Il mio Sam. Non era possibile, lui non poteva essere il figlio del preside, non mi aveva mai detto niente. Appena mi vide mi lanciò uno sguardo indecifrabile ma non disse nulla. <<Sam, lei è Eleonora, la figlia di Grace>>, mi presentò a lui senza sapere che mi conosceva perfettamente. <<E lui è Sam, mio figlio>>, si rivolse a me ignaro di tutto.
Ci fu un attimo di silenzio. Io e Sam ci guardammo dritto negli occhi. Quel momento era in surreale, a che gioco stavano giocando tutti? Era stato tutto pianificato? Volevano che facessi amicizia con Sam, a quale scopo poi? Non stavo più capendo niente, era come se stessi in uno stato di confusione. <<Suppongo che forse vi conosciate già, visto che siete compagni di classe, ma conoscendo mio figlio, lui neanche ti avrà degnata di uno sguardo>>, rise a quell'affermazione. Quanto si sbagliava, lui mi degnava di uno sguardo e anche più, ero sua. <<Ritornando a noi, facciamo un giro della casa, in attesa della cena, ho fatto preparare qualcosa di vegano>>, si rivolse a mia madre guardandola come uno innamorato cotto. Notai che Sam alzò gli occhi al cielo, probabilmente sapeva qualcosa che io ignoravo. Ci incamminammo per fare il giro di quella casa immensa, se pensavano di farmi fare l'intero giro della villa si erano rivolti alla persona sbagliata, sarei morta stecchita per la stanchezza. Intanto mamma e il preside parlavano fra loro escludendo me e Sam. Quei due erano proprio cotti.
Improvvisamente mi sentii spingere di lato contro una parete e una mano mi tappò la bocca per non farmi gridare. Era Sam. Mi lasciò andare, per poi dirmi: <<A che gioco state giocando?>>. Era furente, non l’avevo mai visto così.
<<Non sto giocando a nessun gioco>>, gli sussurrai. Non sapevo niente di questa storia.
<<Non ti credo>>, mi guardò con odio e io mi sentii morire. <<Mi hai mentito...>>. Mi lasciò andare per tornare dai nostri genitori e far finta di niente, loro nel frattempo non si erano accorti di nulla. Rimasi lì dov'ero. Sam ce l'aveva con me ma io non avevo fatto nulla, non sapevo niente di niente e adesso lui mi odiava, volevo solo morire in quel momento.
Camminammo per un po' ma io non prestai attenzione all'arredamento o alle parole del signor Edwards, ero troppo presa dal mio dolore interiore. Non potevo crederci, mia madre aveva appena distrutto il mio primo amore, aveva fatto si che lui mi odiasse, e io non avevo nessuna colpa.
Dopo un po' ci recammo nell'immensa sala da pranzo per cenare. Mi accomodai accanto a mia madre e Sam si posizionò proprio di fronte a me, lanciandomi sguardi taglienti, volevo sparire. Ci portarono la cena vegana ed era elegante e ben curata come quella volta che andai in quel ristorante dove mi aveva portata Sam, era un bel ricordo oramai lontano.
<<Allora, Eleonora>>, attirò la mia attenzione il signor Edwards ma io non avevo voglia di parlare e neanche di mangiare, <<come ti trovi nella nuova scuola?>>.
<<Bene>>, dissi inespressiva.
<<Mi fa piacere. E dimmi, tu e Sam avete mai parlato?>>. Quella domanda mi tolse il respiro. Guardai Sam e vidi che aveva un espressione contrita, stava per esplodere da un momento all'altro, me lo sentivo.
<<Ecco, io...>>. Non sapevo cosa dire.
<<Immagino che non ci sia mai in classe o dorme come al suo solito>>, rise, <<e poi lui non parla mai con nessuno...>>, sospirò questa volta.
Un rumore improvviso ci fece sobbalzare tutti. Sam si era alzato dalla sedia facendola cadere a terra e sbattendo le mani sul tavolo con forza, facendo tremare tutto. <<A che gioco state giocando tutti voi?!>>, disse a denti stretti, era decisamente furioso.
<<A nessuno, Sam>>, gli disse mia madre a disagio, era una pessima bugiarda.
È l'ora della verità, mamma.
<<Oh, ma davvero? Mi credete davvero così stupido?!>>, urlò.
<<Sam, sta' calmo>>, intervenne suo padre.
<<Stare calmo... Stare calmo! Come pretendi che stia calmo!>>, prese un gran respiro prima di proseguire, <<Avete organizzato tutto questo alle mie spalle, io non ho bisogno di un'amica, sto morendo, fatevene una ragione!>>. Cosa? No, non era vero, lui non stava morendo. Il mio Sam. No. No. Lui non poteva morire. No. <<Tu>>, mi indicò con disprezzo e ansimando, <<mi fidavo di te, e cos'hai fatto! Mi hai mentito per tutto questo tempo! Eri d'accordo con loro e sapevi tutto fin dall'inizio. Sapevi che sto per morire e sai anche che in realtà sono un ragazzo trans. Mi fidavo di te, eri la mia fidanzata!>>, mi urlò contro. Respirava a fatica e aveva una mano sul petto.
<<Sam...>>, si alzò mia madre per andare da lui. Stava per avere uno dei suoi attacchi.
Si accasciò a terra in ginocchio. <<Non toccarmi>>, biascicò a fatica.
Lei non lo ascoltò e si avvicinò comunque. <<Hai bisogno di me in questo momento, sono il tuo medico che tu lo voglia o no e non posso lasciarti così in queste condizioni>>.
<<Ti odio>>, le sussurrò.
<<Lo so...>>. Lo aiutò ad alzarsi con fatica, stava per intervenire il signor Edwards ma lei lo bloccò con un occhiata. <<Resta qui con mia figlia, io mi occuperò di tuo figlio>>. La donna innamorata era sparita lasciando il posto al chirurgo che era in lei. Lui senza protestare acconsentì.
Andarono di là lasciandoci soli.
Andai con il signor Edwards in soggiorno aspettando che mamma tornasse per darci delle notizie, sperai tanto che fossero buone.
<<E così, siete fidanzati>>, attirò la mia attenzione il padre di Sam, la sua non era una domanda ma un affermazione.
<<A questo punto lo ero>>, dissi tristemente.
<<Adesso tutto mi è più chiaro...>>. Cos'era più chiaro? Non capivo. Vedendo la mia espressione rispose alla mia confusione. <<Nell'ultimo mese si comportava in modo strano, più del solito... era... felice>>. Era pensieroso. <<Adesso capisco... tutte quelle domande, l'interesse allo studio e le volte che sgattaiolava via di casa, eri tu>>, mi guardò avendo capito il nesso.
<<Sì>>, risposi semplicemente.
<<Non ti preoccupare, gli passerà>>.
<<Lui mi odia>>. Avevo voglia di piangere.
<<No, lui non ti odia, è solo arrabbiato ed è tutta colpa mia e ahimè, anche di tua madre, tu non c'entri>>, sospirò.
<<È vero che lui... sta per morire?>>. Avevo un groppo in gola.
<<Sì, gli restano più o meno cinque mesi>>. Cosa? No, non era possibile.
<<Perché non mi ha mai detto niente?>>, gli chiesi con le lacrime agli occhi non riuscendo più a trattenerle.
<<Semplicemente perché non vuole essere guardato o trattato come uno che sta per morire>>, mi guardò con tristezza.
<<Avrebbe dovuto dirmelo>>. Ci dovevamo dire tutto e non mi aveva detto la cosa più importante, che stava morendo, come aveva potuto?
<<Non è facile, specialmente per lui, detesta essere malato>>.
<<Avrebbe dovuto dirmelo comunque>>. Lo sentii ridere e non capii il perché, era uscito fuori di testa per caso?
<<Sei solo arrabbiata perché non ti ha detto che sta per morire?>>.
<<Certo>>, risposi non capendo cosa volesse dire.
<<E del fatto che in realtà sia un ragazzo transessuale?>>. Non mi ero soffermata su questo punto, a malapena lo avevo sentito.
<<A me non importa, è e resterà comunque il mio Sam>>, ed era la pura e semplice verità, lui resterà sempre il mio psicopatico qualunque sia il suo sesso biologico.
Mi sorrise. <<Sei la degna figlia di tua madre, altrettanto meravigliosa>>. Arrossii a quel complimento. <<E capisco perché Sam abbia perso la testa per te...>>. Era pensieroso.
<<Scusi la domanda>>, lo distrassi dai suoi pensieri, <<Mi può spiegare questa storia, cosa avete architettato lei e mia madre?>>.
Sospirò. <<Sam è sempre stato un tipo solitario, non ha mai avuto degli amici o giocato con gli altri bambini, e poi ha passato gran parte della sua vita in ospedale>>, fece una pausa, <<Tua madre pensava che potevi fare amicizia con lui, ma come le avevo detto, lui non avrebbe accettato la cosa, così pensammo di non dirvi nulla e lasciare che foste stati voi a conoscervi e a fare amicizia>>.
<<E questa cena?>>.
<<Visto che era passato un mese e nessuno dei due aveva detto di aver fatto amicizia, anche se Sam non me lo avrebbe detto comunque>>, affermò ed era vero, <<abbiamo pensato di cambiare i piani e di farvi conoscere ufficialmente>>.
<<Tutta questa storia è assurda>>.
<<Lo so>>.
<<Non siete stati voi a farci conoscere ma il destino>>, affermai.
<<Non capisco>>, mi guardò con aria confusa.
<<Io e Sam ci siamo incontrati prima>>.
<<Prima?>>.
<<Sì, al parco>>. Nel nostro posto speciale, dov'era iniziato tutto. Nonostante i nostri genitori avessero pianificato il nostro incontro, non avevano messo in conto che il destino li aveva battuti sul tempo.
<<Il destino, eh?>>, sorrise.
<<Eccomi>>. Era mamma ed era da sola.
Io e il signor Edwards ci alzammo dal grande sofà per andare da lei.
<<Come sta?>>, gli chiese il signor Edwards preoccupato.
<<Ha bisogno di riposo, gli ho dato delle medicine per farlo tranquillizzare, dormirà per un po'>>. Anche lei era preoccupata.
<<Grazie>>.
<<Ho fatto il mio lavoro>>. Si guardarono per qualche attimo negli occhi. <<Eleonora, è meglio se andiamo a casa>>, si rivolse a me.
<<Lui... ti ha detto niente di me?>>.
Sospirò. <<A casa mi dovrai spiegare un paio di cose, signorina>>. Cosa, voleva farmi la predica dopo quello che aveva combinato? E no!
<<Non ti devo nessuna spiegazione, quella sei tu>>, l'accusai.
<<Non ti devo un bel niente>>, mi disse portandosi le mani sui fianchi.
<<Ah no? Per colpa tua Sam ce l'ha con me, è convinto che gli abbia mentito e tu sai che non è così>>.
<<Tu hai mentito a me. Quando avevi intenzione di dirmi che ti eri fidanzata?>>.
<<E tu quando avevi intenzione di dirmi che Sam era il figlio del tuo amico e che avevate combinato questa cosa?>>, le urlai contro.
Mamma stava per ribattere ma il signor Edwards si intromise. <<È meglio prendere un respiro e calmarsi>>.
<<Hai ragione, Richard>>. Eh? Il suo cambio di umore fu repentino, da furente a tenero coniglietto. Quell'uomo esercitava un influenza positiva su di lei, meglio per me.
<<Guarda il lato positivo, Grace. Sam si è fidanzato, noi neanche speravamo che si trovasse un amico o un'amica>>.
<<Hai ragione su questo punto, ma ci hanno tenuto all'oscuro>>.
<<E noi non l'abbiamo fatto? Siamo altrettanto colpevoli, e poi penso che si siano fidanzati da qualche giorno, forse non ne hanno avuto il tempo>>.
<<Hai ragione>>.
<<Ehm, ecco...>>, attirai la loro attenzione e mi guardarono con interesse. <<Io e Sam siamo fidanzati da quasi un mese>>. A quella confessione mamma sgranò gli occhi dallo stupore.
<<Cosa!>>, urlò, <<Ti credevo più matura, cosa ti è passato per la mente?>>.
<<Mamma, tu non capisci!>>, le urlai a mia volta.
<<Cos'è che non capisco?>>, chiese esasperata.
<<Che mi sono perdutamente innamorata di lui>>. Le lacrime tornarono a scorrere prepotentemente.
<<Sciocchezze, sei troppo giovane, non sai cosa vuoi>>.
<<Mamma! Io voglio lui, che tu lo voglia o no>>. Mi guardò per qualche attimo con le braccia incrociate e battendo il piede sul pavimento.
<<A quanto pare la cosa ci è sfuggita di mano>>, si intromise il padre di Sam.
<<A quanto pare, ma sai com'è Sam, lui ama fare esperimenti>>, disse lei. Cosa! Come poteva pensare a questo, io non ero uno dei suoi esperimenti.
<<Io non sono uno stupido esperimento, mamma!>>.
<<Non puoi saperlo>>.
<<Tu non capisci...>>. Le lacrime continuarono a scendere, non davano segno di smettere.
<<Tu non lo conosci>>.
<<Ti sbagli, lo conosco meglio di voi!>>. Detto questo, girai i tacchi per andarmene via, non potevo stare un attimo di più in quella casa e con mia madre.
<<Dove stai andando?>>, mi urlò dietro.
<<A casa>>.
<<Da sola?>>.
Mi girai per guardarla. <<Vado da papà, per stasera preferisco stare da lui, e non ti scomodare ad accompagnarmi, so a chi chiedere un passaggio>>. Mi voltai per andarmene via. Uscii fuori respirando a pieni polmoni l'aria della sera e urlai a pieni polmoni. Ero arrabbiata. Furiosa. Come aveva potuto farmi questo, era mia madre! Per questa sera non volevo vederla, ce l'avevo troppo con lei. Pensava davvero che fosse una stupida cotta adolescenziale? Be', si sbagliava di grosso, io non ero lei. Ero veramente innamorata di Sam. Prima di lui non mi ero interessata a nessuno, lui aveva stravolto il mio mondo. Io ero sua.

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