Sam X

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Era passato un mese da quando io e Eleonora c'eravamo incontrati al parco. Non avrei mai creduto e pensato che in così poco tempo mi potesse capitare qualcosa del genere, ma era accaduta. Facevamo tutto insieme, eravamo l'ombra l'uno dall'altra, seguivamo anche le lezioni extra insieme. A volte, quando sua madre aveva dei lunghi turni al lavoro mi fermavo a dormire da lei. Mi piaceva dormire con lei, tenerla stretta fra le braccia e sentire il suo calore confortante. Lei riempiva le mie giornate cupe, non mi faceva più pensare alla morte e mi ero perdutamente innamorato di lei. Una piccola parte di me credeva, sperava, che anche lei provasse le stesse cose verso di me. Amavo osservarla, specialmente mentre dormiva, era bellissima ed era solo mia, e io ero totalmente suo. In questo mese ero cambiato, non m'interessavo più solo ed esclusivamente a me stesso, non facevo più ruotare il mondo intorno a me ma intorno a lei. Avevo anche imparato a prestare attenzione agli altri e a essere gentile, cosa strana ma vera, ed era solo merito suo. Avevo anche acconsentito a lasciar in pace quella ragazza per lei, se fosse stato per me le avrei reso la vita scolastica un inferno, l'avrei fatta impazzire, fortunatamente, per lei, non era tornata più all'attacco. L'unica cosa che non era cambiata era che i nostri genitori non sapevano di noi e a me stava bene così, mi piaceva che fosse una cosa solo nostra.
Ultimamente ero più stanco del solito, il mio cuore stava peggiorando, era sempre più affaticato, anche Elle si era accorta che dormivo più spesso del solito e la cosa l'aveva preoccupata parecchio, io le avevo semplicemente detto che andava tutto bene e che era normale, anche se non era così, io stavo morendo.
Era tutto verde e alle mie spalle c'era un grande albero. Ero nel parco. Nel mio rifugio segreto, dove papà e la dottoressa Grace non sapevano che mi rifugiavo per piangere. Cosa ci facevo qui?
C'era vento, vento gelido che carezzava la mia pelle facendomi rabbrividire. Mi guardai attentamente ed ero senza vestiti, vesti che mi nascondevano, nascondevano il mio essere, il vero me che tanto detestavo.
<<Come hai potuto!>>. Mi voltai ed era Elle. Mi guardava con le lacrime agli occhi.
<<Ti posso spiegare...>>.
<<No! Come hai potuto mentirmi, nascondermi questo! Non ti voglio più vedere!>>. Si voltò andandosene via.
Volevo raggiungerla ma non potevo muovermi.
<<Elle! Aspetta Elle, posso spiegarti!>>.

Sentii il tocco familiare di Elle che mi fece destare dal mio incubo che mi tormentava da quasi un mese, era sempre lo stesso, ed era tremendo. Aprii gli occhi biascicandole un ciao, per poi stiracchiarmi per svegliarmi del tutto.
<<Hai dormito per un bel po', tra un po' suonerà l'ultima campanella del giorno>>, mi informò.
<<Fantastico, ho fame>>. Rise della mia affermazione.
<<Ma voi maschi avete lo stomaco senza fondo per caso?>>.
<<Anche voi ragazze avete sempre appetito, solo che siete più discrete>>, le faci l'occhiolino.
<<Sei il solito>>.
<<Peccato che non possiamo pranzare insieme, oggi c'è tua madre a casa>>, sospirai a quella triste realtà, mi sarebbe mancata terribilmente.
<<Non ti preoccupare, puoi sempre intrufolarti nella mia stanza mentre lei va a letto>>. Ovviamente lo avrei fatto.
<<Sì, ma mi mancherai...>>. Terribilmente.
<<Puoi sempre disturbarmi con i tuoi messaggi>>. Cosa? Io non disturbavo nessuno con i miei messaggi, benché meno lei.
<<Io non ti disturbo con i miei messaggi>>.
<<Si come no. L'altra volta mi hai riempito di messaggi, che hanno fatto impazzire il mio povero telefono>>.
<<Solo perché tu non mi rispondevi>>, mi difesi.
<<Sam, stavo facendo la doccia e te lo avevo anche detto e tu mi davi già per dispersa>>. Non ci voleva mica più di un'ora per fare una doccia.
<<Non ci vuole mica una vita>>.
<<Scusa tanto se ho i capelli lunghi e ci vuole una vita per asciugarli e renderli così>>, li indicò.
Alzai gli occhi al cielo per la disperazione. <<Ragazze>>, esclamai esasperato.
Come al solito la lasciai alla fermata dell'autobus, che era a due passi da casa sua, cosicché sua madre non vedesse che scendeva da un'auto di uno sconosciuto e le facesse delle domande.
Tornando a casa trovai mio padre. Oggi era tornato prima dal lavoro, chissà il perché. Sperai tanto che non se ne uscisse fuori con una delle sue trovate da padre e figlio.
Mentre pranzavamo era nervoso, si agitava sulla sedia e mi lanciava sguardi fugaci, sicuramente doveva dirmi qualcosa e non mi sarebbe piaciuto. <<Cosa devi dirmi?>>, incalzai.
<<Ehm, è così evidente?>>, mi chiese in imbarazzo.
<<Sei tu a essere così ovvio>>.
<<Stasera verrà a cena la dottoressa Grace>>, mi informò. Non c'era nulla di strano, dopotutto la conoscevo da una vita ed era il mio medico.
<<Le vuoi fare la proposta per caso?>>. Finalmente si era deciso a farsi avanti.
<<N-no>>.
<<E allora cosa?>>, chiesi confuso.
<<Verrà anche sua figlia>>.
<<Oh... ma non stava col padre?>>.
<<Sì, ma lui si è risposato e sua figlia ha deciso di andare a vivere con lei>>. Probabilmente non le piaceva la nuova moglie del padre, anche Elle si trovava nella stessa situazione.
<<Capisco>>.
<<Abbiamo pensato di fartela conoscere>>.
<<Sai che non m'interesso agli altri>>. E poi adesso c'era Elle nella mia vita, non potevo interessarmi a lei.
<<Lo so, ma non potresti fare un piccolo sforzo ed essere gentile con lei?>>, mi pregò.
<<Va bene>>, mi arresi.
<<Grazie, Sam>>. E adesso come lo avrei detto a Elle? Mi avrebbe staccato la testa.
Finito di pranzare salii in camera mia prendendo un libro per leggerlo comodamente sdraiato sul letto.
Come avrei detto a Elle che avrei cenato con un estranea invece di andare da lei? Chissà poi per quanto si sarebbero trattenute. Quando si trattava di mio padre la dottoressa non conoscevo orari, perdeva la cognizione del tempo, e adesso la capivo... dopo aver conosciuto Elle era lo stesso per me.
Sentii una vibrazione che mi destò dai miei pensieri. Era il mio telefono, mi era arrivato un messaggio da parte di Elle.

Mia madre vuole farmi conoscere il suo amico di vecchia data, così stasera andremo a cena da lui, ma saremo a casa per le dieci.
Non ci potevo credere, anche lei avrebbe avuto una cena stasera, il destino sapeva essere strano a volte.

Non ti preoccupare, anch'io sono stato costretto a una cena, mio padre ha invitato il mio medico, come se non lo vedessi già abbastanza.

Almeno tu non sei costretto a cenare con qualcuno che non conosci.
E adesso come le dicevo che dovevo cenare anche con una ragazza che non conoscevo? Che dilemma.

Ehm, veramente...

Sam, cosa mi devi dire?
Era la mia fine, me lo sentivo.

Verrà anche la figlia del mio medico, che non ho mai visto, vogliono che la conosca.
Aspettai con ansia la sua risposta aspettandomi il peggio.

Vi stanno combinando le nozze per caso?
Eh? A cosa andava a pensare?

Certo che no, e poi la dottoressa la pensa come tua madre al riguardo, non farebbe mai una cosa del genere. Secondo una mia deduzione, vogliono che faccia amicizia con lei.
Come se fosse fattibile.

Ti salterà al collo quella quando ti vedrà.
Eh? Non credo proprio, e poi sicuramente sua madre l'avrà messa al corrente della mia situazione, situazione che Elle non sapeva e non dovrà sapere mai, non volevo che il mio incubo si avverasse.

Qui qualcuno è geloso per caso?
La punzecchiai come al solito.

No, mio caro, solo che le mie cose non si toccano.
Beccata!

Sei gelosa. Tranquilla, non voglio niente da lei e poi ho te e mi basti, non potrei avere di meglio.

Ti aspetto per le dieci.

Ci sarò ❤
Ero proprio cotto.

Mi preparai per la famosa cena e l'imminente incontro con la figlia della dottoressa Grace, chissà se somigliava alla madre. La cosa più strana era che in tutti in questi anni non l'avevo mai vista, nemmeno in foto. Forse semplicemente la dottoressa sapeva che non mi sarei interessato a lei. Il punto era: perché proprio adesso volevano che la conoscessi?
Andai nella mia cabina armadio optando per una camicia bianca e arrotolai le maniche, abbinando una cravatta nera e un gilet dello stesso colore, infine indossai dei pantaloni neri. Ero abbastanza elegante ma non troppo. Pettinai per bene i capelli ed ero pronto per la cena.
Sentii la tasca dei pantaloni vibrare, era un altro messaggio da parte di Elle, mi aveva mandato una foto. Appena visualizzai la foto che mi aveva inviato, rimasi letteralmente senza fiato. Aveva deciso di indossare un vestito bianco e nero semplice con una gonna apia che lasciava intravedere le sue splendide gambe. Era bellissima.
Vuoi farmi morire?

Perché, non ti piace?
Eccome se mi piaceva, anche troppo oserei dire.

Mi fa impazzire, in senso buono però.

Tu cosa indosserai per il tuo appuntamento galante?
Appuntamento galante?

Non è il mio appuntamento galante, consideralo più un sequestro di persona.

Tranquillo, la serata passerà in fretta, e poi sarai tutto per me.
Conoscendo quei due non sarebbe finita mai, ma sarei scappato con l'aiuto del mio autista.

Come sempre.
Insieme al messaggio le mandai una mia foto.

Adesso sei tu che vuoi far morire me.

Non sia mai, mia principessa.

Me ne ritornai in camera a leggere in attesa dell'arrivo della dottoressa e di sua figlia. Chissà, forse questa sera era l'occasione per dire a papà e alla dottoressa Grace che mi ero fidanzato. L'avrebbero presa bene o male? Decisamente male, ma alla fine era la mia vita, anche se avevo i giorni contati. Volevo vivere gli ultimi giorni che mi rimanevano appieno, con la mia Elle e loro di certo non mi avrebbero rovinato i piani. Però non sapevo se dirle che stavo per morire, forse questo glielo dovevo... Come l'avrebbe presa la notizia? Decisamente male. Molto male.
Sentii bussare alla porta.
<<Avanti>>,dissi.
Era mio padre. <<Sei pronto?>>, mi chiese.
<<Sì>>, gli risposi distrattamente.
<<Tra un po' saranno qui>>.
<<Ok>>. Non dava segno di andarsene via o di parlare.
Posai il libro sul letto per mettermi seduto e osservare mio padre sull'uscio della porta. <<Cosa c'è?>>.
Chiuse la porta per venire a sedersi accanto a me sul letto, c'era qualcosa che non andava. <<Forse la conosci già la figlia di Grace>>. Non capivo.
<<Cosa vuoi dire con: forse la conosci già?>>.
<<Che siete compagni di classe>>. Cosa? Se era così non me n'ero reso conto.
<<E da quando?>>. Prima che potesse rispondermi qualcuno bussò alla porta. Era il nostro maggiordomo Philip.
<<Signore, le nostre ospiti sono arrivate>>.
<<Bene, puoi andare ad accoglierle>>, lo congedò. Si voltò verso di me per guardarmi con aria preoccupata. Qualcosa non andava, me lo sentivo. <<Vado dalle nostre ospiti, ci raggiungi dopo?>>.
<<Ok>>.
Mi mise una mano sulla spalla con affetto. <<Ti vengo a chiamare appena ho finito>>.
<<Va bene>>. Si alzò per uscire via dalla stanza e lasciarmi da solo. C'era decisamente qualcosa che non andava, cosa mi stava nascondendo?
Mi alzai dal letto per andare verso lo specchio per darmi una sistemata. Ero impeccabile ma avrei tanto voluto fare questa cena con la mia Elle, probabilmente le sarebbe piaciuta casa mia, adorava ville come queste, antiche e misteriose. Se avesse saputo che sono un Conte sarebbe svenuta dall'emozione, già ridevo al solo pensiero.
Papà ci stava decisamente mettendo troppo a dare il benvenuto alle nostre ospiti o semplicemente, più che probabile, si era incantato a guardare la dottoressa Greca. Perché ancora non si decideva a chiederle di sposarlo? Temeva che non approvassi? Per me poteva sposarla, approvavo.
Qualche minuto dopo papà tornò per dirmi che potevo scendere dalle nostre ospiti, era decisamente ora, e poi avevo fame. Lo seguii ma lui andava di corsa. Che fretta!
<<Mia cara, lascia che ti presenti mio figlio, Sam>>, si rivolse alle nostre ospiti indicandomi.
Puntai lo sguardo verso le nostre ospiti e non potei credere ai miei occhi, non era assolutamente possibile. Era Elle. La figlia della dottoressa Grace, era Elle. Non era possibile. No, non potevo crederci, ma era così. Adesso capivo perché certe volte me la ricordava. Certo, era così ovvio. Com'ero stato stupido a non accorgermene prima. Probabilmente era stato il fatto che assomigliasse tanto al padre.
<<Sam, lei è Eleonora, la figlia di Grace>>, me la presentò. <<E lui è Sam, mio figlio>>. A che gioco stavano giocando tutti? Credevano davvero che fossi così stupido? Ci fu un attimo di silenzio. La guardai dritta negli occhi per capire se lei stava al loro gioco o meno ma ero troppo arrabbiato e deluso per capirlo. Come avevano potuto tutti farmi questo? Mentirmi e architettare questa messa in scena. Come!? <<Suppongo che forse vi conosciate già, visto che siete compagni di classe, ma conoscendo mio figlio, lui neanche ti avrà degnata di uno sguardo>>, interruppe quel silenzio assordante mio padre. Come aveva potuto farmi questo, era mio padre. <<Ritornando a noi, facciamo un giro della casa, in attesa della cena, ho fatto preparare qualcosa di vegano>>, si rivolse alla dottoressa Grace guardandola come al solito, come un pesce lesso.
Su via, prendila e baciala e falla finita.
Ci incamminammo per fare il giro della casa e come sempre quei due esclusero tutti. Era la mia occasione per estorcere la verità a Elle e farmi dire tutto. La spinsi di lato contro la parete e le tappai la bocca per non farla gridare. Quando mi assicurai che si rendesse conto che ero io la lasciai andare e le dissi: <<A che gioco state giocando?>>.
<<Non sto giocando a nessuna gioco>>. Se credeva che avrei abboccato, si sbagliava di grosso.
<<Non ti credo>>. Non credevo più a nessuno. Avevano organizzato tutto solo perché stavo morendo. Volevano che avessi un'amica nonostante gli avessi detto che preferivo stare solo e non volevo nessuno. <<Mi hai mentito...>>. La lasciai andare per tornare dai nostri genitori e far finta di niente, loro nel frattempo non si erano accorti di nulla. Lei rimasi lì dov'era. Avevo un groppo in gola, volevo scappare e piangere, piangere fino a consumare l'ultima lacrima che mi restava. Non era possibile, lei aveva sempre saputo. Sapeva che stavo morendo, ma soprattutto, sapeva che non ero un ragazzo cis. Aveva recitato così bene da ingannarmi per tutto questo tempo e io come uno stupido ero abboccato e mi ero perdutamente innamorato di lei. Come aveva potuto farmi questo, aveva anche acconsentito a diventare la mia ragazza, perché!?
Camminammo per un po', fino a quando non arrivò l'ora di cena. Adesso sarebbe stata l'ora dei conti. Fino a quando avrebbero continuato a recitare?
Mi accomodai di fronte a lei per osservarla come si deve. Era decisamente nervosa e a disagio.
Ci portarono la cena vegana ma io continuai a lanciare occhiate di fronte a me.
<<Allora, Eleonora, come ti trovi nella nuova scuola?>>, intavolò una conversazione il mio cosiddetto padre.
<<Bene>>, disse inespressiva.
<<Mi fa piacere. E dimmi, tu e Sam avete mai parlato?>>. Aveva anche la faccia tosta di fare certe domande. Certo che lo sapeva, erano tutti complici.
<<Ecco, io...>>.
  <<Immagino che non ci sia mai in classe o dorme come al suo solito>>, rise, <<e poi lui non parla mai con nessuno...>>, sospirò questa volta. Adesso era troppo!
Con tutta la rabbia che avevo in corpo, mi alzai dalla sedia facendola cadere a terra sbattendo le mani sul tavolo con forza e facendo tremare tutto. <<A che gioco state giocando tutti voi?!>>, dissi a denti stretti.
<<A nessuno, Sam>>, come sempre la dottoressa Grace era una pessima bugiarda.
<<Oh, ma davvero? Mi credette davvero così stupido?!>>.
<<Sam, sta' calmo>>, si intromise quell'uomo che doveva essere mio padre ma che mi aveva fatto questo. Mi aveva ferito profondamente.
<<Stare calmo... Stare calmo! Come pretendi che stia calmo!>>. Già mi mancava l'aria ma dovevo continuare. <<Avete organizzato tutto questo alle mie spalle, io non ho bisogno di un'amica, sto morendo, fatevene una ragione!>>. Urlai a pieni polmoni. <<Tu>>, indicai colei che mi aveva ferito di più, colei che credevo fosse la mia fidanzata, <<mi fidavo di te, e cos'hai fatto! Mi hai mentito per tutto questo tempo! Eri d'accordo con loro e sapevi tutto fin dall'inizio. Sapevi che sto per morire e sai anche che in realtà sono un ragazzo trans. Mi fidavo di te, eri la mia fidanzata!>>. Stavo per avere un attacco, avevo già i primi sintomi, e non desideravo altro che morire in questo momento. Le persone a cui tenevo, di cui mi fidavo, mi avevano mentito e ferito profondamente.
<<Sam...>>. Sentii la dottoressa Grace dire il mio nome e avvicinarsi a me. Mi sentivo così debole.
<<Non toccarmi>>, riuscii a dire a malapena. Mi mancava il fiato.
<<Hai bisogno di me in questo momento, sono il tuo medico che tu lo voglia o no e non posso lasciarti così in queste condizioni>>.
<<Ti odio>>, riuscii a dire. Come aveva potuto farmi questo.
<<Lo so...>>. La sentii afferrarmi per i fianchi per aiutarmi ad alzarmi.
<<Tu no, resta qui con mia figlia, io mi occuperò di tuo figlio>>. Le sentii dire prima di trascinarmi via con sé.
Camminavo a fatica. Ero così stanco, volevo chiudere gli occhi e far finire tutto questo dolore. Qualcuno mi mise a letto, o forse era un lettino, non sapevo dirlo con certezza, la debolezza mi annebbiava la vista. Sentii qualcosa pungermi il braccio. Faceva male. Non sentivo più il martello nel mio petto e adesso respiravo come si deve.
<<Come ti senti?>>, mi sentii chiedere.
Mi voltai mettendo a fuoco la persona accanto a me. Era la dottoressa Grace. <<Come uno a cui hanno mentito>>.
<<Sam...>>.
<<Mi avete ingannato!>>, le urlai interrompendola.
<<Sta' calmo e lascia che ti spieghi>>.
<<Non posso stare calmo, tu non capisci>>. Per colpa sua mi ero innamorato. Mi ero innamorato! E lei aveva solo recitato una parte per tutto questo tempo.
<<Quando ti sarai calmato tuo padre ti spiegherà tutto, per adesso ti darò qualcosa per dormire>>. Era inutile che facesse la preziosa con me, non attaccava.
<<Di' a tua figlia che non la voglio più vedere>>, le dissi a denti stretti poco prima che mi facesse un iniezione e sprofondassi in un sonno profondo senza sogni.

Mi svegliai con un terribile mal di testa. Quando aprii gli occhi, notai che non ero in camera mia ma nella stanza medica che era stata allestita per me quando avevo le mie crisi. A quanto pare avevo avuto una crisi. Feci mente locale e ricordai gli eventi della sera. Mio padre, la dottoressa Grace e Elle mi avevano mentito. Erano stati d'accordo sin dall'inizio. Avevano fatto avvicinare Elle a me affinché potesse allietare i miei ultimi giorni, ma non era questo ciò che volevo, non erano queste le mie ultime volontà. Per colpa loro mi ero perdutamente innamorato, e adesso, oltre ad avere il cuore irrimediabilmente malato, era anche spezzato. Destino non poteva essere più funesto. Mi era crollato il mondo addosso.
Cercai di alzarmi con fatica, e con scarsi risultati, ero decisamente debole, quest'ultima crisi mi aveva stremato. Con tutta la forza di volontà che avevo, finalmente riuscii ad alzarmi da quel lettino. Cercai un punto di appoggio per non cadere e mi trascinai fuori da quella stanza. Uscito fuori, trovai uno dei domestici ad attendermi.
<<Ben svegliato, signorino>>, mi salutò.
<<Per quanto ho dormito?>>.
<<All'incirca ventidue ore>>. Cosa! Non era mai successo, il mio massimo era di quindi ore. Stavo decisamente peggiorando.
<<Capisco...>>.
<<Suo padre era molto preoccupato...>>. Che faccia tosta, dopo quello che mi aveva fatto.
<<Dov'è adesso?>>.
<<Nel suo studio, vuole che la accompagni da lui?>>.
<<Sì>>.
Bussai alla porta del suo studio. Appena mi vide entrare si alzò immediatamente dalla sua sedia per venirmi incontro, ma io lo scansai in modo brusco.
<<Siediti, io e te dobbiamo parlare>>.
<<Va bene...>>. La sua espressione era amareggiata ma fece come gli fu chiesto.
In silenzio mi accomodai sulla poltrona di fronte alla sua scrivania.
<<Di cosa vuoi parlare?>>, chiese ansioso.
<<Dell'inganno che avete organizzato tu e la dottoressa Grace alle mie spalle>>.
Sospirò. <<Mi dispiace tanto, pensavamo di agire per il tuo bene, ma a quanto pare non abbiamo fatto altro che peggiorare la situazione>>. Si portò le mani tra i capelli frustrato.
<<Non avresti dovuto... sei mio padre!>>, sbottai.
<<Lo so, e mi dispiace>>.
<<Dispiace più a me...>>. Mi guardò per qualche attimo senza dire niente, così proseguii. <<Più di tutti mi ha deluso Eleonora, mi fidavo di lei e mi ha deluso... come ha potuto farmi questo...>>.
<<Oh, ma lei non c'entra niente con questa faccenda, è una vittima quanto te>>.
<<Non cercare di difenderla, era vostra complice sin dall'inizio e ha sempre saputo tutto su di me>>. Come poteva ancora mentire, era assurdo.
<<È la verità, Sam>>. Lo guardai attentamente e sembrava sincero.
<<Quindi lei non sapeva niente del vostro piano?>>.
<<No, abbiamo pensato che fosse meglio così, e poi secondo Grace, Eleonora non avrebbe mai acconsentito>>.
<<Quindi, lei non ha mai saputo niente di me?>>.
<<Niente di niente>>, affermò.
<<Perciò, io involontariamente le ho confessato tutto>>.
<<A quanto pare>>. No. No. No. Che idiota che ero. Come avevo potuto. Il mio incubo si era avverato, adesso lei sapeva tutto e non avrebbe più voluto vedermi perché disgustata da me.
<<Le ho detto che sono un ragazzo trans e lei questo non lo sapeva>>, dissi disperato.
<<Lo so>>.
<<Ho rovinato tutto...>>. Non riuscii a trattenermi e mostrai a mio padre il mio lato più debole, il me che piangeva disperato. Il me che soffriva. In seguito, mi riportarono a letto, e visto che non davo segno di calmarmi, mi sedarono.

Rimasi per ben due settimane in uno stato di apatia, non volli parlare con nessuno, mangiavo a malapena e non facevo avvicinare nessuno, volevo stare da solo nel mio dolore. Avevo perso la cosa più bella che mi fosse mai capitata, l'unica che mi desse un senso di gioia, la ragazza di cui mi ero innamorato. Era persa, e per sempre. Adesso che sapeva il mio più grande segreto non avrebbe più voluto vedermi perché disgustata. Tutti avevano questa reazione, come se fossi un appestato, anche in famiglia le cose erano così, mi guardavano come se fossi un errore, un fenomeno da baraccone. Perché la vita doveva essere così crudele con me? Perché non potevo essere come tutti gli altri, felice, spensierato e senza preoccupazioni? Perché non potevo essere normale?
Qualcuno bussò più volte alla mia porta ma non volevo parlare con nessuno, era inutile, nessuno sarebbe riuscito a farmi uscire da questa stanza. Qualcuno aprì bruscamente la porta usando la chiave di riserva. Era la dottoressa Grace. Che altro voleva da me, non gli era bastato quello che mi aveva fatto? Probabilmente voleva darmi il colpo di grazia.
<<Cosa vuoi?>>, mi riferii a lei con tono sgarbato.
<<Non usare questo tono con me, non mi incanti>>, mi additò.
<<Allora?>>, incalzai.
<<Qui fuori c'è il dottor Clark ed è venuto per te, che tu lo voglia o no parlerai con lui>>.
<<Andate via!>>, urlai, <<Sicuramente anche lui era d'accordo con voi>>. Che traditore.
Si portò le mani sui fianchi guardandomi in malo modo. Girò i tacchi andandosene via chiudendo la porta.
Qualche minuto dopo sentii bussare alla porta, era sicuramente il dottor Clark. <<Non voglio parlare con nessuno>>, urlai a chiunque ci fosse dietro la porta. La porta si aprì comunque, rivelando un dottor Clark preoccupato. <<Ho detto che non voglio parlare con nessuno>>, ribadii.
<<Lo so, ma hai bisogno di parlare con qualcuno, ecco perché sono qui>>, mi disse mentre si chiudeva la parta alle spalle e si sedeva sul mio letto. <<Sei arrabbiato, non è così?>>.
<<L'esperto è lei, no?>>.
<<Sapevo che l'avresti presa male>>.
<<Mi hanno mentito! Hanno giocato con i miei sentimenti>>.
<<Sentimenti? Non eri tu quello che diceva di non averne, di essere vuoto?>>.
<<A quanto pare non era così>>, dissi mentre mi portavo le mani sul viso.
<<Sam...>>.
<<Io la amo... e adesso l'ho persa>>.
<<Non è persa>>.
<<Sì, invece!>>. Lo guardai dritto negli occhi.
<<Perché dici questo?>>.
<<Perché adesso lei sa che non sono quello che sembro, che non sono un vero ragazzo, e gliel'ho detto io>>.
<<E allora?>>. Era stupido o cosa?
<<E allora! Adesso lei sarà disgustata da me, non vorrà più vedermi>>.
<<Tu dici?>>.
<<Ma certo, fanno tutti così!>>.
<<Non mi dicevi sempre che lei non era come gli altri o sbaglio?>>. Questo era vero, ma se mi fossi sbagliato?
<<Questo è vero, ma...>>.
<<Lei ti ha mai fatto credere o pensare che potesse essere disgustata da ciò che sei in realtà?>>.
<<No, però...>>.
<<Però cosa?>>.
<<Da un po' faccio sempre lo stesso sogno>>.
<<Raccontamelo>>.
Chiusi gli occhi ripensando al mio incubo e iniziai il racconto: <<Mi trovo nel parco, esattamente nel punto dove l'ho incontrata la prima volta. Mi accorgo di essere senza vestiti. A un tratto sento lei che mi urla contro. Mi dice come ho potuto mentirle e nasconderle questo, per poi dirmi che non mi vuole più vedere, tutto questo con le lacrime agli occhi>>.
<<A te sembra disgustata?>>.
<<Non saprei>>.
<<A me sembra arrabbiata>>.
<<È solo un sogno>>.
<<E se rispecchiasse la realtà?>>.
<<Be', se rispecchiasse la realtà non vorrebbe comunque vedermi>>.
<<Perché non provi a riconquistare la sua fiducia?>>, mi suggerì.
<<No>>. Oramai era troppo tardi, e poi quello era solo un sogno, non volevo vedere la sua faccia disgustata nel vedermi, non l'avrei sopportato.
<<Come vuoi, la scelta spetta a te>>.
<<Infatti>>.
<<Però ti suggerisco di uscire da questa stanza, la vita è breve, non sprecarla>>. Su questo aveva ragione.
<<Va bene, seguirò il suo consiglio.
<<Bravo ragazzo. Adesso vado>>.
<<Va bene>>.

Stavo dormendo tranquillamente, quando mi sentii scuotere. Chi poteva essere? <<Chi è? Sto dormendo>>, biascicai nel sonno.
<<Sono papà>>. Che voleva da me?
<<Cosa vuoi?>>.
<<Andiamo a fare un bel picnic>>.
<<Sei pazzo? Fuori si gela>>.
<<E allora? Alzati e vestiti, si va a fare un picnic>>, mi ordinò mentre mi tirava via le coperte. Che fine aveva fatto mio padre? Probabilmente l'influenza della dottoressa Grace gli aveva dato alla testa, lui non era mai stato autoritario con me.
Eravamo al parco ma io non avevo voglia di fare un picnic con mio padre, così tirai sulla testa il cappuccio della mia felpa e poggiai il capo sulle ginocchia.
<<Scusa il ritardo, Richard>>, sentii dire dopo qualche minuto che eravamo qui da una voce a me familiare, era la dottoressa Grace. Che cosa ci faceva qui? Che fosse un altro dei loro subdoli piani?
<<Non c'è problema, siamo arrivati da poco>>, le disse mio padre.
Se c'era lei c'era anche Elle. Mi era mancata così tanto. Che fosse stata trascinata a forza anche lei, o che volesse semplicemente vedermi? Non ne avevo la minima idea. Avevo il timore che non volesse più vedermi. Era disgustata da me? Arrabbiata per caso? Quanti dilemmi in una sola e breve esistenza. Troppi problemi per un'unica persona.
<<Non ce la faccio...>>, sentii dire da Elle rompendo quel silenzio assordante che si era creato. Sapevo che era scappata via in lacrime.
<<Eleonora!>>, le gridò dietro sua madre.
<<Lasciala, ha bisogno di sfogarsi e di stare da sola>>.
Alzai il capo in loro direzione per guardarli. Ero arrabbiato con i nostri genitori, era tutta colpa loro questa assurda situazione, il mio allontanamento da Elle.
Mi alzai e loro mi guardarono allamati. <<È tutta colpa vostra, non dovevate intromettervi tra me e lei, ci aveva già pensato il destino a farci incontrare... mi avete solo deluso>>, con quest'ultime parole me ne andai via alla ricerca di Elle, sapevo dov'era diretta.
Mentre camminavo iniziò a piovere. Fantastico! Era proprio quello che ci voleva, si sarebbe presa un raffreddore. Dopo un po' la raggiunsi, ed era lì, appoggiata sul tronco dell'albero a piangere disperatamente.
<<Sapevo che ti avrei trovata qui>>. Nonostante il suo senso dell'orientamento fosse pessimo, lei riusciva sempre a trovare il nostro posto.
Si voltò per guardarmi ed era decisamente arrabbiata. <<Vattene>>, m'intimò mentre continuava a piangere.
<<Nonostante tu abbia un inesistente senso dell'orientamento>>, continuai, <<riesci sempre a trovare questo posto>>.
<<Due settimane...>>. Sapevo a cosa si stava riferendo.
<<Lo so...>>. Non sapevo cosa dire, mi sentivo così in colpa, avevo lasciato che le mie paure prendessero il sopravvento su di me.
<<Credevo che ti fidassi di me, io non sapevo niente>>, mi accusò.
<<Mi dispiace...>>.
Mi spinse di lato per passare e andarsene via lontano da me. Non volevo che se ne andasse via, doveva sapere che ci tenevo a lei. L'afferrai per un polso attirandola a me e la baciai. Non sentii più la pioggia che cadeva sul mio corpo, eravamo solo noi due e il nostro primo bacio. Mi lasciai trasportare dalla passione, passione che provavo per lei e l'amore che sentivo. Io la amavo.
Ci staccammo per riprendere fiato guardandoci negli occhi e mi persi in quel grigio che amavo tanto e che mi era mancato. A interrompere quel momento, fu la dottoressa Grace che stava cercando Elle, probabilmente pensava che si fosse persa. Distolse lo sguardo dal mio lasciandomi un senso di vuoto. Si allontanò da me per raggiungere la madre che scorsi in lontananza.
<<Ti riconquisterò Elle, tu sarai di nuovo mia, starne certa>>, sussurrai sotto la pioggia scrosciante.

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