Sam IX

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Non avevo voglia di ritornarmene a casa, così andai nel parco sotto al mio albero preferito. Avevo voglia di piangere, così mi sfogai. Non sapevo cosa pensare. Mi ero davvero comportato male con Elle? A me non era sembrato, almeno così credevo. Cosa pretendeva alla fine da me, io che mi comportavo male col mondo intero, che m'importava solo di me stesso. Ero l'egoista per eccellenza. Però da quando l'avevo incontrata non era più così, lei mi stava cambiando fin nel profondo. Che mi stessi davvero innamorando di lei? Che la desiderassi? Dovevo assolutamente andare da Clark, ero stufo di tutti questi dubbi.

<<Sam>>, mi salutò il dottor Clark appena mi vide e potrei scommetterci che aveva un espressione esasperata.
Quando ci accomodammo mi guardò come ad aspettarsi da me l'ennesimo crollo, ero così prevedibile? Scacciai via quei pensieri e ignorarli. <<Sono successe un sacco di cose nuove>>.
<<Ti hanno turbato queste novità?>>, mi chiese.
<<Sì e no>>.
<<Cosa ti ha turbato?>>. Cosa mi aveva turbato? Il strano episodio di oggi, chissà che cos'era.
<<Oggi ho provato una strana sensazione>>.
<<Che sensazione?>>, mi chiese accigliandosi.
<<Ehm... al basso ventre>>.
Mi guardò per qualche istante perplesso prima di dire qualcosa. <<In che situazione è successo? Stavi facendo qualcosa in particolare?>>.
<<Ecco... stavo guardando Elle>>.
<<Elle?>>. In viso gli apparve un'espressione confusa.
<<Sì, io la chiamo così, anche se in realtà si chiama Eleonora>>, gli spiegai.
<<Capisco... stava facendo qualcosa in particolare?>>.
<<No, però aveva appena indossato la tuta>>. Ripensai a lei con indosso la tuta e mi bei di quella visione stupenda.
<<E ti piaceva?>>.
<<Cosa?>>.
<<Quello che vedevi, ti piaceva?>>. Se mi piaceva? Mai visto niente di più bello.
<<Sì>>.
<<Sam?>>.
<<Sì?>>.
<<A quanto pare non sei asessuato come credevi>>. Cosa? Non capivo.
<<Cosa intende?>>.
<<Che lei ha scatenato in te il tuo appetito sessuale>>. Come? Quindi era questa la sensazione che si provava?
<<Ah...>>.
<<Che altro senti quando stai con lei?>>.
<<Che il tempo con lei non mi basta mai e che voglio sempre di più>>.
<<Interessante... sei arrivato a qualche tua conclusione o ti è ancora tutto ignoto?>>.
<<Ho fatto due chiacchiere con mio padre in realtà>>.
<<Di che avete parlato?>>.
<<Volevo sapere come si sentiva con mia madre, e li sono arrivato a una specie di conclusione>>.
<<Cioè?>>.
<<Credo di starmi innamorando di lei>>.
<<Questo è un gran passo in avanti per te>>.
<<Lo so>>.
<<Come ti fa sentire tutto questo?>>. Non lo sapevo, c'erano fin troppe sensazioni ed emozioni dentro di me.
<<Non lo so...>>. Mi passai le mani fra i capelli per la disperazione. <<E se lei non mi volesse?>>.
<<Sam, il tempo dirà se lei ti vorrà o meno, nel frattempo, potrai solo provare a conquistare il suo cuore>>.
<<E se questo non bastasse?>>, lo guardai disperato.
<<Non tutti gli amori sono corrisposti e lo sai anche tu>>.
<<Lo so>>. Anche la mia voce trapelava la mia disperazione. Volevo che lei s'innamorasse di me, che fosse solo mia. <<Lei non vuole essere la mia fidanzata>>.
<<E tu lo vuoi?>>.
<<Più di ogni altra cosa, le ho anche detto che avrei provato ad avere una storia romantica con lei>>.
<<E tu sei disposto a dargliela?>>.
<<Gliela sto già dando>>.
<<Allora continua così, non voler tutto subito, falla innamorare di te e fa con calma, non farla scappare>>.
<<Va bene>>.
<<C'è dell'altro che mi devi dire?>>.
<<Mi ha detto che mi sono comportato male con lei, mi ha anche cacciato di casa per questo>>. Si era proprio arrabbiata. <<Sospetto che sia in quel periodo del mese>>.
<<O semplicemente avrai fatto qualcosa che le abbia dato fastidio>>, mi fece notare.
<<E cosa?>>.
<<Se non lo sai tu>>, fece spallucce.
<<Cosa mi suggerisce di fare?>>.
<<Chiedi Sam, chiedi e basta>>. Certo, era così ovvio e semplice.

Erano le 23:00 ed ero sotto casa sua non sapendo cosa fare o meno. Chiamarla e chiederle del perché si fosse arrabbiata così tanto con me o andarmene via? Non potevo andarmene via, prima o poi l'avrei rivista e sarebbe ancora stata arrabbiata con me. Dovevo risolvere la faccenda prima che fosse troppo tardi.
Decisi di mandarle un messaggio.
Lo so che sei ancora sveglia e che ce l'hai con me, per questa ragione sono qui sotto casa tua che ti aspetta. Vestiti, ti porto a fare un giro.

Aspettai minuti interminabili una sua risposta. Ero certo che era ancora sveglia, probabilmente non sapeva se rispondermi o meno, o poco probabilmente si stava preparando.
Sentii il telefono vibrare ed era una sua risposta.

Perché mai dovrei uscire con te?
Era decisamente arrabbiata con me.

Perché sono uno stupido che vuole farsi perdonare nonostante non abbia capito cosa abbia fatto. Ti prego, risolviamo la faccenda.

Quindi stai ammettendo che sono più intelligente di te?
Voleva farmi impazzire o cosa? Era meglio accontentarla.

Sì, sei più intelligente di me.
Non mi rispose ma dopo qualche attimo vidi la porta d'ingresso aprirsi.
<<Finalmente hai capito chi è l'intelligente fra noi due>>, mi disse incrociando le braccia al petto con aria di superiorità, <<Dopotutto, di che mi meraviglio>>. Mi aveva appena dato del tonto per caso? Prima che potessi dire qualcosa, chiuse la porta per poi avvicinarsi a me, sempre con quell'aria di superiorità. <<Andiamo o vuoi restare qui con quella faccia da ebete?>>. Mi rigirava le mie battute o sbaglio?
<<Andiamo>>. Le offrii il mio braccio che accettò.
Passeggiammo per un po' a braccetto fino a raggiungere il parco. Era una bella serata e non faceva tanto freddo. Lei era bellissima come sempre e si stava abituando a indossare dei vestiti come si devono. Indossava dei semplici jeans chiari e una camicetta bianca con sopra un tranche beige, aveva anche lasciato i capelli sciolti, stava davvero bene.
La portai nel viale delle panchine, c'era una bella vista sul laghetto e ci venivano tante coppiette. Era un posto romantico. Ci accomodammo su una panchina e restammo in silenzio a osservare il panorama.
<<Mi piace questo posto di sera, e poi c'è la luna>>, contemplò. Il mio piano di farla addolcire aveva funzionato alla fine, ero salvo, almeno così speravo.
<<Ti avevo promesso una passeggiata al chiaro di luna>>, le rammentai.
<<È vero>>, mi disse mentre osservava la luna. <<Però non credere che ti perdoni così tanto facilmente, mio caro>>. Mi guardò con aria accigliata. Il mio piano non aveva funzionato, ero fritto.
<<Elle, devi capire che io non sono bravo con le persone e che sono abituato in un certo modo>>.
<<Lo so>>.
<<Ho bisogno che tu mi dica quando sbaglio, così non lo farò più>>.
<<Sei uno stupido>>.
<<Grazie tante>>.
<<Non c'è di che>>. Com'era irritante e adorabile allo stesso tempo quando faceva così.
<<Potresti spiegarmi cosa avrei fatto di così tanto grave per averti fatto arrabbiare così tanto?>>.
Ruotò gli occhi esasperata. <<Davvero non ci arrivi da solo?>>.
<<Ehm, no>>.
<<Sei un vero disastro, Sam>>, le scappò un mezzo sorriso mentre pronunciava quelle parole.
<<Lo so>>, ridacchiai.
<<Mi ha dato fastidio il fatto che tu non ti fida di me ma di un qualunque psicologo>>. Dunque era questo il punto: la fiducia.
<<Ma il dottor Clark non è un qualunque psicologo>>, ribattei, ed era la pura verità, lui sapeva ascoltarmi, era il mio confidente.
<<Lui non è tuo amico>>, ribatté accigliandosi.
<<Lo so>>.
<<E allora perché non ti confidi con me?>>.
<<Non posso dirti sempre tutto>>.
<<Ah, e io devo dirti per forza tutto?!>>. Incrociò le braccia al petto furente.
<<Certo>>.
<<Se la metti così, ti puoi scordare il mio perdono>>, mi urlò contro additandomi.
<<Oh, andiamo Elle, è troppo imbarazzante questa cosa, non te la posso dire>>.
<<Bene, allora non ti dirò più nulla>>. No. No. No. E poi no. Lei mi doveva dire tutto.
<<Non esiste!>>.
<<E allora dimmi questo segreto imbarazzante che ti tieni da oggi>>. Ragazze! Erano davvero impossibili.
<<Ok, poi non ti venire a lamentare>>. Ero esasperato.
<<Bene, sentiamo cos'hai da dire>>. Aveva in faccia stampato un sorriso trionfante. L'avrai baciata in quel momento ma mi trattenni dal farlo.
<<Quando ti ho vista in tuta...>>, mi bloccai inghiottendo a vuoto un groppo di saliva per il nervosismo e per lei che mi guardava con sguardo attento, <<Ecco... come ha detto Clark, testuali parole: Lei ha scatenato in te il tuo appetito sessuale>>. Rimase interdetta per qualche istante riflettendo sulle mie parole.
<<Allora avevo sentito bene>>, parlò più a sé stessa che a me.
<<Cosa avresti sentito?>>, chiesi curioso.
<<Ti voglio>>. Accidenti!
<<Io non ho detto questo>>, mentii spudoratamente. In realtà le avevo detto quelle parole sulla foga del momento.
<<Sei un pessimo bugiardo e anche un depravato>>, mi accusò.
<<Io, depravato? E tu? Non mi venire a dire che non ti piaceva quello che ti stavo facendo, perché non ci crederei>>. La lasciai senza parole. Un punto per me Elle.
<<Colpa tua>>. Era in imbarazzo così decisi di provocarla.
Senza preavviso l'attirai a me facendo aderire i nostri corpi. I suoi occhi vagarono dai miei alle mie labbra e il suo respiro divenne irregolare, sapevo di scatenarle un certo effetto.
<<Sì, ti voglio e sappi che non ho mai desiderato nessuno, credevo anche di essere asessuato, ma mi sbagliavo>>.
<<Ah sì?>>, la sua voce le uscì in un sussurro.
<<Sì, stavo aspettando te>>.
<<Sam...>>. Cercò di parlare ma la zittii poggiandole un dito sulle labbra.
<<Sento che anche tu mi vuoi, perciò... vuoi essere la mia fidanzata?>>, le sussurrai.
Mi guardò per minuti interminabili e strazianti per poi annuire col capo.
<<Davvero?>>. Ero incredulo e il mio cuore batteva frenetico. Non mi era mai successa una cosa del genere, cos'era questa sensazione, che fosse felicità? Ero felice che lei avesse acconsentito a diventare la mia fidanzata? Probabilmente sì.
<<Sì>>.
<<Oh Elle...>>. Poggiai il capo sulla sua spalla. Ero felice ma il mio cuore batteva fin troppo forte. Stavo per avere un attacco da un momento all'altro me lo sentivo. Mi spostai da lei per poggiare la schiena sulla panchina. Sentivo un peso sul petto che mi toglieva il respiro e il mio cuore che batteva frenetico, era come se volesse scappare.
<<Sam, ti senti male?>>. No, non volevo che si spaventasse.
<<Non è niente>>, riuscii a biascicare, <<devo solo prendere la mia medicina>>.
Era allarmata e aveva gli occhi lucidi. <<Dove tieni la tua medicina?>> Cercava di trattenere le lacrime per non farmi preoccupare o agitare. La mia dolce Ella.
<<Nella tasca destra della mia giacca, una può andare>>. Non era una crisi grave. Prese il flacone con le pillole aprendolo e prendendone una che mi porse. La presi aspettando che agisse.
Aspettai in silenzio che i battiti del mio cuore diventassero regolari e che il peso nel mio petto svanisse a poco a poco. Anche lei aspettava in silenzio. Cercava di trattenere le lacrime ma invano. Mi avvicinai a lei asciugandole le lacrime. <<Non piangere>>, le sussurrai. Si gettò fra le mie braccia iniziando a singhiozzare. <<Va tutto bene>>, la rassicurai carezzandole la schiena con movimento lento e rilassante della mano.

Dopo il mio malore, Elle mi costrinse a tornare a casa e a chiamare il mio medico, così feci. Era meglio non far arrabbiare quella ragazza o si trasforma nella dottoressa Grace 2.0. A volte sapevano essere così simili quelle due.
Quando la dottoressa Grace mi vide mi diede una sfuriata assurda. <<Come ti è saltato in mente di uscire a quest'ora della notte!>>. Non le risposi, mi limitai a guardarla. <<Cosa stavi combinando poi?>>, mi additò severa. Feci spallucce in risposta. <<Sam, non puoi comportarti sempre in questa maniera sconsiderata, pensa alla tua salute per una volta tanto>>. Salute? Che cosa pretendeva da me, stavo morendo.
<<Cosa importa, oggi o domani, tanto fra qualche mese sarò morto>>, il mio tono di voce era neutro e distaccato.
<<Pensa a tuo padre. Pover uomo, non si merita tutti i dispiaceri che gli causi>>.
<<Oh, andiamo. Adesso sarebbe colpa mia se sto morendo?>>, mi innervosii.
<<Sai cosa intendo...>>. Ci risiamo con quella storia.
<<Non ne voglio più parlare di quella faccenda>>, dissi a denti stretti.
Era esasperata. <<Come vuoi, Sam>>. Mi guardò per qualche istante prima di parlare: <<Domani verrò a scuola per visitarti>>.
<<Come vuole>>, mi rassegnai al suo volere. Per me era solo una perdita di tempo, una visita non avrebbe cambiato la mia situazione attuale.
Mi ritirai nella mia stanza per andare a riposare, prima però feci un bagno caldo e rilassante.
La dottoressa non poteva rovinarmi l'umore, non dopo che la mia Elle aveva acconsentito a diventare la mia fidanzata. La mia fidanzata. Era ancora in surreale. Io che non avevo mai desiderato nulla del genere. In poco tempo una splendida ragazza era riuscita a farmi cambiare, a far riemergere quel umanità che avevo perso da tempo. Chissà cosa ne avrebbe pensato la mia mamma, lei che adorava mettermi dei vestitini pensando che fossi la sua piccola principessina. Penso che non avesse capito il mio vero essere. Con nonno era stato ben diverso, lui l'aveva capito fin dall'inizio. Penso che le sarebbe piaciuta Elle, l'avrebbe approvata. E papà? Certo, lui voleva la mia felicità e mi accontentava in tutto, però... forse mi avrebbe detto che la mia scelta non era giusta perché questa relazione si stava basando su delle menzogne. Lei pensava che fossi un ragazzo cis, e il sogno di oggi ancora mi tormentava:
Era tutto verde e alle mie spalle c'era un grande albero. Ero nel parco. Nel mio rifugio segreto, dove papà e la dottoressa Grace non sapevano che mi rifugiavo per piangere. Cosa ci facevo qui?
C'era vento, vento gelido che carezzava la mia pelle facendomi rabbrividire. Mi guardai attentamente ed ero senza vestiti, vesti che mi nascondevano, nascondevano il mio essere, il vero me che tanto detestavo.
<<Come hai potuto!>>. Mi voltai ed era Elle. Mi guardava con le lacrime agli occhi.
<<Ti posso spiegare...>>.
<<No! Come hai potuto mentirmi, nascondermi questo! Non ti voglio più vedere!>>. Si voltò andandosene via.
Volevo raggiungerla ma non potevo muovermi.
<<Elle! Aspetta Elle, posso spiegarti!>>.
Non volevo che scappasse via da me disgustata e arrabbiata per avergli mentito. No, non sarebbe mai accaduto. Lei non avrebbe mai saputo che in realtà ero un ragazzo transessuale. Non doveva sapere nemmeno che stavo per morire, mi avrebbe guardato come faceva mio padre, come qualcuno che sarebbe morto da un momento all'altro.
Mi preparai per andare a letto ma prima di mettermi a dormire decisi di mandare un messaggio a Elle per rassicurarla.
Il mio medico ha detto che è tutto a posto, solo che mi ha dato una tirata d'orecchi.

L'importante è che stai bene.
Sapevo che c'era qualcosa che non andava in lei.

Ti sei pentita di aver accettato di diventare la mia fidanzata?

No.

E allora cosa c'è che non va?

Sam, e se questa relazione facesse male al tuo cuore? Hai visto cos'è successo quando ho accettato di essere la tua fidanzata... non voglio che ti accada qualcosa... non lo sopporterei...
La mia Elle, sempre pronta a preoccuparsi per gli altri.

Mi farebbe più male se tu non fossi mia. Ho bisogno di te.

E io di te.

Allora non ti preoccupare di niente, viviamo questo nostro magnifico momento, va bene?

Va bene, Sam.

Buonanotte mia dolce Elle, fa sogni d'oro, a domani.

Buonanotte mio psicopatico, a domani.

Questa mattina mi svegliai presto per andare in giardino, volevo portare un fiore a Elle. Il giardino aveva una vasta varietà di fiori: il punto era scegliere quello più adatto a lei. Quale scegliere però? Alla fine optai per una semplice rosa bianca.
Oggi faceva davvero freddo, così mi vestii pesante, speravo tanto che nevicasse, mi piaceva la neve.
Come sempre la mia Elle era da mozzare il fiato, la divisa le stava divinamente e le sue gambe erano incredibili.
<<Hai intenzione di restare lì imbambolato come un ebete per tutto il giorno o vuoi farmi salire in auto per andare a scuola?>>.
Cercai di darmi un contegno e recuperare la dignità persa. <<Io non sono un ebete>>, protestai.
<<Si come no>>.
<<Ti stai prendendo gioco di me per caso?>>.
<<Forse>>, fece un sorrisetto. Mi stava prendendo in giro.
<<Se non la smetti non ti darò una cosa>>.
<<Che cosa?>>, chiese curiosa ed entusiasta allo stesso tempo. Per tutto il tempo avevo tenuto la rosa nascosta dietro la schiena, così allungai la mano per porgergliela. <<È per me?>>, chiese timidamente.
Finsi di guardarmi intorno. <<Qui non vedo nessun'altra che sia la mia fidanzata>>.
<<Allora è mia>>, disse mentre prendeva la rosa dalla mia mano e ammirandola con occhi sognanti.
Arrivati a scuola Elle era nervosa. Cercai di osservarla e capire cosa c'era che non andava in lei. Si guardava in giro e si mordeva il labbro inferiore. Mi soffermai per qualche attimo sulle sue labbra desiderando di essere io a morderle. Sam, contegno! <<Qualcosa non va?>>, le chiesi.
<<Tutti ci guardano>>.
<<Davvero?>>.
Alzò gli occhi al cielo. <<Per una volta, guardati intorno e presta attenzione agli altri>>.
Feci come mi chiese. Mi guardai intorno e tutti ci fissavano con aria curiosa. Cosa avevano da fissare tanto?
<<Perché ci fissano?>>, le chiesi.
<<Forse perché ci stiamo tenendo per mano>>, mi fece notare. Non mi ero accorto di averla presa per mano.
<<Che ci fissino, tutti devono sapere che sei mia>>, le dissi per poi farle l'occhiolino, lei in risposta fece una faccia esasperata.
Durante le lezioni me ne ritornai nel mio nuovo mondo, chiamato Elle. Ancora non potevo crederci che aveva accettato di essere la mia fidanzata, per lo più che mi fossi fidanzato. Se lo avessi detto in giro nessuno mi avrebbe creduto, più che altro, avrebbero pensato che fosse uno scherzo. Dovevo ancora andare dal dottor Clark per raccontargli l'avvenimento, dovevo chiedergli anche come mi sarei dovuto comportare d'ora in avanti. Probabilmente avrei dovuto fare qualcosa di più, ma cosa? Avrei dovuto portarla al cinema? Quelli pubblici erano sempre affollati, e forse anche sporchi, e poi non sempre c'erano dei film interessati, ma di certo non potevo portarla in quello che avevo a casa, papà avrebbe potuto vederla. Ora che ci pensavo... avrei dovuto presentarla a papà? Non credo, sarebbe andato a dirlo alla dottoressa Grace e lei non approverebbe la cosa, meglio di no. Cosa potevo fare allora?
<<A cosa stai pensando?>>.
Mi voltai per vedere una Elle che mi scrutava con curiosità.
<<Mi ruba le battute, signorina?>>. Alzò gli occhi al cielo. <<Comunque, tu non eri quella che non parlava durante le lezioni?>>.
<<Be', ogni tanto ci sta un'eccezione, e poi eri così concentrato>>. Beccato.
<<Pensavo a una cosa con cui discuterò con Clark>>.
<<Ti riferisci al tuo psicologo?>>, mi chiese sussurrando l'ultima parola.
<<Sì>>.
<<Be', se vuoi puoi parlarne con me>>.
<<Senza offesa, ma certe cose preferirei discuterne con lui>>.
<<Come vuoi...>>. C'era rimasta un po' male, così decisi di rimediare.
<<Comunque, credi che sia il caso di mantenere la nostra relazione segreta? Sai, il mio medico è come tua madre, non approva le relazioni alla nostra giovane età>>. Ridacchiò alle mie parole, era così bella quando rideva.
<<Scommetto che andrebbero d'accordo>>.
<<Lo credo anch'io>>, ridacchiai a mia volta.
<<Per il momento sarà meglio tenere questa cosa per noi, ma prima o poi dovranno saperlo>>.
<<Dobbiamo proprio?>>. La dottoressa Grace a volte sapeva davvero farti paura.
<<Sì, Sam, dobbiamo>>, puntualizzò decisa.
<<Ok>>. Anche Elle a volte faceva paura, era così simile alla dottoressa Grace per certi aspetti, che potevano essere madre e figlia. Ora che ci pensavo... la dottoressa aveva una figlia che viveva con il suo ex marito ma non l'avevo mai vista e non mi ero mai interessato a lei, sapevo solo che avevamo la stessa età.
Poco prima di pranzo avvisai Elle che dovevo andare in infermeria per un controllo di routine con il mio medico, nulla di grave le dissi, non volevo che si preoccupasse ulteriormente, anche se mi osservò uscire dalla stanza con aria preoccupata.
Quando arrivai in infermeria, la dottoressa Grace mi visitò con cura dicendomi che al momento ero stabile ma non dovevo agitarmi e né stressarmi, come se non lo sapessi già.
Poco prima di uscire dall'infermeria suonò la campanella che annunciava la pausa pranzo, così mi affrettai a raggiungere la mia classe per andare a pranzo con Elle nella oramai nostra stanza segreta. Quando quasi raggiunsi la mia classe notai un gruppo fermo davanti all'aula. Cosa stava succedendo? Mi avvicinai per dare un occhiata. C'era una ragazza che se la stava prendendo con qualcuno ma non riuscivo a vedere bene chi fosse. Non so il perché ma avevo una strana sensazione che non mi faceva oltrepassare la folla per andare in classe e ignorare il tutto. Era come se qualcosa mi trattenesse qui. Mi avvicinai ancora di più per ascoltare e vedere meglio.
<<Sei solo una stupida>>, inveiva la ragazza di spalle. Evidentemente se la stava prendendo con una ragazza, ma ancora non riuscivo a vederla, c'era troppa gente davanti che mi ostacolava la vista. <<Per colpa tua sono finita nei guai e i miei genitori mi hanno severamente punita, ti rendi conto della gravità della situazione?!>>. Mi sentivo così strano, perché? La ragazza fece un passo avanti afferrando l'altra per la giacca e spostandola di lato, fu lì che vidi che colei che era stata presa di mira, la vittima, era ben che meno la mia Elle. Fui invaso da una rabbia mai sentita prima. Dentro stavo ribollendo. <<Credi davvero che se ti dai una sistemata lui si accorga di te, che ti trovi interessante?>>, rise, <<Per lui sei solo un passatempo, un gioco. A lui non importa niente di te, tu sei il nulla e lui è il capo qui>>. Adesso era troppo!
Con passo lento mi avvicinai a loro. Tutti si accorsero finalmente della mia presenza e indietreggiarono spaventati. Elle mi guardò con occhi spaventati e supplichevoli, intanto la ragazza accorgendosi di me si voltò. Appena realizzò chi fossi sgranò gli occhi stupita e lasciò andare Elle.
<<Cosa stai facendo?>>, mi rivolsi alla ragazza con voce bassa e minacciosa, la mia rabbia era quasi incontenibile.
<<Insegno alla nuova arrivata come stanno le cose e la scala sociale>>.
Mi avvicinai a lei in modo minaccioso. <<Io sto in cima e tu, stai più in basso di uno scarafaggio>>. La ragazza tentennò sotto shock non sapendo cosa dire, aprì la bocca più volte senza emettere alcun suono. La scansai di lato per prendere Elle da un fianco e stringerla a me in modo protettivo, per poi rivolgermi a tutti i presenti: <<Chiunque altro osa prendersela con lei dovrà vedersela con me, lei è mia, solo mia, e nessuno deve osare prendersela con lei in alcun modo, chiaro?>>. Tutti annuirono alle mie minacce. <<E adesso, andate!>>, urlai. <<Tu no>>, dissi alla ragazza che se la stava prendendo prima con Elle. L'avevo riconosciuta, era quella che le aveva dato la pallonata in faccia. Ancora lei!
<<Sì?>>, disse intimorita.
<<Provvederò io stesso a renderti la permanenza qui un vero inferno>>. La ragazza deglutì alle mie minacce prima di scappare via.
<<Sam...>>. Ero arrabbiato con me stesso, non sarei dovuto andare a quella stupida visita e lasciarla da sola in balia di quella. Avevo voglia di urlare e sfogare la mia rabbia ma dovevo trattenermi dal farlo, il mio stupido cuore malato me lo impediva, e poi non volevo far spaventare un'altra volta la mia Elle.<<Sam...>>. Mi voltai per guardarla appena mi chiamò per l'ennesima volta. Mi guardava con sguardo preoccupato.
<<Cosa c'è?>>. La mia voce era bassa.
<<Lascia perdere, non ne vale la pena>>.
Frustrato l'afferrai per le braccia in modo brusco avvicinandola a me. <<Per te ne varrà sempre la pena>>.
<<Sam...>>.
<<Sei la mia fidanzata e devo proteggerti e renderti felice, lo capisci?>>. Annuì poggiando la mano sulla mia guancia sinistra e carezzandomi con il pollice, chiusi gli occhi beandomi di quella sensazione.
<<Non piangere però>>. Aprii gli occhi non capendo il senso delle sue parole. Stavo piangendo? Non me n'ero reso conto.
Mi asciugai le lacrime ricomponendomi. <<Andiamo a pranzo, il mio stomaco reclama e poi ho fatto preparare una crostata di ciliegie per te>>.
<<È la mia preferita>>, mi sorrise.
<<L'avevo intuito>>, le feci l'occhiolino.
Alzò gli occhi al cielo. <<Con te è impossibile mantenere dei segreti>>, ridacchiò.
<<Hai ragione, sei un libro aperto>>, risi a mia volta. <<Su, andiamo, ho fame>>. Ce ne andammo lasciando quella strega impallata sul posto.

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