Alissa's Pov.
Avevo rovinato tutto come sempre, era l'unica cosa che sapevo fare meglio.
Erano passate delle ore da quella discussione ed io ero passata da Michael, lui mi aveva rassicurata dicendomi che tutto si sarebbe sistemato e che questa sera sarebbero dovuti andare a mangiare fuori.
Io non avrei voluto andarci, ma dovevo.
"Ash in questo periodo mi evita." Avevo detto a Calum, lui si era irrigidito.
"Lo fa con tutti, fra poco si avvicinano le vacanze e dobbiamo andare da Hemmings, per il ringraziamento e lì ci sarà Diana." L'aveva detto con chiarezza ed il mio cuore sembrò fare lo stesso rumore di un bicchiere caduto sull'asfalto.
"Che significa «dobbiamo»?" Sviai il discorso.
"Ci andiamo sempre, tutti, anche tu." Rispose con naturalezza ed io roteai gli occhi al cielo.
"Sentite, io vado, si è fatto tardi." I miei occhi vagarono per tutta la camera e loro annuirono rattristiti. "Non fate quelle facce." Cercarono di rattristire al meglio i loro visi ed io cedetti. "Okay, andrò in camera mia per cambiarmi, poi verrò con voi." Loro esaltati batterono il cinque.
Io mi voltai andando verso la porta, me ne andai proseguendo nel lungo corridoio, arrivando alla mia stanza.
"Non posso." La sua voce era chiara attraverso il pezzo di legno che ci divideva. "Non posso dirglielo, lo sa già." Stava parlando con qualcuno? Chi e soprattutto di chi? "Alissa è diversa." Aveva pronunciato il mio nome ed il mio cuore sembrò saltellare sul mio petto. "Lo vedrai, è così, senti non so come spiegartelo, solo... non avevo mai parlato così apertamente di lei. Credo stia succedendo qualcosa dentro di me, e questa cosa mi fa stare bene, quando sono con lei." I miei occhi sembrarono pizzicare.
Quando misi la chiave nella serratura col cuore palpitante, il suo tono sembrò abbassarsi. Lo trovai davanti alla finestra, con gli occhi rivolti al panorama.
Non si era neanche scomodato nel darmi uno sguardo.
Andai verso il mio armadio ed io mio cellulare tremò attraverso la stoffa dei pantaloni.
«metti qualcosa di sexy e truccati, sexy ed eleganti, e togli quelle vans, metti un tacco.
xxIl tuo migliore amico preferito.» risi, io? mettere qualcosa di sexy? Risi nuovamente.
Scovai un vestito, che tra l'altro era largo, e molto lungo, sembrava più o meno una tunica color salmone. Sarebbe bastato, non era mica una serata di gala.
Un tacco a punta sul davanti, non erano molto alte ed erano di un bianco acceso.
Non ero molto brava col trucco, mi ero precipitata in bagno e dopo la mia doccia rilassante avevo appena messo le mie mani sul viso.
Qui sarebbe servito un miracolo, non del trucco.
Avevo allungato le ciglia con il mascara ed avevo messo un po' di rossetto opaco neutro.
Non volevo nient'altro, entrare in quel vestito fu più che facile.
Uscendo dal bagno non riuscì a mettere la scarpa sinistra ed imprecando potetti scovare un Luke curioso e stupito.
"Che c'è?" Borbottai portando i capelli indietro ed allacciandoli in una coda alta.
"Lasciali sciolti." Aveva sussurrato venendo verso di me.
Mollai i capelli e le sue mani li sfiorarono appena, portando delle ciocche sulle mie spalle facendole cadere sul mio seno.
"Sei tremendamente..." mi guardò un altro po'. "Bellissima." Finì la frase facendomi quasi arrossire.
"Tu... non ti prepari?" Gli avevo chiesto e lui aveva annuito dando uno sguardo alla mia altezza, ero sempre più bassa di lui.
Poi era sparito in bagno con qualcosa fra le braccia.
«non che mi dispiaccia.» aveva detto quella mattina, quando avevo detto a malincuore che noi non potevamo.
«Alissa è diversa.» aveva evidenziato l'ultima parola, come se fosse davvero così per lui.
Ero seduta sul mio letto, aspettando che uscisse dal bagno.
Quando la porta si aprì i miei occhi scattanti furono sul suo corpo che adesso era ornato da una paio di jeans chiari, una camicia bianca coi polsini ancora sbottonati e delle scarpe nere.
I suoi capelli adesso erano domati dalla lacca o forse gel, piegati all'indietro.
Luke, adesso stava abbottonando i polsini della camicia e la voglia irrefrenabile di fargli una foto, stamparne cento copie ed appiccicarle per tutta la stanza, era indomabile.
Così lo feci, scattai una foto a sua insaputa.
Luke è sempre stato un bellissimo ragazzo.
"Come sto?" Mi aveva chiesto prima di prendere la giacca nera.
"Sei carino, Hemmings." Avevo ribadito, controvoglia. "Molto." Aggiunsi, lui sorrise aprendo la porta. Presi solo le mie sigarette ed il cellulare, che porsi a Luke.
"Vuoi che li tenga io?" Aveva parlato piano, eravamo nel bel mezzo del corridoio inanimato. Annuì leggermente, mentre scrutavo ogni sua mossa, li aveva messi in tasche differenti.
—
"Facciamo che sei uno schianto? Una bomba? Perché non ti vesti mai così? Cazzo, Cal guarda che eleganza!" Michael stava urlando mentre strabuzzava gli occhi su e giù per il mio corpo.
Luke aveva già sbuffato due volte.
"Sei sexy, sorella." Mi aveva detto Calum.
"Sentite pedofili, lasciate stare mia sorella, Cal è mia sorella, non tua." Aveva sbraitato Ashton dietro di loro mente era alle prese con i bottoni della sua camicia blu scuro.
Luke aveva sbuffato di nuovo e rigirava le chiavi della sua auto fra le dita.
"Siete piuttosto belli, andiamo, dai ragazzi." Avevo detto prima che tutti e tre uscissero con in mano una giacca diversa dall'altra.
Luke rimaneva meraviglioso.
"Una serata alternativa, bravo Calum." Gli aveva detto Michael.
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Mnemophobia » Luke Hemmings. #Wattys2016
FanfictionE se la paura di ricordare potesse esistere? «esiste la paura dei ricordi?» chiese annoiato dai miei lunghi discorsi. «credo... credo di sì, vediamo...» cercai nell'innumerevole elenco e poi la vidi, ma il ragazzo dagli occhi cristallini la lesse pr...