40. XL. Don't True.

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Playlist: Ed Sheeran — Wake Me Up

[Alissa's.]

Paura, dolore inconfutabile al cervello.

Ero stanca di subire tutto quel dolore, avrei preferito smetterla una volta per tutte, ma non avevo tutto quel coraggio per sbarazzarmi della mia poca vita.

Su un lettino d'ospedale quella mattina, sperai vivamente di non svegliarmi più.

Quando invece, le mie palpebre iniziarono a bruciare, focalizzai quanto fosse vicino il momento di tornarne a preoccuparsi per le solite cose. Respirare nuovamente.

Aprì gli occhi, osservando ogni piccolo dettaglio della stanza. Attraverso la finestra potetti notare quanto grigio fosse stato il cielo fuori e quelle immense gocce batterono insistentemente su di essa. Notai solo allora di avere una mascherina d'ossigeno sulle labbra, richiusi gli occhi abbandonandomi ancor di più sul letto troppo bianco.

Non potevo restare così a lungo in quel posto, pensai.

Orchidee e margherite attirarono la mia attenzione su di un tavolo poco distante dal mio letto.

Mio fratello era stato qui, pensai in seguito.

Mi voltai, cercando uno sguardo, un'approvazione, un viso, che trovai.

Accasciato sulla propria mano, quel piccolo viso, adagiato con confusione e soffermato dai soliti pensieri cupi. Gli occhi gonfi e le labbra schiuse dalla stanchezza.

Ashton era lì, stava dormendo ed aveva pianto.

Continuai a guardarlo, ad ammirare quanto i suoi capelli fossero meno lucenti e più scuri dei miei, quanto le sue guance fossero scavate sotto gli zigomi, quanto le sue mani stessero diventando grandi.
Ashton era cresciuto, era un uomo ed io non avrei mai voluto perdermi un istante della sua vita.

Non parlai, continuai a guardarlo sperando che quando si fosse svegliato non mi avesse urlato contro.

Quella strana sensazione mischiata al dolore tornò a bussare sul mio sterno, senza aspettare che qualcuno l'aprisse si fiondava sempre in mezzo, così capì e focalizzai che qualcosa mancava.

Luke.

Il ragazzo dagli occhi cristallini che mi aveva salvata da me stessa, Luke.

Non era qui, non c'era e la luce dentro la stanza sembrava diminuire sempre di più, poi un tonfo. Un tonfo forte, chiaro, deciso, fuori dalla porta della mia stanza.

"Merda..." imprecò quell'unica voce capace di farmi accapponare la pelle in pochi istanti.

Luke.

Si fiondò dentro senza guardare verso il letto e poggiò le chiavi della sua auto sul tavolo, lasciando poi anche il cellulare seguito dal giubbotto bagnato, zuppo quasi.

Aveva sbuffato 3/4 volte dal suo rientro e non guardò mai nella mia direzione, neanche per controllare cosa stesse facendo Ashton.

Si passò una mano sul viso, confuso e preoccupato emise un lamento dolorante, stringendo poi saldamente i suoi capelli fra le nocche.

Voltandosi guardò verso la finestra, ma mai verso me ed io non ebbi la forza di chiamarlo.

Osservai come fosse concentrato a guardare lo scroscio della pioggia battente sulla finestra, ansioso com'era. Voltò poi lo sguardo su di me e l'espressione che assunse non la seppi descrivere neanche fra una miriade di secoli.

Luke mi aveva guardata negli occhi, aspettando che magari avessi fatto un cenno cosicché capisse che non stesse immaginando nulla, ma non lo feci, rimasi immobile a guardarlo e lui piegò la testa di poco socchiudendo le palpebre, come per capire se ci stesse vedendo doppio.

Chiuse gli occhi, buttando la testa indietro e sorridendo verso il tetto, avrei voluto così tanto rivedere il suo sorriso.

"Ti ho svegliato?" Chiese in seguito senza guardarmi, avvicinandosi al lato sinistro del mio letto. Scossi lentamente la testa ed ebbi per la seconda volta dal mio risveglio un forte dolore, anzi, una forte pressione... sulle labbra... Luke mi stava baciando ed io non ricambiai guardando mio fratello impaurita.

Percepì che molte cose fossero cambiate quando lui sorrise e mi ribaciò per poi alzarsi. Proseguendo fino alla sedia sulla quale mio fratello dormiva beatamente.

Picchiettò due dita violentemente sulla sua spalla fino a farlo sussultare, notai come fosse aumentata la rabbia sul suo viso lanciando uno sguardo di odio al ragazzo che aveva deturpato il suo sonno perenne.

"Che diavolo fai? Mi hai bucato una spalla!" La voce impastata dal sonno fu in direzione del ragazzo divertito. Luke si limitò a fare un cenno verso di me e mio fratello non colse l'informazione. "Sei diventato stupido? Parli solo a gesti? Luke mi hai svegliato solo per mettermi al corrente del tuo nuovo tic nervoso?" Luke spazientito afferrò i lati della testa di Ashton, facendo voltare così verso di me ed io lo guardai, meno divertita.

I suoi occhi adornati da delle occhiaie fin troppo accentuate.

Luke capì guardandomi e fece per uscire dalla stanza.

Prima che mio fratello avesse potuto aprire bocca, focalizzai il mio sguardo su qualcosa che non fosse lui.

"I dottori hanno rotto la collana..." farfugliò sistemandosi sulla sedia ed io inspirai più aria possibile dalla mascherina incollata al mio viso. "L'ho fatta aggiustare..." continuò alzandosi poi e mi convinsi che le orchidee in quel momento fossero più interessanti.

"Alissa..." cercò il mio sguardo stringendo le sbarre adiacenti al mio letto. "Mi dispiace." Lo guardai e osservai quanto il suo occhio sinistro fosse adornato di viola accentuato. "Io non mi sono controllato..." i suoi occhi sembrarono diventare lucidi e così distolsi lo sguardo ancora una volta. "Io non voglio perderti..." sussurrò quasi ed allora le parole mi morirono in gola.

"È stato tutto un susseguirsi di avvenimenti che mi hanno annebbiato la vista, la vita... io non penso davvero quello che ho detto—" cacciò indietro le lacrime e "posso mettermi lì vicino a te?" Tirò su col naso, annuì semplicemente mandando via quella sensazione di vuoto.

Stetti svariati minuti a guardare come fosse fuori posto quella sua instabilità.

Pensai a quanto fosse stato bello vederlo sorridere, scherzare col mio fratello maggiore, quanto meraviglioso fosse prenderlo in giro e stringerlo a me.

"Non è vero che ti odio..." dissi a malapena e lo vidi sospirare abbandonandosi ad un pianto sonoramente isterico, accasciandosi sul mio corpo, stringendolo.

SPAZIO ME:
Ieri sono sparita, ma ehi? Guardate qui quante cose stanno succedendo! Amore fraterno: in modalità attiva. Dedicherei questo capitolo alle mie sorelle maggiori; Veronica e Mary, poiché esse mi aiutano a sostenere lo sguardo verso il cielo e rispondano quasi sempre a tutti i miei perché.

Quindi, semplicemente, vi auguro di trovare del buono, sempre e perdervi in esso, fra le braccia delle vostre sorelle/fratelli che siano, e di non lasciarveli scappare mai. Di perdonarli, sempre, che sia stato un litigio fra di voi, banale o importante che sia. Vi ricorderei che, il tempo è sempre meno, ad ogni compleanno, ogni candelina spenta, ogni lacrima prontamente asciugata, il tempo per rendere l'amore sarà sempre meno. Vi prego, supplico, di non sprecare mai tempo a litigare o perlomeno di farlo, ma soltanto per tornare un attimo dopo a far pace con essi. Ed amatevi, voletevi bene, inspiegabilmente, perché come dice la mia amata sorella: "tempo sprecato, poco si salva nei ricordi."

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