16. XVI. Without You.

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Luke's.

Era uno di quei giorni freddi, dove vuoi stare solo sotto le coperte e non uscire.

Saranno state le 06:00 del mattino ed io non avevo chiuso occhio.

Le lezioni erano state rimandate ed il mio cervello ne fu grato.

Questa settimana avevamo lavorato sodo io ed Alissa, mi ha aiutato molto con psicologia ed io con la biologia.

Le ho persino regalato un sei, lei era talmente felice che si è messa a ballare il "ballo della pioggia", cosa inventata da lei.

"Sei ancora sveglio?" Parlottò la ragazza che si era svegliata per bere un po' d'acqua.

"Sì, torna a dormire, Als." Lei fece come le avevo detto. Non riuscivo a chiudere occhio.

Ripensavo sempre all'open bar, vederla piangere era stato fin troppo straziante per me.

Io non ero quel tipo che poteva consolarla con parole dolci, ho solo cercato di farle capire che magari se avesse avuto bisogno io ci sarei stato.

È da troppo tempo che guardo le sue labbra, sto iniziando a farmi dei film mentali su quelle labbra, mi stanno tormentando dal giorno in cui l'ho conosciuta.

Luke? Ma cosa ti salta in mente?

Il mio io interiore, o come lo chiamava lei con le sue parole da psicologa «il tuo super–io interiore».

Mi stava fottendo il cervello.

Erano passate delle ore ed avevo deciso di alzarmi ed andarmene, lasciandola riposare, andai alla caffetteria.

Bevendo del caffè vidi Tracy con David, uno della squadra di football.

"Ciao bel fusto!" Strillò quella gallina tutta tette e niente cervello, lei non era come Alissa, era la solita sgualdrina del campus.

"Ciao." Dissi senza guardarla, due dita si posarono sul mio collo, stava sfiorando il mio orecchino.

"Non passi più da me?" Chiese con aria maliziosa.

"Non mi va, Tracy." Sbottai prima di prendere il mio caffè ed allontanarmi dalle sue mani troppi lunghe.

"Oh, non ci sei solo tu nella mia lista, Hemmings." Mi liquidò andandosene. "Sai dove trovarmi."

Io non volevo, e non sapevo neanche il perché. Di solito passato più tempo a scopare che studiare psicologia con una ragazza che mi fotteva le emozioni.

Però Alissa era davvero bella, anche la mattina struccata alle prese con i suoi capelli arruffati, sorrisi a quel pensiero.

"Tu non capisci." Stavo parlando con Calum.

"Cosa?" Chiesi distogliendo lo sguardo dal mio cellulare.

"Lei ti piace, Lucas." Parlò chiaro il ragazzo davanti a me.

"Tu sei fuori di testa!" Risi di lui o forse di me stesso.

"Non vuoi ammetterlo perché non sei mai stato un tipo che prova emozioni forti, un tipo che si innamora in poche parole." Mi mettevano più confusione quelle parole, di quanta non ne avevo già.

"Ti sei bevuto il cervello, Hood?" Stavolta non risi, ripensai a ciò che mi ebbe detto.

"Fatto sta che non scompari più, stai sempre con noi e litigate, voi litigate spesso, no, voi litigate molto, troppo. Alle volte anche per cazzate, ma poi siete lì vi guardate e mi sembra di parlare di un film americano, ma no. Voi siete così." C'era qualcosa che il mio cervello aveva captato nel corso della conversazione.

Litigio, occhi, Alissa, dimenticatoio, Alissa, serenità, Alissa.

Era un circolo vizioso quello.

"Stai parlando di amore con me, Calum?"

"Sto parlando di come la guardi." Improvvisamente l'aria sembrò essere rarefatta ed io ne necessitavo.

"Quando sparisci, lei sa dove diavolo sei, non lo sappiamo neanche noi e lei si, lei lo sai." Eppure era vero, quante volte sapeva dove trovarmi, quante volte sapeva calmarmi. "Di solito eri sempre incazzato o cose varie, da quando c'è lei con te sei cambiato, anzi, mi correggo, stai cambiando."

"Ti sbagli." Parlai piano come se non volessi convincere nessuno dei due.

"E perché lo dici talmente tanto piano da farmi capire che magari vuoi solo convincere te stesso?" Questo era una Alissa in sotto veste da stronzo patentato, pensai.

"Perché non è assolutamente vero." Mi alzai respirando a fondo, dovevo vederla.

"No, tu non capisci." La voce di Michael all'interno della stanza era forte e chiara.

Mi trovavo davanti alla porta della nostra stanza.

"Tu gli piaci, e tu ti stai auto convincendo che lui non ti piaccia e che tu non provi qualcosa per lui." Stavano per caso parlando di me? O di un noi?

"Clifford, io non lo so. Lui scopa di qua, scopa di là. Io non sono una tipa da relazione." Sentivo menzogne fra quelle parole.

"Luke non scopa più con nessuno." La informò il mio amico.

"Senti, è un bel ragazzo... Bellissimo, aggiungerei. Ma, non sento sia qualcosa di cui.. Michael, di che diavolo stiamo parlando? Luke si innamorerebbe mai di una come me? E poi io, Alissa Irwin mi innamorerò mai del sottoscritto che non crede all'amore?" Sul mio petto fu come se cadde un masso.

"Appunto per questo! Siete fatti per stare insieme!" Urlò lui. "Io comunque tifo per Lakissa!"

A quel punto decisi che era abbastanza.

"Sh, è lui." Disse lei.

Stavo girando la chiave nella serratura ed una volta aperta vidi che lei era sul mio letto, lui era sul suo che stava giocando con Pablo.

Chiusi la porta alle mie spalle e accompagnai il cappuccino fra le mani della ragazza che avevo di fronte.

"Grazie." Sussurrò insicura.

"Allora io vado..." Annunciò Michael avviandosi verso la porta, salutandoci.

"Studiamo?" Chiesi alla ragazza che stava bevendo il cappuccino.

"Come mai questa voglia?" Chiese.

"Studiamo?" Ripetei bruscamente.

"Okay!" Si alzò prendendo il libro sulla mia scrivania, ma le bloccai il polso.

"Non voglio nessun tipo di libro." Annunciai cupo.

"E allora cosa vuoi fare?" Chiese tranquilla.

"Le domande." Stavo parlando a monosillabi.

"Ah, come quando ci siamo conosciuti.. Mh.." Stava per riaprire bocca quando le presi il braccio in modo veloce facendola sedere.

"No, il professore oggi sono io." I suoi occhi improvvisamente furono sulle mie labbra ed io scacciai via il desiderio di baciarla.

"Cosa?" Chiese con un tocco di paura sul volto.

"Le domande le faccio io, Irwin." Sorrisi malignamente prima di chiudere gli occhi e passare una mano fra i miei capelli.

Non mi sarei mai fatto scappare un'occasione del genere, avevo in pugno la grande Irwin.

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