26. XXVI. Wrong And Right.

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Luke's.

Stava picchiettando le sue dita sul finestrino, seguendo la base di Uncover.

Quando aveva varcato la soglia della porta, il mio cuore aveva fatto una capriola.

Ma quando l'ho vista alle prese coi tacchi, avevo perso dei battiti.

La piccola Irwin stava fottendo il mio cervello.

"Luke, non assentarti stasera, va bene?" Una voce, maschile, quella di Ashton. Mi aveva chiesto di non assolvermi nei miei pensieri, ed Ashton dopo quel periodo non parlava molto con me. Invece adesso l'aveva fatto e ne ero meravigliato.

Avevo annuito semplicemente e quando vidi Alissa sedersi accanto al mio amico Michael, mentre rideva con lui, provai una strana sensazione come la rabbia.

Mi sedetti accanto a lei, un tavolo rotondo.

Stavano parlando tutti, ma io non lo stavo facendo, io la stavo guardando.

Non riuscivo a capire cosa stesse passando per la mia mente, ma immaginai il suo corpo nudo nella mia mente e presi il mio piercing fra le labbra.

Era un ristorante poco affollato.

"Luke..." la voce della ragazza al mio fianco mi aveva distratto.

"Cosa c'è?" Esordì guardandola, lei mi guardò.

"Cosa prendi?" Mi aveva chiesto mentre guardava il cameriere al nostro fianco.

"Niente." Avevo risposto ed Ashton rispose una «bistecca» al mio posto. Io borbottai qualcosa che fu incomprensibile perfino da me stesso.

La mia mano sfiorò quella di Alissa, per puro caso ed i suoi occhi infuocati mi scrutarono.

"Cos'hai?" Chiese piano, i ragazzi non ci sentirono neanche, troppo impegnati a parlare delle solite stronzate.

"Non sono affari che ti riguardano, Irwin." Avevo lasciato perdere io stavolta, io non facevo lo stronzo con lei, con tutti, ma non con lei. Adesso era capitato, il mio carattere di merda alle volte è davvero incontenibile.

Fece spallucce per poi chiedermi il suo cellulare e la mia mano vagò nelle tasche dei jeans, la troppa pressione fece avviare la schermata del blocco. C'ero io, io vestito come sono adesso, mentre armeggiavo con i bottoni dei polsini.

Mi aveva scattato una foto, ero un misto fra l'arrabbiato ed il sorpreso, feci una smorfia e lei strappò il cellulare dalle mie mani.

"Sembravi un fottuto modello della Vogue, non vantarti sbruffone." Disse guardandomi per poi sboccare il cellulare e prendere una chat, con inciso un nome sopra, «Haria».

"Vuoi farti gli affari tuoi, stronzo." Con tutto il suo disgusto aveva girato il suo cellulare ed io ridacchiai.

"Mocciosa." La presi in giro e Michael rise.

"Pinguino." Mi fece la linguaccia e questo aumentò il mio divertimento.

"Als, mi deludi." L'aveva richiamata Michael, si riferiva al suo insulto, pinguino non era mica un insulto.

"Sta zitto tu, tinta umana." L'aveva rimproverato.

I miei occhi vagarono per tutto il suo viso e vedevo le sue iridi schiarirsi, somigliava così tanto ad Ashton.

"Luke, devi solo pensare che non ti abbia detto testa di cazzo, di solito lo fa." Ashton aveva richiamato la mia attenzione ridendo, la ragazza la mio fianco stava sbuffando e tornò ad armeggiare col cellulare.

Passammo il resto della serata a ridere e scherzare, e quando ci ritrovammo davanti alla mia auto Alissa tremava sotto quel vestito poco pesante. Tolsi la mia giacca porgendogliela, non siamo nei film americani, non gliel'avrei poggiata sulle spalle. Aveva due mani anche lei.

Mnemophobia » Luke Hemmings. #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora