Alissa's.
Ieri notte avevo fatto un casino.
Pensai solo questo non appena i miei occhi furono aperti e si focalizzarono su di un corpo, adesso privo di maglia nera, aveva dei pantaloncini e dormiva beatamente.
Luke.
Ricordo molto poco di ieri, ma basta ricordare quel poco per distruggere tutto.
Gli avevo telefonato dandogli dello stronzo, avevo anche detto che con lui mi sentivo a casa.
Lo ripeto, ieri avevo fatto un casino.
Me ne andai, quella mattina, più sconvolta del solito, senza svegliarlo. Era piuttosto presto.
Mi fermai alla caffetteria, dove presi un cappuccino e sedendomi ad uno dei tavoli, il panorama di tutta Cambridge incombeva.
Gli alberi quasi sfogli, gli uccellini cinguettanti, il lago ghiacciato.
L'inverno era alle porte.
"Dove diavolo eri finita ieri?" Michael si era piazzato davanti al panorama ed io non avevo nessun tipo di voglia di litigare con lui.
"Incosciente, ubriaca e fatta..." presi una pausa e vidi la sua espressione sconvolgersi sempre di più. "Ho chiamato Luke."
"Tu? Cosa?" Aveva urlato strisciando una sedia accanto alla mia, sedendosi.
"Lo so, ricordo di avergli chiesto di scappare via e lui mi aveva detto di tornare a casa o in stanza, una cosa del genere..." stavo riprendendo fiato e avevo distolto il mio sguardo dal suo. "Gli ho risposto di essere già a casa."
un sorriso triste si posò sulle sue labbra. Anzi, non triste, ma forse speranzoso.
"Ti piace, Als." Non riuscivo neanche a controbattere, lo facevo da troppo tempo. "E non riesci neanche più a negarlo." Il suo sorriso si allargò quando provai a deviare il suo sguardo. "Non c'è niente di male nell'amore, Als, ama, vivi, sorridi, questa vita è tua." Sorrisi appena.
"Anche tu adesso ti metti a fare discorsi alla Shakespeare?" Rise della mia ironia e mi guardò per un lungo momento.
"Lo sento, quel qualcosa che vi tiene appesi ad un filo, lo sento." Lo guardai, cercando una risposta. "Sento che prima o poi precipitiate entrambi, e sarà talmente tanto doloroso da fare bene." Quelle parole erano state incise per bene nella mia mente e non ne avrei fatto a meno.
Michael aveva smesso di parlare, aveva capito che il silenzio avrebbe rimesso a posto tutto dentro di me.
Nell'ora di biologia Luke era seduto accanto a me e sorrideva quasi ogni secondo, mi chiedevo se stesse pensando alla serata di ieri, alle mie parole o a qualcosa che l'avrebbe riportato a me.
"Signorina Irwin i suoi voti stanno migliorando, credo che il signor Hemmings stia facendo un ottimo lavoro." Avevo sbuffato mentre lo diceva e Luke aveva notato il mio nervosismo.
"Cosa c'è che ti turba?" Avrei voluto rispondere un «tu» a pieni polmoni, ma non lo feci.
"Non è una bella giornata." Risposi secca guardando dritto avanti a me.
"Per te non è mai una bella giornata." Canzonò e vidi Michael due banchi indietro nella fila al centro mandarmi una sua occhiataccia.
"Credi che non ricordi nulla di ieri?" Sussurrai cercando di non apparire arrabbiata.
"Irwin, non voglio litigare, so che eri ubriaca e te ne sei pentita. Non succederà più, la prossima volta non risponderò, va bene? Solo, non litighiamo." Avevo una strana sensazione nel petto mentre mi rassicurava, io non volevo pentirmene.
"Invece no." Sussurrai debolmente guardandolo, poi la campana suonò e lui non ebbe neanche il tempo di fermarmi, ero scappata via come sempre.
Le lezioni erano finite ed io ero sul tetto, quel giorno ero sul punto di fare un'altra crepa al mio cuore.
Io non volevo pentirmi di quello che stavo per fare.
Quando ero andata via avevo visto Michael che stava per farmi una delle sue ramanzine, ed invece no, silenziosamente mi prese per mano e continuò a camminare insieme a me.
"Facciamo che qualsiasi cosa accada io sarò sempre al tuo fianco?" Parlò lentamente al mio orecchio ed io mi meravigliai di come così tanta felicità si posizionò sul mio viso.
"Facciamo che qualsiasi cosa succede ti voglio al mio fianco?" Ed il suo sorriso crebbe quando provai ad abbracciarlo.
"Devi dire a Luke che mi dispiace, ma non sarò il suo testimone." Sussurrò al mio orecchio ed io risi.
"E mi raccomando, Michael sarà il nome che darete al vostro piccolo primogenito." rise anche lui e sembrò andare tutto per il meglio.
"Smettila Clifford." Lui rise e passammo le prossime due ore a scattare foto, io mi lamentavo di non essere fotogenica e lui diceva di essere sexy.
Clifford riusciva a farmi ritornare il sorriso.
STALKERATEMI
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Mnemophobia » Luke Hemmings. #Wattys2016
FanficE se la paura di ricordare potesse esistere? «esiste la paura dei ricordi?» chiese annoiato dai miei lunghi discorsi. «credo... credo di sì, vediamo...» cercai nell'innumerevole elenco e poi la vidi, ma il ragazzo dagli occhi cristallini la lesse pr...